OMELIA
Il cammino che stiamo percorrendo per andare incontro a Cristo Gesù è un cammino qualificato dalla gioia, è la gioia di Dio che avvolge l'uomo, e l'uomo accogliendo tale dono, sperimenta la gioia di Dio. E’ la gioia dell'incontro tra Maria ed Elisabetta nel brano evangelico che poc'anzi abbiamo ascoltato e che ritraduce un aspetto nel cammino dell'avvento che dobbiamo recuperare perché la bellezza della gioia c’è quando la gioia viene condivisa.
Non è solo Maria che
ha la percezione delle meraviglie di Dio, ma Maria -le bellezze di Dio- le
vuole condividere perché chi non condivide la bellezza di Dio non canta le
meraviglie di Dio.
È’ una verità che
l'evangelista Luca ci offre nella prospettiva dei tre episodi fondamentali del
Vangelo dell'infanzia: l'annunciazione, la visitazione, il magnificat. Maria
non canta la gioia dell'incontro con l'angelo quando l'angelo se ne va via da
lei, Maria canta la gioia delle meraviglie del Signore quando le ha condivise
con Elisabetta.
Chi non condivide non
comprende la profondità dei doni di Dio poiché la bellezza nell'esperienza
evangelica è che ognuno di noi è un dono da regalare al fratello e, nel momento
in cui il dono viene regalato e viene condiviso, lo si comprende. Un dono, che
rimanesse chiuso nell'io, si deteriorerebbe e diventerebbe incomprensibile.
La Chiesa oggi
attraverso l'episodio della visita di Maria ad Elisabetta ci aiuta ad entrare
in questa esperienza: dove c'è condivisione si canta la presenza del Signore! E
tutto questo si traduce in una parola che abbiamo ascoltato dal Vangelo: Maria “in
fretta” va da Elisabetta.
Cosa vuol dire l'evangelista
con quell'espressione “in fretta”?
L'uomo, quando è raggiunto
da qualcosa di grande che lo ricolma di stupore e avverte che quella verità è
gioia e illuminazione per i fratelli, in modo immediato regala questo dono ai
fratelli. Quando cerchiamo di entrare nel senso della nostra esistenza e lo
avvertiamo come un dono meraviglioso di Dio e dei fratelli, ci accorgiamo che ogni
dono è un dono per i fratelli e ne cogliamo tutta la profondità esistenziale.
Si rivela dunque necessario che cerchiamo d'entrare
nella profondità della definizione del dono e della gioia perché la bellezza della vita possa essere
vissuto come un gioioso regalo. Siamo regalo di Dio per essere regalo per i
fratelli. E non saremo mai contenti, non canteremo la gioia della vita se non
quando regaleremo, nell'ebbrezza della vita, quello che Dio ci ha regalato: è
la gioia dell'incontro tra Maria ed Elisabetta. Questa gioia condivisa
costituisce il nucleo fondamentale per comprendere in profondità il racconto
della visitazione.
Se entriamo nei
personaggio dell'incontro ci possiamo chiedere: Chi è Maria?
Se leggiamo
attentamente il testo evangelico di questa mattina, sullo sfondo della storia
della salvezza, Maria, è l'arca dell'alleanza in cui abita la gloria di Dio che
va da Israele, e con l'andare alle città di Giuda si vuol sottolineare che Dio
è fedele. È’ la gioia di regalare ai fratelli quella grandezza della fedeltà di
Dio che è l'anima del popolo ebraico.
La gioia di Maria
diventa la gioia di Elisabetta. La fedeltà di Dio in Maria diventa il gusto
della fedeltà di Dio regalata ad Israele nella figura di Elisabetta.
È’ un'esperienza così
straordinaria che i due bambini godono nel seno materno perché il Cristo è la
gioia di Dio per Israele, e Israele da parte sua accoglie la gioia di Dio!
È qualcosa di
meraviglioso: La bellezza della vita nell'ottica della storia di Dio è
regalarsi le meraviglie di Dio.
Quando l'uomo
dimentica se stesso e si regala all'altro nella libertà del cuore, in quel
momento, il cuore è ricco di stupore: si vive con commozione la meraviglia
della divina misericordia. Questa meravigliosa verità ce l'ha insegnato molto
bene l'Apostolo nel testo della lettera agli Ebrei: Gesù ha potuto regalare a
Israele, e quindi all'intera umanità, il dono della santità e della novità
della vita perché ha condiviso la storia degli uomini.
Nella condivisione si
semina sempre speranza ed ebbrezza nel costruire la vita feriale.
