Is 50,4-7 Fil 2,6-11 Lc
22,14-23,56
OMELIA
Il cammino
quaresimale ci sta conducendo al compimento del processo della storia della
salvezza e il racconto della passione e morte di Gesù ci pone in atteggiamento
di silenzio e di adorazione poiché nel racconto che abbiamo ascoltato noi
riscopriamo il nucleo fondamentale della vita di Gesù.
Gli
evangelisti narrando la passione del Signore, soprattutto nelle parole che
hanno messo in bocca al Maestro al momento della sua morte, ci rivelano la sua
interiorità. Quelle parole ritraducono come Gesù sia vissuto in mezzo a noi e
la bellezza del silenzio davanti alla croce per ascoltare le parole di Gesù e
del ladrone, ci permette di intuire il dialogo diuturno che ognuno di noi deve
avere con il Maestro. Tutto questo attraverso i tre passaggi che noi cogliamo
nel misterioso dialogo di Gesù con il Padre, del ladrone con Gesù e, di questi,
con il ladrone stesso.
Innanzitutto
Gesù dice: Padre perdona loro perché non
sanno quanto tu li ami. La
bellezza della vita di Gesù è il meraviglioso rapporto con il Padre. È molto
bello come le espressioni che noi abbiamo ascoltato nel Vangelo partono dal Padre
per giungere al Padre. Qual è la fonte del coraggio presente della vita di Gesù
che gli ha permesso di affrontare la drammatica esperienza della passione se
non il suo radicamento nel rapporto con il Padre? Lo stesso grido con il quale
Gesù muore ritraduce la sua fiducia incondizionata nella fedeltà del Padre.
Questo ci insegna che nel profondo della nostra esistenza, mentre seguiamo Gesù,
dobbiamo entrare in questa realtà del Padre e viverne tutto il mistero:
Il Padre è
fedeltà - Il Padre è fiducia - Nel Padre è la vita
L'impegno
ad accogliere questo atteggiamento di Gesù ci fa intuire che l'anima del
Vangelo è la paternità di Dio ed essa è tanto radicata che questo rapporto
Padre-Figlio coinvolge la persona del ladrone. In quel ricordati di me quando sarai nel tuo regno vediamo espressa
l'esperienza di attrazione che il Maestro ha avuto nei confronti di quell'uomo.
Gesù ha conquistato quell'uomo! Potremmo dire che quel ricordati di me quando sarai il tuo regno è la professione di fede
dell'uomo povero che si ritrova avvolto nell'amore incondizionato di Dio perché
l'uomo, quando si lascia condurre da questa meravigliosa esperienza del Dio che
ama all'infinito, non può non lasciarsi attirare. Potremmo così ritradurre
l'espressione del condannato: “Ricordati
di me nel tuo amore, nel mio peccato io sono sempre l'immagine di chi vuol
essere salvato dalla tua benevolenza”. È la bellezza della fede che,
partendo dal fascino di Dio che ama, ritrova respiro, ritrova speranza, ritrova
coraggio nella forza dell'invocazione. La supplica è la fede che fiorisce e si
apre alla Fonte di ogni dono. Ecco perché il secondo atteggiamento che dobbiamo
riuscire a cogliere è la bellezza del buon ladrone, che siamo ognuno di noi,
che veniamo avvolti dal mistero dell'amore di Dio e avvolti in questo mistero
d'amore diciamo: “Gesù ricòrdati che sono
il capolavoro dell'amore del Padre”.
Noi qualche
volta non riusciamo a cogliere la profondità di questa relazione; il ladrone,
attirato dall'amore, regala a Gesù la propria povertà per poter veramente godere
di questo rapporto che esiste tra il Padre e il Figlio.
