Mosso a compassione, stese la mano, lo toccò e gli disse: “Lo voglio, guarisci!”
12 gennaio 2023
11 gennaio 2023
10 gennaio 2023
09 gennaio 2023
08 gennaio 2023
BATTESIMO DEL SIGNORE – ANNO A – FESTA
Is 42,1-4.6-7 At 10,34-38 Mt 3,13-17
OMELIA
La bellezza del tempo natalizio sta tutta
nell'avventura che ci porta progressivamente a conoscere Gesù, a entrare nel
suo mistero e a renderlo principio portante della nostra esistenza. Questa
esperienza giunge al suo culmine storico attraverso il testo evangelico che poc’anzi
abbiamo ascoltato dove, in un atteggiamento di profonda sete di verità, noi ci
rendiamo docili all'azione dello Spirito Santo per poter conoscere veramente il
volto di Gesù. Sono i tre passaggi che il testo evangelico questa mattina ci
offre e ci permettono di entrare nell' esperienza di Gesù.
Innanzitutto è importante il dialogo tra Gesù e
Giovanni il battezzatore che ritraduce un'esperienza di fondo nel cammino della
fede: avere lo sguardo rivolto verso l'alto. La bellezza del cammino della fede
è aprire l'orizzonte del cuore al darsi e al rivelarsi di Dio. La conoscenza di
Gesù non è la conseguenza di tante formulazioni teoretiche, ma è l'apertura del
cuore che guarda verso l'alto, che si pone nell' atteggiamento di apertura
davanti al mistero di Dio: essere esistenzialmente assetati del volto di Gesù.
La conoscenza del Maestro è direttamente proporzionale a come noi abbiamo
questo desiderio che il Signore ci riveli il suo volto. Se noi guardassimo il
senso della nostra vita ci accorgeremmo che esso è uno solo: conoscere il Maestro!
Tale conoscenza parte dalla percezione interiore di avere lo sguardo verso
l'alto, come ci insegna il salmo: Alzo
gli occhi verso i monti: da dove mi verrà l'aiuto? Il mio aiuto viene dal
Signore, che ha fatto cielo e terra. Un simile orientamento ci porta a collocare la nostra esistenza
nell’ orizzonte infinito del Mistero.
E’ una verità questa che dovremmo riuscire sempre ad
approfondire nella nostra storia, davanti agli interrogativi della fede aprire
il cuore e dire: “Vieni Signore Gesù, manifestami la grandezza del tuo volto
perché io possa camminare in novità di vita!” E’ il compiersi di quella giustizia
di cui ha parlato il Maestro: ci sentiamo chiamati all'apertura del cuore, al
desiderio più profondo presente nel nostro spirito di spalancare la nostra
esistenza al Dio che viene.
Questo primo elemento diventa fecondo attraverso un
particolare, tutto dell'evangelista Matteo: essere avvolti dallo Spirito Santo.
L’uomo che in silenzio come Maria si pone davanti al mistero di Dio viene guidato
dalla creatività divina che suggerisce i pensieri e dà la capacità per entrare
nella conoscenza: come il Verbo si è incarnato per opera dello Spirito Santo,
senza l'azione creatrice dello Spirito Santo noi non conosceremo mai Gesù. Nessuno
dice Gesù è il Signore se non nello Spirito Santo. Il mondo di Dio è
conoscibile solo da chi si lascia avvolgere dalla signoria dello Spirito Santo
che diventa creativo dentro di noi. La conoscenza del Mistero della salvezza ha
luogo attraverso l'esercizio di una docilità continua e inesauribile nelle mani
dello Spirito Santo.
Ecco perché l'uomo interiormente ha lo sguardo verso
l'alto e, in questo sguardo, si lascia penetrare dalla creatività di Dio che
nel silenzio del cuore dà la capacità di entrare nel mistero. La conoscenza di
Gesù passa attraverso questo atteggiamento interiore attraverso il quale noi ci
poniamo nel Mistero.
Facendo nostra tale verità, ci accorgiamo che la
rivelazione del Padre ci permette d’intuire un principio: se il Padre nello
Spirito Santo non ci parlasse di Gesù, il Maestro non lo conosceremmo mai.
