“Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro.”
29 febbraio 2024
28 febbraio 2024
27 febbraio 2024
26 febbraio 2024
25 febbraio 2024
II DOMENICA DI QUARESIMA - ANNO B -
DOMENICA 25 FEBBRAIO 2024
Gen 22,1-2.9.10-13.15-18
Rm 8,31b-34 Mc 9,2-10
OMELIA
Il cammino
quaresimale ha come criterio essenziale il volto del Maestro. La Quaresima ci
aiuta a entrare nella interiorità del Maestro, e questo attraverso la coscienza
di quella trasfigurazione che caratterizza la vita di ognuno di noi. Diventare
discepoli di Gesù vuol dire diventare persone luminose.
È una
realtà che Gesù oggi ci rivela, che diventa l'anima del nostro cammino, ma
soprattutto la grande meta della nostra vita. Questa luminosità ci richiama al
bel testo dell'Apocalisse dove i centoquarantaquattromila sono rivestiti di
vesti luminose che hanno lavato nel sangue dell'Agnello.
La
Quaresima è la luce di eternità lentamente assunta.
Ecco perché
la Chiesa nella seconda domenica di Quaresima ci pone dinanzi questa visione,
per darci la gioia di una bellezza: seguire Gesù per gustare la bellezza di
Dio! Ma come questo itinerario noi lo possiamo effettivamente costruire in
autenticità, in modo da poter gustarne la bellezza? Ecco perché gli Evangelisti
narrando l'episodio misterioso della Trasfigurazione pongono accanto a Gesù,
Mosè ed Elia, perché imitando il loro atteggiamento esistenziale possiamo anche
noi, lentamente, entrare in questa luminosità. E allora la figura di Mosè: Mosè
era così luminoso che i suoi contemporanei non potevano guardarlo in faccia; è
la luminosità di chi costruisce la vita camminando in comunione con Dio.
Qual è l'atteggiamento
di fondo di Mosè? Nella tenda del convegno dialogare con il Maestro divino.
Ecco perché ci dice la Sacra scrittura che Mosè quando usciva dall'incontro con
Dio nel santuario, aveva una tale luminosità, per cui i suoi contemporanei non
potevano fissarne il volto. La trasfigurazione è un mistero di comunione
profonda con Dio, è un'esperienza che noi facciamo abitualmente attraverso
quella serenità dialogica che costruiamo giorno per giorno con Gesù.
Il cristiano
è chiamato a vivere in questa luminosità, è qualcosa che ci deve prendere, ci
deve affascinare, ci deve guidare: dialogare abitualmente con Gesù! La figura
di Mosè ci deve sempre, continuamente, accompagnare: camminare con il Maestro.
Ecco perché il cristiano quando è in Quaresima ha davanti a sé questa esperienza
luminosa che è nient'altro che il mistero della Risurrezione, è il mistero del
Paradiso, è il mistero di quella gloria eterna nella quale siamo chiamati ad
entrare. Ecco allora che la Quaresima è una trasfigurazione abituale dove noi,
lentamente, veniamo rivestiti dalla presenza del Maestro che ci rende creature
luminose.
E di
riflesso la figura di Elia, che camminando per 40 giorni e 40 notti nella
comunione Divina, entra nell'intimità di Dio. Dio non è nel terremoto, Dio non
è nell'esperienza della tempesta, Dio non è nel soffiare dei venti, ma nella
brezza! Seguire il Signore camminando alla luce di questa meravigliosa presenza:
stare davanti a lui, stare con lui!
Noi tante
volte non riusciamo a entrare in questa meravigliosa realtà perché siamo
preoccupati - dicevamo domenica scorsa - da una parola: che cosa devo fare? La
bellezza è lasciarci attirare nell'intimità Divina. Non per niente il fatto
della Trasfigurazione avviene sul monte, nella vicinanza Divina. Ecco perché il
cristiano quando entra nella Quaresima ha dentro di sé questa luminosità
gloriosa, che lo guida lentamente, verso la pienezza della gloria. In certo
qual modo l'evento della Risurrezione è dentro di noi, lentamente preparato da
questa luminosità. D'altra parte questa vocazione ci è stata regalata il giorno
del nostro battesimo, il cristiano è chiamato a entrare nella luminosità di Dio.
