Nm 6, 22-27 Gal
4,4-7 Lc 2,16-21
OMELIA
La
celebrazione del mistero dell'Incarnazione ci ha introdotti a leggere la nostra
storia con l'occhio e il cuore di Dio e a ritrovare la strada per essere
veramente uomini. Davanti al desiderio di riscoprire la nostra identità, con
Maria impariamo ad acquisire la categoria interiore essenziale per essere noi
stessi: il silenzio.
La vita
umana è costruita su due coordinate: lo spazio e il tempo. Nello spazio noi corriamo,
programmiamo, ci affanniamo e la nostra esistenza va verso la dispersione. L’uomo
che vive solo la coordinata orizzontale pensa di essere protagonista della
propria vita. Ora Maria ci insegna a guardare in alto, a guardare qualcosa o
qualcuno che è al di là dello spazio: è il tempo di Dio, che entra nella nostra
esistenza. Chi corre perde se stesso, ma se guarda in alto, riscopre il gusto
di accogliere Dio che crea, che salva, che fa l'uomo nuovo. Ecco che allora
scopriamo il silenzio di Maria che, davanti ai grandi avvenimenti che l'hanno
qualificata nell'evento dell'Incarnazione, s'è posta in silenzio. Di fronte al
mistero, ha guardato in alto e si è lasciata illuminare da qualcosa, da Qualcuno,
che solo il silenzio le poteva permettere di gustare. Ogni volta che ci
interroghiamo su chi noi effettivamente siamo, dobbiamo innamorarci del
silenzio, perché possiamo uscire dal caos che dissipa, per gustare il dono
della vita.
Infatti, quando
riusciamo a penetrare il silenzio nel suo valore fondamentale, ci accorgiamo
che esso rappresenta il modo ideale per ritrovare veramente, in noi stessi, il
mistero di Dio. L'uomo in silenzio riscopre queste due coordinate costitutive
della sua esistenza. Si pone la domanda: “Chi sono?”, e va alla ricerca della
propria identità e, nello stesso tempo, ha lo sguardo rivolto verso l'alto,
mentre chiede al Signore di illuminare la sua storia.
Il silenzio
è una sintesi continua di storia dell'uomo, che ricerca se stesso, e Dio che si
rivela all'uomo.
Le due cose
vanno di pari passo: l'uomo nel silenzio cerca, Dio nel silenzio gli si rivela.
La presenza di Maria all'inizio di un anno è il richiamo alla condizione
essenziale del nostro vivere: il silenzio! Allora, che cosa vuol dire entrare
nel profondo di questa esperienza, alla quale l'uomo contemporaneo non è
abituato? L'uomo corre, parla, ma non riflette più; organizza, programma, ma
perde la propria identità. Allora alcune riflessioni ci possono aiutare a
ritrovare quell'armonia in noi stessi, in modo che, se l'evento dell'Incarnazione
ci ha rivelato la bellezza di essere uomini, il silenzio di Maria ci stimoli ad
entrare nella bellezza d'essere veramente noi stessi. Nel silenzio l'uomo, rientrando
in se stesso, si accorge che la sua esistenza va al di là dei suoi pensieri, va
al di là delle sue azioni, va al di là delle sue parole e si ritrova mistero. Chi è l'uomo? L'uomo si ritrova
in qualcosa che è più grande di sé: amare la nostra umanità nel silenzio del
cuore è trovarci mistero d'amore.
Il silenzio autentico non è mai vuoto,
il silenzio autentico è una supplica continua dell'uomo che vuole entrare nel
gusto della propria identità. Per cui il silenzio è la gioia quotidiana di ritrovarci nel mistero di
Dio.
L'uomo
contemporaneo ha molta difficoltà nella fede, unicamente perché non ha scoperto
il metodo per essere se stesso. Nel suo correre rumoroso, dimentica che il
tempo è essere avvolti nell'atto creativo di Dio. Ogni istante della vita è un
sacramento del Dio che ama l'uomo. Maria, in silenzio, si sente avvolta da
qualcosa che è più grande di lei e che diventa per lei il senso dell’esistenza.
E allora, se noi cogliamo questo primo aspetto nella dinamica della nostra
storia, ci accorgiamo che il silenzio è la gustazione di una presenza
meravigliosa: la presenza della Santissima Trinità. Il tempo è la Trinità che
ama l'uomo.
Qualche
volta pensiamo che il tempo siano le lancette dell'orologio, ma le lancette
dell'orologio sono un fatto meccanico, non sono un valore…la bellezza della
vita è l'istante dove la Trinità ama l'uomo, lo chiama all'esistenza, gli ripete
continuamente che è avvolto in un amore più grande di quanto egli possa
comprendere, gli dice: “Sii oggi la
creatività di Dio!”.
Perché
l'uomo ha paura del silenzio? Perché esso rappresenta l’immergersi nella
fantasia della creatività del Padre, che ci regala il Figlio, nell'energia
costante dello Spirito Santo. Se noi riuscissimo a penetrare tale meravigliosa
verità, saremmo nella pace, nell'armonia, nella diuturna conversione, per
essere autenticamente noi stessi. Utilizzando un'immagine, nel silenzio dovremmo
percepire lo sguardo della Trinità sulla nostra vita e dovremmo dire: “Padre, grazie del mistero della vita; Figlio,
sii compagno della mia storia; Spirito Santo, sii consolazione nelle difficoltà
della vita quotidiana”. Allora ritroveremmo veramente noi stessi.
Credo che, iniziando
un anno con Maria Santissima, donna del silenzio, dovremmo imparare a vivere
ciò che veramente conta, ad approfondire il senso della nostra esistenza, a
vivere quell'armonia della nostra persona, che rende feconda la scansione dei
frammenti della nostra storia. Ecco perché l'uomo, quando vuol ritrovare se
stesso, non va nel chiasso, non va nelle luci artificiali o artificiose, ma
entra nel buio del Dio che lo ama e in quel momento la vita assume tonalità
diverse.
In un
itinerario esistenziale illuminato dalla fede, Maria Santissima ci accompagnerà
istante per istante, condividendo con noi il suo silenzio, e ci farà intuire
che nella vita non dobbiamo capire, ma gustare l'essere amati, scelti dalla
Santissima Trinità. E quando noi entriamo in questa vitalità interiore nasce la
pace, nasce la fraternità, nasce il coraggio di un'identica reciprocità.
Stiamo
celebrando l'Eucaristia, che fu celebrata nella notte, nella gratuità di Dio:
l'Eucaristia è Dio che si rivela nel silenzio del nostro cuore. Ecco perché l'Eucaristia
è di chi si lascia catturare dalla potenza della Santissima Trinità, che lo
introduce in un mistero più grande, perché l'uomo nell'Eucaristia entra nel
silenzio di Dio. Lì non ha bisogno di tante parole, non ha bisogno di tanti
canti, non ha bisogno di tante cose esteriori, perché l'uomo, avvolto nel
silenzio di Dio, che costituisce la sua vera anima, nell'Eucaristia è
autenticamente se stesso. Sia questo l'insegnamento che Maria ci vuole regalare
questa mattina, in modo che, comunque siano i giorni che ci aspettano, abbiamo
la certezza: l'istante è l'oggi dell’amore trinitario per ciascuno di noi e,
nel mistero eucaristico, siamo veramente e pienamente noi stessi. Come
conseguenza la vita avrà ben altre risonanze, saremo ricchi di forza e di
speranza e potremo, nel cammino, dire ai fratelli “La pace di Gesù sia con te” perché, nel silenzio quotidiano, la Trinità
ha ricreato la nostra esistenza personale.
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