Es 3,1-8a.13-15 1Cor 10,1-6.10-12 Lc 13,1-9
OMELIA
Il cammino
quaresimale ci introduce passo passo nella novità che viene dall'alto, è quella
luminosità nella quale la trasfigurazione ci ha collocati e che diventa il
clima abituale del nostro camminare nella storia, nella prospettiva di una
pienezza di vita. Davanti a un simile progetto, oggi Gesù ci regala una parola
che normalmente anima il cammino quaresimale: la conversione! Alla luce del
cammino della parola divina in queste domeniche quaresimali, scopriamo che la
bellezza di Dio nella quale noi veniamo passo passo introdotti è il principio
della conversione. Ma cos'è la conversione?
E allora ci
accorgiamo che la conversione è la continua sintesi della grandezza di Dio che
opera nel cuore dell'uomo e dove l'uomo, in atteggiamento di gratitudine, è
aperto in modo attivo a questa presenza. La conversione è un meraviglioso
dialogo che si intravede tra il Signore innamorato dell'uomo e l'uomo che
desidera essere come il suo Signore.
Innanzitutto
il primo elemento ci viene evidenziato dalla parola che questa mattina la Chiesa
ci offre. Se noi entriamo nel cuore del cristiano ci accorgiamo di una grossa verità:
siamo la divina reale presenza di Cristo. La conversione nasce dal gusto di una
Presenza, è il Signore che entra nella nostra storia e vi abita, e vi abita
come criterio di vita. Ce l'ha detto molto bene il testo dell'Esodo: davanti
all'interrogativo di Mosè - Qual è il tuo nome? - Dio ha dato quella risposta meravigliosa: Io sono il soffio
creativo dell'uomo!
L'uomo è il
soffio vivente di Dio, la conversione è questo vibrare dell'amore di Dio che
entra nel cuore dell'uomo e gli dà il desiderio di una costante e feconda novità
di vita. È l'esperienza di cui ci ha parlato l’apostolo Paolo nella prima lettera
ai Corinzi: tutti mangiarono lo stesso
cibo spirituale, tutti bevvero la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti
da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo.
Lui è la sorgente della conversione! Il cristiano, perciò, può parlare di
conversione in proporzione diretta a come fa l'esperienza di questa divina
presenza. La conversione è un atto creativo di Dio, è un atto creativo della
pazienza di Dio.
Come mai
l'evangelista dopo aver evidenziato l'invito alla conversione ha inserito
quella paraboletta dell'albero di fico? A livello di lettura agricola, un
albero di fichi che dopo un anno non fa fiorire alcun frutto, non darà mai
frutti per tutta la sua esistenza. Ora per indicarci l'importanza della conversione
come fedeltà inesauribile di Dio all'uomo, c'è il racconto paradossale espresso
nei tre anni che ci richiamano il triduo pasquale, e la volontà di rendere
fecondo quell’albero postula il principio evangelico della risurrezione:
impossibile agli uomini, possibile a Dio. In tale verità affiora la bellezza
della conversione come l'innamoramento ostinato di Dio nei confronti dell'uomo:
la Trinità beata vuole che l'uomo entri in comunione con il loro mistero.
La
conversione è la meravigliosa fedeltà di Dio che penetra nel profondo del cuore
dell'uomo, gli dà il suo respiro, compie in lui le sue meraviglie in una
fiducia veramente inesauribile.
Davanti a
questa progettazione meravigliosa, come il battezzato costruisce la sua
conversione?
Qui
scopriamo tre aspetti che devono caratterizzare la vita dell'uomo, che voglia
maturare in una conversione diuturna all’esperienza del Vangelo. Innanzitutto siamo
chiamati a prendere sempre più coscienza della fedeltà di Dio. Nonostante la
durezza dei cuori che caratterizza tante volte la persona, ecco, Dio è fedele.