È il rito della veste candida. È interessante che quella veste non è la veste
bianca, perché il bianco è un colore stoico, è una veste “candida” perché è la
luminosità dell'eternità beata. La Quaresima è progressivamente gustare questa
meravigliosa Presenza e allora, davanti a questo grande ideale, come possiamo
gustare la Quaresima? Eliminando la parola “fare” per ritrovare la parola “contemplare”.
Dal fare tante cose a lasciarsi assimilare, lentamente, da quella creatività
divina che è il senso portante della nostra esistenza. La Quaresima per essere
alunni in contemplazione.
E allora la
bellezza di ritrovarci nell'Eucaristia è lasciarci attirare in quella
luminosità di Dio, come il caso di Mosè, come il caso di Elia, essere
nell'esperienza del dialogo trasfigurante con Dio: il silenzio nella tenda del convegno, stare gloriosamente davanti al Maestro.
Allora
quando noi stiamo davanti al Maestro spiritualmente siamo come Elia, dormiamo
sul cuscino con Gesù, entriamo in quella brezza interiore che qualifica la
nostra vita e ci rende persone profondamente rifatte.
Abbiamo allora
questo sguardo, la Quaresima cammino trasfigurante: - “Ricevi la veste candida”
- ti è stato detto il giorno del battesimo, entra nella luminosità di Dio,
entra in quella esperienza di gloria che si inizia con il battesimo e che si
conclude quando, finalmente, verremo assunti in quella trasfigurazione gloriosa
che sarà il Paradiso.
Viviamo
questo atteggiamento interiore, non abbiamo timore di essere nel mistero di
Gesù. D'altra parte Giovanni l'evangelista, nel suo prologo ci dice che Gesù è la luce che illumina ogni uomo che viene
in questo mondo, Io sono la luce del
mondo chi segue me non cammina nelle tenebre ma avrà la luce della vite: questo
sia il nostro gioioso respirare in Quaresima, attendere l'eternità beata.
E allora
questa mattina accostandoci all'Eucaristia gustiamo questa Presenza, lasciamoci
trasfigurare interiormente in una gioia che è la gioia del Paradiso, in modo da
non vedere più la Quaresima come una pesantezza di cose da fare, ma un gusto di
vita da gustare! E allora saliamo il monte del Signore, andiamo con Mosè a
dialogare con la luminosità di Dio attraverso quel riposare sul suo cuore che
ci dà la gioia della novità della nostra esistenza. E allora quando moriremo
diremo: “Finalmente ti posso vedere!”. Entriamo
in questa luce che ci dà l'immortalità beata, ci dà la gioia di vivere; che ci
fa desiderare quella pienezza di gloria nella quale Dio sarà tutto in ciascuno
di noi.
24 febbraio 2024
23 febbraio 2024
Oggi, qui, Dio ci parla...
Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli
22 febbraio 2024
21 febbraio 2024
20 febbraio 2024
19 febbraio 2024
18 febbraio 2024
I DOMENICA DI QUARESIMA - ANNO B -
DOMENICA18 FEBBRAIO 2024
Gen 9,8-15 1Pt 3,18-22 Mc 1,12-15
OMELIA
Vivere la
Quaresima è costruire in modo più intenso la nostra vocazione battesimale; ecco
perché il cristiano nel momento in cui incomincia la Quaresima entra in una contemplazione
più profonda del Maestro, ne accoglie il Mistero, in una intensa esperienza di
conversione.
La
Quaresima è il fascino di Cristo che ci avvolge in modo radicale e questo per vivere
la stessa esperienza di Gesù, così come l'evangelista Marco questa mattina ci
parla: lo spirito sospinge Gesù nel deserto, nel deserto è posto in difficoltà,
ma in questo deserto c'è la novità del mondo.
Tre aspetti
sui quali vogliamo soffermarci per ritrovare la bellezza di essere cristiani.
