23 marzo 2025

III DOMENICA DI QUARESIMA - ANNO C

DOMENICA 23 MARZO 2025

Es 3,1-8.13-15      1Cor 10,1-6.10-12      Lc 13,1-9

OMELIA

Il nostro cammino verso la Pasqua è entrare in quella esperienza di esodo nella quale facciamo l’esperienza della presenza del Signore rivolgendo in modo continuo lo sguardo a Lui. Camminando continuamente con lo sguardo verso il Signore noi possiamo sicuramente accedere alla stessa esperienza spirituale di Mosè - la meravigliosa rivelazione di Dio all’uomo – e possiamo costruire questo cammino (ci ha detto l’autore della prima ai Corinzi) accostandoci a Cristo roccia e allo Spirito Santo nostra bevanda.

Lo sguardo rivolto al Signore diventa per noi fonte di continua ricchezza interiore perché si realizzi in noi quel desiderio di pienezza di vita che è all’interno della vita di ogni discepolo. Davanti a questo mistero che si è ritradotto con quella parola: “Convertitevi”, in noi nasce l’interrogativo: “Dio ci ama continuamente, la nostra vita è continuamente abbeverata alla gratuità di Dio?” e, in certo qual modo, abbiamo la certezza in questo cammino storico di non essere mai soli, ma ci accorgiamo che la nostra esistenza non corrisponde a quello che effettivamente il Signore vuole da noi.

Ma il Signore – e la paraboletta con cui di è concluso il Vangelo, ce lo dice – ha una pazienza inesauribile.

Noi, davanti alle grandezze di Dio, riusciamo a respirare “nella pazienza di Dio”. Che cos’è questa pazienza di Dio per cui noi ne siamo il capolavoro vivente?

Spesse volte questa espressione “pazienza” la rileggiamo in modo molto negativo.

Richiamiamo sempre alle nostre orecchie quell’opera di misericordia spirituale che abbiamo imparato a catechismo: “Sopportare pazientemente le persone moleste”, ma questa pazienza non è evangelica.

Ecco perché dobbiamo cercare di comprendere la pazienza di Dio, perché nella pazienza di Dio c’è la nostra speranza, nella pazienza di Dio c’è il coraggio della vita, nella pazienza di Dio non c’è mai sconfitta esistenziale. Potremmo ritradurre la pazienza di Dio in tre aspetti in modo che la nostra vita possa maturare e maturare continuamente nella fiducia che viene dall’alto.

Innanzitutto il primo aspetto della pazienza di Dio, frutto dello Spirito Santo, è niente altro che Dio che soffre con noi, assume i drammi della nostra storia.

La pazienza di Dio è la passione di Dio per l’uomo, diventando uomo in tutta la dinamicità della sua esistenza. Il termine “pazienza” vuol dire soffrire. Dio soffre le nostre infedeltà, per cui, nel cammino della nostra vita anche quando ci sentiamo profondamente negativi, siamo “nella pazienza di Dio”.

Dio assume il dramma della nostra storia, la pazienza perciò è condivisione, la pazienza è assunzione, la pazienza è dire all’altro: “Regalami il tuo dramma interiore”.

Guardando la pazienza di Dio, in Gesù Cristo cogliamo come il Signore fa propri tutti i nostri fallimenti perché la sua pazienza è niente altro che il desiderio che l’uomo realizzi se stesso e poiché Dio è amore, Dio non smette mai d’essere paziente. Non c’è frammento della nostra vita in cui Dio si stanchi.

Spesso non riusciamo a percepire questa grandezza del rivelarsi di Dio perché applichiamo a Dio le nostre categorie. Qualche volta nasce quell’espressione “ma Dio si stancherà di me, sono un fallimento continuo” ma la fermezza e la pazienza di Dio è ricominciare sempre da capo.

Dio è così fiducioso di noi che è disposto a cambiare gli itinerari nella nostra esistenza e dei suoi progetti per dirci che ci sta amando di nuovo, e più siamo fallimentari più Egli ci ama!

La pazienza è l’amore inesauribile.

Ecco perché il cristiano nel cammino della sua vita non si arrende mai, ha la fiducia della pazienza di Dio. Quindi il Dio al quale noi affidiamo la nostra esistenza non solo soffre i nostri drammi, ma ci dice: “Perché ti amo immensamente cambio sempre tutto quello che ho pensato per te, perché tu devi essere grande per me”.

La pazienza di Dio è creatrice dell’uomo nuovo. Questa pazienza si ritraduce in una parola molto semplice: la fiducia di Dio. Dio è paziente perché ha fiducia e la fiducia di Dio è veramente inesauribile.

L’uomo storico a un certo punto è così deluso che non dà più fiducia. Dio è così ineffabile che non smette mai di aver fiducia.

Ecco perché la verità della pazienza è rivivere questo mistero di Dio nel quale, nonostante tutte le nostre povertà, abbiamo sempre il coraggio di ricominciare da capo. Dovremmo semplicemente imparare questo metodo: non guardarci troppo in faccia, non essere troppo schiavi dei nostri punti di vista, ma aver il coraggio di dire: “Signore, tu sei il mio Signore!” recuperando la frase della nube di domenica scorsa: “Ascoltatemi”.

Dovremmo ogni giorno, nei nostri comportamenti, imparare da Dio, allora non guardiamo più se siamo buoni o cattivi, siamo in Dio! E poiché siamo in Dio “siamo la pazienza di Dio”, frutto dello Spirito Santo, e allora la nostra esistenza cammina con coraggio perché Dio sta soffrendo con noi.

Dio ci ama in modo inesauribile, senza stancarsi mai, Dio è così grande che ha sempre fiducia in noi!

Quando l’uomo si colloca in questo orizzonte veramente gode di questa novità divina che lo rigenera in modo continuo e inesauribile. Chi siamo, in questo cammino quaresimale, nel quale siamo chiamati a conversione se non la “vivente” pazienza di Dio?

Che cosa ci dà il coraggio di camminare nonostante tutti i limiti che in un modo o in un altro costellano le nostre persone se non la coscienza che siamo la pazienza vivente di Dio e, se Dio è paziente perchè è fiducioso, abbiamo fiducia anche noi nel costruire quotidianamente la nostra storia.

L’Eucaristia che stiamo celebrando sarà il capolavoro dell’esodo di cui Paolo ci ha parlato nella seconda lettura. Questa mattina noi stiamo abbeverandoci dalla roccia che è Cristo, stiamo abbeverandoci all’esperienza dello Spirito Santo. In quel Corpo e in quel Sangue veniamo dissetati e sfamati dalla pazienza di Dio. Celebrare l’Eucaristia è godere sacramentalmente di questa fiducia di Dio; ogni messa è il gusto di Dio che vive in noi la sua pazienza. Non veniamo all’Eucaristia perché siamo buoni, ma perché sappiamo che siamo la pazienza di Dio e in questa pazienza nasce quella fiducia che ci fa camminare nonostante la storia concreta.

Entriamo in questo mistero con la forza del cibo e della pietanza spirituale in modo che anche noi, per pura grazia, come Mosè possiamo giungere al monte Oreb e vedere la gloria di Dio.

Dio rivelandoci il suo volto non fa niente altro che portare a compimento la sua ineffabile fiducia, la sua pazienza, che non conosce limiti.

 

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