Dt 4,1-2.6-8 Gc 1,17-18.21b-22.27 Mc 7,1-8.14-15.21-23
OMELIA
In queste domeniche l'evangelista Giovanni ci ha aiutato a entrare
nella bellezza dell'esperienza della fede, come accoglienza nella nostra
persona del mistero della persona stessa di Gesù. Si è rafforzata per noi la
convinzione che la grandezza della nostra esperienza di discepoli sta nel far
abitare il Maestro nella nostra esistenza e nel lasciarci qualificare dal
mistero del suo amore. Oggi la Parola ci aiuta ad approfondire cosa significhi accogliere il Signore nella nostra
esistenza, per poterlo rendere criterio portante nelle scelte quotidiane della
vita. Tre sono gli aspetti che emergono: l'importanza del cuore, la dimensione
dell'ascolto, l'incarnazione di ciò che avviene tra il Signore e noi nel
dialogo del cuore. La bellezza della nostra vita come accoglienza del Maestro
sta nel fatto che noi incarniamo la sua persona nel percorso esistenziale di
tutti i giorni. Rendere Gesù ospite della nostra esistenza vuol dire renderlo principio
qualificante di ogni azione. Nella nostra analisi il primo elemento da
approfondire è quello di guardare il cuore per coglierne la profondità misterica.
Se noi siamo attenti alla tradizione biblica, il criterio di fondo della vita è
dato dal cuore che ritraduce tutta la vitalità, tutti i sentimenti, tutte le
fonti delle nostre azioni. L'uomo è il suo cuore. Quando noi accogliamo il Maestro,
lo accogliamo nell'interiorità della nostra persona e un simile atteggiamento
vuol dire fargli spazio nell'esperienza del cuore perché le pulsazioni del
cuore di Gesù diventino le pulsazioni del nostro cuore. In questo intenso
desiderio spirituale dovrebbe nascere una meravigliosa e intensa sintonia
esistenziale tra quello che il Signore ci suggerisce con la sua presenza e il
nostro stile di vita. Ecco perché il cristiano guarda sempre a quello che opera
nel suo cuore, è quella attenzione interiore che caratterizza la nostra
esistenza di discepoli. Il dialogo con il Maestro è l'incontro di cuori, che
sanno gustare una intensa reciprocità. La persona di Gesù entra in noi,
sedimenta in noi la sua interiorità, e noi in questa interiorità costruiamo il
nostro istante per offrirgli un volto storico.
Ma per entrare in modo fecondo in tale dinamica, il nostro cuore
deve essere in stato di ascolto, come ci ha suggerito il libro del Deuteronomio.
L’ebreo infatti, come principio di fondo della sua vita, ripete per tre volte
al giorno l'espressione: “Ascolta Israele!” perché l'ascolto è l'atteggiamento
di una persona che si sente intensamente amata da un Dio che ama farsi
continuamente storia. L'ascolto è il cuore che è davanti a qualcosa di grande
che lo prende, lo affascina e lo illumina. E’ quel meraviglioso dialogo
esistenziale che noi dovremmo continuamente costruire nella nostra esistenza. Se
il cuore vuol essere sempre in sintonia con il Maestro deve essere sempre in
stato di profondo ascolto di questa presenza che ci attira, e noi ascoltiamo in
proporzione al fascino di chi parla. Ecco perché Cristo viene ad abitare in noi;
la sua presenza è una parola vivente che illumina, riscalda e guida la persona
alle scelte nello stile del vangelo. Ecco perché noi conserviamo, per quello
che è possibile, un profondo silenzio interiore perché il Maestro possa
veramente accadere nella nostra esistenza con tutta la sua libertà. Un cuore
attento è un cuore in ascolto. In certo qual modo dovremmo sempre ripetere a
noi stessi interrogativo: "Che cosa
dice il Signore?" E allora le diverse parole che avvolgono la nostra
storia, quali la parola del quotidiano, la parola sacramentale di Dio nella
assemblea liturgica e nella vita spirituale, la parola dei fratelli e delle
sorelle che accompagnano il cammino feriale, la parola della storia universale
e cosmica... Queste sono tutte parole che il cuore accoglie perché ogni dono -
ha detto Giacomo - viene dall'alto. Un cuore veramente innamorato è un cuore
che ascolta e quando l'ascolto è intenso si incarna, assume forme concrete che
danno volto al quotidiano. Tante volte dovremmo chiederci: " Perché ho agito in un certo modo? Quali sono stati i criteri di
delle scelte che oggi ho fatto?" E la risposta è: “Sei tu o Signore che oggi mi hai parlato! Che sei entrato
nella mia esistenza, mi hai illuminato, hai scaldato il cuore, e mi hai dato la
forza di dire: faccio questa scelta!” Interiormente dovremmo sempre dire: “così
dice il Signore!” e allora, come conseguenza, il cuore in ascolto - perché è
innamorato del Maestro - incarna nella ferialità la sua parola.
