DOMENICA 17 DICEMBRE 2023
Is 61,1-2.10-11 1Ts
5,16-24 Gv 1,6-8.19-28
OMELIA
In questo
nostro cammino, verso la venuta del Signore, oggi ci appare di nuovo la figura
di Giovanni il battezzatore il quale, dopo averci educati al battesimo
nell'acqua come desiderio di un dono della salvezza, questa mattina ci indica
l'oggetto della nostra attesa: Gesù!
É interessante
questa mattina, sotto le stimolazioni di Giovanni il battezzatore, porci una
grossa domanda che dovrebbe, in certo qual modo, renderci più attenti a questa
attesa del Signore generando una profonda conversione. Chi è colui che
attendiamo? Una domanda che deve penetrare il nostro spirito e che deve
renderci vivi in questo tempo dell'Avvento per non essere distratti da tante
cose. Chi è Gesù?
Uno dei
drammi dell'uomo di oggi - e chiaramente lo diceva papa Benedetto - è che Gesù
è il grande sconosciuto. Al dramma della fede, oggi, si sostituiscono riti e
organizzazione dimenticando che la bellezza della nostra vita si chiama:
attendere Gesù. E Gesù che il Padre ci ha regalato, dicevamo domenica scorsa,
quel Gesù che è in mezzo a noi, come ha detto Giovanni il battezzatore, è quel
Gesù che verrà alla fine dei tempi per rivestirci della sua gloria meravigliosa.
Chi è il Gesù che stiamo aspettando? Allora tre sottolineature ci possono
aiutare perché questo periodo di Avvento finale diventi veramente fecondo. Attendere
Gesù è attendere il senso dell'esistenza.
Uno degli
interrogativi che noi ci poniamo continuamente, o che dovremmo porci
continuamente, è il senso della nostra vita. La vita come desiderare l'incontro con il Padre, la nostra vita come attesa di una gloria meravigliosa, la
nostra vita come una luminosità che
avvolgerà per sempre le nostre persone, ma tutto questo attraverso Gesù. E Gesù
è in mezzo a noi - ha detto Giovanni il Battista - e allora la bellezza della
nostra esistenza è introdurci nel mistero di Gesù e allora: chi è Gesù
veramente, se non la piena realizzazione della nostra umanità? Il Verbo si fa
carne perché l'uomo possa essere veramente uomo!
La bellezza
della fede è la bellezza della nostra umanità, quindi questo tempo dell'Avvento
deve diventare il tempo in cui noi desideriamo sempre più il volto di Gesù, in
un amore veramente incondizionato, perché in lui ritroviamo il senso della
nostra vita. Conoscere Gesù è conoscere la nostra identità. L'uomo è distratto,
quante cose oggi la cultura ci offre e ci allontanano da quello che è il nucleo
fondamentale della nostra vita: attendere Gesù è attendere quella luce che dà
senso alla vita. Abbiamo ascoltato da Giovanni il battezzatore, è il testimone
della Luce, e Gesù è la Luce che illumina ogni uomo che viene in questo mondo.
Potremmo stabilire un meraviglioso rapporto: quanto più desideriamo essere
uomini, quanto più vogliamo essere più coerenti con la nostra identità, quanto
più desideriamo costruire in autenticità il nostro istante più ci innamoriamo
di Gesù e, Gesù, è la luce che illumina ogni uomo che viene in questo mondo. Innamoriamoci
profondamente di Gesù! In una “attesa distratta” noi dobbiamo ritrovare una “attesa
attenta”: la luminosità di Gesù. Quindi
non dobbiamo lasciarci distrarre dalla cultura consumistica per entrare nel
cuore della nostra vita. La bellezza del Natale è vedere Gesù! Quel Gesù sacramentale
che come dicevamo domenica scorsa ci apre a Gesù della gloria.
Ma cosa
vuol dire cercare Gesù? Qui 4 passaggi che ci possono aiutare perché questi
giorni prima del Natale non siano una distrazione, ma una riscoperta di
autenticità di vita: vivere i suoi sentimenti. Paolo direbbe Abbiate in voi gli stessi sentimenti che
furono in Cristo Gesù, avere il cuore innamorato di Gesù. Tutto sommato, se
guardiamo attentamente questo primo aspetto, noi riscopriamo una cosa bella
dell'attesa del Natale: diventare una persona sola con il Maestro. E allora se
noi riusciamo a cogliere questo primo aspetto, desiderare la sua sensibilità,
l'uomo non è solo i suoi sentimenti, ma la sua sensibilità esistenziale: vorrei
incontrare Colui senza del quale noi non possiamo vivere.
