OMELIA
Il cammino da percorrere per andare incontro al Signore è animato da una forte esperienza di gioia.
La festa
dell'Immacolata ci ha dato un picco molto importante in quel "rallegrati
Maria". La venuta del Signore ricolma l'uomo di gioia e l'anima è chiamata
progressivamente ad entrare in questa gioia che è la persona stessa di Gesù.
Ecco perché abbiamo ascoltato il gaudio proprio del profeta Sofonia e l'invito
alla gioia dell'apostolo Paolo.
Attendere Gesù è
attendere la gioia perché Gesù è l'armonia della vita dell'uomo. L'uomo per
natura sua è chiamato a gustare la bellezza del gaudio della vita. Anche se
l'esistenza è luogo di tante sofferenze o lacrime, il cuore dell'uomo, abitato
dal Signore è nell'armonia. L'armonia del cuore è la vera gioia poiché quando
il Signore entra nella nostra esistenza la sua presenza ci porta a gustare il
mistero della vita e, nello stesso tempo, a ritrovare quel dono di vivere che è
la pregusta azione della vita senza fine. Attendere il Signore che viene è un
anticipo di quella gioia finale quando Gesù ci rivestirà di tutto il suo
mistero e ci darà quel gaudio eterno che oggi sacramentalmente e nella fede pregustiamo.
La domanda davanti a
questo grande orizzonte che dovrebbe nascere in noi è la stessa domanda che
hanno rivolta a Giovanni il battista i suoi ascoltatori: "che cosa
dobbiamo fare?", come dobbiamo operare perché questa gioia del Signore in
noi possa essere veramente feconda?
Giovanni ha dato delle
risposte a quelle categorie sociali, ma noi oggi che rivolgiamo la stessa
domanda a Giovanni il battezzatore, che
cosa egli ci risponderà? È’ bello gustare la vita, è bello entrare in
quell'ebbrezza di Dio che è il fascino della nostra esistenza, è affascinante
entrare in quella sete di verità che qualifica la nostra storia. Ma come?
Credo che il punto di
partenza che continuamente dovremmo fare nostro è che dovremmo spalancare la
nostra vita ai grandi ideali dell'esistenza. La gioia è una ricchezza interiore
che si apre sull'Infinito. L'uomo finché è schiavo delle realtà contingenti non
ha la gioia; il cuore non si può appagare con le cose concrete, la gioia del
cuore si spalanca sull'Infinito.
Ecco perché, guardando
attentamente il Vangelo, Gesù ci dice cosa concretamente dobbiamo fare:
dobbiamo avere un cuore affascinato dal suo mistero e, in questo fascino, nasce
inevitabilmente il come vivere.
Il come vivere è il
linguaggio di questo gaudio interiore.
Ogni scelta che
facciamo nella nostra vita è la traduzione della semplicità del linguaggio
quotidiano della gioia che c'è dentro di noi. È’ molto bello come l'apostolo
Paolo abbia detto "quella pace che supera ogni intelligenza"… la
gioia non è quantificabile, l'armonia presente nel cuore autentico non è
afferrabile, la gioia del cuore è spalancare la vita su un Infinito.
Il linguaggio della
vita è sacramento della gustazione di questo Infinito. Giovanni battista ha
detto che dobbiamo essere battezzati in Spirito Santo e fuoco e,
immediatamente, dove va la nostra mente se non al grande evento della
Pentecoste, dove lo Spirito Santo sotto forma di fuoco scende sulla Chiesa
rendendola sacramento di esuberanza interiore?
La gioia è la qualità
della vita cristiana.
Lo stesso giubileo è
un gustare la gioia.. o non è giubileo.
La bellezza che deve
qualificare la nostra esistenza è essere avvolti dal gaudio dello Spirito che
dà il calore della novità di vita. Partendo da questo primo atteggiamento che
potremmo cogliere dall'annuncio di Giovanni ecco il secondo atteggiamento di
fronte all'interrogativo: "cosa dobbiamo fare?"
Dobbiamo lasciarci
stimolare a guardare in avanti.
L'uomo quando è preso
da qualcosa di bello si lascia da esso attirare e questa attrazione lo conduce
inevitabilmente in avanti verso qualcosa di cui si percepiscono i frammenti.
L'anima, quando percepisce i frammenti della bellezza, brama la bellezza.. è come
la gioia che avvertiamo nel Signore che ci deve portare a proiettarsi in
avanti.
La gioia desiderata
non è immaginabile! Le cose belle della vita si desiderano, ma non si devono
immaginare; le cose belle sono un'armonia sinfonica nella quale l'anima entra e
gusta la bellezza dell'esistenza.
La gioia non si
capisce, la gioia è una gustazione aperta all'Infinito.
Non c'è limite alla
gioia; le cose contingenti ci legano al limite: le persone, le cose, i
desideri. La gioia della venuta del Signore ci colloca in una esperienza che va
sempre più avanti perché vogliamo vedere il volto di Dio. Dio in noi genera
l'attesa perché Dio ci si vuole rivelare e, in quella rivelazione, saremo i
colmati di tanto stupore che la nostra vita avrà già il sapore dell'eternità.
La gioia dell'avvento
è una gioia di eternità accolta, condivisa, approfondita. La figura di Giovanni
che tante volte leggiamo semplicemente nella sua asceticità materiale, di fatto è una asceticità che ci
apre sul mistero di Dio: la gioia di respirare il respiro di Dio, di udire il respiro
di Dio che è la vera gioia dell'uomo. Non lasciamoci distrarre dalle tante
cose…… La bellezza della vita è una gioia che vive nel presente un'apertura sul
futuro, un futuro che non conosciamo ma che desideriamo ardentemente, un futuro
nel quale l'anima potrà gustare l'armonia di cui ha parlato il profeta Sofonia.
Questa mattina
lasciamoci ricolmare di questa gioia dei cieli nuovi e della terra nuova, di
questo qualcosa di nuovo che è puro dono di Dio. L'unica cosa che Gesù ci
chiede è di non allontanarci mai dalla sua figura, perché la sua persona è il
gaudio del cuore. Quando la persona sommamente amata è con noi, ma soprattutto
è in noi, possono arrivare tutti i temporali di questo mondo, ma l'anima che
abita nella persona amata è nella gioia anche se le strutture psicofisiche sono
in crisi: è niente altro che l'uomo esteriore che se ne va per gustare l'uomo
interiore.
In questo gaudio Gesù,
questa mattina, nell'eucaristia ci regala se stesso, ci regala la sua soavità:
gustare la soavità del Signore è essere nella gioia.
Viviamo così il dono
del pane e del vino, la soavità di Dio che ci regala la gioia del suo cuore.
Camminando in questo
orizzonte non guardiamo le luci perché siamo innamorati della Luce.
Quando l'uomo
innamorato è della Luce non ha bisogno delle luci tecnologiche o rituali.
La bellezza della vita
è essere nella luce. L'eucaristia ci offre continuamente questo grande mistero
perché possiamo camminare nella speranza, nella gioia del Signore, specie
eucaristica.
Camminiamo, non
temendo, quando l'Amato è dentro di noi: siamo nell'armonia, nella pace,
nell'autentica gioia.
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