Infatti uno
dei limiti che tante volte noi abbiamo davanti al mistero quaresimale è che
immediatamente noi siamo portati a un itinerario penitenziale. La Quaresima è
per eccellenza la riscoperta d'essere discepoli attraverso la gioia di essere
alunni più attenti alla figura del Maestro e allora i tre aspetti che emergono
dall'inizio del Vangelo di questa mattina e che ci permettono di dare vitalità
alla nostra scelta di vita: essere
condotti dallo Spirito nella storia quotidiana perché attraverso l'esperienza
della prova ritroviamo sempre più noi stessi in una armonia esistenziale.
Sono i tre
passaggi che l'evangelista Marco ci offre e che diventano per noi il criterio
della nostra vocazione battesimale. Innanzitutto il primo elemento di fondo: lo
Spirito sospinge Gesù nel deserto. La bellezza del cristiano è la docilità allo
Spirito Santo. È molto bello come nel rito battesimale noi abbiamo l'unzione
con l'olio dei catecumeni e durante questa unzione si invoca lo Spirito Santo perché
ci faccia comprendere il mistero di Gesù. La Quaresima è docilità all'azione di
Dio, è ritrovare nel profondo della nostra storia quella parola che ci salva,
quell’itinerario che ci libera, quel gusto del Divino che dovrebbe animare la
nostra esistenza. È molto pesante tante volte ridurre la Quaresima a fare delle
penitenze.
Prima cosa
la domenica non è mai penitenziale, secondo è che la penitenza nasce da una
conversione, una conversione che nasce dalla contemplazione: la Quaresima come
crescita dell'innamoramento di Gesù.
Una
Quaresima senza Gesù è inconcepibile. Se ogni giorno siamo chiamati a essere
suoi discepoli, in Quaresima questa esperienza diventa ancora più viva. Una
delle sofferenze di Papa Benedetto è che il mistero di Gesù, era sempre più
dimenticato.
La bellezza
della nostra vita è lasciarci prendere da questo fascino del Maestro come
valore portante della vita solo in Dio
riposa l'anima mia. Ecco perché il cristiano in Quaresima entra in questa
meravigliosa esperienza, sviluppo di un innamoramento, e allora se noi cogliamo
questo primo aspetto ecco che le difficoltà della vita sono la scalpellatura
quotidiana operata dallo Spirito Santo. Noi tante volte davanti alla parola “tentazione”
immediatamente siamo portati a una lettura negativa, ma se guardiamo il testo greco
non c'è la parola tentazione, c'è la parola “prova”. L'esistenza è una continua
prova per far emergere la vitalità della nostra esistenza di discepoli. Il rito
di esorcismo nella liturgia battesimale è nient'altro che l'invocazione allo
Spirito Santo che entra dentro di noi e diventa l'energia della lotta.
Lo Spirito
Santo invade le nostre persone e ci rende sempre più desiderose del mistero di
Gesù.
In certo
qual modo la bellezza della Quaresima è la bellezza di costruire lentamente e
in modo più profondo la gioia di appartenere al Maestro divino. È molto bello
come nel rito Ambrosiano la Quaresima è essenzialmente una scuola della storia
della salvezza per assumere la mentalità e la sensibilità di Gesù attraverso le
prove della storia. Ecco perché il primo elemento da tener presente è lasciarci
guidare dallo Spirito Santo. Sant'Ambrogio definiva il rito dell'unzione con l'olio
dei catecumeni come entrare in agonia, in una lotta, per rendere vera la nostra
esistenza. E allora se noi riusciamo a cogliere questo aspetto dovremmo
innamorarci del quotidiano, dove il quotidiano è una continua purificazione
esistenziale, la gioia di appartenere a Gesù.
Infatti
dovremmo instaurare con Lui un meraviglioso dialogo davanti alle difficoltà del
quotidiano.
Qual è la
volontà del Padre, o Gesù? Ricolmami del tuo Spirito perché sia la fecondità
del tuo amore!
La
Quaresima fascino della trascendenza e, allora, la bellezza di respirare il
divino come criterio fondamentale della nostra vita, e questo noi lentamente lo
coglieremo in questa Quaresima perché la bellezza di essere cristiani è essere
la vitalità di Gesù dentro di noi, e il risultato di questo cammino è l'armonia
esistenziale -stava con le bestie
selvatiche e gli angeli lo servivano-, è entrare nella armonia del cuore.
