Padre nostro, che sei nei cieli
28 febbraio 2023
27 febbraio 2023
26 febbraio 2023
I DOMENICA DI QUARESIMA – ANNO A
DOMENICA 26 FEBBRAIO 2023
Gn
2,7-9; 3,1-7 Rm 5,12-19 Mt 4,1-11
OMELIA
La Chiesa, chiamandoci al cammino quaresimale, ci pone
dinanzi tre interessanti orientamenti: la contemplazione della personalità di
Gesù e la risposta agli interrogativi della nostra esistenza per maturare nella
mentalità del Maestro. La Quaresima è il fascino di un incontro tra il mistero
di Gesù e il discepolo che vuol costruire la propria esistenza nello stile del
Vangelo. Qui ci appare il grande orizzonte nella costruzione della nostra
quotidiana scelte di fede.
Al centro della narrazione evangelica appare innanzitutto
la figura di Gesù: guidato dallo Spirito è messo alla prova dal diavolo. E qui
è interessante il binomio: il Maestro, mosso dallo Spirito e messo in
difficoltà dal diavolo, perché la bellezza del cammino di Gesù è stato un
continuo dialogo tra l’oggi del Padre e il dramma della storia dell'uomo. Ecco
perché Gesù è stato messo alla prova, perché la prova è la verità d'essere
luoghi dello Spirito Santo. Infatti noi qualche volta possiamo cadere in questa
difficoltà: se siamo guidati dallo Spirito perché siamo messi alla prova?
Eppure la bellezza della prova è la fecondità dello Spirito.
Ma cosa vuol dire “essere messi alla prova”? E la
risposta è molto semplice: mettere in luce cosa abiti nel nostro cuore. La
prova è il luogo nel quale emergono le vere dinamiche all'interno della nostra
personalità. Gesù, guidato dallo Spirito, vivendo in comunione intensa con il Padre,
è messo alla prova dal diavolo, Di fronte a tale evidenza, è importante vedere come
Gesù la risolva Gesù. Egli è il nostro maestro: egli risolve la situazione, ascoltando
la parola di Dio, anzi, questa parola di Dio che proviene dal libro del
Deuteronomio esprime la fedeltà di Dio, ed è un trinomio molto bello nella
figura di Gesù: guidato dallo Spirito, messo alla prova, affronta la difficoltà
con la rivelazione divina.
La rivelazione divina diventa per lui la grande
soluzione. Dovremmo sempre ripetere a noi stessi: Così dice il Signore; è una verità questa che Gesù ci insegna in
modo molto chiaro, la vita è una prova, ma la bellezza della prova sta nell’evidenziare
ciò che c'è nel nostro cuore, ciò che opera effettivamente nella nostra personalità,
le luci che illuminano le nostre scelte quotidiane. La prova è un dono di Dio
per mettere in luce ciò che stiamo vivendo. Gesù, rispondendo con il libro del
Deuteronomio alle provocazioni del diavolo, ci dà una grande lezione
esistenziale: ascoltare, obbedire, vivere la presenza divina che compie
meraviglie nelle povertà storiche della creatura umana.
Il cristiano, guardando alla figura di Gesù, ritrova
effettivamente le caratteristiche della propria storia. Innanzitutto emerge la
provvidenzialità delle difficoltà della vita, perché fanno apparire ciò che
abbiamo dentro di noi. Uno dei limiti dell'uomo religioso è l'illusione, poiché
il Signore ci ama e vuole che effettivamente elaboriamo uno stile di vita
autentico. Egli attraverso le situazioni concrete ci mette alla prova per farci
comprendere che la verità della nostra vita viene dall'alto, attraverso l’ascoltare,
l’obbedire, l’amare la rivelazione divina.
Se l’uomo storico davanti alle prove quotidiane non si
rinchiudesse in se stesso, davanti al travaglio di tutti i giorni aprirebbe
l'orizzonte del cuore verso il mistero di Dio, vivendo l’espressione del
giovane Samuele: Parla, perché il tuo
servo ti ascolta. Ecco allora il primo elemento che dobbiamo cogliere all'inizio
di una Quaresima: contemplare Gesù innamorato della parola di Dio, innamorato
della comunione con il Padre, innamorato di una presenza divina che è la
speranza del suo cuore, ripetendo a se stesso il salmo dell’Esodo: Alzo gli occhi verso i monti: da dove mi
verrà l'aiuto? Il mio aiuto viene dal
Signore, che ha fatto cielo e terra.
Colto questo primo elemento dobbiamo in un certo qual
modo vedere le prove della vita come una maturazione interiore della nostra
personalità: è una cosa difficile da cogliere nell'uomo contemporaneo. Tuttavia
la vera maturità interiore passa attraverso le difficoltà del quotidiano perché
rivelano ciò che abbiamo nel cuore. Ecco perché il cristiano più cammina nella
vita più si innamora di Gesù perché questa persona che è il Maestro è il senso
della sua vita, e allora di riflesso il cristiano diventa un vincitore nella
battaglia di tutti i giorni. E’ molto bello rileggere in profondità il testo
della Lettera ai Romani che abbiamo ascoltato dove, chi vive di Cristo è sempre
vittorioso, è questione di orientamento del cuore che continuamente si illumina
nella potenza che viene dall'alto. Ecco perché la Quaresima è il tempo in cui
noi impariamo il metodo della vita: se vuoi essere te stesso guarda Gesù, se
sei in difficoltà vivi i problemi come Gesù, nel cammino della vita apri il
cuore alla parola che viene dall'alto e illumina, riscalda, guida i tuoi passi.
