Is 2,1-5 Rm 13,11-14
Mt 24,37-44
OMELIA
La
solennità di Cristo Re ci ha introdotti nella pienezza della nostra esistenza.
L'esperienza di Cristo, centro del cosmo e della storia, ci ha fatto intuire
come il senso portante della nostra esistenza sia lui. Davanti a questo grande
mistero, l'uomo cammina nel tempo e nello spazio, in un divenire, verso la più
autentica configurazione al Maestro divino. La presenza costante del Maestro,
che ci attira intensamente a sé, dilata il desiderio da una parte e la
nostalgia dall'altra, perché possiamo veramente prepararci a quell'incontro
glorioso, nel quale la nostra vita sarà compiutamente realizzata. Ecco perché
il cristiano vede il tempo dell'avvento come il tempo del desiderio e della
nostalgia.
Innanzitutto,
è il tempo del desiderio. Quando l'uomo fa una grande esperienza nella sua vita,
questa esperienza diventa l'anima delle sue scelte. Il desiderio nasce da una Presenza
che attira continuamente il cuore dell’uomo, perché egli possa essere se
stesso. Chi gusta una pienezza, desidera il compimento di questa pienezza. Il
tempo dell'avvento perciò ci permette di cogliere come il cammino della nostra
vita sia sostanzialmente uno sviluppo di tale desiderio, perché si avverte
l'assenza di una esperienza che qualifichi intrinsecamente la creatura. Infatti,
che cos'è il tempo, se non il sacramento di qualcosa che è più grande di noi: è
sacramento di una Presenza che genera continuamente l'attesa. Il Signore viene
continuamente e viene continuamente per farsi desiderare nel più profondo del
nostro essere, anzi, quanto più ne gustiamo la presenza, tanto più cresce in
noi il desiderio di entrare in questa intimità, che è la caratteristica della
nostra esistenza. Ecco perché l'avvento è il tempo del desiderio. Innamorati di
Gesù, avvertiamo in modo profondo che non siamo ancora trasfigurati in lui e
perciò cresce giorno per giorno questa intensa volontà di essere pienamente e
definitivamente configurati a lui. L'uomo è il suo desiderare. Il Signore che è
in lui infatti diventa una forza che lo interpella, in modo continuo ed
inesauribile, perché possa crescere in questa attrazione nel suo mistero.
Di riflesso,
questa tensione genera nel cuore credente una grande nostalgia. Chi nel cammino
del tempo e dello spazio fa un'intensa esperienza, che realizza la sua persona,
quando questa esperienza in un modo in un altro finisce, nasce la nostalgia. È
quella che noi chiamiamo “la nostalgia di
Dio nel cuore dell'uomo”. Creati ad immagine di Dio, per poterne diventare
veramente somiglianza, in una trasfigurazione che ci dovrebbe profondamente
qualificare, ecco che appare nella nostra struttura spirituale la forza della
nostalgia. Dio è un gioioso tormento,
perché siamo in atteggiamento di autentica attesa, nel desiderio di una
pienezza. È quella che l'esperienza bizantina chiama “la gioiosa tristezza”: gioiosa
perché c'è il Signore, tristezza perché non siamo ancora giunti alla pienezza alla
quale il Signore ci chiama. Il Maestro ci chiama continuamente e l'avvento ci
aiuta a cogliere questi due momenti fondamentali della nostra storia: il
desiderio e la nostalgia, la nostalgia e il desiderio.
Nel tempo
dell'avvento ritroviamo la bellezza e il gusto della vita, che è un camminare, è
un andare avanti, è un non lasciarci allontanare da questi due elementi
fondamentali, attorno ai quali costruire giorno per giorno la nostra storia.
Ecco perché il Vangelo che abbiamo poc'anzi ascoltato non genera in noi nessuna
paura: quando l'uomo costruisce la sua storia attorno a questi due parametri, il
desiderio e la nostalgia, quando il Signore apparirà, comunque egli appaia,
allora il desiderio si compirà e la nostalgia cederà il passo alla gustazione.