Tante volte
la Quaresima non riesce a ottenere i suoi risultati perché il punto di partenza
non è esatto: quali penitenze facciamo? Ma quale mistero vogliamo gustare,
quale bellezza esistenziale vogliamo ritrovare, quale gusto della vita vogliamo
riscoprire?
La
Quaresima è l'allenamento per 40 giorni alla vita ordinaria e allora la vita è
diventare Gesù. Uno dei drammi dell'uomo storico di oggi è dimenticare questa
esperienza di Gesù che, nella nostra vita, continuamente opera e opera in modo
meraviglioso. Allora la bellezza della Quaresima è ritrovare l'armonia. È molto
bello leggere questo testo di Marco come la profezia messianica di Isaia dove
l'uomo ritrovava una tale armonia interiore da camminare nella serenità dello Spirito,
viveva con le bestie selvatiche e gli
angeli lo servivano. Se noi
andiamo al capitolo 11 del profeta Isaia siamo davanti all'armonia cosmica! La
bellezza di seguire Gesù è ritrovare la grandezza della nostra esperienza
interiore dove Gesù è il nostro Signore! Ecco perché Marco nella sua
sinteticità ci dà la bellezza della Quaresima, nello Spirito Santo vivere le
prove della storia come purificazione di noi stessi, in attesa di quella
esperienza di novità di vita alla quale noi aspiriamo continuamente.
Quando noi
giungeremo a celebrare la Pasqua di Resurrezione dovremmo avere acquisito
quell'equilibrio spirituale che ci rende veramente discepoli del Maestro divino
e, tutto questo, lo stiamo vivendo nell'Eucaristia dove lo Spirito Santo ci
introduce nella bellezza del rapporto con Gesù, ci fa accogliere la presenza
del Padre come nucleo della nostra esistenza, in un cammino verso quella
progressiva armonia interiore che è la bellezza della nostra vita. La Quaresima:
educazione a essere discepoli contemplando il Maestro.
Ora viviamo
così la Quaresima, allora respireremo quella libertà interiore che ci viene
dallo Spirito Santo il quale è luce, forza, cammino quotidiano per essere il
volto di Gesù. Questa sia l'esperienza che vogliamo costruire, in modo da
camminare in quella novità di vita che ci apre ai grandi orizzonti, quel Dio
tutto in tutti che ci qualificherà per tutta l'eternità. Questo sia il nostro
cammino quaresimale alla scuola dell'evangelista Marco.
17 febbraio 2024
16 febbraio 2024
15 febbraio 2024
14 febbraio 2024
13 febbraio 2024
12 febbraio 2024
11 febbraio 2024
VI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO B
DOMENICA 11 FEBBRAIO 2024
Lv 13,1-2.45-46 1Cor
10,31 - 11,1 Mc 1,40-45
OMELIA
La
narrazione dei miracoli che Gesù compie è l'espressione dell'identità del Maestro.
Egli porta l'uomo a ritrovare veramente se stesso. La bellezza dei miracoli è
l'uomo che riscopre la propria identità; e come Gesù realizza questo grande
evento che porta l'uomo a essere sempre nella speranza?
È
interessante entrare nella comprensione della gestualità di Gesù che non è
altro che l'espressione del regime sacramentale: i sacramenti sono le azioni di
Cristo. E quello che abbiamo poc'anzi
ascoltato nel miracolo del lebbroso, è quello che avviene ogni volta che nel
cammino della nostra vita noi celebriamo un sacramento, attraverso tre passaggi
che abbiamo colto nel brano che abbiamo ascoltato: il fascino di Gesù, la
coscienza profonda e personale dei propri limiti, la gestualità del Maestro.
Questi tre
aspetti sono l'espressione di quello che nella Chiesa si celebra come “sacramento”
e che ha come criterio portare l'uomo a ritrovare se stesso.