L'uomo di
oggi ha dimenticato Gesù perché ha finalità complete che lo distraggono
continuamente… Avere i suoi sentimenti, gustare la sua sensibilità, essere
all'unisono con il suo cuore: il terzo passaggio. Quando noi ci poniamo la
domanda: cosa vuol dire essere cristiani? La risposta è molto semplice: vivere
ogni giorno del fascino di Gesù. Direbbe San Gregorio Nisseno Gesù
nel cuore, Gesù nella mente, Gesù nei pensieri, Gesù nelle parole, avere
questo Gesù che ci affascina e che determina tutta la nostra esistenza. In una
cultura distratta l'atteggiamento nostro è innamorarci sempre più di Gesù e
allora coglieremo quella affermazione di Giovanni il battezzatore che è il
testimone della Luce o, in altra traduzione, testimone della Verità: entrare
nella profonda vita di comunione! Il Natale è la comunione con il Signore il
quale determina la nostra esistenza, qualifica il nostro pensare, ci dà
l'entusiasmo della vita. Pur nel travaglio storico che continuamente ci
circonda questa attesa di Gesù è l'attesa dell’unità della nostra vita.
Domenica
scorsa dicevamo che la terza venuta del Signore è il paradiso, ora, prepararci
al Natale è prepararci al gusto della luce del paradiso, questa verità profonda
che è il senso della vita: Dio tutto in tutti. Ecco perché Giovanni davanti
alla domanda chi egli sia, egli fa quell’affermazione che ben conosciamo a lui io non sono degno di slegare il
laccio del sandalo. Lui è in mezzo a noi! E credo che la bellezza del
Natale sia scoprire questa presenza del Maestro nella quale la nostra vita
ritrova i suoi veri e autentici valori: il volto di Gesù! A me viene in mente
un'immagine che dovrebbe accompagnarci in questa settimana prima di Natale,
un'immagine che nasce dai nostri presepi. Se guardiamo a Gesù bambino, così
come i presepi tradizionali ce lo offrono, egli non guarda né Giuseppe né Maria,
ha lo sguardo rivolto verso l'alto. Il presepio ci conduce popolarmente a
guardare il cielo. Chi è Gesù? E’ il cielo entrato nella storia perché la
storia desideri l’eternità.
E allora
ritroviamo la essenzialità della nostra vita attraverso un non lasciarci
distrarre dal consumismo contemporaneo per avere la bellezza di questo incontro
glorioso con il Maestro, che è il senso della nostra vita. La gioia non è un
bambino, la gioia è un Dio che ci trasfigura e se noi entrassimo in questo stile
di vita cammineremmo veramente in novità di vita. Ecco perché ci ritroviamo
nell'Eucaristia, qui il Signore è presente, è vivo, è attuale e ci affascina. La
bellezza del Natale è la bellezza di lasciarci trasfigurare da questa Presenza.
Potremmo dire, in analogia, che nel momento in cui noi faremo la comunione, in
quel momento, contempleremo in modo gustativo questa meravigliosa presenza:
Gesù tutto in ciascuno di noi!
Ecco perché
Giovanni è testimone della Luce, ci dice: innamoratevi di Gesù, cercate Gesù! La
mia stessa fama ascetica - dice Giovanni – è per essere ricolmati di quel
gaudio che è il paradiso già presente nel tempo e nello spazio.
Questa sia
la bellezza dell’Eucaristia che stiamo celebrando: il Paradiso! Infatti il Verbo
si fa carne per farci conoscere il Padre, lo sentiremo il giorno di Natale: Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il
Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato. Viviamo
così questa Eucaristia e nel momento in cui ci accosteremo alla comunione sentiamoci
profondamente trasfigurati dal mistero di Gesù e allora, è bello il Natale,
perché è bello essere nella luce che viene dall'alto, è bello nascere da quel
Dio nel quale per tutta l'eternità beata gusteremo, in quel gaudio che è
l'eternità, dove Dio sarà tutto in ciascuno di noi.
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