Ecco perché il cristiano nel tempo della Quaresima ritrova la gioia di riscoprire
veramente se stesso perché la sua esistenza diventa una viva contemplazione del
mistero del Maestro. Intuiamo di conseguenza che quanto più il Maestro è
operativo nella nostra vita, tanto più possiamo camminare in novità di vita.
Ecco perché ci ritroviamo nell'Eucaristia, l'Eucaristia
è la signoria di Gesù, nell'Eucaristia le difficoltà vengono rilette con la Parola
che viene dall'alto, attraverso l'Eucaristia il cristiano riscopre la bellezza
della sua vita, e proclama con il vissuto: Signore,
da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna. Davanti alle difficoltà della storia emerge in modo profondo il valore
della Provvidenza del Padre,
la Parola/luce del Cristo, lo Spirito Santo che costituisce la fecondità
creativa delle tre Persone divine.
Viviamo così questo mistero quaresimale in questa
visione di contemplazione del Maestro, impariamo a entrare in questa bellezza
che è lui, il Signore, e il Signore che è in noi ci educherà giorno per giorno
a camminare in vera novità di vita. Chiediamo allo Spirito Santo in questa Eucaristia
la capacità di crescere in costante rigenerazione esistenziale, in modo che,
accompagnati dalla Parola e contemplando il Cristo, la Quaresima diventi una
meravigliosa scuola per diventare in modo più luminoso la personalità del Maestro.
E’ lo sviluppo sempre più maturo della vocazione battesimale che vive il suo
centro sacramentale nella celebrazione eucaristica. Qui la nostra esistenza
diventa sempre più viva e feconda. Con questo atteggiamento interiore
camminiamo in novità di vita, il Signore è in noi, è con noi, come lui
vinceremo le difficoltà e con lui saremo vittoriosi, perché con lui c’è la
speranza, con lui c’è la luce che illumina i nostri passi, colui ci
proietteremo verso la luminosità della pasqua di Risurrezione.
25 febbraio 2023
24 febbraio 2023
23 febbraio 2023
22 febbraio 2023
21 febbraio 2023
20 febbraio 2023
19 febbraio 2023
VII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO A
DOMENICA 19 FEBBRAIO 2023
Lv 19,1-2.17-18
1Cor 3,16-23 Mt 5,38-48
OMELIA
Gesù questa mattina, convocandoci attorno a sé, ci dà
il culmine della prima parte del discorso della montagna. Davanti alla proposta
delle beatitudini che ci orientano a contemplare la figura di Gesù per
personalizzarne il mistero, Gesù questa mattina ci orienta al Padre con un
imperativo esistenziale: Siate perfetti
come è perfetto il Padre vostro celeste. Ci sentiamo chiamati a percepire la bellezza di riscoprire la paternità
di Dio. Paolo ce lo ha detto molto bene nella seconda lettura voi siete di Cristo e Cristo è di Dio.
La bellezza di incontrare il Cristo è gustare il volto del Padre. Su tale
sfondo esistenziale cerchiamo di entrare in questo grande mistero della paternità
di Dio, attraverso tre possibili letture della storia in modo che la nostra
esistenza sia - Abbà Padre! – per
poter ritrovare la bellezza di questa supplica di questa professione di fede.
In tale orizzonte sottolineiamo tre momenti che
possono aiutarci nella complessità della storia a entrare nella bellezza della
paternità di Dio:
-siamo il respiro di Dio,
-gli uomini sono doni del Padre per ciascuno di noi,
-nella prospettiva di fare in modo che le nostre
azioni siano l’incarnazione del mondo del Padre.
Questi sono tre momenti di una sapienza nascosta da
secoli in Dio, che Gesù ci ha rivelato, e che ci fa intuire l'originalità
dell'evento cristiano.
Innanzitutto facciamo nostra la coscienza che noi
siamo il capolavoro del Padre. Quando noi cerchiamo di riflettere sulla nostra
identità e ci chiediamo cosa sia la nostra vita, dalla lettura delle Sacre Scritture,
essa è il soffio creativo di Dio. Ognuno di noi è il volto creato del Padre,
noi apparteniamo al Padre, l'uomo vive perché respira, l'uomo vive perché è
creato: è la bellezza dell'essere uomini. Spesse volte ci manca questa prima “lettura”
della nostra esistenza: siamo la signoria vivente del Padre. Ecco perché il
cristiano nel cammino della sua esistenza è stato educato da Gesù a dire - Abbà Padre! - a entrare in questa
bellezza divina che è il senso della vita. In tale orizzonte se l'uomo è un
capolavoro del Padre, ogni uomo che appare nella storia è un capolavoro del
Padre.
