Ap 11,19a; 12,1–6a.10ab 1Cor 15,20–27° Lc 1,39-56
OMELIA
La Chiesa, dopo averci educato a entrare nella imitazione di Cristo
come criterio portante della nostra vita, oggi ci pone dinanzi al compimento
della storia attraverso il mistero dell'assunzione corporea di Maria in cielo.
In questo mistero contempliamo Maria assunta, pregustiamo la Gerusalemme del
cielo, scopriamo la bellezza della nostra identità umana. Questi tre aspetti sono
circolari tra di loro e ci permettono di intuire che nella festa di oggi noi
stiamo veramente pregustando la Gerusalemme del cielo. Il testo dell'Apocalisse
ci ha rivelato la luminosità della gloria finale. Paolo, a sua volta, ci ha detto
che il Cristo consegna al Padre tutta l'umanità. Nel testo evangelico siamo
invitati ad entrare nel canto della redenzione universale: il Magnificat. La
bellezza della celebrazione odierna ci invita a gustare la pienezza della nostra
vita. Per accedere a tale luminosa esperienza quale potrebbe essere una parola
che ci aiuti ad avvertire questa pienezza? Dobbiamo ricordare a noi stessi che
nella liturgia bizantina la festività odierna, che ricorda il mistero della
divina dormizione di Maria, rappresenta la conclusione dell'anno liturgico: nel
mistero di Maria Assunta l'umanità tutta viene glorificata alla destra del Padre.
Poiché tutti noi siamo chiamati a entrare in questa meravigliosa luminosità, la
parola che ci potrebbe aiutare a intuire la bellezza di questo mistero è avere
la gioia dell'ospitalità.
Nel mistero dell'incarnazione l'umanità in Maria ha dato
ospitalità al Verbo incarnato. Al termine della sua storia Maria, segno della Chiesa
pellegrina nel tempo, segno di ognuno di noi che gusta la vivente imitazione
del Maestro divino, viene accolta nell'ospitalità trinitaria. E’ un mistero che
ci permette di intuire come l'esistenza dell'uomo sia la bellezza di dare
ospitalità al mistero di Gesù Cristo Figlio di Dio per potere essere
eternamente ospiti della Gerusalemme celeste. Infatti oggi, quando si parla del
mistero della rivelazione divina, si sottolinea chiaramente che la rivelazione
è una relazione che Dio fa di se stesso all'uomo rendendosi ospite dell'uomo
stesso. Per cui quanto più noi diamo ospitalità al Dio che viene, quanto più
diamo ospitalità alla storia di Dio, quanto più ci lasciamo trasfigurare da
questa storia divina, tanto più saremo trasfigurati nella gloria. Proviamo a
pensare la nostra esistenza come la costruzione di questa reciproca ospitalità.
Per grazia al mattino diamo ospitalità alla Trinità, alla sera la Trinità ci
rende suoi ospiti eterni. E’ la bellezza della reciprocità. Alla luce di tale
orizzonte chiediamoci ulteriormente: cosa voglia significare questa reciprocità
di ospitalità. Allora scopriamo due coordinate che sono fondamentali per la
nostra vita:
-Dio è innamorato dell'uomo
-dell'uomo come persona, come sacramento vivo della pienezza divina.
