21 gennaio 2024

III DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO B

DOMENICA 21 GENNAIO 2024

Gn 3,1-5.10      1Cor 7,29-31      Mc 1,14-20

OMELIA

Il cristiano costruisce la sua esistenza nel fascino di Gesù come il grande criterio della sua storia. Ma per poter gustare questa presenza del Maestro che è il criterio di fondo della nostra vita, dobbiamo diventare suoi discepoli. Solo il discepolo conosce Gesù. Ecco allora che questa mattina Gesù ci chiama attorno a sé e attraverso la chiamata dei primi quattro apostoli ci aiuta a “come entrare” in questa esperienza di Gesù attraverso tre passaggi che, secondo me, possono aiutarci ad entrare in questa meravigliosa esperienza:

-     lo sguardo di Gesù,

-     la parola di Gesù - venite, seguitemi - la bellezza della fecondità di un mondo nuovo,

-     il Signore criterio di vita.

Tre passaggi che ci aiutano a entrare nella esperienza del Maestro: lo sguardo, la parola, la vita.

Innanzitutto il primo elemento: Gesù chiama guardando. È la bellezza dell'esistenza di un discepolo, lo sguardo di Gesù. Noi tante volte davanti alla realtà del Vangelo siamo più portati alle parole che i testi evangelici ci offrono, ma il criterio di fondo è la persona del Maestro, il suo sguardo, lasciarci rapire dalla sua presenza… “passando lungo il mare di Galilea vide”.

Infatti lo sguardo è la capacità di interiorizzare un rapporto, la bellezza di essere discepoli è questo sguardo di Gesù che ci affascina, che ci prende, che diventa il criterio della nostra esistenza. Non possiamo mai camminare se non nello sguardo di Gesù Solo in Dio riposa l'anima mia - Alzo gli occhi verso i monti: da dove mi verrà l'aiuto? Il mio aiuto viene dal Signore, che ha fatto cielo e terra. Il discepolo è colui che nel cammino della sua esistenza si lascia affascinare dallo sguardo di Gesù che penetra nella sua persona.

E lo sguardo diventa una parola venite dietro a me. Ma cosa vuol dire “venire dietro”? Noi in modo immediato potremmo pensare che è un camminare dietro il Maestro, ma tante volte davanti a questa possibile interpretazione, nascono in noi delle grosse difficoltà: nelle nostre povertà come possiamo andare dietro al Maestro? E allora c'è un’interpretazione molto più profonda e da questo punto di vista ci aiuta; in quel detto da Gesù “venite dietro a me” noi potremmo interpretare così: “lasciate che io venga ad abitare dentro di voi!”. Quando ci mettiamo davanti al seguire c'è il freno delle nostre povertà, quando noi riusciamo a cogliere la presenza di Gesù, Lui è il grande protagonista. Dovremmo imparare a intuire che il discepolo è il sacramento della inabitazione di Cristo. Il Signore viene ad abitare dentro di noi, prende in noi la sua dimora e diventa il criterio della nostra vita. Se Lui è con noi, se Lui cammina in noi, se Lui opera attraverso noi, di che cosa abbiamo paura? Ricordiamoci sempre che la parola di Gesù è creatrice, non è un semplice fonema (parola detta), ma è un qualcosa di grande: Dio disse e le cose furono fatte, in quel “venite dietro a me” Gesù ha detto semplicemente lasciatemi abitare nella vostra persona! Prendete la mia esistenza come criterio della vostra storia.

È qualcosa che ci deve prendere perché allora noi scopriamo una grossa verità: non siamo noi ad agire, ma in noi c'è il Signore! Cristo abiti mediante la fede nei vostri cuori, è tutta la teologia di Giovanni Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità. La bellezza di essere discepoli è la bellezza di essere affascinati da una persona che viene ad abitare nella nostra esistenza.

