Sof 3,14-18 Fil
4,4-7 Lc 3,10-18
OMELIA
L'evangelista
questa mattina ci pone di fronte a una grande domanda, se la nostra esistenza
sotto lo stimolo di Giovanni sia tutta una sete verso la bellezza del volto di
Gesù e se l'incontro glorioso con lui generi in noi l'interrogativo: che cosa dobbiamo fare, per educare il
nostro desiderio a essere attenti al Signore?
Davanti
all'annuncio del Vangelo e alla intensità della sua proposta per costruire la
nostra esistenza sempre nasce la domanda che
cosa dobbiamo fare? e l'evangelista Luca, attraverso l'esperienza del Battezzatore,
ci dà una risposta che rappresenta un binomio eccezionale: essere battezzati in
acqua per essere battezzati in Spirito Santo.
Siamo
persone animate da un desiderio intenso e veramente inesauribile dell'incontro
con il Maestro e, nello stesso tempo, viviamo sotto l'azione dello Spirito
Santo che ci fa innamorare sempre più di Gesù. Davanti alla domanda che cosa dobbiamo fare? la risposta
dovrebbe essere immediata: crescere nella immedesimazione con il Maestro. Infatti
l'incontro con il Signore che noi avremo nell’evento dell'Incarnazione sarà
l'appagamento storico, fondamentale del desiderio più profondo della nostra
vita, che Gesù imprima la sua persona nella nostra persona.
Infatti
essere battezzati in Spirito Santo e fuoco è nient'altro che la docilità alla
creatività di Dio in ciascuno di noi. Il desiderio di Gesù è Gesù che diventa
giorno per giorno il senso della nostra esistenza. Dovessimo ritradurre con un
linguaggio più semplice: il desiderio del
Signore è quello di lasciarci amare in modo assoluto e creativo dalla sua
persona. E questa tensione si rivela estremamente importante perché noi nel
grande evento dell'Incarnazione ci incontreremo con lui che è il desiderio dei
nostri desideri. La bellezza dell'incontro non è altro che crescere nella sua
sensibilità, è crescere nel suo mistero, è crescere in quella che è la dinamica
interiore della sua esistenza, anzi è crescere nella convinzione che il suo Vangelo
è la vita della nostra vita. Infatti gli evangelisti non narrano la storia di Gesù
perché noi possiamo sapere quello che ha fatto Gesù, gli evangelisti non
narrano il Vangelo per una nostra curiosità intellettuale, gli evangelisti
narrano la vita di Gesù perché vogliono narrare la nostra vita e stimolarci a
fare nostra la sua personalità!
Noi siamo
il Vangelo vivente di Gesù!
La
grandezza fondamentale della nostra storia è che la sua storia diventa la
nostra storia. Se non scatta questo processo di immedesimazione nel Signore, chi
incontreremo quando Egli verrà? Ecco perché parlavamo nelle domeniche scorse
che dobbiamo recuperare quel silenzio luminoso in cui il Padre, in noi, dilata
continuamente la presenza di Gesù. Essere battezzati in Spirito è essere
orientati a Gesù, essere battezzati in Spirito Santo è diventare Gesù. E’ un binomio
veramente indissociabile. In questa settimana che ci prepara al Natale l'unico
pensiero che dovrebbe animare la nostra interiorità è gustare sempre più la
persona di Gesù, nella costante attrazione nel suo mistero. Il suo fascino, la
sua presenza, il suo essere sempre più amati da Lui per essere in Lui veramente
innamorati, diviene, nel cammino quotidiano, lasciar agire il silenzio creativo
di Dio.
