DOMENICA 21 APRILE 2024
At 4,8-12 1Gv 3,1-2 Gv 10,11-18
OMELIA
Conoscere
Gesù è la grande avventura della nostra vita.
Più lo
conosciamo, più conosciamo noi stessi e ritroviamo i criteri per costruire la
nostra storia e la parola che si è continuamente ripetuta in questo brano evangelico,
è Gesù che dice non solo “io sono il
buon pastore”, ma “do la mia vita”.
Gesù è il
buon pastore che dona la sua vita, ma cos'è questo dono della vita?
Allora
rileggendo attentamente il testo evangelico emergono tre passaggi che ci
illuminano su questo concetto di vita che vuol dire comunione: “Io sono la via, la verità e la vita”. Io
sono la strada che condivide la bellezza di Dio perché gli uomini ne gustino la
comunione fraterna.
E allora
tre aspetti sui quali vogliamo riflettere perché possiamo percepire in Gesù il buon pastore che dà la propria vita.
“Io e il Padre siamo una cosa sola”, “il Padre conosce me e io conosco il Padre”:
la bellezza della comunione intratrinitaria.
Se noi
leggiamo attentamente il Vangelo di Giovanni ci accorgiamo che egli ci porta
continuamente alla meravigliosa fraternità che esiste tra Padre e Figlio In principio era il Verbo, e il Verbo era
presso Dio e il Verbo era Dio. La bellezza dell'esperienza di Gesù è la
fraternità: E io, quando sarò innalzato
da terra, attirerò tutti a me… È meglio che un uomo solo muoia… Per
riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi nell’unità.
Il punto di
partenza della nostra vita è la meravigliosa unità Padre e Figlio per cui il Verbo
incarnato Gesù entrando nella nostra storia ci rende partecipi di questa
bellezza, il rapporto Padre e Figlio. Una delle domande che tante volte noi
potremmo porci è quella di chiederci: perché viviamo? E la risposta è molto
semplice: perché la nostra esistenza sia una interessante reciprocità fraterna che
parte da questa meravigliosa esperienza, il rapporto Padre e Figlio. Guardare a
Gesù è vederlo così unito con il Padre in una meravigliosa comunione.
E allora
Gesù dà la vita per le sue pecore.
Quando noi
sentiamo questa espressione “dare la vita” immediatamente noi pensiamo alla
croce, ma se entriamo nel profondo del discorso di Giovanni, la vita è la meravigliosa
esperienza che unisce Padre e Figlio in tutto il ritmo della loro storia. Ecco
perché il cristiano è innamorato di Gesù, perché Gesù gli parla del Padre, lo
introduce nella comunione con il Padre e gli dà la gioia di essere una persona
sola con i fratelli, E ho altre pecore
che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare.
Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore.
Ecco perché
il secondo passaggio è veramente interessante per il cammino della nostra vita;
l'esperienza cristiana è vivere la fraternità, condividere quel rapporto
meraviglioso che esiste tra il Padre e il Figlio e che è il senso della nostra
vita. Nati dalla comunione Padre e Figlio la nostra esistenza è vivere
profondamente questa relazione. Non per niente andiamo sempre a quel momento in
cui Dio ha creato l'uomo e lo ha creato con un termine al plurale facciamo l'uomo a nostra immagine e
somiglianza.
Se la vita
di Dio è comunione, se la vita di Dio della rivelazione è Trinità, la bellezza
della nostra esistenza è creare continuamente una gioia di fraternità: lui è il
pastore, che raccoglie le pecore perché sia un solo gregge e un solo pastore...
è la bellezza della nostra esistenza, chiamati ad entrare in una esperienza di
autentica comunione quindi, dare la vita, è regalare agli uomini la comunione
fraterna E io, quando sarò innalzato da
terra, attirerò tutti a me. La bellezza di quella croce è attirare gli
uomini a costruire una bellezza di fraternità.
Per cui il
terzo passaggio diventa per noi estremamente significativo: la comunione nella
gloria del cielo. Voglio che sia un solo gregge e un solo pastore, è la
bellezza della nostra esistenza, il paradiso! Ecco perché il cristiano, nato
dalla comunione Padre e Figlio, costruisce la sua esistenza in questa comunione
meravigliosa, in attesa di quella gloria fraterna che sarà la gioia del cielo. In
certo qual modo nati dalla comunione Divina costruiamo la comunione fraterna in
vista di questa pienezza di gloria.
Ma come
possiamo realizzarlo questo grande mistero? Gesù ce lo ha detto: conosco le mie pecore e le mie pecore
conoscono me.
Cos'è la
vita eterna? Che conoscano me e colui
che hai mandato, Gesù Cristo tuo figlio.
La bellezza
della nostra vita è diventare progressivamente il mistero di Gesù.
In certo
qual modo le pecore vivono del pastore, il pastore regala le vita alla pecore e
il pastore vuol fare in modo che ogni persona sia fraternità: è la bellezza
della nostra vita! E allora se noi vogliamo raggiungere questa meta e
realizzarla in autenticità dobbiamo essere le pecore che conoscono il pastore,
che entrano nella comunione Padre e Figlio, che desiderano continuamente
realizzare quella fraternità che noi gusteremo solo quando saremo in paradiso.
“Questo è il comando che ho ricevuto
dal Padre mio”. Allora
guardiamo a Gesù, guardiamo alla meravigliosa comunione che lo caratterizza con
il Padre e desideriamo ardentemente entrare in questa fraternità del paradiso.
Ecco perché Gesù è comunione Divina, fonte di comunione umana, principio di
comunione gloriosa Io sono il buon
pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore, genera
fraternità.
E allora
quando ci poniamo la domanda - cosa sarà il domani? - Gesù ci dà chiaramente la
risposta: saremo tutti in un giardino glorioso a cantare la bellezza di
appartenere al rapporto amoroso Padre e Figlio nello Spirito Santo.
Ecco perché
noi ci ritroviamo nell'Eucaristia: condividere lo stesso pane, accogliere lo
stesso vino per essere un popolo solo che è innamorato della bellezza della
vita che è comunione.
Questo sia
il mistero che vogliamo condividere questa mattina nella certezza che la
bellezza della vita è essere quelle pecore che conoscono il buon pastore, che
amano entrare nella bellezza del rapporto Padre-Figlio per pregustare quella
comunione gloriosa che sarà il paradiso, quando saremo tutti nell'unica lode della
gloria del Padre.
Questo sia
il mistero che vogliamo vivere e condividere in questa Eucaristia in modo che
il buon pastore attraverso la sua presenza sacramentale ci orienti alla
pienezza della gloria. Noi accogliamo il Signore attraverso il Pane eucaristico,
attraverso la sua presenza sacramentale, domani lui stesso in paradiso passerà
a darci da mangiare la sua gloria in una fraternità meravigliosa nella quale la
nostra vita sarà veramente e pienamente realizzata, il Dio tutto in tutti, per
essere Trinità vivente insieme a tutti i fratelli.
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