13 marzo 2022

II DOMENICA DI QUARESIMA (ANNO C)

Gen 15,5-12.17-18          Fil 3,17-4,1  Lc 9,28b-36

OMELIA

Il discepolo, quando si pone alla sequela del Maestro, sa che la sua esistenza sarà sempre un'esistenza messa alla prova per una progressiva maturazione spirituale. Chiunque scelga Cristo come criterio fondamentale dell'esistenza sa di andare controcorrente. Ecco perché il cristiano ogni domenica utilizza quell'espressione di Paolo annunciare la morte del Signore cioè proclamare una mentalità diametralmente opposta alla cultura normale.

Domenica scorsa, davanti alla prova e alla difficoltà, Gesù ci ha insegnato ad accogliere la Parola, quella fedeltà divina che dà speranza nel travaglio quotidiano. Oggi il Maestro ci permette un passo ulteriore: dobbiamo entrare nella luminosità di Gesù. E’ bello come gli evangelisti, quando narrano questo misterioso episodio della Trasfigurazione, lo collocano nel contesto dell'annuncio della Passione, perché la prova nella vita non deve scoraggiare il discepolo.  Siamo richiamati alla convinzione che il Cristo abita in noi. Il Cristo glorioso ha la sua stabile dimora nella nostra vita.

Quando noi celebriamo il battesimo, in quel momento, avviene il mistero della Trasfigurazione, il Risorto diventa nostro ospite e trasfigura la nostra esistenza. Il cristiano è segno vivo della presenza del Risorto. Se la prova tante volte ci porta a una condizione di solitudine, la presenza del Glorioso è la nostra speranza. E questo noi lo cogliamo molto bene quando celebriamo il rito battesimale attraverso quei tre momenti esplicativi del grande evento.

Innanzitutto

-quell’olio profumato che ci dà la luce di Cristo,

-la veste candida che ci permette di essere rivestiti di immortalità,

-e quella luce accesa al cero che ci permette di essere nel calore luminoso del Risorto.

La bellezza della vita cristiana è entrare in questa trasfigurazione esistenziale. Sicuramente il genere letterario ci può dare l'idea di qualcosa di prodigioso, ma nel cammino della vita cristiana è una realtà molto più semplice: è prendere coscienza che siamo abitati da Colui che è il senso portante della nostra vita. Vedendo un uomo si dovrebbe dire: ecco il sacramento di Cristo! Ecco la luminosità di Cristo! Ecco la pienezza del darsi del Mistero!

C'è la prova, c'è il buio, ci sono gli interrogativi, ma Lui è con noi e questa esperienza noi la cogliamo attraverso i due personaggi che appaiono nell'episodio della Trasfigurazione dove queste due personaggi sono collocati accanto a Gesù per illuminarci sul “come” noi possiamo entrare in questo grande mistero che è la gloria di Gesù che viene ad abitare in mezzo a noi: la loro comunione con Dio. Chi era Mosè se non colui che era in dialogo con il Signore quando entrava nella tenda del convegno, ed era così luminoso quando usciva da quel silenzio–dialogo divino, che i suoi contemporanei gli dicevano “copriti perché la tua luce è molto forte”? La bellezza dell'accedere a questa gloria di Dio che è in noi passa attraverso quel dialogo di silenzio nella gloria di Dio che, nel caso di Elia, è ancora più bello. Elia conosce la gloria di Dio ponendo il suo capo sullo stesso cuscino del Maestro respirandone il respiro. Sono quei due atteggiamenti che dovremmo riuscire veramente a cogliere nel profondo della nostra esistenza: la gloria di Dio nel silenzio del cuore innamorato nel Mistero! Spesse volte l'uomo di oggi è dominato dal rumore, dalla preoccupazione e non riesce a cogliere la profondità di questa esperienza: il Signore abita in noi, diventa il nostro ospite. Quando avvertiamo questa presenza dell'ospite divino, la nostra vita non è più nella solitudine dell’emarginazione, ma è rigenerata da una solitudine fortemente abitata, in quel clima di silenzio dove Gesù è il Signore.

