12 giugno 2023

SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI CRISTO, SOLENNITÀ – ANNO A

DOMENICA 11 GIUGNO 2023   

Dt 8,2-3.14b-16a  1Cor 10,16-17       Gv 6,51-58

OMELIA

La Chiesa, dopo averci fatto gustare il mistero della Santissima Trinità, questa mattina ci colloca nella contemplazione del dono eucaristico. Intuiamo che la comunione con le tre Persone Divine diventa comunione eucaristica e tutto questo attraverso il linguaggio che abbiamo colto nelle letture bibliche: il mangiare e il bere.

Gesù ha costruito la sua presenza in mezzo a noi attraverso l'esperienza della convivialità. Il discorso della convivialità è costitutivo della celebrazione eucaristica, poiché la bellezza dell'Eucaristia si colloca nel vivere la comunione con il Maestro Divino. Ma cosa vuol dire nel linguaggio di Gesù “mangiare e bere”? E allora alcuni passaggi che ci possono aiutare per rendere vera la volontà di Gesù:

- mangiare e bere è l'esigenza esistenziale dell'uomo,

- mangiare e bere eucaristico è una professione di fede,

- mangiare e bere eucaristico è anticipazione della gloria eterna.

Questi tre passaggi, sui quali vorremmo soffermarci, ci guidano per intuire l'affermazione di Gesù: Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna.

Innanzitutto Gesù, nel momento in cui ha voluto rimanere in mezzo a noi attraverso il suo testamento eucaristico, è partito da un atto molto semplice, che possiamo esprimere così: cosa vuol dire mangiare e bere insieme? E allora intuiamo come il mangiare e bere insieme è condividere il senso della vita, è condividere i principi fondamentali della relazione, è incarnare il desiderio di fare comunione. Lo ha detto molto bene Paolo nella seconda lettura sia per quanto riguarda il calice della benedizione sia per quanto riguarda il pane; la bellezza del bere e del mangiare è espressione di una comunione esistenziale. Noi qualche volta nell'Eucaristia abbiamo una visione molto individualistica “vado a fare la comunione”. Nel discorso di Gesù, nel momento in cui ha preso l'immagine del mangiare e del bere, troviamo un'affermazione molto semplice: la bellezza dell'esistenza è vivere in stato di comunione. L'esperienza lo dice molto bene: dove c'è comunione si mangia insieme, dove non c'è comunione il mangiare diventa negativo. Ecco perché è il primo elemento a cui noi dobbiamo fare riferimento. Gesù ci ha lasciato il suo testamento nel mangiare e bere con noi, per dire che egli è in comunione con noi e noi siamo in comunione con lui.

Il secondo aspetto è dato dalla presenza eucaristica, espressa nel rito del banchetto. Noi spesso volte siamo molto concentrati su questo è il mio corpo… questo è il mio sangue, ma dimentichiamo che il criterio di fondo del mistero eucaristico è espresso nella supplica per una vita di feconda comunione: e a tutti coloro che mangeranno di quest'unico pane e berranno di quest'unico calice, concedi che, riuniti in un solo corpo dallo Spirito Santo, diventino offerta viva in Cristo, a lode della tua gloria.

E allora cosa vuol dire diventare comunione? E allora tre passaggi che ci possono aiutare a vedere come l'Eucaristia sia la vitalità di comunione: la comunione di ideali, la comunione di vita, la comunione della mentalità quotidiana. Queste tre coordinate devono accompagnarci continuamente.

Innanzitutto una comunione di ideali. Nel momento in cui siamo diventati discepoli di Gesù abbiamo un unico ideale: la comunione fraterna. È interessante come andando al Vangelo di Giovanni noi non ritroviamo le parole tradizionali della consacrazione. L'ultima cena di Giovanni è quel Avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine… Amatevi gli uni gli altri, come io vi ho amato. Questo è il messaggio di fondo dell'Eucaristia: la comunione fraterna. Ecco perché sia che nel rito bizantino che nel rito ambrosiano lo scambio di pace è prima dell'inizio della grande preghiera eucaristica, perché la bellezza del celebrare i Divini Misteri sta nell'intensità di una comunione fraterna, e allora il primo aspetto da tener presente è la comunione di ideali e per costruire questi ideali si rivela essenziale la comunione di vita. Uno degli interrogativi che tante volte possono nascere nell'approfondimento della fede è: perché siamo stati battezzati? E noi ci accorgiamo, a livello storico, che il battesimo è nato per celebrare l'Eucaristia: diventati il volto vivente di Cristo, Cristo opera in noi e condividiamo la sua presenza sacramentale.

