Ne 8,2-4a.5-6.8-10 1Cor 12,12-30 Lc 1,1-4; 4,14-21
OMELIA
Il dono del
tempo è un dono per crescere nel desiderio della conoscenza di Gesù. Un simile
orientamento rappresenta tutto l'itinerario della nostra vita per conoscere il
Maestro e ritrovare il lui il nucleo fondamentale della nostra storia. E’
quello che questa mattina l'evangelista Luca ci vuole offrire, presentando Gesù
come il compimento della rivelazione divina: Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato. L'uomo
che vuole riscoprire veramente se stesso, nella persona di Gesù ritrova la luce
che illumina i suoi passi. E' quello che ci insegna il salmo che accompagna
ogni giorno la preghiera della comunità cristiana: Lampada ai miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino. In ascolto di quello che Luca ci ha detto,
cerchiamo di comprendere cosa significhi che Gesù è la parola di Dio per noi in
cammino, in modo da poter crescere in vera novità di vita e, per aiutarci in
questo, l'evangelista Luca ci pone dinanzi tre momenti:
- il
contesto della rivelazione, che è la sinagoga in giorno di sabato,
- l'azione
creatrice dello Spirito Santo che permette al Signore di essere presente,
- ma
soprattutto il nucleo fondamentale: Gesù è “l’oggi” della parola del Padre.
L'evangelista
utilizza questo triplice criterio per aiutarci a intendere come “oggi” noi
possiamo veramente accogliere la Parola come senso della nostra esistenza.
Innanzitutto
si rivela importante cogliere il contesto. Questa rivelazione di Gesù - Parola del Padre – avviene nella sinagoga
perché la sinagoga è il luogo del culto della Parola. Se noi entriamo in una sinagoga
ci accorgiamo che il centro è un tabernacolo che conserva la Legge, perché il
culto è il modo nel quale la Parola si rivela; non è un udire delle parole, ma
è il Dio che si manifesta. Un simile significato l'evangelista Luca ce lo
comunica in chiaro riferimento alla vita della Chiesa: ogni volta che ci
ritroviamo nell'assemblea eucaristica Gesù ci parla, entra in rapporto con noi,
ci regala la sua comunione all'interno del cuore del Padre. La Parola è la
nostra vita, specialmente quando ci ritroviamo per lodare, glorificare e
supplicare il Signore. Se noi ci ritroviamo questa mattina è perché Dio ci
parli.
Questo
contesto celebrativo rappresenta il luogo nel quale respiriamo l'azione del
calore e della luce dello Spirito Santo. Tante volte ci poniamo l'interrogativo
Come possiamo comprendere le Scritture?
e allora lo Spirito Santo che aleggia su questa assemblea, lo Spirito Santo che
è dentro ciascuno di noi diventa la chiave interpretativa: il Signore è
presente! E nello Spirito Santo ci viene consegnata la bellezza della
comunicazione divina. Dobbiamo sempre ricordare a noi stessi che non siamo qui riuniti
semplicemente per porre un rito, ma perché il Signore ci vuol parlare e diventa
veramente colui che ci regala la bellezza di vivere. Tuttavia scaturisce
l'interrogativo di fondo: cos'è o chi è questa Parola? Noi spesse volte
pensiamo che la parola di Dio sia un libro. La Trinità non ha mai scritto
nessun libro, la Parola di Dio è la gioia di Dio di regalarsi, attraverso una
molteplicità di modi, ma al centro c'è la persona di Gesù. E’ bello ritrovarci
ogni domenica nella divina liturgia perché il Risorto ci vuol comunicare se
stesso e attraverso la ritualità sta parlando. E' sicuramente molto bello il
modo con il quale nel libro dell'Apocalisse l'autore cerchi di collocare
l'assemblea nel Dio che si rivela e usa una espressione che linguisticamente ci
fa difficoltà vedere la voce. In
genere noi diciamo con la voce udiamo la voce. L'autore dell'Apocalisse vive in
modo così profondo del mistero del Dio che si rivela da usare questa espressione
vedere la voce. Se noi guardiamo
attentamente il contenuto che vi è sedimentato ci accorgeremmo di una cosa:
quando noi siamo intensamente innamorati di una persona, mentre anche in
lontananza ci parliamo, vediamo l'altra persona! Ecco perché l'evangelista Luca
ci dice che quando ci ritroviamo nella divina liturgia è il Risorto che ci
parla.
