Bar 5,1-9 Fil
1,4-6.8-11 Lc 3,1-6
OMELIA
Il Signore
che in questo tempo di avvento ci sta guidando per tendere verso la pienezza
della nostra vita oggi, sotto la stimolazione e del profeta Baruc e delle
intuizioni dell'apostolo Paolo, ci orienta a crescere nel desiderio di una
novità di vita. Ieri in questo cammino Gesù ci ha indicato, in Maria tutta santa,
il luogo nel quale noi possiamo effettivamente essere ricolmati dalla pienezza
di Dio e oggi, attraverso l'esemplarità di Giovanni, Gesù ci dice che dobbiamo
camminare in un nuovo esodo per poter vedere la gloria di Dio che anima la
storia di ciascuno di noi. Infatti chi è Giovanni se non il dono del Padre
perché noi possiamo crescere nel desiderio di questa gloria? Quando
l'evangelista ci dice nel testo che abbiamo ascoltato la parola di Dio scese nel deserto su Giovanni figlio di Zaccaria
desidera indicarci che quella volontà del Signore di chiamarci a novità di vita
è un qualcosa che si è fatto storia, perché la nostra storia sia una ricerca
continua di questa novità, nella prospettiva della conversione per il perdono dei
peccati che è la novità del mondo. La bellezza dell'avvento è essere avvolti da
questa gratuità di Dio che attraverso le Scritture e i personaggi della
scrittura stessa ci sta guidando verso questa pienezza di gloria. E questo
agire di Dio diventa il desiderio, che è da interpretare come l'anima del
nostro cammino.
L'uomo
contemporaneo deve ritrovare la spiritualità del desiderio, ma cosa vuol dire, nell'ordine
storico- salvifico, entrare sotto l'azione di Dio in questa spiritualità del
desiderio? E allora la prima sfaccettatura che possiamo cogliere dalla Parola è
che il desiderio nasce dalla mancanza di un bene nella speranza di poterlo
accogliere, di poterlo fare nostro, di un bene essenziale alla vita. E questo
bene essenziale è il Signore risorto. Ogni nostro desiderio quando lo vogliamo
cogliere in tutta la sua verità e autenticità ci proietta verso questo
orizzonte, è una specie di attrazione, di calamita, che orienta continuamente
la nostra vita. Senza il Signore non possiamo vivere! E il Signore in noi opera
in modo così meraviglioso da far nascere in noi il senso della mancanza della
sua persona per poterla veramente desiderare. Il desiderio è una inquietudine
esistenziale che ci spinge continuamente in avanti. Se noi guardiamo
attentamente il movimento del desiderio presente nel nostro cuore ci accorgiamo
che il desiderio è qualcosa che è precedente a noi stessi, è un mistero che è
stato seminato nelle nostre persone per proiettarci in avanti. Il desiderio è
l'uomo che vuol essere veramente se stesso in una armonia relazionale, comunionale,
cosmica. Dobbiamo sempre ricordare che la grandezza dell'uomo è tutta fondata
nel suo desiderare, ecco perché la Parola è scesa su Giovanni nel deserto,
perché possiamo camminare nell'esodo - di cui parla Isaia - per giungere a
quella terra promessa che come dicevamo domenica è il Dio tutto in tutti. Noi
qualche volta disperdiamo il desiderio in realtà concrete e contingenti e
pensiamo di essere autentici perché abbiamo quello che vogliamo, ma quella è
una spiritualità del bisogno, non del desiderio. La bellezza del desiderio è
trascendere continuamente il contingente per illuminarci sempre più di quella
eternità beata nella quale noi potremo avere veramente il riposo. E’ il
camminare per riposare in Dio che sarà lo stare abitualmente e stabilmente alla
sua presenza.
Ma questo
cammino che Giovanni il battezzatore ci offre sotto la guida dei della luce che
viene dall'alto comporta inevitabilmente una rinuncia; il desiderio comporta il
superamento dell'io per crescere nella appartenenza di un Altro.
Che cosa ci
impedisce di desiderare nella libertà del cuore questo meraviglioso incontro
con il Signore che è il senso portante della nostra vita, se non le paure
presenti nel cuore? Le paure ti impediscono di desiderare…e le paure ti rendono
schiavo del contingente. E quindi la bellezza di coltivare continuamente
quest'attesa ci fa chiaramente comprendere anche i guai che, tante volte
intervengono nella vita, sono una purificazione, perché il desiderio sia
veramente orientato al volto del Signore! L'uomo ha questa inquietudine
esistenziale finché non percepisce la bellezza che lo affascina e che diventa
il principio del suo camminare.
Perché
l'uomo di oggi non riesce più a incontrare il Signore? Perché non ha più il desiderio
del Signore. Tante volte noi vogliamo avere dei prodotti senza desiderare,
l'uomo di oggi ha dimenticato questa attenzione verso qualcosa di grande che
nasce dalla fedeltà di Dio, ecco perché ho parlato di “inquietudine
esistenziale”. Noi qualche volta ci accontentiamo dei surrogati storici, ci
accontentiamo delle cose concrete che ci accontentano in un momento, ma viene
meno in noi questo desiderio di qualcosa di grande che è il continuo
superamento di noi stessi, è la gioia di rinunciare perché gustiamo qualcosa di
grande che ci sta progressivamente affascinando. E allora la verità del nostro
desiderio è decidersi per questo Signore, questo Signore che è entrato
veramente nella storia, per questo Signore innamorato dell'uomo, per questo Signore
che ci accompagna. Dicevamo ieri che la bellezza della tutta Santa è
espressione di questa gratuità infinita che avvolge la nostra vita. Decidersi
per Gesù è nient'altro che sviluppare con gratitudine il desiderio delle cose "alte".
E quando noi entriamo in questa visione, ritroviamo la bellezza di essere
uomini. E il desiderio sarà appagato come ha detto Baruc, quando saremo nella gioia di Dio. In questa stimolante visione ci accorgiamo come il nostro
cammino nell'avvento, sorretto dalla presenza del Risorto che agisce in noi
sotto lo stimolo della parola dei profeti e di Giovanni, è camminare in avanti,
proiettarci verso questo grande evento. D'altra parte ricordiamoci quando
qualcosa di grande entra dentro di noi, in quel momento, incominciamo a sognare,
per il sogno rinunciamo a tutto perché il Tutto, maiuscolo, divenga il senso
portante della nostra esistenza.
In questa eucaristia il Signore ci chiama ad
attendere, ad attendere la pienezza della gloria divina che rappresenta anche
la nostra piena realizzazione umana. È molto bello come nei catini absidali delle
chiese paleocristiane e romaniche fosse rappresentata la grande visione della
gloria del cielo, la bellezza di essere insieme Gesù per desiderare l'essere glorificati
nella pienezza della vita. Viviamo questa eucaristia con questo orientamento;
ogni volta che il Signore ci chiama all'Eucaristia nella parola e nel
sacramento Egli entra nella nostra vita, il Signore ci sta attirando, non
lasciamoci prendere dalle luci codificate del mondo contemporaneo, entriamo in
questa parola che è lui, il grande desiderio della nostra vita in modo che il Signore
sia la luce del nostro cuore. In questa celebrazione eucaristica ritroviamo la
bellezza del desiderio di un mondo nuovo e Gesù viene per far nuove tutte le cose.
Perciò nel Signore Gesù camminiamo, in quel pane-vino eucaristici ritroviamo la
manna che ci guida nel deserto per poter giungere a quella terra promessa che è
armonia e pace e gioia che è il vero appagamento che è presente nel cuore di
Gesù.
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