È qualcosa che l'uomo di oggi non riesce più a comprendere fino in fondo,
perché si perde nelle luminarie storicistiche e non percepisce che, nel profondo
del suo cuore, il Cristo in lui continuamente lo conduce ad un cammino sempre
più profondo, verso la pienezza della gloria. Quando il Signore verrà, tutta la
nostra persona sarà così orientata a lui, che gusteremo il compimento glorioso
della nostra identità umana: saremo veramente somiglianza divina.
Per entrare
in questo meraviglioso orizzonte, Paolo ci fornisce la terapia: “Rivestitevi di Cristo Gesù”. E quando
ci chiediamo cosa voglia dire per l'apostolo quel “Rivestitevi”, scopriamo questa meravigliosa verità: siate
continuamente sotto l'influsso di Gesù Cristo! Ogni respiro dell'uomo è lasciarsi
amare da Gesù! Il vestito, nella cultura ebraica, era l'espressione di una
mentalità, essere “Rivestiti di Cristo”
vuole dire essere continuamente nell'atteggiamento di chi è sotto la signoria
del Maestro, per cui il Maestro alimenta il desiderio, stimola la nostalgia,
crea in noi una inquietudine positiva, perché possiamo veramente diventare il
suo volto e quindi entrare in quella luminosità, che è l'Invisibile che
qualifica giorno per giorno la nostra esistenza. Senza il Signore non possiamo
vivere: questa è la verità dell'avvento, questo è il senso dell'inquietudine,
questa è la motivazione del nostro camminare. È il Cristo in noi, che vuol
trasformarci nella comunione gloriosa del cielo, come il profeta Isaia ci ha
fatto intuire nella prima lettura e il salmo responsoriale ha espresso in modo
meraviglioso “Andiamo con gioia incontro
al Signore - Quale gioia, quando mi
dissero: «Andremo alla casa del Signore!». Già sono fermi i nostri piedi alle tue
porte, Gerusalemme!”
L'avvento è
l'eternità pregustata nel desiderio e nella nostalgia. Noi stiamo veramente
celebrando questa verità perché l'Eucaristia è l'anima della nostra anima: è il
Cristo in noi e con noi che continuamente ci dice: “In me realizzerai te stesso, imitando
la mia esistenza. Il tuo desiderio sarà sempre più puro e la nostalgia sarà
qualificata dalla mia persona”. Celebrare l'eucarestia è un desiderio
continuo di pienezza di gloria. Ecco perché il cristiano non vede l'avvento
come un'atmosfera di disturbo continuo dato dai colori o dalle luci: il
discepolo del Signore è un uomo interiore, perché il desiderio parte dal cuore
e la nostalgia emerge da tutta la sua persona. È la vitalità trinitaria che
anima tutto il suo essere Un cristiano senza desiderio e senza nostalgia della
Gerusalemme celeste non ha mai conosciuto Gesù.
Entriamo
perciò in questo cammino con tanta semplicità e serenità, vedendo il tempo
dell'avvento come il tempo di una Presenza reale che si fa desiderare, con quel
senso di nostalgia: “Signore, quando
potrò stare con te e assidermi per
sempre con tutti i fratelli al banchetto del regno dei cieli?”
Questa sia
la potenza del nostro avvento che non fa nient'altro che dilatare quello che
siamo. L'avvento è la capacità di passare ogni giorno dall'essere immagine a
diventare somiglianza, dall’essere nel tempo e giungere all'eternità, dall’
essere nel grigiore della storia per entrare in quella luminosità gloriosa in
cui saremo pienamente realizzati. Viviamo così quest'Eucaristia, in modo che l’avvento
sia proprio l'educazione quotidiana a quella speranza che invade la nostra
persona e ci dice continuamente: “Proiettati
in avanti, cammina, non smettere di
desiderare, e la tua nostalgia in Cristo Gesù sarà veramente appagata”.
-
Nessun commento:
Posta un commento