Le gioie di Dio si
avvertono e si percepiscono solo regalandole, solo facendone esperienza di intensa
comunione con ogni fratello: qui si gusta la bellezza di Dio. Dove non c'è
comunione non c'è la gioia di Dio. La bellezza della parola divina di questa
mattina è quella di ritrovare il gusto della solidarietà, una simile verità è
significativa soprattutto nel contesto dell'anno della misericordia. Noi,
qualche volta, possiamo pensare che l'anno della misericordia con l'esperienza
del giubileo sia un fare tante cose. Quanta stoltezza spirituale quando si
sente queste espressione: cosa devo fare, quale preghiera devo dire per
ricevere l'indulgenza? E’ una stoltezza fratelli e sorelle!
Dove non c'è comunione
potete passare milioni di volte attraverso la porta e illudervi tutti, perché
la bellezza della misericordia di Dio è un amore condiviso, è una novità
interiore che affascinando ciascuno di noi ci stimola a regalare ai fratelli la
bellezza di questo grande mistero. Gesù
ha santificato tutti gli uomini, ha detto l'autore della lettera agli Ebrei,
perché è diventato solidale con l'intera umanità mettendo sulle sue spalle la
storia di tutti gli uomini.
Chi non mette sulle
sue spalle la storia di tutti gli uomini non otterrà mai misericordia, perché
la bellezza della misericordia di Dio è la fraternità, condividendo la fedeltà
di Dio.
L'incontro tra Maria
ed Elisabetta, l'incontro di una fedeltà regalata in una fedeltà accolta è
niente altro che la gioia dell'essere insieme, del condividere l'unico senso
della vita: Gesù! Quando l'uomo è nella gioia del fascino di Gesù regala subito
questa ineffabile comunione divino-umana. La bellezza della vita è dire al
fratello: siamo una persona sola. Dovremmo sempre risentire un'espressione cara
alla filosofia platonica che l'evangelista Luca ha evidenziato nel racconto
degli Atti degli Apostoli quando si diceva che i cristiani erano un cuore solo
e un'anima sola. L’assioma platonico è molto bello: essere un’anima in due
corpi.
Se non c'è questo
dinamismo e questa reciprocità non c'è la gioia, non c'è la misericordia, non c'è
la bellezza della novità di Dio! Dovremmo riuscire a cogliere questo aspetto
fondamentale della vita. Noi crediamo che l'avvicinarci a Natale sia regalarci
dei doni: altra stoltezza esistenziale! La bellezza del Natale è diventare noi
persone, dono per l'altro, una reciprocità dove l'uno per l'altro siamo un dono
gioioso in cui si canta la fedeltà di Dio.
Allora ci accorgiamo
che il Natale è gioioso non per le cose ma il Natale è gioioso perché non siamo
più soli, siamo un dono interpersonale che condivide la bellezza di essere nella
gioia che viene dall'alto e che pervade le nostre persone. Dovremmo provare
nella nostra vita ad entrare in quest'esperienza. Quando incontriamo i fratelli,
dovremmo avere la consapevolezza che Dio è in noi, come Maria aveva Dio in sé.
Come effetto di tale consapevolezza, regaliamo il Dio in noi a chi ci sta
vicino, ai fratelli, ed essi, in modo conscio o inconscio, godranno quella
presenza divina che viene loro offerta. Potrebbe essere sufficiente il saluto
degli occhi luminosi che regalano luce e calore. Questo mistero lo stiamo
vivendo nell'eucarestia.
L'eucaristia o è gioia
o non è eucaristia.
La bellezza
dell'eucaristia è condividere il gusto delle meraviglie della misericordia
divina e le meraviglie si condividono sempre! Mentre condivideremo lo stesso pane
e lo stesso vino, in quel momento, gusteremo l'ebbrezza d'essere persone del
Signore e quando l'uomo è nell'ebbrezza comunionale con il Signore è sempre
indulgenza plenaria perché lì è il mistero della rivelazione. Entriamo in
questa ricchezza con la semplicità del cuore e allora troveremo quanto
l'esperienza del Natale che sta arrivando sia veramente un'esperienza dove non
esiste più l'io, ma esiste il tu, per gustare il canto meraviglioso dell'essere
veramente noi.
Ogni volta che in
questo modo celebreremo i divini misteri ci sentiremo sempre più fratelli e la
misericordia divina avvolgerà tutte le nostre persone: saremo un'eucaristia
vivente che è remissione dei peccati, che è novità dello Spirito Santo, che è
ebbrezza gioiosa di vita in ogni difficoltà della storia.
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