Is 62,1-5 1Cor 12,4-11 Gv 2,1-11
OMELIA
Il nostro
cammino nel tempo ha dentro di sé una duplice esperienza: gustare l’intimità
del Maestro, crescere nel desiderio di vedere la gloria di Dio. A chi si pone
l'interrogativo - come noi possiamo entrare nell’intimità di Gesù per vedere la
bellezza del volto del Padre? - l'evangelista Giovanni ci insegna il metodo
attraverso l'incontro di Gesù nella esperienza del banchetto di Cana, sacramento
dell'incontro di Gesù con la sua Chiesa. Ed è interessante riandare a quello
che ascoltavamo il giorno di Natale: E
il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi e noi abbiamo
contemplato la sua gloria… Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia
su grazia.
Il brano
del Vangelo che abbiamo ascoltato ci ha detto che Gesù ha rivelato la sua
gloria ai discepoli e quel gesto del vino che nasce da quell'acqua è
nient'altro che il segno fondamentale che caratterizza la vita di Gesù. Questo
segno meraviglioso infatti non è soltanto il primo segno, ma “il segno” per
eccellenza al quale tutti noi dobbiamo richiamarci per poter vedere la gloria
di Dio. Se sappiamo entrare nella convivialità che caratterizza il brano, noi
cogliamo due aspetti che ci permettono di percepire quella esperienza
dell'intimità con Gesù per poter entrare nella gloria: è l'incontro tra l'ora
del Padre e la povertà dell'uomo.
Innanzitutto
teniamo presente il significato dell'ora del Padre. Infatti davanti alla
domanda o interpellanza di Maria, Non hanno vino, Gesù dà una risposta
meravigliosa che, nel testo greco, non suona come abbiamo ascoltato Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta
la mia ora. In quel momento Gesù
si presenta come colui che vive lo stretto rapporto con il Padre. Gesù
obbedisce solo al Padre perché la sua esistenza è il Padre. Egli stesso ha
affermato: il Figlio da sé non fa nulla
se non quello che vede compiere dal Padre. L'incontro nuziale tra Cristo e
la sua Chiesa avviene in questo meraviglioso contesto. Gesù ha come criterio di
fondo della sua esistenza, della sua storia l’incontro con il Padre, in una
intensa relazionalità di obbedienza. Ecco perché il cristiano sa esattamente
che se vuol conoscere Gesù deve avere questo primo elemento fondamentale nel
cammino della sua storia: amare l’oggi del Padre!
Davanti a
questo “oggi” l'uomo regala la sua povertà: Non hanno vino. La gioia della convivialità sta nell'assumere il
vino che è l'ebrezza, il gusto della reciprocità. Inoltre ci sono 6 anfore e il
numero 6 dice l'imperfezione dell'uomo, è l'uomo che ha davanti a sé la propria
povertà e quelle anfore vengono riempite di acqua, quell'acqua che è destinata
a qualcosa d'altro, sono destinate a entrare nella convivialità con Gesù. Nel
momento in cui noi entriamo nella sua ora, nell'ora del Padre, dobbiamo
regalargli la nostra povertà. Ma come avviene questo cambiamento, dalla povertà
alla ricchezza, dall'incompiutezza alla pienezza, dall'uomo che si dibatte
nelle povertà della storia e l'incontro con la ricchezza di Dio?
Attraverso
una parola molto semplice: l'obbedienza! Entrare nella gloria di Dio è Gesù che
entra nell' obbedienza del Padre. Ricordiamo l'orto degli Ulivi secondo
Giovanni: Padre, è venuta l’ora:
glorifica il Figlio tuo... Venne allora una voce dal cielo: “L’ho glorificato e
lo glorificherò ancora!”. Gesù si colloca in stato di obbedienza. Maria, a
sua volta, entra nell'obbedienza di Gesù Qualsiasi cosa vi dica, fatela e
Gesù dà il comando.
La bellezza
del mistero di questa convivialità è tutta nell'obbedienza: l'obbedienza di
Gesù al Padre, l'obbedienza di Maria a Gesù, l'obbedienza dei servi a Gesù e a
Maria. Il risultato è il vino messianico, è la novità del mondo. La bellezza
dell'esistenza del cristiano è inserire in una profondità di vita interiore la
propria povertà nella grandezza obbedenziale di Gesù, è entrare nel mondo
nuovo, è entrare in una intimità, è entrare in un'apertura sulla gloria di Dio.