La bellezza dell'Eucaristia è vivere la vocazione battesimale.

Infatti come noi possiamo celebrare l'Eucaristia se non perché siamo il volto vivente di Gesù? Usando un'immagine, quando noi ci ritroviamo nella celebrazione eucaristica, il Padre vede in ciascuno di noi il volto del suo Figlio e ci regala la reale presenza del Risorto.

È la bellezza di questa vocazione di vita che nasce dal battesimo, tant’è vero che nel rito bizantino il bambino viene contemporaneamente battezzato, cresimato e celebra l'Eucaristia, perché la bellezza dell’iniziazione a Cristo è il battesimo eucaristico. Ecco allora il secondo elemento: la nostra vita è il Cristo vivente.

E allora il terzo aspetto è che se il Cristo è l'Eucaristia nella nostra esistenza noi dobbiamo vivere i suoi stessi ideali: amare l'uomo dei nostri giorni, l'amore all'uomo. Una delle grandi intuizioni del Vaticano II è quella di dialogare con l'uomo contemporaneo, di camminare con l'uomo dei nostri giorni per coglierne il mistero, e quindi la bellezza dell'Eucaristia è un banchetto conviviale nel quale quelle dinamiche umane che sono il punto di partenza, diventano dinamiche teologali, gli ideali di Gesù. Mediante le dinamiche rituali della celebrazione facciamo fiorire la figura di Gesù in noi per avere quella sua sensibilità nel fare le scelte di tutti i giorni. L'Eucaristia è vivere il mistero di Gesù. Dovremmo non solo dire - andiamo a ricevere il corpo e il sangue del Signore sacramentale - ma ci accostiamo al convito eucaristico per farci trasfigurare nella personalità del Cristo perché possiamo crescere nella sua sensibilità, abbiamo il suo cuore. Come il discepolo che Gesù amava, potremo avere la sintonia con i battiti del cuore del Maestro.

Se noi cogliessimo questo secondo aspetto della convivialità che ci trasfigura nel mistero di Gesù, il terzo è quello più bello: il banchetto escatologico, quello eterno, quando il Signore passerà personalmente a donarci quel gusto eterno che è la gioia gloriosa del Paradiso. L'uomo in Cristo Gesù vive l'eternità beata perché è un processo unico, è il senso stesso della nostra creazione, nell'eucaristia-banchetto viviamo la bellezza della nostra esistenza umana, nell'eucaristia-banchetto pregustiamo la bellezza dell'eternità del cielo. Gesù ha detto: Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna: la comunione gloriosa con il paradiso! Tante volte alla luce della cultura contemporanea, l'uomo dei nostri giorni ha paura davanti alla morte; il cristiano davanti alle problematiche dei nostri giorni vive la storia con un grande desiderio di banchetto eterno, quando il Signore personalmente passerà a servirci in un gaudio glorioso che non avrà mai alcun confine e alcun termine. Ecco perché la festa di oggi è la presenza del Signore risorto nella convivialità del pane e del vino, perché noi siamo uomini, siamo discepoli, siamo già in modo incipiente gloriosi di quella eternità beata che ci avvolgerà per sempre.

Viviamo così questa Eucaristia nella profonda consapevolezza del grande mistero, passando da un’Eucaristia devozionale a un Eucaristia che ci avvolge, ci qualifica, ci crea e ci dà quel desiderio di quella bellezza eterna.

C'è un rito nella liturgia della chiesa che tante volte noi non conosciamo neanche, ma dà questo senso di eternità: il viatico. Nel momento in cui staremo per morire ci sarà donata l'Eucaristia, il viatico di eternità beata, per entrare in quella gloria che ci riempirà per sempre. Siamo stati battezzati per essere uomini, per essere uomini eucaristici, per essere uomini che entrano nella bellezza della gloria del cielo. Questa sia la gioia della festa di oggi, lasciamoci trasfigurare dal Maestro Divino, camminiamo in novità di vita e con il Maestro potremo crescere in quella bellezza luminosa che è il paradiso già incominciato.

