15 agosto 2021

ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA (MESSA DEL GIORNO) – SOLENNITÀ

Ap 11,19a; 12,1–6a.10ab 1Cor 15,20–27°      Lc 1,39-56

OMELIA

La Chiesa, dopo averci educato a entrare nella imitazione di Cristo come criterio portante della nostra vita, oggi ci pone dinanzi al compimento della storia attraverso il mistero dell'assunzione corporea di Maria in cielo. In questo mistero contempliamo Maria assunta, pregustiamo la Gerusalemme del cielo, scopriamo la bellezza della nostra identità umana. Questi tre aspetti sono circolari tra di loro e ci permettono di intuire che nella festa di oggi noi stiamo veramente pregustando la Gerusalemme del cielo. Il testo dell'Apocalisse ci ha rivelato la luminosità della gloria finale. Paolo, a sua volta, ci ha detto che il Cristo consegna al Padre tutta l'umanità. Nel testo evangelico siamo invitati ad entrare nel canto della redenzione universale: il Magnificat. La bellezza della celebrazione odierna ci invita a gustare la pienezza della nostra vita. Per accedere a tale luminosa esperienza quale potrebbe essere una parola che ci aiuti ad avvertire questa pienezza? Dobbiamo ricordare a noi stessi che nella liturgia bizantina la festività odierna, che ricorda il mistero della divina dormizione di Maria, rappresenta la conclusione dell'anno liturgico: nel mistero di Maria Assunta l'umanità tutta viene glorificata alla destra del Padre. Poiché tutti noi siamo chiamati a entrare in questa meravigliosa luminosità, la parola che ci potrebbe aiutare a intuire la bellezza di questo mistero è avere la gioia dell'ospitalità.

Nel mistero dell'incarnazione l'umanità in Maria ha dato ospitalità al Verbo incarnato. Al termine della sua storia Maria, segno della Chiesa pellegrina nel tempo, segno di ognuno di noi che gusta la vivente imitazione del Maestro divino, viene accolta nell'ospitalità trinitaria. E’ un mistero che ci permette di intuire come l'esistenza dell'uomo sia la bellezza di dare ospitalità al mistero di Gesù Cristo Figlio di Dio per potere essere eternamente ospiti della Gerusalemme celeste. Infatti oggi, quando si parla del mistero della rivelazione divina, si sottolinea chiaramente che la rivelazione è una relazione che Dio fa di se stesso all'uomo rendendosi ospite dell'uomo stesso. Per cui quanto più noi diamo ospitalità al Dio che viene, quanto più diamo ospitalità alla storia di Dio, quanto più ci lasciamo trasfigurare da questa storia divina, tanto più saremo trasfigurati nella gloria. Proviamo a pensare la nostra esistenza come la costruzione di questa reciproca ospitalità. Per grazia al mattino diamo ospitalità alla Trinità, alla sera la Trinità ci rende suoi ospiti eterni. E’ la bellezza della reciprocità. Alla luce di tale orizzonte chiediamoci ulteriormente: cosa voglia significare questa reciprocità di ospitalità. Allora scopriamo due coordinate che sono fondamentali per la nostra vita:

-Dio è innamorato dell'uomo

-dell'uomo come persona, come sacramento vivo della pienezza divina.