Non per
niente, dopo ogni lettura, noi usiamo quell'espressione: Parola di Dio! Rendiamo grazie a Dio! Il Gesù intensamente amato da
noi ci ha ancora parlato! Oggi non abbiamo semplicemente ascoltato il libro di
Neemia, o il testo dell'apostolo Paolo oppure la testimonianza evangelica di
Luca. Nel contesto orante dell'assemblea, nel soffio dello Spirito Santo, abbiamo
udito delle parole vedendo una persona! E’ il grande il mistero! Il Padre ci
sta parlando nella persona di Gesù. Un simile ragionamento emerge ancora più
chiaro al momento della proclamazione del Vangelo quando proclamiamo: Lode a te o Cristo! Gloria a te o Signore!
E se noi entriamo nella comprensione di questo testo troviamo due vocativi “O
Cristo” – “O Signore”. In quell'istante noi tutti stiamo vedendo la voce perché
la bellezza della Parola è il gusto di una presenza. La parola in termini
fenomenologici non è semplicemente una forma linguistica. Se noi entriamo in
profondità la parola è la comunicazione di una interiorità che si regala
all'uomo, la parola è l'io che riscalda il cuore del tu. In tale sfondo ci
accorgiamo la densità del valore della Parola di Dio: il Verbo incarnato in mezzo a noi che ci regala la sua intimità
perché possiamo veramente camminare alla sua luce, come dicevamo all'inizio: Lampada ai miei passi è la tua parola, luce
sul mio cammino. Il cristiano gusta la Parola contemplando il Verbo
incarnato. Se noi riuscissimo veramente a penetrare questo mistero, noi al
mattino verremmo in chiesa con questo desiderio: Cosa ci dirà questa mattina Gesù risorto in mezzo a noi?
Nell'assemblea
eucaristica Egli ci sta parlando, ci sta regalando l'intimità del Padre. E
allora la bellezza di ritrovarci qui è gustare la presenza del Cristo che ci
parla. A tale scopo possiamo cogliere una interessante osservazione. Se
l'evangelista Luca incomincia la narrazione della vita pubblica di Gesù con la
parola che nella sinagoga si realizza, egli conclude il suo Vangelo con l'incontro
dei discepoli di Emmaus, i quali davanti alle parole del misterioso personaggio
affermavano: Non ci ardeva forse il
cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava
le Scritture? il Risorto ci dà il suo calore, la sua luce, la bellezza
della sua comunicazione.
Allora anche
noi questa mattina desideriamo fare nostri i sentimenti dei discepoli di Emmaus:
rimani con noi perché si fa sera.
Ecco la celebrazione eucaristica!
Dalla
condivisione della Parola scaturisce la condivisione dei doni eucaristici dove il
Risorto ci dice “Quella parola che vi ha
rivelato l'interiorità del Padre diventa il mio corpo e il mio sangue”,
quella parola diventa Sacramento pieno, è la bellezza della nostra vita: avere
continuamente la comunicazione del cuore della Santissima Trinità. Ecco perché
il culto è il Padre che si rivela, che ci regala la Parola che è la persona di
Gesù nella luce interpretativa dello Spirito Santo. Sarebbe bello se ogni
domenica ritornando a casa potessimo dire: questa
mattina Gesù mi ha detto questa parola! Un simile atteggiamento diventa parola
di vita, luce di speranza, calore per crescere nella vera immedesimazione del Maestro.
Viviamo così questa Eucarestia e allora quando noi sentiamo il termine “Parola di Dio” non pensiamo a un libro, ma lasciamoci attirare da una persona: il Risorto! Parola del Padre! E allora potremmo camminare in quella novità del cuore dove il Signore continuamente ci regala se stesso: Parola di vita eterna!
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