19 marzo 2022

SAN GIUSEPPE SPOSO DELLA BEATA VERGINE MARIA – SOLENNITÀ


2 Sam 7,4-5a.12-14a.16       Rm 4.13.16-18.22     Mt 1,16.18-21.24a

OMELIA

Nel nostro cammino quaresimale oggi incontriamo la figura di Giuseppe perché da lui impariamo come diventare discepoli e la parola che abbiamo poc'anzi ascoltata, ci permette di cogliere tre componenti della sua personalità, perché la sua presenza in mezzo a noi divenga segno di un vero rinnovamento interiore:

1) È l’uomo giusto

2) profondamente cosciente dei suoi limiti

3) sogna la grandezza di Dio.

Tre aspetti che noi siamo chiamati a ritrovare a livello interiore per poter essere veramente discepoli.

Innanzitutto è uomo giusto, uomo che vive continuamente della gratuità di Dio. L’uomo giusto è l'uomo che nel cammino della sua vita ha come criterio il Salmo 118 “lampada ai miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino”.

E’ colui che rumina continuamente la fedeltà di Dio, è colui che notte e giorno ha nel suo cuore la consapevolezza che Dio è creativo. Usando un linguaggio caro alla cultura teologica contemporanea, è colui che ama dare ospitalità a Gesù.

Ecco perché Giuseppe è l'uomo del silenzio. Chi dà ospitalità, ascolta, è docile, diventa una persona che si lascia guidare dalla creatività di colui che è ospitato; è l'uomo che ha il cuore sempre aperto. Ecco perché è uomo del silenzio!  Dimentichiamo che tante volte la parola è l'occasione per non ascoltare mai. Giuseppe è l'uomo che nel silenzio ascolta e lascia spazio all'azione di Dio nel profondo del suo cuore.

L'uomo giusto è colui che si lascia plasmare giorno per giorno nel silenzio interiore dalla creatività di Dio; è l'uomo ammirato davanti alla grandezza creatrice di Dio.

Ma l'uomo che si sente capolavoro dell'amore di Dio avverte profondamente i suoi limiti.

Cosa voleva dirci l’evangelista Matteo dicendo che Giuseppe voleva allontanare da sé Maria? Il progetto di Dio era troppo grande per lui, il progetto a cui Dio lo chiamava doveva fare i conti con i suoi limiti, le sue povertà, con le sue fragilità. Nel momento in cui noi ci poniamo nel cammino dell'accoglienza del Maestro, immediatamente l'uomo del silenzio avverte le proprie povertà. L'uomo giusto consegna a Dio la propria povertà esistenziale.

Noi qualche volta non abbiamo l'amore ai nostri limiti, eppure l’amore al limite è la capacità di lasciarci costruire. L’uomo che, nell’itinerario della sua esistenza, si pone davanti a Dio, dà ospitalità e diventa la sua creatività, dice non sono degno.

È la bellezza del cuore credente!  Ecco perché Giuseppe è colui che ci insegna a porci davanti a Dio con i nostri limiti. L'uomo che si confronta ancora nel limite con la grandezza di Dio, avverte il terzo passaggio: incomincia a sognare e il sogno è la collocazione della propria esistenza in un disegno che non si conosce, ma è un disegno nel quale ognuno di noi è se stesso.  L’uomo vorrebbe conoscere tante cose perché vuol gestire la propria esistenza. La bellezza della vita è entrare in questa creatività divina che è fantasia per natura sua.

L’uomo che sogna, vive la fantasia di Dio e la fantasia di Dio è al di là dei nostri pensieri, è al di là delle nostre prospettive. La fantasia di Dio è qualcosa di ineffabile, ma che diventa la bellezza dell’uomo giusto.

A noi interessa che Dio sia fedele, lampada ai miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino e se noi in questa luce collochiamo le nostre povertà esistenziali, ci accorgiamo in modo immediato che Lui, il Signore, fa i suoi capolavori.

La bellezza della fede oggi è la commozione di un cuore ammirato davanti alla fedeltà inesauribile di Dio. E’ l'uomo che si lascia prendere per mano, regala le proprie paure al Signore e lasciandosi guidare, entra in qualcosa di grande che neanche sospettava.

E’ la bellezza della figura di Giuseppe che non parla mai, ma accogli sempre; regalando i suoi limiti all'infallibilità di Dio, attraverso il sogno prese con sé Maria come sua sposa.

Ecco perché il cristiano è per natura sua un sognatore.

Nella crisi culturale, oggi si dice con molta facilità che chi vuol credere sia ricco di stupore, viva la fantasia di Dio gustando la gioia creatrice di Dio. E allora l’uomo supera le sue paure, s'innamora dei suoi limiti e si affida. Non è il mistero dell'Eucaristia? L'Eucaristia è l’incontro tra l’ineffabilità di Dio e la radicale povertà dell’uomo.

Se noi guardiamo attentamente, dovremmo sempre pensare che l’Eucaristia inizia con l'atto penitenziale e al momento della comunione diciamo «Signore non sono degno!». E’ la povertà davanti al mistero.

Viviamo questa Eucaristia con San Giuseppe e con lui abbiamo la profonda certezza che siamo lentamente guidati da un mistero più grande e lì è la bellezza della nostra vita.

Camminiamo con Giuseppe uomo giusto che gusta la fedeltà di Dio mentre regala a Dio tutti i suoi limiti.


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