Ascoltiamone le parole: Questi è il
Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Intuiamo allora che Gesù è un dono del
Padre. Infatti qual è la bellezza del guardare verso l'alto, essere docili allo
Spirito se non l'apertura del cuore al Dio che si rivela? La bellezza della fede
è un cuore aperto che si lascia invadere dal Dio che entra in relazione con
noi. E’ interessante cogliere il senso di questa voce, che mette in luce che la
rivelazione non è altro che una relazione. Il linguaggio dell’evangelista è ben
chiaro: Questi è il Figlio mio. Siamo stimolati a intuire che il valore del parlare significa il porsi in relazione, conoscere
Gesù è vivere una relazione con il Padre che ci regala la bellezza luminosa del
Figlio, la conoscenza è un fascino di trasfigurazione. Noi spesse volte siamo
troppo legati a una eredità culturale che pone al centro l'intelligenza; la
bellezza della conoscenza è un cuore aperto che si lascia trasformare e
illuminare. Gesù lo conosciamo perché il Padre ce lo regala. In un certo qual
modo si realizza un principio che nella bellezza della fede noi dovremmo
lentamente ritrovare e riscoprire: noi siamo dei chiamati ad accogliere la voce
del Padre che ci regala il suo Figlio Gesù Questi
è il Figlio mio, l’amato, e cioè “Questi è il mio Figlio che per amore darà
la sua vita per l’umanità, questi è il mio Figlio che voi conoscerete amando
come ha amato lui. Di conseguenza intuiamo che la conoscenza di Gesù passa
attraverso un itinerario che è molto più ampio rispetto alla nostra persona. Ci
ritroviamo in una creatività divina che penetra nel nostro spirito; lo sguardo
rivolto al Padre è disponibilità, lo Spirito Santo è creatività, la voce del
Padre è il dono. Ecco perché la bellezza del battesimo di Gesù al Giordano sta
tutta nella presa di coscienza che credere è un meraviglioso dono. È una
meravigliosa reazione nella quale veniamo immersi nella vivacità esistenziale delle
tre Persone Divine. Non pensiamo che quando veniamo battezzati che siamo battezzati:
Nel
nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, siamo immersi in una
relazione trinitaria che ci permette di conoscere veramente Gesù?
Ricordiamo sempre a noi stessi che la conoscenza teologale
è una mistica relazione tra un cuore aperto e una docilità allo Spirito che ci
permette di accogliere il dono del Padre che è Gesù. Conoscere Gesù perciò rappresenta
la fecondità che scaturisce dal canto della nostra gratitudine.
Ecco perché ci troviamo nell'Eucaristia questa mattina.
Se noi guardassimo attentamente il mistero eucaristico esso è quello che
abbiamo meditato nel battesimo di Gesù al Giordano. Il nostro cuore aperto vive
la bellezza d’essere avvolto dalla creatività dello Spirito Santo e desidera
accogliere dal Padre il dono del suo Figlio, anzi ci regala al suo Figlio
perché diventiamo sacramento del suo Figlio. Allora veramente lo potremo veramente
conoscere.
Questa mattina a conclusione del tempo di Natale la
cosa bella che la Chiesa ci offre è questa: “Impara nell'Eucaristia a conoscere
Gesù, a lasciarti conoscere dallo Spirito Santo, ad accogliere la luce del Padre
che illumina la tua vita!” Se noi cogliessimo tale ricchezza allora la nostra
vita sarebbe un crescere giorno per giorno nella conoscenza del Maestro divino.
Le tre parole con le quali potremmo sintetizzare il tutto sono: desideriamo il
volto di Gesù, poniamo la nostra esistenza nella docilità alla creatività divina,
accogliamo il dono del Padre che è Gesù stesso. Vivendo questi tre momenti noi
ci accorgeremmo come la nostra vita sia veramente un camminare con Gesù in
questa consapevolezza che non siamo mai soli, ma siamo continuamente vivificati
dalle tre Persone Divine perché entriamo in quella conoscenza che è la bellezza,
la speranza e la gioia del nostro maturare quotidiano nell’esperienza teologale.