Noi qualche volta siamo abituati ad un linguaggio abbastanza
tradizionale ma che oggi fa difficoltà quando diciamo che l'uomo è corpo e
anima. In tale formulazione non ne comprendiamo l'unità personalistica della
creatura umana. L'uomo è persona creata da Dio e l'ospitalità della fede non è altro
che il Dio che entra in rapporto con l'uomo-persona. Considerando il volto
della persona avvertiamo come essa sia intelligenza, sia volontà, sia
corporeità, sia sensorialità. L'insieme di tutti questi aspetti costituiscono
la verità dì essere uomini. Nel momento in cui il Verbo si fa carne diventa
ospite dell'uomo e l'uomo diviene ospite di Dio, è la bellezza della persona
umana! E’ meravigliosa tale verità che noi dovremmo continuamente rimuginare in
noi: siamo una vivente e trasfigurante relazione nella quale nello Spirito ci
lasciamo introdurre nel mistero trinitario di Dio che trasfigura le nostre
persone. E’ la luminosità divina che penetra in noi, per cui, come nel caso di
Maria che è stata assunta nella pienezza della sua personalità, che noi, nel
linguaggio tradizionale traduciamo “corpo e anima”, così anche noi, nel cammino
della nostra esistenza, siamo chiamati a entrare in questa luminosità con tutta
la nostra persona umana, in una luminosa trasfigurazione. E allora la bellezza
della nostra vita come un meraviglioso sacramento: Dio in noi opera attraverso
la nostra storia personale e la nostra storia personale entra progressivamente
nel mistero di Dio. E’ qualcosa che ci deve prendere fino in fondo per cui l'eternità
non è un futuro, l'eternità è un presente. In certo qual modo la frase di Paolo,
che un momento fa abbiamo ascoltato, è estremamente significativa, quando
l'apostolo ha detto che Gesù consegnerà
il regno al Padre: ha consegnato Maria al Padre, consegna la sua Chiesa al
Padre, consegna ciascuno di noi al Padre. Lasciamoci affascinare da una simile
assunzione trasfigurante che ci regala la pienezza del senso della nostra
esistenza.
Il mistero dell'assunzione è il Cristo che ci riconsegna alla realtà del Padre, come ha fatto con Maria. Noi per grazia accogliamo Gesù ospite perché lui ci trasfiguri e, lentamente, ci collochi nel mistero della gloria divina. La fecondità della bellezza della festa odierna è la gioia della nostra umanità glorificata e quando noi gustiamo questa verità ci accorgiamo che la bellezza dell'essere discepoli del Signore è lasciarci trasfigurare nella concretezza storica della nostra persona: è l’oggi della luminosità divina che ci avvolge. E allora se noi riuscissimo a intuire una simile bellezza noi ci accorgeremmo che il cristiano è colui che dando ospitalità riceve il fine della sua vocazione umana: essere ospitato nell'eternità beata. Usando una immagine: Gesù ogni giorno ci chiedi la nostra ospitalità, donaci ora tu l'ospitalità in paradiso. Maria è segno luminoso di questo intenso desiderio che opera in noi. Entrando in questa dinamica il desiderio del paradiso è direttamente proporzionale a come noi diamo ospitalità a Gesù. L'Eucaristia che stiamo celebrando è questo mistero! Noi ci ritroviamo per dare ospitalità a Gesù. Il fatto di essere insieme nell'assemblea liturgica fa sì che il Verbo si faccia carne e allora noi diamo ospitalità a Gesù e il Padre ci regalerà il Figlio nella pienezza del suo mistero di amore perché ci trasfiguri in sé. La bellezza dell'Eucaristia è entrare in questa luminosità che è il paradiso anticipato. L'Eucaristia è di chi è in attesa. Dovremmo tante volte riandare a quello che, magari in modo inconscio diciamo tante volte: “Mistero della Fede! Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione, nell'attesa della tua venuta!” La bellezza dell'Eucaristia è attendere la nostra assunzione gloriosa. Ecco perché un cristiano nel mistero di oggi trova tutte le risposte all'interrogativo circa il futuro della propria vicenda storica, perché si colloca in un clima di eternità beata. Viviamo l'Eucaristia in questo modo, e il momento in cui noi ci accosteremo all'eucarestia vivremo proprio del Risorto che ci da se stesso, che colloca se stesso nelle nostre persone e noi veniamo trasfigurati. La celebrazione dell'Eucarestia che stiamo vivendo questa mattina costituisca l'inizio di quella Eucaristia gioiosa, quando il Cristo ci regalerà se stesso nella visione gloriosa. Allora insieme a tutti i Santi lo contempleremo per tutta l'eternità beata nella luminosità candida dello Spirito e nella gustazione gloriosa del volto del Padre.
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