Dio ha fiducia dell'uomo. Ogni respiro è l'uomo chiamato dalla grazia a novità
di vita. La conversione è un capolavoro di un amore divino nel quale l'uomo colloca
se stesso. E tutto questo attraverso il senso della riconoscenza.
È molto
bello ciò che abbiamo pregato nel salmo responsoriale: Benedici il Signore, anima mia. L'uomo riesce a gustare la
conversione nella gratitudine, in un cuore aperto continuamente alla ricerca
della verità. La conversione è la gratitudine dell'uomo davanti alla gratuità
di Dio, la conversione è la gioia di diventare questo grande mistero! Ecco
perché il cristiano vede la conversione come quotidiana scuola di libertà
interiore. È una visione che ci deve prendere.
Tradizionalmente
noi diciamo la conversione è diventare più buoni, la conversione è diventare
uomini più liberi, che veramente sanno essere docili alla creatività divina. Se
noi riuscissimo a cogliere questo secondo passaggio, il terzo è ancora più
bello. La conversione è camminare con
Gesù nella storia, entrare in un'esperienza di comunione di energie: l'energia
di Dio in noi. La nostra volontà vive intensamente il desiderio di collocarsi
in questa creatività divina. Usando un'immagine, che a tale scopo potrebbe
aiutarci, la conversione è camminare mano nella mano con Gesù. In una simile
sintonia il Signore fa passare in noi il suo flusso di fiducia e di speranza, e
noi, nello stesso tempo, ci lasciamo arricchire da questa sua presenza, che ha
tanta fiducia nei nostri confronti. Per cui la conversione è un dialogo in cui
Dio non smette mai di amare l'uomo, nell’intenso desiderio che l'uomo si apra a
questo amore nella libertà della propria esistenza. Ecco perché la conversione
diventa una grande liberazione, è entrare in quella libertà divina per cui noi
possiamo sempre cantare: Benedici il
Signore, anima mia, quanto è in me benedica il suo santo nome. Benedici
il Signore anima mia, non dimenticare tutti i suoi benefici!
La grazia ci
è data non perché siamo buoni, la grazia ci è data perché siamo uomini liberi,
per camminare nella autenticità della nostra esistenza in un mistero più grande
che ci avvolge continuamente. Ecco perché la Quaresima si è iniziata con quelle
espressioni convertitevi e credete al
vangelo: diventate il Vangelo che è Gesù Cristo Figlio di Dio. È quella
trasfigurazione interiore in base alla quale noi pulsiamo in sintonia con il
cuore di Gesù, è diventare Gesù. Ecco perché la Chiesa dopo averci presentato
la trasfigurazione luminosa ci invita alla conversione, per crescere in quella
veste candida, luminosa, che è il dialogo quotidiano con il Maestro.
È l'Eucaristia
che stiamo celebrando. La celebrazione dell'Eucaristia è la celebrazione della vocazione
battesimale alla conversione, perché è un dialogo tra la fiducia meravigliosa
del Signore nei nostri confronti e, dall'altra parte, l'uomo che ha fame e sete
della comunione con il Maestro. La conversione non è fare tante cose, ma gustare
progressivamente l'intimità nella feconda gratitudine con chi è tutta Grazia
nei nostri confronti.
Guidati
dallo Spirito Santo cerchiamo in questa Eucarestia di ravvivare questo nostro
desiderio di conversione, non con lo stillicidio delle tante cose da fare, ma
con il gusto di gustare la libertà di Dio che entra nelle nostre persone e ci
permette, giorno per giorno, d’essere uomini nuovi. La Quaresima è camminare
ogni giorno in novità di vita – direbbe l’apostolo Paolo - per poter veramente
crescere nella bellezza della nostra esistenza e diventare, in semplicità, una
luce che dà speranza ai fratelli. La gioia d’entrare in tale clima spirituale
risulterebbe una luce che il Signore rigenera in noi e con i fratelli potremmo
camminare verso la pienezza della gloria.
Nessun commento:
Posta un commento