07 gennaio 2023
06 gennaio 2023
EPIFANIA DEL SIGNORE – MESSA DEL GIORNO – SOLENNITÀ
VENERDÌ 06 GENNAIO 2023 - Messa del Giorno
Is 60,1-6 Ef 3,2-3a.5-6 Mt 2,1-12
OMELIA
Il Verbo di Dio entra nella storia dell'uomo, diventa
uomo accanto a un uomo, perché questi diventi sempre più ricercatore del volto
del Padre. La Chiesa convocandoci questa mattina nel ricordo dei Magi vuole
aiutarci a comprendere un aspetto fondamentale della nostra esistenza: essere
ricercatori del volto di Dio. È la bellezza del senso del Natale: Dio si
incarna, entra nella storia dell'uomo, Maria nel suo silenzio si pone in stato
di adorazione perché attraverso la nostra esistenza noi ci poniamo in cammino
verso la bellezza di Dio, è la grandezza del cammino della nostra vita. Il
credente è un ricercatore del volto di Dio e questo, attraverso tre passaggi che
dovrebbero illuminare la nostra esistenza e renderci infaticabili persone che
si pongono alla ricerca del senso della vita.
Innanzitutto chiediamoci perché il Verbo si sia fatto
carne. Spesse volte per noi è ovvio l'evento dell'Incarnazione, è Natale, Gesù
bambino. Tuttavia la bellezza del Verbo che si fa carne ha un significato molto
più profondo: introdurre nell'uomo la sete della verità, l'uomo deve diventare
ricercatore del volto di Dio. A tale scopo guardiamo sempre il tema
fondamentale della creazione: Facciamo
l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e in quel diventare creature a somiglianza divina
noi ritroviamo la bella espressione di Paolo quando ci parla del cammino
battesimale; così anche noi camminassimo
in novità di vita, diventando ricercatori del volto di Dio. Quando al
termine della nostra esistenza ci apparirà la luminosità del volto di Dio
allora noi saremo persone che saranno veramente soddisfatte, e diremo:” Colui
che ho cercato è colui che sto contemplando, è colui che mi dà il gusto della
bellezza della mia esistenza”. Prendendo a prestito il salmo potremmo dire: Il tuo volto, Signore, io cerco. Non
nascondermi il tuo volto … Come
la cerva anela ai corsi d'acqua, così l'anima mia anela a te, o Dio.
Questa ricerca nasce nel linguaggio che abbiamo
ascoltato dal testo evangelico da una stella: è la luce che brilla nelle tenebre. Chi è il grande protagonista
della ricerca del valore fondamentale della nostra esistenza? Nel racconto dei
Magi è la stella, e, nell' esperienza della nostra vita la creatività dello
Spirito Santo. La nostra esistenza, guidata profondamente dal darsi del mistero
di Dio, è quella sete di pienezza di vita che è presente in ciascuno di noi. Quando
siamo davanti all'evento dell'Incarnazione nasce una grossa domanda: perché il
Verbo si è fatto carne? Noi spesse volte diamo una unica risposta: per donarci
la salvezza, perché partiamo dal principio dell'essere peccatori. Ma se noi
guardiamo il progetto di Dio, il più antico, quello che è all'interno del
rapporto Dio-umanità noi ci accorgiamo che il Verbo si è fatto carne per
aiutarci a ricercare il volto del Padre. Dice molto bene l'autore della Lettera
agli Ebrei Dopo aver a più riprese e in
più modi, parlato per mezzo dei profeti, Dio alla fine, nei giorni nostri, ha
parlato a noi per mezzo del Figlio perché questa Parola incarnata
diventasse itinerario della nostra esistenza. Quella stella è Dio che entra
nella nostra esistenza e crea in noi quella infaticabile volontà di metterci in
cammino per gustare una Presenza. Ecco perché la bellezza del ritrovarci con i
Magi ricercatori è Dio in noi che si fa cercare. Noi qualche volta abbiamo
dimenticato una dinamica all'interno della nostra vita: fin dal mattino il
Signore ci rende attenti alla sua parola perché noi possiamo diventare persone
ricercatrici del suo volto: è la bellezza della vita! Ecco perché il cristiano
non ha il problema della morte perché il momento della morte sarà il passaggio
alla visione gloriosa, quando Dio sarà tutto in ciascuno di noi. Ecco allora il
primo elemento che dobbiamo cogliere dalla festa di oggi: come i Magi dobbiamo lasciarci
illuminare dalla Luce che viene dall'alto per camminare alla ricerca del senso
della vita.