La vita di tutti i giorni è destinata a dare un volto a ciò che
abita nel nostro cuore. Dovremmo in certo qual modo avere una attenzione alle
dinamiche che percepiamo dentro di noi perché esse siano proprio in sintonia
con il mistero di Dio che si rivela ogni giorno a ciascuno di noi. Non per
niente quando noi abbiamo un cuore attento e puro, esso vibra davanti a tutte le
stimolazioni che la storia offre e, se noi impariamo a leggere la storia come
il Dio che ci parla, le nostre azioni saranno l'incarnazione di questo grande
mistero del Dio che entra nella nostra vita. Giorno per giorno Gesù ci dice
oggi: “La mia persona è determinante
nella tua vita. Guarda se il tuo cuore è in sintonia con il mio!” Perché il
Signore non guarderà a tante cose che facciamo o che non facciamo, alle
tradizioni o alle non-tradizioni… sono fatti culturali, non sono fatti umani nel
più profondo. Dovremmo imparare a guardare solo al tipo di pulsazioni che nel
nostro cuore emergeranno nell'ascolto che si incarnerà poi nella semplicità e
nella verità del linguaggio.
Credo che questa mattina il Signore, convocandoci attorno a sé, ci
voglia dire una cosa molto bella: Rendi
semplice la tua vita. Gesù abita il
nostro cuore, e ciascuno di noi entra in questo dialogo fin dal mattino quando
ci svegliamo in modo che la potenza del Signore agisca in noi, e poiché il
Signore è nel nostro cuore nella nostra mente, egli sarà anche nei nostri
pensieri e nelle nostre azioni. E’ il mistero eucaristico! La bellezza di
accostarsi all'Eucaristia è sentire il cuore di Dio che vibra dentro di noi.
Ecco perché quando ci accostiamo ai divini misteri il nostro sguardo è rivolto
al Maestro: il pane! È rivolto al Maestro che ci dà quel pane, è rivolto al Maestro
che ci dice la sua parola: il mio corpo! E quando noi nel cuore intuiamo il
darsi di questa bellezza, allora tutta la nostra giornata, tutta la nostra
settimana sarà un vibrare in sintonia con Gesù perché Gesù sia l'incarnazione
di ogni istante. Come conseguenza alla sera dovremmo dire al Padre: " Oggi
ho vissuto un po' più in sintonia con il tuo Figlio." E se noi sapremo
costruire così la nostra esistenza, questa Eucaristia, che stiamo
celebrando" ci rinnoverà in questo meraviglioso cammino. Allora noi saremo
veramente beati, saremo persone - usando un'espressione di Giacomo - saremo
primizia delle nuove creature, quelle creature, che salvate, accolgono,
ruminano, seminano, incarnano. E allora la nostra vita sarà la vita di Gesù che
si espande continuamente nelle nostre persone, con una grande libertà di
spirito, in una espansione universale e globale del dono della rigenerazione
esistenziale.
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