 

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SANTISSIMA TRINITÀ, SOLENNITÀ – ANNO A

DOMENICA 4 GIUGNO 2023                                     

At 2,1-11      1Cor 12,3b -7.12-13        Gv 20,19-23

OMELIA

La Chiesa questa mattina ci raccoglie in assemblea liturgica perché riscopriamo il mistero della nostra esistenza, che oggi, in modo tutto particolare, viene focalizzato nel mistero della Santissima Trinità, mistero nel quale l'uomo ritrova la bellezza della sua vita. Occorre sempre comprendere che in certo qual modo il mistero trinitario non è da capire, come la vita non è da capire, ma il mistero trinitario è il vissuto di chiunque voglia essere uomo nel tempo che scorre, desideri d’essere battezzato nella Chiesa, in attesa della pienezza di gloria nella Gerusalemme celeste.

Dobbiamo prendere coscienza che il credere nella Trinità è credere nella bellezza della nostra umanità. Ecco perché la Chiesa ci ha offerto come testo biblico il brano di Giovanni Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna, perché ogni creatura umana sia un uomo autentico. Credere nella Trinità è credere nella bellezza della nostra umanità e questa visione la possiamo cogliere in tre passaggi: l'uomo come uomo è il vivente mistero di Dio, e nella bellezza della scelta della fede diventa il mistero trinitario dentro di noi, in attesa di quella pienezza quando nella Trinità saremo pienamente trasfigurati.

Innanzitutto il punto di partenza sta nel fatto che l'uomo, come uomo, è un capolavoro trinitario. Infatti riandiamo sempre a quella espressione della creazione nel libro della Genesi: Facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza, facciamo l'uomo pienezza del nostro mistero di amore. In quel plurale facciamo l'uomo a nostra immagine noi cogliamo il darsi della pienezza di Dio creando l'uomo. Infatti quando noi ci poniamo la domanda - chi sia l'uomo - e con ammirazione ci poniamo davanti a tale mistero noi cogliamo tre sue caratteristiche: l'esistere, il pensare e l’amare. Queste tre caratteristiche dell'uomo che sono il riflesso della ricchezza presente nella Santissima Trinità, sia che lo sappiamo, sia che non lo sappiamo. Dovremmo intuire che quando vediamo un uomo, egli è la presenza della Trinità; infatti la gioia di esistere è dono del Padre. Noi tante volte camminiamo nella vita, ma non abbiamo quello stupore davanti all'esistenza e lo stupore davanti all'esistenza è l'atto creante del Padre; l'uomo è un capolavoro creato dal Padre.

Questo Padre poi fa di noi uomini pensanti, uomini che vedono il reale e approfondiscono il suo mistero. Ecco allora la presenza del Verbo secondo la visione del prologo giovanneo: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. La bellezza dell'uomo capolavoro scaturisce dell’azione di Gesù. Quando il Padre - dicono i padri Greci - creò l'uomo ebbe come modello il Verbo incarnato, perché l'uomo fosse immagine di Gesù, facciamo l'uomo a nostra immagine. Quando noi entriamo in questa bellezza l'uomo agisce, l'uomo respira, l'uomo cammina nella storia… e in questo vediamo l'azione dello Spirito Santo! Lo Spirito Santo è l'atto creativo di Dio: pensati nel Padre, nel mistero di Cristo creati, nello Spirito Santo agiamo, e questo in forza della bellezza della nostra natura. Ecco perché il Salmo ottavo davanti all'uomo è ricco di stupore, mentre ci fa sperimentare la gioia di esistere! L'uomo di oggi ha difficoltà a capire la bellezza e la profondità della sua esistenza perché corre, è superficiale, è fonte di preoccupazioni continue e non si ferma un istante per dire - chi sono io? Viviamo di stupore sempre e cresceremo nella fecondità della fede: O Signore, nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra. Con tale atteggiamento contempliamo la bellezza di essere uomini. La Trinità ci aiuta a diventare sempre più uomini, a scoprire il mistero della nostra esistenza. Possiamo per un momento riflettere: ogni volta che respiriamo viviamo nello Spirito Santo, incarniamo l'amore del Padre per agire come Gesù.