Se noi dovessimo chiedere a Gesù - perché ti sei
incarnato? - Egli ci direbbe: perché tu continui a cercare la bellezza del dono
della vita! Quindi l'esistenza quotidiana deve essere vista come infaticabile
cammino per entrare nella Luce e in questo cammino ecco che l'uomo, attraverso
la sua storia, continuamente viene purificato. È molto bello vedere nella
figura dei Magi l'uomo ricercatore del vero. La vita non è al mattino
svegliarsi, andare a lavorare e poi ritornare alla sera stanchi a casa. La vita
è qualcosa di più, la vita è fondamentalmente un itinerario di attrazione nel
mistero e questa attrazione avviene attraverso la purificazione. È molto bello
vedere i Magi che partono all'avventura, la Verità ci sta attirando, la bellezza
del Divino ci sta affascinando, il nostro cuore desidera incontrare il vero. E
allora la purificazione diventa una naturale conseguenza. Usando un’immagine,
la vita è lasciarci scalpellare dallo Spirito Santo perché il nostro cuore si
innamori sempre più dell'essenzialità della nostra esistenza. La storia è
linguaggio plasmatore di Dio perché veramente possiamo entrare in un itinerario
dove lui è il Signore.
Allora la nostra esistenza diventa come educazione
quotidiana per entrare nel Mistero, e il Mistero lo possiamo accogliere attraverso
la parola di Dio. I Magi giungono a Gerusalemme che rappresenta il luogo della
fedeltà di Dio e Dio parla Il Signore
dice: Betlemme, tu sei una delle più piccole città della regione di Giuda. Ma
da te uscirà colui che deve guidare il popolo d'Israele a nome mio. Nella
ricerca si rivela essenziale entrare nella parola di Dio, in quel Dio che ci
prende per mano -la stella- che ci purifica nel cammino quotidiano per entrare
veramente a contemplare il Signore.
Di conseguenza l'atteggiamento finale dei Magi è
l'atteggiamento che noi potremmo dire ultimo della nostra esistenza quando,
entrando in quella casa, entreremo nel paradiso, gusteremo la bellezza di Dio,
Gesù e Maria e in quella adorazione ci lasceremo penetrare dalla luminosità del
Divino che ci accompagnerà per tutta l'eternità beata. E allora Il Natale è
scuola di ricerca, scuola di sete, scuola di desiderio di verità, dove ogni
momento della nostra esistenza diventa l’incarnazione del salmo: il tuo volto, Signore, io cerco. Non
nascondermi il tuo volto. L'incontro
dei Magi con Gesù e Maria lo potremmo definire l'incontro glorioso che avremo
in paradiso. Il Verbo si è fatto carne,
è venuto a camminare con noi nella storia per introdurci nella gustazione del
volto eterno del Padre: è il senso della nostra vita! Ecco perché quando
veniamo battezzati veniamo battezzati nell'acqua e cresciamo nella sete
esistenziale, alla luce ci ciò che ancora il salmo ci suggerisce: Come la cerva anela ai corsi d'acqua, così
l'anima mia anela a te, o Dio.
Questo sia il mistero che vogliamo celebrare: l'Eucaristia non è altro che l'essere afferrati dallo Spirito in questa ricerca del volto di Gesù che nel pane nel vino si regala a noi come farmaco di immortalità divina. In tale esperienza ci sentiamo chiamati a entrare in un Mistero più grande di noi. La festa di oggi celebrata nell'Eucaristia incarna quella sete del volto di Dio che ci ha portati a entrare qui, in chiesa, a celebrare un rito per gustare la grandezza del volto del Risorto. Questa sia l'Eucaristia che stiamo celebrando, questa l'attesa della nostra vita e allora in paradiso offriremo: oro, incenso e mirra, saremo persone trasfigurate, saremo il volto di Cristo morto, sepolto e risorto in una gloria che non avrà mai termine, in un gusto eterno. Allora noi tutti diremo: “Signore ti ho amato per tutta la mia vita, ora mi consegno a te perché tu mi ricopra della tua luce immortale, in quella luminosità eterna che sarà il gaudio per tutti i secoli dei secoli!” Amen
05 gennaio 2023
04 gennaio 2023
03 gennaio 2023
02 gennaio 2023
01 gennaio 2023
Oggi, qui, Dio ci parla...
Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose, meditandole nel suo cuore
MARIA SANTISSIMA MADRE DI DIO – SOLENNITÀ
Nm 6, 22-27 Gal 4,4-7 Lc 2,16-21
OMELIA
Davanti al grande mistero dell'Incarnazione del Verbo,
la Chiesa questa mattina ci introduce nella contemplazione di Maria attraverso
la riscoperta del senso della sua maternità divina e, con Maria, vogliamo
insieme rivivere la profondità del mistero del Dio fatto uomo, assumendone i
sentimenti perché veramente possiamo fare della nostra vita un’esperienza di
autentica relazione con Gesù. Ed è molto bella la descrizione che ci fa
l'evangelista Luca stamattina del volto interiore della Madonna: Maria, da parte sua, custodiva tutte queste
cose, meditandole nel suo cuore. In questa espressione noi troviamo il modo
più autentico per accedere al mistero dell’Incarnazione: un silenzio ricco di
stupore che diventa fecondo. Tale deve essere lo stato d’animo di chi voglia
accedere alla interiorità di Maria.
Il mistero dell'Incarnazione è un mistero di silenzio.
Ricordiamo sempre la bella frase del libro della Sapienza che la Chiesa
utilizza per evidenziare il valore dell'Incarnazione - quando tutte le cose erano in silenzio la tua parola dall'alto dei
cieli è scesa in mezzo a noi - unendola con la profonda interpretazione di
Sant’ Ignazio di Antiochia: l'Incarnazione è la parola uscita dal silenzio di
Dio. Il gusto dell'Incarnazione passa attraverso il silenzio come esperienza di
accoglienza, di stupore, per poi generare un'autentica fecondità esistenziale.
Innanzitutto cerchiamo di gustare quell'atteggiamento
di Maria che custodiva tutte queste
cose, meditandole nel suo cuore, e
tale stato d’animo ritraduce un profondo senso di silenzio. Ma qual è il
valore del mistero del silenzio, sapendo che Dio abita il silenzio, e il
silenzio è il linguaggio attraverso il quale Dio ci si rivela? Il silenzio è un
atteggiamento esteriore che incarna una vita interiore per gustare una Presenza.
Il silenzio è un atteggiamento esteriore dove l’uomo non si lascia distrarre
dalle cose che passano e che lo possano distrarre. Il silenzio è il desiderio
dell'uomo di essere una persona che nella profondità della sua storia
costruisce la propria identità, obbedendo al mistero della propria esistenza.
Il silenzio è il desiderio dell'uomo d’ essere autentico, perché nel silenzio
l'uomo gusta una Presenza. È bello vedere Maria che medita, ella sta gustando la
presenza del Verbo incarnato immersa in un grande mistero. Un simile stato
d’animo diventa il silenzio che genera la fecondità, è il silenzio che porta
l'uomo a intuire la bellezza del dono di Dio. Il silenzio è un gusto della
verità. L’uomo è il suo silenzio. Se noi volessimo veramente cercare di capire
quale sia il luogo per scoprire chi noi effettivamente siamo dovremmo ritrovare
questo gusto. Il silenzio è come spalancare la propria esistenza al mistero. Noi
tante volte siamo preoccupati di capire,
la bellezza all’interno della nostra personalità invece sta nel silenzio dell’accogliere.
E’ molto bello come l'autore dell'Apocalisse quando vuole manifestare la
rivelazione sottolinea tre parole interessanti: ascoltare, ruminare, parlare.
Ascoltare: spalancare nel silenzio la propria esistenza a un mistero che ci si
sta rivelando, il silenzio è la gustazione di qualcosa di incomprensibile ma di
affascinante. Il silenzio è gustare una Presenza che va al di là delle nostre
categorie razionali. Il silenzio è gustare una Presenza!
