Ap 11,19;12,1-6.10 1 Cor 15,20-26 Lc 1,39-56
OMELIA
La Chiesa oggi, introducendoci nella festa dell'assunzione di Maria in cielo, vuoi farci intuire una qualità di fondo che ha caratterizzato Maria e che deve caratterizzare ciascuno di noi. Il mistero dell'assunzione è un mistero di fede: ecco perché abbiamo ascoltato nella parola evangelica la bella espressione Beata colei che ha creduto! Il mistero dell'assunzione è il mistero di Maria credente poiché la bellezza di entrare nel mistero della fede è la bellezza di entrare nel mistero della gloria divina. Chi crede è già passato dalla morte alla vita ci ha detto Giovanni. Ma perché è la fede il luogo, attraverso il quale noi possiamo effettivamente entrare in questo mistero di gloria? E allora emerge chiaramente un orientamento che dovremmo cercare di mettere bene in luce ed è intuire che cosa avvenga quando uno crede e tre passaggi sono importanti perché la bellezza della fede è già eternità beata, la fecondità della fede è gustare nel tempo la pienezza della gloria, la fecondità della fede è la vita di Dio che si sviluppa in pienezza in noi.
E allora un primo aspetto è rappresentato
dal fatto che il mistero dell'assunzione è un mistero di attrazione. Credere è
lasciarsi attirare da qualcosa di grande perché divenga veramente il senso
della vita. Ben sappiamo che credere non è capire, credere è lasciarci prendere
da una luce più grande di noi che vuol venire ad abitare in noi. La bellezza di
Maria è che ella si è lasciata attirare: Beata colei che si è lasciata attirare
dove nella bellezza di Maria troviamo la bellezza feconda della fede. Questa
attrazione non è un attrazione che rimanga esterna alla nostra personalità, è
una attrazione nella quale Dio ospita Maria nella sua assoluta gratuità e Maria
diventa il luogo del dare l'ospitalità a Gesù. Una delle cose che si stanno sviluppando
molto bene nella teologia di oggi è il principio della ospitalità. Dio nel Verbo
incarnato si rende ospite dell'umanità e Maria in quel "sì"
dell'annunciazione dà ospitalità a Dio, e, quando c'è il senso dell'ospitalità
interiore, scatta una dinamica di relazionalità di tipo trasfigurante. Ecco
perché la attrazione non rimane semplicemente ad una lettura estrinseca, la
bellezza della attrazione è il principio della inabitazione divina nella
persona di Maria, e un simile il linguaggio è molto caro a Giovanni: Io abito
in voi e voi abitate in me.
Come conseguenza comprendiamo che
il mistero dell'assunzione vive di questo secondo passaggio: l’inabitazione. L'uomo
contemporaneo non riesce a gustare la profondità del mistero dell'assunzione
perché gli mancano questi due parametri fondamentali: la bellezza di lasciarsi
coinvolgere nel mistero di Gesù dicendo a Gesù: vieni ad abitare dentro di noi.
Il mistero dell'assunzione per Maria è già nell’ Immacolata Concezione perché
la bellezza della figura di Maria è di dare ospitalità continuamente a Dio.
Ecco perché una caratteristiche della figura di Maria è il silenzio. Il
silenzio è l'inabitazione divina che crea.