Noi uomini
non riusciamo a costruire la nostra esistenza come la vitalità di tale rapporto
poiché siamo troppo distratti dalle contingenze di questo mondo. Se, invece,
noi lo vivessimo veramente, avremmo la bella risposta di Gesù: oggi con me sarai in paradiso. E'
veramente stimolante cogliere in profondità questo oggi, dove questo “oggi” ha un valore molto ampio. Esso non è
semplicemente un fatto temporale, come potremmo dire: oggi Gesù muore, oggi
Gesù porta il ladrone in paradiso. In questo caso saremmo legati a una semplice
considerazione di tipo spaziale. Sulle labbra di Gesù “oggi” assume una
dimensione più importante: oggi è l'intera vita di Gesù, oggi è il suo mistero
di amore nel quale ogni uomo è chiamato ad inserirsi. I testi presenti nel
vangelo di Luca a tale proposito sono molto stimolanti. Riandiamo al racconto
del Natale e cosa dicono gli angeli ai pastori:
Oggi è nato per voi un Salvatore che è
Cristo Signore.
Oggi, nella
sinagoga di Nazaret Gesù dice
Oggi queste
scritture si sono realizzate e, nell'incontro con Zaccheo, oggi la salvezza è entrata in questa casa.
In questo
orizzonte intuiamo il linguaggio di Gesù oggi
sarai con me in paradiso.
La nostra
esistenza è oggi, oggi la nostra vita è totalmente avvolta da un amore inconcepibile.
Come sarebbe bello se nella nostra esistenza noi ripercorressimo sempre un
simile itinerario: contemplare Gesù nella pienezza del suo amore, ritrovare noi
stessi in questa pienezza di condiscendenza e di cammino di fede. Dovremmo
sempre dire al Maestro ricòrdati di me
sapendo che il risultato è “oggi” la fecondità del Dio che ci ama.
Lasciamoci
rapire nel silenzio di questa riflessione gustando la bellezza e la grandezza
dell'amore di Dio. Noi guardiamo troppo ai fallimenti esistenziali perché diamo
troppo importanza o meglio, eccessiva importanza, alle nostre situazioni
storiche. Entriamo in questo “oggi” dove tutta la storia dell'amore di Dio
avvolge le nostre persone. E quando tutta la storia di Dio avvolge le nostre
persone, sentiremmo sempre le espressioni del Maestro: oggi sarai con me in paradiso. E quando noi percepiamo questo, intuiremo
la forte esclamazione finale di Gesù Padre
nelle tue mani consegno il mio spirito.
Siamo di
fronte alla conclusione della missione, “O
Padre, ho dato compimento alla tua volontà, ho amato l'umanità, ho chiamato
ogni uomo a entrare nel tuo amore e l’uomo che si è lasciato affascinare dal
tuo amore, o Padre, desidera la comunione con te. Secondo i tuoi desideri ho
introdotto l'uomo in questa comunione. La missione l'ho compiuta: Padre nelle
tue mani consegno il mio spirito” e gridando emise lo spirito.
Credo che
questa scena finale della storia di Gesù debba diventare la scena quotidiana
della nostra esistenza perché Gesù è entrato nella storia per darci il coraggio
della vita. Per non rimanere chiusi nelle nostre povertà, nelle nostre
tragicità, nelle nostre incomprensioni Gesù ci dice nella sua morte: “Guardami, contempla l'amore del Padre e fa’
della tua vita un affidamento a me e allora sarai in paradiso, sarai nella
gloria, sarai nell'armonia, se mi lascerai abitare nella pienezza della tua
vita umana.”
È l'Eucaristia
che stiamo celebrando. Noi in ogni Eucaristia diciamo Annunciamo la tua morte Signore
e Paolo afferma ogni volta che
mangiate di questo pane e bevete a questo calice annunciate la morte del
Signore finché egli venga.
L'Eucaristia
è la sapienza di cui ha parlato l'evangelista Luca narrando gli ultimi istanti
della vita di Gesù. L'Eucaristia è l'oggi della storia di Dio che fa di noi
uomini nuovi. Con questo orizzonte celebriamo quest'Eucaristia, celebriamo
l'inizio della nostra Settimana Santa con il fascino del dialogo che questa
mattina l'evangelista Luca ci ha regalato. Un simile dialogo sia l'anima di
tutta la nostra storia, di tutta la nostra esistenza, la speranza di una luce
anche quando tutto è buio. E' la morte che ci apre ogni giorno alla
meravigliosa esperienza della risurrezione.
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