Una delle verità che noi abbiamo perso nella cultura di oggi è il grande principio della inabitazione della Santissima Trinità nelle nostre persone, gustare una Presenza che è il criterio fondamentale di ogni nostro istante. Cristo è il Signore delle nostre persone e allora, di riflesso, la nostra vita è un criterio di continua incarnazione, il cuore dell'uomo attraverso le azioni si concretizza nella storia. È la bellezza di dare il volto a Gesù. Quando noi camminiamo nella nostra storia, se il nucleo fondamentale è una presenza e questa presenza si chiama Gesù, Gesù diventa la luce, il pensiero, l'azione, la storia. In quel Cristo abiti mediante la fede nei vostri cuori c'è la bellezza di una vita divina che è dentro di noi. Ecco perché Paolo nel brano che abbiamo ascoltato mette davanti a noi la relatività di tante cose. La bellezza della nostra esistenza è lasciare abitare il Signore in noi, è rendere le nostre vite un meraviglioso sacramento, dire ai fratelli la bellezza di credere, e allora, le quattro espressioni che abbiamo ascoltato nel Vangelo - il tempo è compiuto, il regno dei cieli è vicino, convertitevi e credete nel Vangelo - è nient'altro che la coscienza di questa meravigliosa presenza perché Gesù ci regala il regno, diventa il principio portante dell'istante e possiamo godere di quella esperienza di fede che è la nostra progressiva trasfigurazione nel mistero.

Il cristiano gode di una Presenza!

Una delle affermazioni molto belle del Vaticano II che tante volte noi abbiamo dimenticato è questa: Cristo abita dentro di noi. Cristo abita continuamente nella Chiesa e in modo particolare nelle azioni liturgiche. Gustare una Presenza! Allora quando veniamo in chiesa per la divina liturgia noi sentiamo sempre Gesù che ci dice: “Venite dietro a me! Seguitemi! Fate della mia persona il senso della vostra vita”.

Per cui quando il Padre ci chiamerà al grande mistero della gloria vedrà sui nostri volti la figura del suo figlio Gesù Cristo, è la bellezza della nostra esistenza. Ecco perché è bello ritrovarci nell'Eucaristia, perché è gustare il Signore presente in noi che, attraverso quel pane e quel vino, ci raffigura continuamente!

E allora credo che questa mattina dobbiamo sentire la frase di Gesù rivolta non solo a Simone, ad Andrea, a Giovanni e Giacomo, ma a ciascuno di noi: “Venite dietro a me, vi farò capolavori del Santissima Trinità” e davanti a questo meraviglioso disegno noi ritroviamo sempre la speranza. Se il Signore è in noi chi può essere contro di noi? Gustiamo questa attualità di Gesù come criterio portante dell'istante e camminiamo con tanta fiducia e allora, quando ci accosteremo i Divini misteri, ci accosteremo all'Eucaristia, lasciamoci trasfigurare: il corpo di Cristo. Amen! Il senso della mia vita è quella gustazione interiore dell’essere discepoli. Chi è il discepolo? È la continua incarnazione della persona del Maestro! E questa è la bellezza della nostra vita per cui la nostra quotidianità è giorno per giorno lasciarci plasmare dallo spirito di Gesù in un cuore innamorato della sua presenza per poter camminare in vera novità di vita.

E tutto questo non è un’ipotesi. Quando siamo stati battezzati Gesù ha detto le stesse espressioni teologicamente del Vangelo di questa mattina io ti battezzo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo; vieni dietro a me, ti farò mio discepolo, e quindi entriamo in questa visione che dovrebbe creare in noi la bellezza della vita, non fatta di tante cose esteriori, ma di una vita interiore e abitata, e allora camminiamo in novità, l'Eucaristia è la novità di Cristo che ci trasfigura e ci trasfigura continuamente. Viviamo questo mistero in tanta semplicità, sentiamoci creature nuove perché amate e perché abitate. Non abbiamo paura, in Gesù siamo già eternità beata! Questa sia la grande forza della nostra vita, il calore del nostro istante, la grande meta verso la quale andiamo: vedere il Signore faccia a faccia dopo averlo lasciato abitare nel nostro cuore nelle scelte della vita di tutti i giorni.

 

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