10 gennaio 2016

BATTESIMO DEL SIGNORE - Anno C -

Is 40,1-5.9-11        Tt 2,11-14;3,4-7                Lc 3,15-16.21-22
OMELIA
Accogliere il Dio che viene è gustarne la novità che abbraccia tutto il mondo: è quello che abbiamo colto sia nell'annuncio del profeta, sia nel testo paolino. La bellezza di celebrare l'evento dell'incarnazione di Gesù vuol dire celebrare l'inizio di un mondo nuovo, un mondo secondo il progetto eterno del Padre. La gioia del Natale è una gioia cosmica, una gioia nella quale appare una nuova umanità. Questo grande evento passa attraverso la manifestazione della identità di Gesù, così come il battesimo al Giordano di Gesù viene espresso dall'evangelista Luca.Questo evangelista rispetto agli altri evangelisti ha due particolari molto interessanti che ci fanno intendere in che modo avvenga questa rigenerazione cosmica.

Intuiamo innanzitutto che Gesù si fa battezzare con i suoi connazionali che desiderano la salvezza. È un particolare che abbiamo solo nell’evangelista Luca, ma che ritraduce quale sia l'inizio di quella rigenerazione universale che caratterizza l'avvento della salvezza. Gesù entra nell'acqua con gli altri peccatori realizzando in tal modo quello che Paolo avrebbe formulato in modo molto chiaro: “Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio". In questa metodologia salvifica siamo diventati creature nuove.

Egli è il Dio che entra nella storia concreta dell'uomo. In quel farsi battezzare intravediamo come il primo passaggio per dare alla luce un mondo nuovo sia rappresentato dall'assumere il dramma della storia umana. Non si giunge alla novità del mondo se non attraverso questo passaggio necessario.

Come si può dare vita all'uomo se non diventando il dramma dell'uomo?

Gesù è entrato nella storia, vi si è lasciato coinvolgere per dare alla luce l'uomo pienamente rigenerato, Gesù è entrato nella storia perché l'uomo in tutta la sua personalità si sentisse creatura rifatta. Gesù ama essere uomo con l'uomo, diventare giudeo con i Giudei, condividere la bellezza e la tragicità della storia. Il dramma dell'uomo contemporaneo è by-passare la storia, rinchiudersi nei propri angoli psichedelici per non vivere la storia in tutta la sua verità. Occorre entrare nel cammino quotidiano, così come ci viene offerto dalla storia, senza questo primo passaggio non possiamo ulteriormente cogliere l’identità di Gesù.

Si rivela di conseguenza accostarci al secondo particolare dell’evangelista Luca: Gesù si pone in stato di preghiera in una grande docilità all'azione dello Spirito Santo. Egli nella preghiera presenta la storia degli uomini al Padre perché doni la luce che viene dall'alto e illumini la storia nella sua concretezza quotidiana.

È interessante vedere che cogliere cosa significhi porsi in stato di preghiera.

Sicuramente dobbiamo superare la tentazione di identificare il pregare con le preghiere, ma il pregare è la sete dell'anima che grida a Dio “svelami il tuo volto!” La bellezza di Gesù che prega è il coraggio dell'uomo che entrato nella tragicità della storia si mette davanti al Padre e gli chiede che gli venga rivelato il suo mistero.

È molto bello ritrovare la nostra  esistenza  feriale posta davanti a Dio. Nella drammaticità dell'esistenza l'uomo nella persona di Gesù si pone in silenzio davanti a Dio Padre perché Dio gli si manifesti e gli sveli la sua divina volontà. In questo scopriamo la bellezza del vero atteggiamento di Gesù poiché Gesù prega dopo aver condiviso la storia degli uomini nello Spirito Santo. È il grande atteggiamento interiore di Gesù.

Cosa vuol dire in preghiera nello Spirito Santo?

Se entriamo nella profondità del mistero ci si apre un orizzonte che sicuramente ci può dare una grande libertà interiore: Gesù, in preghiera, desidera ascoltare i disegni nascosti di Dio.

Lo Spirito Santo è nient'altro che colui che abitando nel cuore del Padre regala a Gesù il disegno del mistero della salvezza. Nello Spirito accogliamo, nella profondità della nostra persona, il mistero di Dio.

In certo qual modo quando vogliamo dare alla luce un mondo nuovo dobbiamo avere queste due caratteristiche che l'evangelista Luca ci propone: innamorarci della storia e dell'uomo concreto con un cuore aperto che, nella supplica, accoglie la parola di Dio.

Se non entrassimo in questa visione, difficilmente potremmo cogliere, ascoltare, interiorizzare quella voce. .L’ascolto è proporzionalmente determinato dalla sete del voler vivere l'oggi del Padre e ben sappiamo che l'uomo ha bisogno nella sua esistenza di Dio e che Dio gli riveli il senso della vita, ma non possiamo cogliere il senso della vita se non vivendola fin in fondo in tutta la sua tragicità e presentandola attraverso la nostra persona all'ineffabilità di Dio, perché Dio ci possa dare luce.

E Dio non delude: “ Questi è mio figlio, l’Amato, nel quale ho posto il mio compiacimento!” In questa voce noi guardiamo con il cuore innamorato la luce che illumina le tenebre della storia. In quella voce che diviene una risposta alla supplica dell'uomo, appare la manifestazione del dono del Padre, l'amato del Padre che si offre per noi, appare Colui nel quale e attraverso il quale dall'acqua scaturisce il mondo nuovo. È una verità che dovremmo sempre fare nostra.

In noi tutti c'è il desiderio di un'umanità nuova, in noi c'è il desiderio che appaiano cieli nuovi e terre nuove in cui regni la giustizia la pace, ma questo avviene solo in un cuore, in una comunità, che viva la storia nell'atteggiamento di supplica perché Dio ci riveli il suo cuore, i suoi progetti, il suo mistero di amore nei confronti dell'umanità.

In questo intuiamo che la novità del mondo ha luogo solo in chi vive gli stati d'animo di Gesù poiché entrando negli stati d'animo di Gesù noi possiamo percepire la rigenerazione della grazia del Salvatore nostro. È il mistero eucaristico che noi stiamo celebrando in questo momento.

Cos'è l'eucarestia se non l’incontro di un povero che supplica e un Dio che lo ricolma della pienezza del suo amore? Ecco la bellezza del mistero eucaristico.

Quello che abbiamo appena udito nel testo dell’evangelista Luca è quello che avviene nell'eucaristia. Colui che è  in mezzo a noi è l’Amato, che assorbe tutte le drammaticità della nostra storia e le offre al Padre perché vi semini la speranza dello Spirito Santo. Il Cristo è in mezzo a noi e si offre per noi per generare un mondo nuovo. Gesù è l'Amato ed è colui che ci regala  l'amore incommensurabile di Dio. Quando l'uomo entra in questa vivacità esistenziale, il sogno di un mondo nuovo può diventare reale, non perché noi ne siamo capaci, ma perché la creatività divina fa capolavori in chi, nella semplicità del cuore, si presenta al Padre in Cristo Gesù che opera realtà straordinarie.

Viviamo così questo mistero in tanta semplicità e nel momento in cui ci accosteremo al pane al vino, sentiremo la nostra vita intrinsecamente rigenerata e allora andremo a casa,  entreremo nel tempo, costruiremo le nostre relazioni nella fiducia: in Gesù le tenebre sono vinte, con Gesù camminiamo nel tempo, in Gesù speriamo sempre in cieli nuovi e la terra nuova.
 
 
 
 
-

Nessun commento:

Posta un commento