Is 56,1.6-7 Rm 11,13-15.29-32 Mt 15,21-28
OMELIA
La festa che abbiamo celebrato ieri ci ha collocati nella grande esperienza della Gerusalemme del cielo e in Maria Assunta in cielo abbiamo gustato quella che sarà la conclusione della vita di ogni umana creatura: la visione eterna del Padre. Tutti gli uomini nel momento in cui sono stati concepiti hanno ricevuto la vocazione di cantare eternamente la gloria alla Fonte della vita. La parola che abbiamo questa mattina ascoltata è un canto a questa universalità. La bellezza di ogni umana creatura si percepisce quando entrando al suo interno scopriamo questa meravigliosa vocazione ad entrare nel mistero della gloria e questo lo abbiamo ben intuito da tutte le letture che abbiamo ascoltato:
- il tempio di Gerusalemme sarà casa di preghiera per tutti i
popoli;
- nella storia della salvezza Dio ha racchiuso tutti nella disobbedienza
per usare a tutti misericordia;
- nel bel quadretto del miracolo della donna siro-fenicia la
salvezza va al di là dei confini di Gerusalemme, che era l'esperienza
dell'Antico Testamento.
Il cristiano è chiamato al senso
della universalità poiché l'uomo nel momento in cui appare nella storia è un uomo
che entra in un progetto più grande. E’ molto bello come nella spiritualità del
basso medioevo i mistici di allora davanti alla domanda - Perché l'uomo è stato
creato - davano quella meravigliosa risposta: l'uomo è un pensiero di Dio incarnato
perché possa eternamente lodare il Signore! Un bambino viene concepito e
partorito per iniziare un cammino verso il mistero della gloria, è
l'universalità del cuore di Cristo. Paolo l'aveva espresso in modo molto chiaro
negli inni delle lettere della prigionia: ricapitolare in Cristo tutte le cose.
E in Cristo Gesù tutti gli uomini sono chiamati alla destra del Padre. Noi
spesse volte questa visione di universalità non l'abbiamo sempre ben presente
perché in un modo o in un altro abbiamo delle precomprensioni; pensiamo che
l'uomo siano i suoi comportamenti dimenticando che l'uomo è uomo nella sua pura
identità personale. Per il fatto che è uomo nel momento in cui respira, in quel
momento dice la sua vocazione è quella di lodare eternamente il Padre. Una
simile lettura la possiamo cogliere attraverso tre semplici passaggi che nel
cammino della fede noi dovremmo continuamente ravvivare dentro di noi. E’ sempre
bello andare al prologo di Giovanni che è la sintesi della vita dell'uomo: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato
fatto di tutto ciò che esiste. Quando un bambino è concepito, è concepito in Gesù Cristo perché possa eternamente
lodare il Padre!
Ogni uomo ritrova il senso della
sua vita in Gesù. Questo è un secondo passaggio a cui tante volte non riusciamo
ad attingere il senso della vita. L’uomo, sia che lo sappia sia che non lo
sappia, è un attirato a Gesù, ogni attimo della sua storia e ogni respiro sono
un'attrazione nel mistero di Gesù. La bellezza del costruire la vita umana
nella concretezza di tutti i giorni è nient'altro che elaborare in modo reale,
anche se misterioso, il criterio che ogni uomo è in Gesù e tutto perché
l'esistenza di ogni uomo è un atto della gratuità fedele del Padre. La domanda
che noi tante volte ci poniamo è quella del valore della nostra esistenza. Spesso
volte vogliamo dare un criterio più semplice e più profondo alla condizione
attuale della nostra esistenza, ma alle cose abituali non si dà peso, mentre in
realtà dovremmo continuamente rinverdire in noi la nostra domanda di fondo:
perché esisto? Il mistero di Maria ieri ci ha aperto grandi orizzonti e quei
grandi orizzonti sono la bellezza della nostra vita. E l'immagine che forse implicitamente
condividevamo ieri mattina. Quando sulla riva del mare davanti ad un mare
tranquillo e azzurro, su uno sfondo di infinito che non termina mai, impariamo
a conoscere la vita perché in certo qual modo in quelle onde, in cui ci si
immerge c'è l'esistenza dell'uomo, che è sospinto verso l'infinito. Ecco perché
la bellezza di contemplare Maria gloriosa è vedere in ogni uomo un volto glorioso:
sono la grandezza e la bellezza della nostra vita perché siamo la gratuità di
Dio. Anzi, e qui in certo qual modo entriamo in un orizzonte che non è facile
da acquisire nelle categorie dell'uomo di oggi, quando un uomo muore chiude gli
occhi per riaprirli: chiude gli occhi alla storia per aprirli all'eternità beata.