Noi qualche volta siamo abituati ad un linguaggio abbastanza tradizionale ma che oggi fa difficoltà quando diciamo che l'uomo è corpo e anima. In tale formulazione non ne comprendiamo l'unità personalistica della creatura umana. L'uomo è persona creata da Dio e l'ospitalità della fede non è altro che il Dio che entra in rapporto con l'uomo-persona. Considerando il volto della persona avvertiamo come essa sia intelligenza, sia volontà, sia corporeità, sia sensorialità. L'insieme di tutti questi aspetti costituiscono la verità dì essere uomini. Nel momento in cui il Verbo si fa carne diventa ospite dell'uomo e l'uomo diviene ospite di Dio, è la bellezza della persona umana! E’ meravigliosa tale verità che noi dovremmo continuamente rimuginare in noi: siamo una vivente e trasfigurante relazione nella quale nello Spirito ci lasciamo introdurre nel mistero trinitario di Dio che trasfigura le nostre persone. E’ la luminosità divina che penetra in noi, per cui, come nel caso di Maria che è stata assunta nella pienezza della sua personalità, che noi, nel linguaggio tradizionale traduciamo “corpo e anima”, così anche noi, nel cammino della nostra esistenza, siamo chiamati a entrare in questa luminosità con tutta la nostra persona umana, in una luminosa trasfigurazione. E allora la bellezza della nostra vita come un meraviglioso sacramento: Dio in noi opera attraverso la nostra storia personale e la nostra storia personale entra progressivamente nel mistero di Dio. E’ qualcosa che ci deve prendere fino in fondo per cui l'eternità non è un futuro, l'eternità è un presente. In certo qual modo la frase di Paolo, che un momento fa abbiamo ascoltato, è estremamente significativa, quando l'apostolo ha detto che Gesù consegnerà il regno al Padre: ha consegnato Maria al Padre, consegna la sua Chiesa al Padre, consegna ciascuno di noi al Padre. Lasciamoci affascinare da una simile assunzione trasfigurante che ci regala la pienezza del senso della nostra esistenza.

Il mistero dell'assunzione è il Cristo che ci riconsegna alla realtà del Padre, come ha fatto con Maria. Noi per grazia accogliamo Gesù ospite perché lui ci trasfiguri e, lentamente, ci collochi nel mistero della gloria divina. La fecondità della bellezza della festa odierna è la gioia della nostra umanità glorificata e quando noi gustiamo questa verità ci accorgiamo che la bellezza dell'essere discepoli del Signore è lasciarci trasfigurare nella concretezza storica della nostra persona: è l’oggi della luminosità divina che ci avvolge. E allora se noi riuscissimo a intuire una simile bellezza noi ci accorgeremmo che il cristiano è colui che dando ospitalità riceve il fine della sua vocazione umana: essere ospitato nell'eternità beata. Usando una immagine: Gesù ogni giorno ci chiedi la nostra ospitalità, donaci ora tu l'ospitalità in paradiso. Maria è segno luminoso di questo intenso desiderio che opera in noi. Entrando in questa dinamica il desiderio del paradiso è direttamente proporzionale a come noi diamo ospitalità a Gesù. L'Eucaristia che stiamo celebrando è questo mistero! Noi ci ritroviamo per dare ospitalità a Gesù. Il fatto di essere insieme nell'assemblea liturgica fa sì che il Verbo si faccia carne e allora noi diamo ospitalità a Gesù e il Padre ci regalerà il Figlio nella pienezza del suo mistero di amore perché ci trasfiguri in sé. La bellezza dell'Eucaristia è entrare in questa luminosità che è il paradiso anticipato. L'Eucaristia è di chi è in attesa. Dovremmo tante volte riandare a quello che, magari in modo inconscio diciamo tante volte: “Mistero della Fede! Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione, nell'attesa della tua venuta!” La bellezza dell'Eucaristia è attendere la nostra assunzione gloriosa. Ecco perché un cristiano nel mistero di oggi trova tutte le risposte all'interrogativo circa il futuro della propria vicenda storica, perché si colloca in un clima di eternità beata. Viviamo l'Eucaristia in questo modo, e il momento in cui noi ci accosteremo all'eucarestia vivremo proprio del Risorto che ci da se stesso, che colloca se stesso nelle nostre persone e noi veniamo trasfigurati. La celebrazione dell'Eucarestia che stiamo vivendo questa mattina costituisca l'inizio di quella Eucaristia gioiosa, quando il Cristo ci regalerà se stesso nella visione gloriosa. Allora insieme a tutti i Santi lo contempleremo per tutta l'eternità beata nella luminosità candida dello Spirito e nella gustazione gloriosa del volto del Padre.


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