L'uomo non è un solipsista, l'uomo dinamicamente deve espandersi nella Trinità. Quando si dice che l'uomo è il frutto delle relazioni è perché l'uomo vive la dinamicità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo e questa bellezza creatrice diventa grande nel mistero della redenzione. A quel facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza segue quel io ti battezzo nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo, la Trinità entra in relazione con noi. Noi tante volte non abbiamo il gusto di questo grande mistero. L'uomo se come uomo è già Trinità vivente attraverso la bellezza e la fecondità della fede si ritrova Sacramento delle tre Persone Divine: esistiamo nel Padre che dall'eternità ci ha amati, costruiamo la vita imitando il Cristo che abiti in noi perché egli sia il signore della nostra storia e abbiamo quella creatività inesauribile dello Spirito che ci fa respirare. Come sarebbe bello se a livello interiore quando camminiamo nella storia dicessimo: sono sacramento delle tre Persone Divine, avere gli auricolari nel cuore per ascoltare i pensieri del Padre, gustare la vitalità del Figlio, camminare nelle energie dello Spirito Santo, è la bellezza della nostra esistenza. Ecco perché il cristiano quando vuole entrare nella profondità della sua esistenza canta la bellezza della creazione, della creazione redenta e rigenerata. La festa di oggi è la festa della gioia della vita da costruire da cristiani: passeggiamo con la Santissima Trinità.

Il risultato di questo meraviglioso dialogo, nel quale l'esistenza ci colloca, fa sì che noi ci apriamo al meraviglioso orizzonte della nostra esistenza quando saremo immersi nella Trinità beata in paradiso. Creati dalla Trinità nella Trinità viviamo per essere trasfigurati nella bellezza trinitaria.

Spesse volte distratti dalla storia, dimentichiamo la bellezza di questa grande verità; se noi riuscissimo a percepire nel cammino della fede quotidiana il gusto di questa presenza del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, ci accorgeremmo che nascerebbe in noi un grande desiderio di pienezza di gloria e non conosceremmo la morte, ma l'apertura sulla vita in una pienezza di esistenza quando Dio sarà tutto in ciascuno di noi. Qui troviamo la bellezza della nostra storia. Fatti a immagine di Dio, introdotti nel mistero trinitario del battesimo, in paradiso noi potremo camminare in un mistero di gloria che non si esaurirà mai.

E’ molto bella la preghiera della Chiesa davanti a una persona che muore: “Parti, anima cristiana, da questo mondo, nel nome di Dio Padre onnipotente che ti ha creato, nel nome di Gesù Cristo, Figlio del Dio vivo, che è morto per te sulla croce, nel nome dello Spirito Santo, che ti è stato dato in dono”. Ed è interessante che questa orazione che noi preghiamo nella liturgia al momento della morte è stata costruita nel Medioevo per il battesimo cristiano. E’ la bellezza della nostra vita entrare nel mistero della Trinità e gustare la bellezza profonda della nostra storia, del nostro vivere. Ecco perché la festa della Trinità non è una festa che ci obbliga a pensare ciò che non comprenderemo mai, ma la festa del gustare il nostro vissuto che è essenzialmente trinitario, è la bellezza di questa esperienza che fa nascere in noi quel desiderio di pienezza di gloria quando nello Spirito Santo, nel mistero di Gesù, contempleremo eternamente il Padre. Dovremmo in certo qual modo costruire così la nostra storia e allora respireremmo qualcosa di grande che diventa la luce nel tempo storico tante volte così tormentato. La bellezza di una vita regalata, costruita, goduta eternamente ne è il meraviglioso risultato.

Questo sia il senso della festa di oggi e nell'eucaristia, che stiamo celebrando, noi siamo con la Trinità beata. Entrando in chiesa seguiamo il Cristo, nella potenza dello Spirito Santo lo ascoltiamo, e il Cristo ci dice: con me dite Padre nostro che sei nei cieli, la bellezza della paternità di Dio. La bellezza d’entrare in chiesa sta nel respirare la vita trinitaria nella quale tutto il nostro esistere trova la sua consistenza. Il Signore è innamorato dell'uomo, la Trinità beata è affascinata da questo uomo che nella sua fantasia ha creato per fargli gustare quella pienezza di gloria che è il Paradiso. Quando giungeremo al Paradiso e vedremo le tre Persone divine nella sua luminosità potremmo cantare eternamente la gioia del dono della vita: siamo stati creati, redenti, glorificati. In questa celebrazione eucaristia lasciamoci introdurre in questo mistero. Quando possiamo percepire il senso di solitudine o di stanchezza che la vita ci regala sentiamoci sacramento delle tre Persone Divine, respiriamo le bellezze della vita e camminiamo verso quella pienezza di gloria che poi quando moriremo potremo dire: finalmente gusto quello che per tutta la vita ho desiderato e ti ringrazio Padre che mi hai chiamato a questa meravigliosa visione di essere la luminosità di tuo Figlio nella inesauribile creatività dello Spirito Santo.