Sir 3, 3-7.14-17 Col
3,12-21 Mt 2,13-15.19-23
OMELIA
Celebrare
l'evento dell'Incarnazione è mettere in luce come l'eternità entri nella
storia. E la storia è il linguaggio attraverso il quale noi cresciamo sempre
più in una profonda aspirazione verso l'eternità beata. Quello che abbiamo
colto nella celebrazione del giorno del Natale assume oggi concretezza
attraverso l'esperienza della famiglia di Nazareth. Il Verbo si fa carne in una
famiglia ed è bello rileggere il brano del Vangelo che abbiamo ascoltato, per
cogliere alcuni elementi che ci possono aiutare a comprendere come l'evento
dell'Incarnazione sia per natura sua legato alla storia: il Verbo si fa carne e,
attraverso la storia, parla a ciascuno di noi. La storia di fondo del testo di
Matteo è l'Esodo, la storia del camminare. Dio cammina nel tempo e nello spazio
per poterci introdurre nel mistero della gloria. Il luogo per eccellenza del
rivelarsi di Dio è l'Esodo. Ecco perché Giuseppe, Maria e Gesù vanno in Egitto,
tornano dall'Egitto e giungono alla realtà della terra promessa.
Il
cristiano è un uomo in cammino. La bellezza della fede è porsi ogni giorno in
un itinerario che ripercorre le categorie dell’Esodo e allora intuiamo tre
possibili passaggi, che ci aiutano a rileggere correttamente le vicende
quotidiane.
Il primo
elemento da riscoprire è l'Esodo come luogo delle meraviglie di Dio. Se
guardiamo attentamente la grandezza di questo grande evento dell'Antico Testamento,
riconosciamo Dio come il grande protagonista del cammino di Israele. La storia
è letta e amata con il criterio di Dio. Infatti, quel coniugarsi continuamente
di storia concreta - la vicenda di Erode e di Archelao; il sogno di Giuseppe; l'affidamento
alla creatività di Dio -, fa sì che le Scritture si possano realizzare, rivelando
la fedeltà di Dio. Quindi costruire la storia, il cammino quotidiano come
essere in esodo, è prendere coscienza che Dio è fedele. Ecco perché Paolo,
delineando l'anima di ogni esperienza comunitaria, dice: “Scelti da Dio, santi e amati, rivestitevi di sentimenti di tenerezza,
di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità”. È la coscienza che
all'interno della nostra esistenza c'è un Dio meraviglioso, che cammina con noi,
ci riempie delle sue meraviglie e, istante per istante, compie ciò che ha
previsto, donandoci la sua benevolenza, umanamente incomprensibile. Il
cristiano cammina con il Cristo che, nello Spirito Santo, gli regala la
presenza amorosa del Padre. Una delle verità che dimentichiamo, perché siamo
presi da tante problematiche, è che la nostra storia è una continua
incarnazione dell'amore trinitario, perché possiamo camminare in condizione di esodo.
E allora -secondo
passaggio- nasce la domanda: “Come possiamo far diventare la storia di Dio la
nostra storia?” Se ci avviciniamo all'Esodo, attraverso l'immagine del sogno di
Giuseppe, ci accorgiamo che Dio ci parla continuamente. La storia non è solo il
luogo in cui Dio si rivela meraviglioso, ma è anche il luogo in cui Dio ci
parla. Ricordiamo sempre la frase di Giovanni “Il Verbo si è fatto carne”, la Parola uscita dal silenzio di Dio,
la Parola guida nel nostro cammino. Dio non solo si rivela meraviglioso, ma ci
prende per mano e ci guida continuamente. C'è un testo del Deuteronomio,
ripreso da Geremia, che ci illumina da questo punto di vista: “Dio scrive sul
cuore dell'uomo”. Dio parla al cuore dell'uomo, quindi Giuseppe e Maria
obbediscono alla Parola e si mettono in cammino: riusciamo a cogliere la
bellezza del Dio meraviglioso e gustiamo il Dio che parla attraverso la sua
quotidiana presenza. Nell'Esodo era la nube, il fuoco, l'angelo, noi oggi
diciamo la vita delle tre Persone divine. Dio interiormente abita la nostra
storia e ci parla.
Le scelte
nascono, di conseguenza, da questo incontro nel nostro cuore con il Dio
meraviglioso, che ci parla, per cui, come raccomanda Paolo nella Lettera ai Colossesi:
“e in tutto rendete grazie”. Dobbiamo camminare cantando l'amore del
Signore. Spesse volte ci lasciamo schiacciare dalle situazioni della vita, non
respiriamo e appaiono esperienze di nebulosità interiore, Paolo ci dà il suo
sogno “e in tutto rendete grazie”:
la vostra persona sia un rendimento di grazie, e quando l'uomo coglie questo
terzo aspetto della sua esistenza ha la fecondità di Dio, come nel caso di
Giuseppe e Maria che, nell'obbedire al mistero del Signore, hanno la fecondità
della Parola divina. Il cristiano nel suo cammino deve continuamente rendere
grazie, ricordando la bella immagine del salmo 120, che ritraduce in modo
innico l'esperienza dell'Esodo: “Alzo
gli occhi verso i monti, da dove mi verrà l'aiuto? Il mio aiuto viene dal Signore
che ha fatto il cielo e la terra. Il
tuo custode non si addormenta”.
In questo
itinerario di vita, qualunque sia il nostro modo di camminare nel tempo,
abbiamo sempre presenti questi tre elementi che ci permettono di dire che il Verbo
si fa carne continuamente, guida i nostri passi e ci conduce alla bellezza del
mistero della vita. Sicuramente entrare in questo orizzonte, così come le Scritture
ce lo delineano, non è facile, nel disordine della vita contemporanea, ma
dobbiamo ritrovare, come Giuseppe e Maria, il filone di fondo: la storia di
Dio. Se la storia degli uomini è complessa, la storia di Dio ci semplifica;
quando il cuore è veramente immerso nella realtà di Cristo Gesù, è in lui che
ritroviamo la bellezza, il coraggio e la speranza del quotidiano.
È ciò che
stiamo celebrando. Che cos'è l'Eucaristia se non una sosta nel cammino della
vita? Noi celebriamo l'Eucaristia mentre siamo in cammino, per essere colmati
da quelle meraviglie di Dio che si esprimono soprattutto nella Parola ascoltata
e nella Manna dei doni eucaristici. Quando ritroviamo quella Parola che dà
senso alla vita e quella Manna eucaristica che rifà la nostra esistenza,
camminiamo rendendo grazie, perché sappiamo che si realizza la fecondità di Dio
stesso. Sull'esempio della famiglia di Nazareth, noi operiamo, nella profondità
del mistero dell'Incarnazione, un confronto continuo con la storia, con tutta
la sua imprevedibilità, ma la Parola di questa mattina dice che è vivibile
l'esistenza nel fascino delle meraviglie di Dio, che ci parla e ci guida.
Viviamo allora in atteggiamento di rendimento di grazie; l'Eucaristia è la
fecondità quotidiana per camminare nel tempo e non essere mai scoraggiati, per
riprendere sempre il nostro itinerario, nella convinzione che il Dio delle meraviglie,
nonostante noi, è sempre con noi.
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