Spesse volte noi nella dinamica relazionale, passi
l'aggettivo, siamo un po’ moralisti
e dimentichiamo che ogni uomo in quanto uomo è un atto creativo di Dio, ogni uomo è un dono del Padre per ciascuno di noi.
Ecco la bellezza della nostra esistenza: il Padre ci regala dei fratelli,
l'uomo è essenzialmente relazionale, è il riflesso del mondo all'interno di
Dio, che è la comunione esistente tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.
Partendo da tale fondamento antropologico, noi siamo il linguaggio storico
della relazione all'interno di Dio. Avvertiamo
di conseguenza che non solo siamo stati creati a immagine di Dio e quindi ne siamo il capolavoro, ne siamo il respiro, ma l'esistenza è
una vivente relazione intra trinitaria. Quando l'uomo cammina nella sua storia
si sente stimolato a vivere questa coscienza relazionale. Non per niente oggi
si dice che la bellezza della fede è vivere la relazione che il Figlio costruisce
con ciascuno di noi. La bellezza di scoprire il Padre nella forte reciprocità
con i fratelli ci educa alla relazione intra trinitaria. Sicuramente il
linguaggio evangelico di questa mattina è abbastanza paradossale, ma il
cristiano quando entra nella profondità della sua esperienza di fede è
controcorrente.
La feconda consapevolezza d’essere la bellezza della
vita, d’essere capolavori della grandezza divina, d’essere la vivente e dinamica relazione intra
trinitaria, diventa il canto della bellezza di Dio, il creatore. L'uomo davanti
alla bellezza del Creato canta la Signoria di
Dio. L'uomo in tal modo partecipa all'azione creante del Padre. Spesse volte
noi ci poniamo la domanda - che senso abbia il cammino dell'esistenza
quotidiana - e attraverso quello che possiamo operare nel lavoro e nelle
relazioni, affermiamo che l’esistenza quotidiana è cantare la bellezza di
vivere.
Nella bellezza di Dio l'uomo respira la fecondità
della sua esistenza e vive il principio evangelico:
“Siate perfetti come è perfetto
il Padre vostro che è nei cieli”.
Scopriamo il principio evangelico: “Siate persone che
sanno gustare la grandezza della vita del Padre”. Noi tante volte dimentichiamo questa valenza essenziale
ed esistenziale, il Padre, eppure Gesù ci ha detto quando pregate dite Abbà Padre. In simile atteggiamento orante noi
scopriamo la bellezza e la grandezza di Dio. In simile situazione spirituale
cogliamo, come dicevamo all'inizio, la grandezza contemplativa di Gesù per
poter essere iniziati alla gustazione del volto del Padre che ci inebrierà per
tutta l'eternità beata. Una simile esperienza ci porta ad affermare che quando
ci ritroviamo la mattina nell'Eucaristia, siamo
convocati per gustare il volto del Padre. Se guardiamo attentamente tutto il
nostro pregare nella divina liturgia domenicale, esso è rivolto al Padre perché
la nostra esistenza è orientata in questo profondo mistero: è il Padre goduto,
il Padre celebrato, che teologicamente diventa
il Padre atteso: Annunciamo la tua
morte, Signore, proclamiamo la tua resurrezione nell'attesa della tua venuta quando
ci si svelerà la luminosità del volto di Dio Padre.
Ecco perché è bello ritrovarci questa mattina nel
contesto del compimento della prima parte del discorso della montagna:
lasciarci innamorare dal Figlio per poter desiderare il volto del Padre, come
recita il salmo: Il tuo volto Signore io
cerco non nascondermi il tuo volto attraverso quel gusto profondo alla
vita, alla relazione fraterna per poter cantare la bellezza. Il Padre è la
bellezza; nella divina rivelazione scritturistica scopriamo che Dio vide che
tutto era bellezza: è l’intero processo realizzato della creazione! Lasciamoci
inebriare da questo orizzonte che l'Eucarestia ci offre continuamente per poter
avere una forte speranza nei confronti della vita: gustare la bellezza
creatrice del Padre, come ci ha suggerito l’apostolo Paolo: Tutto è vostro! Ma voi siete di Cristo e
Cristo è di Dio. Se noi riuscissimo a penetrare la profondità di questo
mistero noi ci accorgeremmo che il Signore attraverso il creato, attraverso la
bellezza dei rapporti interpersonali, attraverso il gusto dell'essere suo
capolavoro, ci dice che è bello vivere al di là delle crocifissioni feriali
perché è bello essere nel volto del Padre.
Tale sia il mistero che vogliamo condividere in questo
Eucaristia, in modo che quando diremo Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a te,
Dio Padre onnipotente, nell'unita dello Spirito Santo, ogni onore e gloria per
tutti i secoli dei secoli, noi possiamo proclamare quell'Amen nella gioia ascensionale
che ci permette di respirare quell’ eternità finale nella quale noi potremo
essere veramente noi stessi nel gusto eterno della contemplazione del volto di
Dio nostro Padre.