Es 16,2-4. 12-15 Ef 4,17.20-24 Gv 6,24-35
OMELIA
La vita del cristiano è un dialogo continuo tra l’esperienza del
Padre che entra nella storia dell’uomo e l’uomo che è attirato ad entrare in
questo dialogo. E poiché la vita cristiana è dialogo, nasce in noi la stessa
domanda che i ricercatori di Gesù hanno posto al Maestro: “quali opere dobbiamo
fare perché possiamo veramente avere questa viva relazione con te espressa nel
segno del pane?”. E la grande risposta
di Gesù: “questa è l’opera che dovete compiere, credere in colui che il Padre
ha mandato e sul quale il Padre ha posto il suo sigillo”.
Se vogliamo veramente entrare in un mistero di relazione, dobbiamo
compiere non tante cose, ma dobbiamo entrare in un'esperienza di fede: compiere
l’opera di Dio. E allora intuiamo alcuni passaggi che ci permettono di
costruire la nostra esistenza come un dialogo. Innanzitutto occorre avere una
grande purezza di cuore, dove la purezza del cuore è l’apertura della persona
al mistero stesso di Dio. La risposta che hanno dato i seguaci di Gesù dopo il
miracolo della moltiplicazione dei pani, era nell’ordine di “che cosa dobbiamo
fare?” È un po’ il dramma dell’autosufficienza dell’uomo. L’uomo anche nel
rapporto con Dio pensa di dover fare tante cose. Gesù ci chiede una cosa sola:
credere, cioè entrare in un’azione nella quale Gesù è il grande protagonista.
Sono quelle persone che seguono Gesù o è Gesù che li ha trascinati e si sono
messi in cammino con Lui e per Lui? L’opera che innanzitutto ci è chiesta è di
percepire la sua azione dentro di noi, poiché la bellezza della fede è dare
ospitalità alla signoria di Cristo. Credere non è pensare, non è ragionare, ma
una purezza di cuore che spalanca la propria persona al darsi del mistero di
Dio. Per poter entrare in questo dialogo la purezza del cuore postula che noi
mettiamo da parte ogni nostro desiderio, ogni nostro stile di vita che può diventare
un impedimento alla comprensione del Maestro: lasciargli la libertà di una presenza, poiché il cristiano deve
lasciarsi costruire da questa presenza. Ecco perché si parla oggi di dare “ospitalità”
a Gesù. Il passare da un’intelligenza che riflette ad un cuore che si apre
perché Dio sia il creatore dell’uomo nuovo.
In questo la bellezza del dialogo tra Gesù e noi è la bellezza di
un grande ascolto, dove l’uomo percepisce il darsi di Dio continuamente a noi.
E’ accogliere l’avventura del mistero. Qui noi cogliamo la bellezza del cammino
della fede, perché se guardiamo attentamente, credere è fidarsi, credere è
affidarsi, credere è lasciarci coinvolgere nel mistero del Dio che si rivela.
E’ quel silenzio interiore nel quale noi percepiamo la signoria di Gesù.
Credere è avvertire che Gesù è il Signore della nostra persona. Ci liberiamo
dall’esigenza di fare tante cose entrando nella libertà operativa di Dio.
Infatti, una delle distinzioni che noi dovremmo compiere a livello interiore è:
una cosa sono le verità di fede, una cosa è la fede. Le verità di fede sono
interpretazioni culturali del mistero di Gesù e sono variabili. La bellezza della fede è accogliere una
presenza, una presenza creatrice che dà senso alla nostra vita. Ecco perché
Gesù usa l’immagine del pane: l’uomo non vive senza mangiare, l’uomo non vive
senza un profondo senso della vita. Ospitare Gesù, farlo entrare nella nostra
storia perché illumini la nostra esistenza. Ecco perché l’uomo di oggi ha paura
davanti alla fede. L’uomo di oggi ha paura di dire “Credo!” perché ha paura di
dire “mi affido”, affido la mia storia a un mistero più grande di me perché è
in questo mistero che si coglie effettivamente il senso della nostra esistenza.
Credere è il primato del vivere e quando l’uomo vive cammina veramente in
novità di vita. Ecco perché il cristiano, quando recita il Padre nostro, recita
una preghiera che dice questo, soprattutto se leggiamo il Padre nostro nella
recensione dell’evangelista Luca: donaci ogni giorno il nostro pane soprassostanziale,
ogni giorno, ogni giorno entrare nel mistero del darsi di Dio, perché Dio è
nuovo ogni giorno, Dio è creativo continuamente, Dio è una parola che raggiunge
le nostre persone!
Il puro di cuore spalanca la propria esistenza all’accadimento di
una presenza. Io sono il pane della vita,
io sono l’ospite che dà senso alla tua storia, che illumina i tuoi
interrogativi e ti colloca nella situazione della vera libertà di cui Paolo ha
parlato nella seconda lettura. Allora credo che se la nostra esistenza è un dialogo
continuo, per poterlo rendere veramente fecondo, chiediamo la purezza del cuore…il
fascino di Gesù che ci attira continuamente a sé e, in questa attrazione, noi
percepiremo il rivelarsi di una persona che è il senso della vita. Il Signore
non vuole che facciamo tante cose, perché le tante cose che facciamo possono
illuderci che ci possiamo salvare. La bellezza dell’avventura, la bellezza di
dare ospitalità al Maestro divino è lasciargli la libertà di azione. Dio può
parlarci sempre, ovunque, in qualunque situazione storica, ogni giorno è una
parola di Dio per noi per poter camminare in un’autentica novità di vita.
Allora la libertà di Dio che entra nella nostra libertà ci rende uomini liberi,
è il dialogo autentico della fede! Ecco perché anche noi davanti alla domanda
“quali opere dobbiamo fare?”, anche Gesù risponde a noi: “che crediamo
nell’opera che il Padre fa in noi”. Questa è l’opera di Dio: che crediate,
che spalanchiate la vostra esistenza a colui che il Padre vi ha inviato: la
presenza di Gesù! E quando uno coglie la presenza non ha bisogno di fare tante
cose, ma entra in quella libertà che gli permette di camminare ogni giorno in
novità di vita. E’ quel silenzio ricco di amore che apre la propria persona ad
una meravigliosa presenza.
L’Eucaristia che stiamo celebrando non è il meraviglioso dialogo
tra il Cristo e noi? E noi nel momento in cui ci accostiamo a Lui, egli ci
dice: “Io sono il pane della vita”,
io sono la luce, il calore, la forza della tua esistenza”. E’ il dialogo che fa nuove le nostre persone.
Entriamo in questo mistero al quale siamo chiamati per evitare che
possiamo essere catturati dalle tante cose che facciamo dimenticando che la
bellezza del dialogo con Dio è lasciargli libertà di azione per essere quelle
persone nuove per le quali Gesù dà continuamente il senso della vita. Ecco l’Eucaristia
che stiamo celebrando, un dialogo dove il Signore ricolma le nostre persone
della sua presenza veramente inesauribile.
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