Una simile sottolineatura ci porta
al terzo passaggio: la creatività trinitaria in Maria. Noi quando entriamo nel
profondità del mistero di Maria avvertiamo che dare ospitalità al Verbo è dare
ospitalità al progetto del Padre, è dare ospitalità alla creatività energetica
dello Spirito e quindi la vita trinitaria diventa la vita di Maria stessa! Infatti
dare ospitalità a Dio è permettere a Dio di agire in libertà assoluta nella
persona di Maria. Il mistero dell'assunzione è il mistero di una attrazione
creativa fino alla pienezza dell'amore, è in certo qual modo una lievitazione
continua di questa presenza trinitaria che fa di Maria il suo capolavoro. Da
notare la dinamica della parola " assunzione " che è un salire: nel
mistero della dormizione di Maria (molto caro alla tradizione bizantina) si
apre all'uomo la contemplazione di una gloria infinita. La festa di oggi ci
porta perciò a ritrovare la bellezza eterna della fede. Spesse volte noi ci
diciamo che credere è difficile e per certi parametri è vero, ma se noi
utilizzassimo il cammino che ha caratterizzato Maria, ci accorgeremmo che la fede
è una meravigliosa avventura. La fede è lasciarci prendere dalla freschezza
dell'onda trinitaria per camminare nella luce che non ha tramonto. L'importante
è che i tre passaggi che hanno caratterizzato la figura di Maria diventino i
tre passaggi della nostra vita nel lasciarci attirare. E’ molto bello come papa
Benedetto volendo definire la fede o il processo della fede dica “la fede è un
cuore innamorato che si lascia attirare nella verità che diventa concetto, è un
intelligenza guidata da un cuore illuminato”, e quando noi riuscissimo a
percepire la profondità di questa esperienza, ci accorgeremmo che questo
movimento è già dentro di noi. La Trinità abita dentro di noi, l'azione del
Padre del Figlio e dello Spirito è il respiro della nostra esistenza. Ogni respiro
è un desiderio di eternità beata. Se noi lasciassimo veramente operare Dio nel
nostre persone ci accorgeremmo che la vita sarebbe sempre più un grande desiderio:
quando veramente potremo vedere il tuo volto? In questa ascensione spirituale
ci accorgeremmo che il vedere il volto divino non è altro che percepire nella
nostra persona quello che è avvenuto nella persona di Maria pienamente
trasfigurata. Tutto questo dovrebbe aiutarci, soprattutto in un clima culturale
che non sa più guardare in alto, in un clima nel quale non rientriamo più in
noi stessi, in un clima nel quale non ripensiamo più la storia di tutti i
giorni con il cuore e la mente di Dio.
Su questo meraviglioso sfondo è decisamente
bello celebrare l'Eucaristia oggi. Se
guardassimo attentamente al significato più profondo della celebrazione
eucaristica per ciascuno di noi, ci accorgeremmo che essa è offrire un'ospitalità
sacramentale a Gesù. Il Signore ci attira ed è qui in chiesa che egli ci
aspetta, entra in noi attraverso la parola e attraverso il pane e il vino. il Signore
in noi opera quella esperienza di eternità che trasfigura le nostre persone. Anche
se tante volte ci sentiamo deboli, ci sentiamo zoppi e aridi, non sentiamo
nulla a livello interiore, ricordiamoci che la creatività di Dio in noi è più
forte di tutte le nostre aridità esistenziali. Come Maria, diamo ospitalità a
Gesù e se noi ogni giorno sapremo dare ospitalità a Gesù nel mistero
eucaristico e nella vita credente di tutti i giorni, avremo una certezza:
saremo ospiti di Gesù in paradiso. In certo qual modo diamo ospitalità a Gesù
sempre e saremo ospiti per sempre con Gesù!
Questa festa dia luminosità alla
nostra quotidianità in modo che essa non si lasci schiacciare dalle complessità
storiche, ma la festa di oggi ci dia il respiro di quella pienezza di gloria
verso la quale tutti noi stiamo tendendo perché Dio sia tutto in tutti. Di
conseguenza la bellezza della vita in paradiso sarà un danzare nella serenità
del cuore cantando, nella semplicità gaudiosa dello spirito, le meraviglie di
Dio. Viviamo questo mistero con tanta semplicità e non abbiamo paura: la
bellezza di credere è la bellezza di lasciarci eternizzare. Noi nella
celebrazione eucaristica accogliamo il Signore, veniamo immersi nell'eternità
in atto, perché da ogni celebrazione eucaristica nasca quella eternità nella
quale il nostro spirito ritroverà se stesso. Sognare questa realtà rappresenta
il valore portante della nostra vita. Allora quindi fin dal mattino canteremo
quel canto nuovo che i santi cantano davanti a Dio e all'Agnello nella grande
liturgia della Gerusalemme del cielo.
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