Questa Presenza genera nell'uomo lo stupore. Infatti
Maria custodiva tutte queste cose,
meditandole nel suo cuore perché era attirata dal Mistero e nel Mistero. La
bellezza di trovare in Maria la donna che in tutta la sua vita ha gustato una Presenza
misteriosa attraverso il suo silenzio. Lo stupore è l'atteggiamento dell'uomo
che esce da sé stesso, è una attrazione che genera nell'uomo la delizia di
qualcosa di grande che si sta realizzando nella sua esistenza. Noi pensiamo
tante volte che il silenzio sia un far nulla. Se guardiamo attentamente tale
esperienza ci accorgiamo che il silenzio è la creatività del Mistero nel cuore
dell'uomo. Maria ci dice che davanti al grande evento dell'Incarnazione
dobbiamo avere uno sguardo di stupore che ci affascina perché davanti a noi c'è
il rivelarsi di un Mistero. Dobbiamo sempre ricordare che le parole
eccessivamente usate rovinano il mistero della vita. L'uomo nel silenzio sta
vivendo la gustazione di qualcosa di grande per cui vale la pena di vivere.
Ecco allora la bellezza di un silenzio che diventa stupore, e lo stupore noi lo
possiamo percepire attraverso la dimenticanza di noi perché affascinati da qualcosa
che è più grande di noi, il silenzio è gustare un evento che ci affascina e ci
dà la capacità di gustare la grandezza di Dio.
Se noi riusciremo veramente a cogliere questi due
aspetti - il silenzio e lo stupore - daremo allora alla nostra storia quotidiana
la gioia e la bellezza della vita. Ecco perché l'uomo di oggi è stanco: corre
sempre, è stanco perché chiacchiera continuamente, l'uomo di oggi non riesce a
gustare la vita perché non ha più la capacità e la gioia di meditare
intensamente il senso della sua esistenza. Maria in silenzio meditava, gustava,
era affascinata da un Mistero che non comprendeva, ma che la guidava lentamente
nella pienezza di Dio. Il silenzio in Maria era un desiderio di eternità che
operava nel suo cuore.
Ecco allora la bellezza della fecondità come il
mistero che diventa il senso della vita. Se noi cogliessimo questi tre aspetti intuiremmo
il senso esistenziale della maternità verginale e divina di Maria, una donna semplice,
che nel silenzio percepiva una Presenza, una Presenza che la avvolgeva, la
qualificava, e le faceva nascere la domanda: Chi è questo figlio? Ed ella ha
conosciuto in tutta la sua verità la bellezza di suo Figlio quando,
addormentata nel Signore, è stata assunta alla destra del Padre. La bellezza
della vita è il silenzio ricco di stupore che rende la nostra esistenza
profondamente feconda.
Ecco la bellezza di ritrovarci all'inizio di un anno
con Maria. In certo qual modo, noi siamo portati dal pensiero -che cosa
capiterà quest'anno- perché abbiamo dimenticato il gusto dell'istante. Nella
percezione profonda del valore del silenzio noi avvertiamo e percepiamo il
darsi della bellezza e della grandezza di Dio: è il mistero eucaristico che
siamo celebrando, l'Eucaristia è la parola di Dio uscita dal silenzio. E’ molto
bello come un grande autore italo-tedesco, Romano Giardini, dicesse “la
celebrazione eucaristica si inizia con il silenzio” perché il silenzio è il
fascino davanti a un Dio che si rivela incomprensibile ma perché
incomprensibile è affascinante e ci dà la capacità di entrare in un grande
mistero! Il rito è essenziale, il rito è poetico, il rito è un fatto mistico.
Ecco la bellezza del silenzio di Maria che è accanto a noi per farci intuire l
profondità dell'evento dell'Incarnazione. Viviamo così questa Eucaristia in
tanta semplicità, non abbiamo paura di capire, la bellezza non si capisce, ci
ritroviamo nella musicalità del Mistero, la bellezza si gusta…Entriamo in
questo grande mistero nella semplicità del cuore, e il silenzio, che fa vivere
nello stupore, diventa un canto di fecondità esistenziale. Dio è veramente meraviglioso
nella nostra esistenza. Questa sia la speranza che Maria ci vuole regalare all'inizio
di un anno per vivere l'istante come gustazione del Dio in mezzo a noi, e nella
serenità di Maria possiamo camminare nel tempo animati da una certezza: Lui è
meraviglioso, anche se non lo capiamo. Ma essendo meraviglioso è il fascino che
ci guida giorno per giorno nel cammino della nostra storia quotidiano. E’ il
grande e fecondo orizzonte all’inizio di un anno sociale.