Is 22,19-23 Rm 11,33-36 Mt 16,13-20
OMELIA
L'interrogativo che Gesù pone ai discepoli è un interrogativo che dovrebbe continuamente accompagnarci, poiché la conoscenza di Gesù, la conoscenza del suo mistero, della sua storia, sono il criterio attorno al quale noi costruiamo la nostra vita. L'esperienza di Gesù non è solo l'esperienza di un mistero, ma è l'esperienza di uno stile di vita. Gesù è entrato nel tempo e nello spazio per dare senso e valore alla nostra esistenza. Per mezzo di lui siamo stati creati, in lui viviamo, con lui camminiamo e siamo in attesa di gustarlo eternamente nella gioia del cielo. Ora questa domanda “Chi è Gesù”, che Gesù pone ai discepoli dovremmo sempre porla a noi stessi. È molto bello come nella Parola che questa mattina abbiamo ascoltata vengano chiaramente alla mente tre principi, attraverso i quali entrare nella conoscenza di Gesù: Gesù è il senso portante della vita; la conoscenza di Gesù è un dono del Padre; la conoscenza di Gesù avviene attraverso la gioia del cuore. Sono tre passaggi che ci possono aiutare a entrare in questa Persona che è al di là delle nostre conoscenze, ma che è il criterio portante di ogni frammento della nostra giornata.
- Innanzitutto, Cristo Gesù è il
fondamento della nostra esistenza. Lo abbiamo colto molto bene nella risposta
di Pietro: “Tu sei”. In quel “Tu sei” è racchiuso il senso della vita di
Pietro, della Chiesa e potenzialmente dell'intera umanità. “Tu sei”: in questa
espressione di Pietro si ritraduce una viva professione di fede, uno stile di
vita che deve animare la comunità cristiana. Usando una bella espressione di
Gregorio Nisseno: “Gesù nel cuore, Gesù nella testa, Gesù nelle azioni”. È il
criterio di fondo di tutto il principio creativo di Dio: “ricapitolare in
Cristo tutte le cose, quelle del cielo e quelle della terra”. L'evento cristiano non è una religione,
l’evento cristiano è uno stile per costruire la vita dell'uomo. Quanto più
conosciamo la figura di Gesù, quanto più ci lasciamo penetrare dal suo mistero,
tanto più entriamo in una grande semplicità interiore, che diventa il respiro
del nostro respiro. Gesù non è semplicemente una persona, ma l'atto creativo di
Dio che ci dice di essere autenticamente uomini. Allora davanti alla domanda “E
voi chi dite che io sia?”, con Pietro diciamo:” Tu sei il valore, senza il quale
non riusciamo a vivere”.
- È quell'avere costantemente riferimento, in
tutto quello che siamo e facciamo, a questa azione meravigliosa di Dio. Tutto
questo non è frutto delle nostre semplici azioni. Gesù l'ha detto molto bene a
Pietro: “Non la carne, né il sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio”. La
conoscenza di Gesù passa attraverso un'intensa supplica. Non è studiando che
conosciamo Gesù, noi conosciamo Gesù attraverso una profonda esperienza di
supplica nella quale gridiamo nello Spirito Santo al Padre, perché ci faccia
veramente intuire la profondità della vita del Maestro. Gesù, noi lo sappiamo,
sarà sempre inconoscibile. Paolo lo ha
detto molto bene all'inizio del brano che abbiamo ascoltato. Entrare nel
mistero di Gesù è entrare in qualcuno che noi non conosceremo mai
perfettamente, ma poiché senza di lui non possiamo vivere, eleviamo la supplica
perché il Padre continuamente operi nella nostra vita con questo desiderio di
conoscenza e generi in noi quella purezza per cui Gesù lentamente possa
trasformare il nostro cuore, la nostra mente. le nostre persone. La professione
di fede in Gesù è un atto della benevolenza divina, che penetra in noi e ci
permette di camminare in autentica novità. Quel “Tu sei” vive di una intensa
supplica. È lo Spirito Santo che continuamente ci fa desiderare il volto di
Gesù. È quella supplica dello Spirito che ci introduce nella profondità del
mistero.
- Questo cammino ritrova la sua
verità nella lode, come ha detto l'apostolo Paolo: la verità della professione
di fede è la lode. L'uomo veramente crede quando canta la fede. Noi qualche
volta, davanti al mistero della fede, siamo tentati di rinchiuderci nella
nostra intelligenza, quasi che la fede sia la conclusione di un discorso, la
conclusione di tante parole, ma l'intelligenza davanti al mistero di Gesù si
blocca. L'intelligenza ha il dramma spesso di manipolare la verità. Allora
Paolo ci ha detto che la conoscenza è qualcosa che va al di là di noi stessi e
diventa un'intensa esperienza di lode. Credere è un’esultanza che c'è dentro di
noi, frutto dello Spirito, che ci fa cantare nel senso più vero l’esperienza di
Gesù, che ci orienta su un infinito nel quale la nostra vita può veramente
immergersi. Conoscere Gesù è navigare in un infinito che continuamente ci attira
e qualifica fino in fondo le nostre persone. Ecco perché quando noi ci poniamo
la domanda “Al di là della morte chi saremo e che cosa faremo?”, troviamo la
risposta in quello che stamattina l'apostolo Paolo ci ha detto, sullo sfondo
della storia della salvezza: canteremo eternamente la gloria di Dio, entrando
in modo misterioso in questa personalità di Gesù, che ci orienta a gustare fino
in fondo il volto del Padre.
Ecco perché non dobbiamo mai stancarci nel
lasciarci attirare al mistero di Gesù, perché in questa attrazione noi troviamo
la bellezza e il gusto della vita. Quante volte l'uomo nelle difficoltà della
storia si pone un insieme di perché senza risposte. Questa mattina la Parola ci dice: “Guarda Gesù, lasciati
attirare, in una supplica continua, che ritraduce il desiderio di entrare nel
senso dell'esistenza attraverso la bellezza e il canto del cuore”. Questa
mattina siamo qui in chiesa, perché vogliamo conoscere di più Gesù: è il motivo
per il quale ci ritroviamo in questo luogo e Gesù si rende presente
specialmente nel momento della lode. Noi sappiamo che nella grande preghiera
eucaristica il pane diventa il corpo sacramentale del Signore, il vino diventa
il suo sangue sacramentale, ma questo cambiamento nasce nella lode. “E’
veramente cosa buona e giusta”: nella lode noi ci collochiamo nella libertà di
Dio e, collocati nella libertà di Dio, diventiamo nuovi nella sua creatività.
Ecco perché il cristiano, quando, davanti al
mistero di Gesù, non riesce a coglierne fino in fondo la ricchezza, rende la
sua supplica questa meravigliosa lode, che ci permette di introdurci in qualche
cosa di più grande, che diventa il senso portante alla nostra esistenza
quotidiana. Allora, quando noi, costruendo la nostra vita di tutti i giorni, ci
poniamo la domanda “Chi è Gesù?”, guardiamo in alto, supplichiamo il Padre
perché ci invii lo Spirito. Nel mistero eucaristico il Padre ci rivela la
bellezza e la grandezza del suo Figlio, che diventa la speranza nel nostro
quotidiano. Camminiamo in questa luce, ricchi di questa potenza che viene
dall'alto e non avremo mai paura. Il desiderio della conoscenza di Gesù ci
sosterrà sempre e quanto più lo conosceremo, tanto più ci conosceremo come
uomini e potremo camminare in autentica novità di vita.
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