Quando entriamo in questa meravigliosa esperienza, noi cogliamo un aspetto che l'apostolo Paolo ci ha regalato nella seconda lettura: La nostra cittadinanza infatti è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtù del potere che egli ha di sottomettere a sé tutte le cose. Ecco perché nel momento in cui appaiono Elia e Mosè, in quel mistero di gloria, essi con Gesù parlano del suo imminente esodo, l’esodo che è il cammino del popolo ebraico verso la Terra promessa. La presenza del Maestro è presenza già di eternità beata. Noi spesse volte abbiamo nella nostra vita una visione lineare, la vita come successione di eventi e noi pensiamo che la bellezza della nostra vita sia la fine, ma questa bellezza è già in atto adesso. Già da adesso noi siamo in stato di progressiva trasfigurazione, sia pure lentamente. La gloria di Dio invade la nostra persona e ci permette di entrare in un itinerario esistenziale dove la nostra vita interiore viene progressivamente trasfigurata.

Paolo, in quel testo che abbiamo citato, e che abbiamo ascoltato prima, ci dice che dobbiamo proiettarci in avanti. L’esodo verso Gerusalemme porta Gesù anche al dramma dell'orto degli Ulivi, al dramma della croce, ma anche e soprattutto al compimento in quel mistero che è la sua Risurrezione. Ora il cristiano già vive questa risurrezione perché il Cristo che abita in noi è il Risorto che sì ha i segni della passione, ma questi segni della passione li viviamo nel mistero della sua Risurrezione.

Paolo ha un'altra bella espressione in un altro testo che dice che la nostra vita è un passaggio di gloria in gloria, di luce in luce, e quindi è qualcosa di grande che è già in noi e che lentamente opera in noi. Ecco perché il cristiano è richiamato sempre ad entrare in se stesso, a cogliere il Mistero che sta realizzandosi nella sua vita. Quando noi percepiamo questa bellezza, allora respiriamo speranza. Tante volte ci siamo detti che noi siamo chiamati ad una speranza radicale che è il canto al mistero della vita. Il cristiano quando rientra in se stesso e si pone l'interrogativo del mistero che è sua esistenza si trova sul monte, a gustare quella visione, che possiede dentro di sé in forza del battesimo e della cresima: essere realmente nella luminosità di Dio. Una simile verità è una verità che noi stiamo vivendo in questo momento. Cos'è l'Eucaristia se non il mistero della luce divina che trasfigura la nostra esistenza? La voce che esce dalla nube ce lo dice molto bene «Questi è il mio Figlio, l'amato: ascoltatelo!» dove potremmo sottolineare una particolare interpretazione: rendetelo vivo ospite della vostra vita! Se noi riusciremo nell'Eucaristia a gustare questa ospitalità di Gesù che penetra dentro di noi, ci saranno sicuramente le avversità, ci saranno le oscurità, le aridità dell'esistenza, i perché senza risposte, ma potremo gustare una esperienza meravigliosa, e questo non da soli, ma insieme: regaliamoci la presenza gloriosa del Risorto. Ecco perché l'Eucaristia è il Risorto condiviso, è il Risorto che penetra nel profondo della nostra storia per dirci: sei nella prova, ma io sono con te! E allora ecco che Paolo conclude la sua prima parte della Lettera ai Romani con quella espressione che non dovremmo mai dimenticare: né morte né vita ci separeranno mai dal mistero di Gesù. Questa è la nostra quotidiana trasfigurazione che l'Eucaristia ci offre ogni giorno perché possiamo camminare in novità di vita. Non è semplicemente un rito, l'Eucaristia è una meravigliosa presenza che diventa nostra ospite per essere ospitati in Lui. Questa sia la bellezza, la speranza radicale in questo nostro cammino verso la Pasqua perché con il Signore tutto diventa possibile, anche la guerra può diventare pace, il buio diventare luce, la solitudine grande comunione gloriosa.


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