Ogni uomo per il fatto che è un uomo brama l'infinito. Il fatto stesso che una
persona esista è perché vive questa vocazione che è impressa nella sua persona
d'essere eterno glorificatore del Padre.
Il terzo passaggio che dovremmo
ritrovare è che questa esperienza diventa una vocazione da regalare agli uomini
attraverso la nostra gioia di essere uomini la bellezza di camminare verso una
pienezza che racchiude tutti noi. Chi ama il vissuto quotidiano è già testimone
di questa eternità beata; chi gusta la vita nell’ oggi sa percepire un oggi che
non avrà mai fine ed è il mistero della gloria futura. Ecco allora l'evangelista
Matteo che nell'episodio della donna siro-fenicia ci dice: cos'è la fede? E’
nient'altro che ritrovare in Gesù il gusto della vita. La bellezza di credere è
riscoprire la bellezza del gusto della vita. La fede non è una consolazione psicologica,
ma uno stile con il quale costruire l'istante in un orizzonte infinito dove Dio
è il grande Signore. Se riuscissimo ad avvertire questo sfondo misterioso, ci
accorgeremmo che anche nell’ordine dello spirito viviamo le leggi della
dinamica: ogni movimento dell'uomo ha risonanze infinite. Ora se ogni vibrare
dell'uomo storico s'incarna nel percepire risonanze infinite, la bellezza della
vita umana è avere questo sviluppo meraviglioso verso l'eternità. Di riflesso
ogni uomo è un nostro compagno di viaggio, ogni uomo con tutte le sue
caratteristiche è un meraviglioso compagno di viaggio verso la pienezza della
gloria.
Tutto questo noi lo stiamo vivendo nell'Eucaristia. Spesse volte quando noi andiamo all'Eucarestia, anche per una
prassi che ci ha caratterizzato per più di mille anni, la tendenza è guardare
al momento della consacrazione e dimentichiamo che la bellezza della
consacrazione è quello che viene dopo. Noi nell'eucaristia abbracciamo un mondo
intero. Nell’Eucarestia siamo contemporanei con i fratelli della Nuova Zelanda
e della Terra del Fuoco. Essi sono tutti qui perché qui c'è il Signore! E
quindi la bellezza di questa comunione tra cielo e terra in una universalità
che riempie il nostro cuore di tanta gioia e ci permette di superare in certi
momenti tante nostre solitudini. Se noi guardassimo attentamente alla
narrazione dell'ultima cena, ci ricorderemmo le parole del Maestro: Questo è il
calice della nuova ed eterna alleanza versato per voi e per tutti. In quella
croce gloriosa c'è tutta l'umanità di ieri, di oggi e di domani e quindi in
certo qual modo la parola di questa mattina ci dice: apri il cuore al mondo
intero e allora imparerai a conoscere veramente Gesù. L’ eucarestia è una
grande comunione. In certo qual modo - ed è vero - avviene la consacrazione del pane e del vino,
e siamo consacrati in comunione fraterna con il corpo e il sangue del Signore.
Tutti quelli che si accosteranno all'unico calice e all'unico pane diventeranno
in Cristo un solo corpo e un solo spirito. Noi in questo momento siamo
contemporanei con tutti e tutti sono contemporanei con noi. Apriamo questo orizzonte
che la parola di Dio oggi ci regala in modo che questa chiesa sia la casa di
preghiera per tutti i popoli. Tutti gli uomini entrando in questa chiesa
potranno ritrovare quella misericordia che fa nuove tutte le cose, e la nostra
vita sorretta dalla fede potrà ricevere sempre il grandioso miracolo: Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te
come desideri. E da quell'istante sua figlia fu guarita. Questa sia la
speranza che vogliamo portare a casa oggi in modo che la festa dell'Assunta sia
qualcosa che ci avvolga nel modo più profondo e ci doni la speranza di quella
universalità che sarà il paradiso quando con tutta l'umanità seguiremo l'Agnello
cantando il canto nuovo che solo i 144000, cioè tutti gli uomini, possono
offrire all’Agnello seguendolo ovunque vada.
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