Di fronte a
una simile prospettiva ci accorgiamo di quanto siamo privi della figura di
Giovanni e del suo ministero per essere in un fecondo percorso di storia di
salvezza. Un'esistenza distratta non incontrerà mai Gesù, un'esistenza nella
quale le realtà concrete diventano la fonte del primato delle scelte quotidiane
ci impedisce di incontrare Gesù perché dovremmo avere il desiderio di dare
ospitalità a Colui che è il quotidiano ospite della nostra vita. In questo la
bellezza della figura di Giovanni è per noi molto stimolante perché ci permette
di allontanarci dal desideri degli uomini per coniugare il battesimo di acqua e
il battesimo in Spirito Santo, in una vivacità esistenziale veramente
inesauribile. E' la vivacità del nostro cammino di discepoli di Gesù. Ora,
davanti a questo primo elemento che noi dobbiamo sempre tenere presente, in
modo che noi incontreremo chi avremo desiderato con tutta l'intensità del
nostro cuore, ci sentiamo stimolati ad aprire il nostro cuore ad accogliere Colui
che ha costruito in noi la sua attesa.
Un simile
orizzonte ci apre a un secondo passaggio per poter veramente crescere in questo
innamoramento di Gesù che ci fa allontanare da tutto ciò che non è Gesù.
E il
secondo elemento ce lo ha suggerito l'apostolo Paolo nella seconda lettura: ma in ogni circostanza fate presenti a Dio
le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti. Nasce in noi
la grande domanda “come” questo Gesù possa veramente trasfigurare le nostra
vita, creando una condizione di grande attesa se non regalando a Dio le nostre
povertà. In quelle preghiere, suppliche, ringraziamenti c’è l’espressione della
nostra povertà in azione. E’ un desiderio che noi coltiviamo con preghiere
nelle quali noi diciamo a Dio: rivela la
tua libertà d'amore nei confronti della storia. La bellezza del pregare si
ritraduce anche nel regalare a Dio, nel silenzio, la nostra povertà e poiché senza
il Signore non possiamo vivere, ecco la supplica,
che è nient'altro che “vieni Signore Gesù,
trasfigura la mia storia, trasfigura il cuore, i pensieri, la mente, le azioni!”
La libertà
di Dio, quando viene profondamente invocata, compie meraviglie e allora non è
una supplica stressata, ma una supplica nel ringraziamento. Ringraziamo perché
sappiamo che il vero orante in noi è Gesù e se in noi c'è questo senso del
godere della libertà di Dio nella nostra vita, attraverso la profonda coscienza
della nostra povertà, anche questo è tutta grazia. Il desiderio è la gratuità
di Dio nella nostra esistenza.
Dobbiamo
sentirci profondamente consapevoli che in questo tempo che ci avvicina alla
grande manifestazione del Signore dobbiamo vivere in un desiderio solo di Gesù,
guidati solo dalla creatività dello Spirito Santo, in un atteggiamento
interiore che è solo preghiera. E allora quando noi entriamo in questo
meraviglioso atteggiamento, il risultato è che noi daremo ospitalità al Verbo
incarnato. Colui che in noi crea le condizioni dell'attesa sarà Colui che già
da oggi riempie la nostra esistenza: è il mistero eucaristico che stiamo
celebrando!
Il mistero
eucaristico è solo per gli innamorati di Gesù che si lasciano continuamente avvolgere
da quest'azione creativa per essere dei trasfigurati e allora viviamo questa
celebrazione con tanta serenità, aspettando Colui che è già presente. Quando il
Signore verrà, soprattutto verrà nella gloria, sarà l'appagamento di questo
nostro intenso e profondo desiderio di essere solo di Lui. Da Lui veniamo, in Lui
viviamo, con Lui camminiamo per essere da Lui pienamente trasfigurati.
Questo sia il
mistero che vogliamo vivere e condividere in quest'Eucaristia in modo che la
nostra attesa sia un'attesa di gioia che progressivamente si espande, una gioia
che non conosceremo mai, che diventerà una gioia incontenibile quando Lui sarà
tutto in ciascuno di noi. Questa sia la grande speranza e il grande desiderio
che vogliamo portarci a casa per non essere distratti dai pensieri del mondo,
in questo tempo di attesa del grande evento, il Dio che per puro amore diventa
uomo per regalarci il suo amore.
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