Ecco perché la Chiesa ci ha offerto come primo brano biblico della celebrazione
odierna la nuzialità della nuova alleanza nel testo di Isaia, perché la
bellezza di questo incontro tra la nostra povertà e la sua grandezza diventa
per noi la fecondità della vita, l'acqua diventa vino, il vino buono che nel
testo greco è il vino bello, è entrare nella bellezza di Dio. Quando l'uomo
entra nella bellezza di Dio, si trova esattamente a vivere in modo autentico il
testo del prologo di Giovanni: il Verbo
si fece carne e venne ad abitare. In questa esperienza noi gustiamo la
convivialità esistenziale con le tre Persone divine e con l'intera umanità e
nel e
noi vedemmo la sua gloria avvertiamo l'apertura delle nostre persone sul
mistero di Dio. E’ la bellezza della nostra esistenza, la bellezza di regalare
in atteggiamento di obbedienza la propria povertà a Gesù per entrare nella
gloria del Padre.
Spesse
volte questa metodologia noi non la sappiamo apprendere perché non abbiamo
davanti a noi questo orizzonte, perché non coltiviamo interiormente questi
sentimenti. Gesù è il grande protagonista in questa convivialità e in lui ci
ritroviamo arricchiti per grazia. Ben sappiamo che stiamo percependo la
bellezza di entrare nel mistero della sua gloria, in una meravigliosa comunione
con il Maestro. Se dovessimo ritradurre in termini più semplici potremmo dire:
quando ci sentiamo poveri, zoppicanti, quando ci sentiamo persone che non
riescono a cogliere fino in fondo il senso della propria esistenza
collochiamoci nella personalità di Gesù, lasciamoci attirare nel suo mistero,
nell’ obbedienza al suo cuore innamorato di noi e gusteremo la novità di Dio.
La Chiesa,
presentandoci oggi questo testo di Giovanni delle nozze di Cana ci vuole
regalare una grande verità: "Non aver paura di diventare conviviale a
livello di vita con Gesù perché Gesù ti dà l'ebrezza della vita, ti dà la
bellezza della storia, ti dà la speranza nel cammino travagliato di tutti i
giorni." Un simile atteggiamento è il
segno, non il primo segno a cui seguono altri segni, ma è il segno di quella convivialità che noi
stiamo vivendo. E’ molto bello cogliere la profondità di tale intuizione
evangelica se rileggiamo il testo come Giovanni ce lo ha consegnato e che nel
brano che abbiamo ascoltato è stato tagliato: dopo tre giorni avvenne un banchetto in Cana di Galilea. In tale
contesto che ci porta al mistero di Gesù morto, sepolto e risorto. Ecco la
concretezza storica dell'ora del Padre! Non è l'Eucaristia? L'Eucaristia è la
rivelazione della gloria di Dio: il Padre! E al centro c'è Gesù che ci dice: “Regalami le tue povertà!” e questo
regalare le nostre povertà a Gesù è un atto di obbedienza che ci inserisce in
un amore eccezionale. Il Maestro ci suggerisce questo atteggiamento: "Regalami
la tua storia e nel momento in cui mi regalerai la tua storia io la introduco
nella mia bellezza!" Non rimaniamo chiusi nelle nostre povertà che qualche
volta ci tolgono l'entusiasmo della vita. Entriamo nel mistero di Gesù, regaliamogli
la gioia di essere poveri, zoppi, ciechi, non abbiamo più il vino, regaliamogli
l'acqua della nostra esistenza e Gesù ci darà il vino della novità della storia:
vedremo la gloria di Dio! Credo che se nella celebrazione del mistero
eucaristico pensassimo che stiamo partecipando alla convivialità delle nozze di
Cana, in questa Eucarestia noi avvertiremmo la vera speranza. Entriamo spesso in
chiesa con tante paure, ma siamo invitati a gustare il vino dell'ebbrezza delle
nozze con Dio.
Ritroviamo questo entusiasmo con tutto il cuore che c'è in noi, in modo da poter dire questa mattina: "Pur essendo povero, ho visto la gloria di Dio e questa è la luminosità che ci accompagna nel cammino di tutti i giorni per essere veri e autentici". Ringraziamo Gesù che fin dall'inizio di questo cammino nella fede ci dice che è presente per introdurci nella sua bellezza. Non guardiamo i limiti, guardiamo la sua grandezza e i nostri limiti diventeranno sacramento di una meravigliosa nuzialità con Gesù che ci introduce in quelle nozze eterne che gusteremo nella Gerusalemme del cielo.
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