DOMENICA 28 APRILE 2024
At 9,26-31 1Gv 3,18-24 Gv 15,1-8
OMELIA
La bellezza
d'essere discepoli di Gesù sta tutta nell'essere in comunione con il Maestro.
L'allegoria
della vite e dei tralci ci aiuta questa mattina a entrare in profonda
attenzione del Maestro per poter diventare il suo mistero e Gesù ci stimola da due
punti di vista questa mattina, perché possiamo veramente essere suoi discepoli,
attraverso quella affermazione che abbiamo ascoltato dal testo evangelico Voi siete già puri, a causa della parola
che vi ho annunciato.
Uno degli
interrogativi che tante volte noi ci poniamo è “come” noi possiamo essere
continuamente in comunione con la vite? Essere tralci che continuamente si
dissetano a questo succo interiore che è la vite, che è il mistero di Gesù. E
Gesù ci ha detto che dobbiamo vivere due condizioni: la purezza del cuore e la
dinamica dell'ascolto.
Noi
possiamo veramente diventare il mistero e il volto di Gesù vivendo questi due
passaggi: il cuore puro che vive in stato di ascolto.
Innanzitutto
il cuore puro davanti a Gesù. Avere quella attenzione interiore per cui il Maestro
è davanti a noi, parla continuamente al nostro cuore e noi ci lasciamo
continuamente stimolare dalla sua presenza. La presenza di Gesù è l'anima della
nostra storia. Ogni mattina diceva
il testo di Isaia fa attento il mio
orecchio perché io ascolti come gli iniziati e solo chi ha il cuore aperto,
puro e attento, si pone in stato di ascolto, perché un cuore puro si lascia
continuamente interpellare, si lascia condurre per mano vivendo la fecondità
creatrice del Dio che parla.
Essere
davanti a Gesù.
Egli è
veramente la vite che guida i nostri passi e ci dà la bellezza della nostra
esistenza. Davanti a Gesù con il cuore puro in stato di ascolto.
Uno degli
interrogativi che sempre ci accompagneranno nella vita è - Come possiamo essere uniti alla vite? -: la purezza del cuore ti
apre gli orizzonti, l'ascolto ti fa penetrare da un mistero, da un mistero che
io vorrei ritradurre in tre parole:
- essere
uomini innamorati della Scrittura,
- che sanno
leggere la storia come Parola di Dio,
- in una
vita di intensa comunione fraterna.
Noi
rimaniamo legati alla vite, possiamo portare molto frutto, essere veri ed
autentici attraverso questi tre passaggi.
Ascoltare
la Scrittura: il cuore puro è sempre aperto al Dio che parla, a una presenza
del Signore che continuamente accompagna il cammino della nostra storia. È il cristiano
che vive di una meravigliosa presenza.
Abbiamo un
cuore puro perché siamo davanti a Gesù e, davanti a Gesù, lo ascoltiamo
attraverso la Parola. È molto bello quando veniamo ai Divini misteri ascoltare
la Parola che nasce dalla persona di Gesù: Così
dice il Signore… Rendiamo grazie a Dio. E questa Parola delle Scritture noi
la rileggiamo attraverso la storia.
Quando noi
diventiamo discepoli, l'ascolto è diventato il criterio fondamentale della
nostra vita, ma dobbiamo stare attenti a Dio che ci parla attraverso gli
avvenimenti. Sarebbe interessante se noi la sera facessimo l'esame di coscienza
in modo positivo: che cosa Dio oggi ci ha detto, quale mistero mi ha rivelato,
quale bellezza Divina mi ha comunicato? È la bellezza di saper ascoltare la
storia dell’uomo!
Infatti noi
dovremmo coniugare continuamente Storia
dell'uomo e Parola di Dio-Parola di Dio e storia dell'uomo, in una
interferenza continua per cui Dio ci parla attraverso gli avvenimenti
interpretati con le Divine scritture. Allora la vite penetra nel tralcio e il
tralcio diventa fecondo e porta frutto.
Ma c'è il
terzo passaggio che dobbiamo sempre tenere presente: la storia si costruisce
attraverso le relazioni fraterne. Ogni uomo che la storia ci fa incontrare, che
la Provvidenza ci regala è una parola Divina per noi! Non ci sono gli avvenimenti
che accadono per caso. La bellezza della vita è una relazione continua che
nasce dall'alto, il fratello che ci incontra; per cui leggendo le Scritture con
esse interpretando la storia, in comunione con i fratelli, noi possiamo veramente
ascoltare la vite, ascoltare il
Cristo che entra nella nostra esistenza. E allora se noi cogliamo questi due
aspetti - la purezza del cuore e l'ascolto della Parola - portiamo frutto. Ma
cosa vuol dire Giovanni con il “portare frutto”, se non una cosa molto semplice,
che caratterizza tutta la sua teologia? La comunione fraterna - come il Padre è
in me e io nel Padre così siate una realtà sola -, è quella esperienza di conoscenza del mistero del rapporto Padre-Figlio
che è la comunione che noi siamo chiamati a costruire ogni giorno nella nostra
vita.
Ecco allora
davanti alla domanda - Come possiamo essere tralcio nella vite? - la risposta è
molto semplice: «Sii aperto con il tuo cuore, ascolta la Parola che non viene
mai meno e, nello stesso tempo, crea continuamente comunione fraterna».
E allora
vivendo questi tre passaggi siamo veramente fecondi e veramente comprenderemo
quell'espressione Voi siete già puri, a
causa della parola che vi ho annunciato; è la bellezza del discepolo che si
lascia prendere dal Maestro, si lascia condurre per mano e ritrova nella sua
vita la fecondità di una meravigliosa presenza che dà speranza al cuore umano.
Questa sia la bellezza della nostra vita e allora, in questa Eucaristia, nella
quale il Signore si rende presente, lui che è la vera vite, spalanchiamo il
nostro cuore alla sua bellezza per poterne gustare la fecondità, camminando in
quella novità che è pregustazione della bellezza del paradiso, quando veramente
porteremo quel frutto meraviglioso che sarà la comunione gloriosa con tutti i
santi del cielo! È la bellezza della nostra vita!
Questo sia
il mistero che vogliamo vivere e condividere in questa celebrazione per dire al
Signore: “Tu veramente sei la vite. Io
sono un tralcio che vive di te perché nella potenza del Padre posso, con i
fratelli, giungere a godere eternamente quella gloria che è la gioia eterna
delle nostre persone innamorate del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo!”.
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