Se qualcuno
ci pone la domanda - perché celebriamo i sacramenti? - la risposta immediata
che emerge nel nostro spirito è molto semplice: per essere veramente uomini,
perché la bellezza del sacramento è Gesù che ci regala la sua personalità e la
bellezza di Gesù che entra nella nostra storia è rifare le nostre persone. Allora
vediamo i tre momenti nella gestualità di Gesù.
Innanzitutto
il primo elemento è il fascino del Maestro. Una delle realtà richieste per
celebrare un sacramento è di essere dei credenti e il credente è colui che si
lascia prendere dal mistero di Gesù, ne vive la bellezza per lasciarsi rinnovare.
In quella richiesta del lebbroso «Se
vuoi, puoi purificarmi!» c'è tutto lo spessore di fede di quest'uomo che
ritrova nel Maestro il senso della sua vita.
E allora,
al fascino di Gesù, il senso della supplica, dove la supplica è nient'altro che
l'atto di fede. Se vogliamo veramente entrare nella identità nostra, dobbiamo
porre l'atto di fede nella signoria di Cristo. E allora che cosa avviene?
Quattro
passaggi per entrare nella personalità di Gesù: la sua compassione, il tendere
la mano, il toccare il lebbroso e dirgli: «Lo
voglio, sii purificato!»
Innanzitutto
il primo criterio è la compassione. Noi qualche volta dovremmo porci la domanda
- che cosa avviene in Gesù quando gli chiediamo un miracolo?
Gli
chiediamo una presenza rigeneratrice e generatrice di speranza.
Gesù assume
il dramma dell'uomo, ne ebbe compassione,
avviene in un certo qual modo nel cuore di Gesù il depositarsi del dramma della
persona. Nel Verbo che si è fatto carne noi scopriamo Gesù che diventa, fino in
fondo, la nostra storia. Non per niente la Lettera agli Ebrei dice che Gesù fu
in tutto simile a noi, fuorché nel peccato. Gesù soffre le nostre sofferenze, diventa il
protagonista del nostro dramma e lo risolve attraverso quel “tendere la mano”, la
comunione con Gesù. La bellezza del miracolo è questa espressione di comunione,
Gesù diventa la nostra storia.
È molto
bello ritrovare questi stili di vita davanti al dramma della nostra vita,
guardare il Maestro e lasciarci invadere dalla sua presenza attraverso il suo
sguardo di compassione, quella mano che diventa comunione e si ritraduce nel toccare!
È la bellezza della nostra vita di essere incontrati da Gesù, il sacramento è
un fascino che diventa rito, è la bellezza della nostra fede che diventa gesto
e, questo gesto, si incarna nella parola, gli disse: «Lo voglio, sii purificato!»
Ecco perché
il cristiano trova in Gesù la speranza nella sua vita, davanti alla tribolazione
storica il mistero di Gesù che invade la persona. Ma perché è così importante
questo miracolo di fronte al lebbroso?
E allora
scopriamo il senso di questo miracolo, come abbiamo ascoltato nella prima
lettura: il lebbroso era un emarginato, era colui che era allontanato dalla
comunità, che viveva in una drammatica solitudine. Ora Gesù attraverso la sua
gestualità sacramentale ha purificato quell'uomo, l’ha introdotto nella comunione
fraterna e qui abbiamo un risvolto molto interessante: cos'è un sacramento? È portare
l'uomo alla comunione Trinitaria!
Noi tante
volte abbiamo un concetto di sacramento molto individualistico “mi fa una
grazia”; la bellezza del miracolo è portare l'uomo dalla solitudine in cui si ritrova
a causa della malattia a una esperienza di fraternità, di comunione,
un'esperienza in cui l'uomo si ritrova fratello con il fratello: è la bellezza
del sacramento, uomini nuovi che creano comunione con i fratelli. E allora, la
bellezza della vita cristiana si ritraduce in una esperienza molto semplice: lasciamoci
prendere dal fascino di Gesù; questo fascino di Gesù diventa la nostra speranza
e la speranza diventa fraternità.
È il
mistero che noi dovremmo continuamente acquisire nella nostra vita «Sono venuto perché abbiano la vita e
l'abbiano in abbondanza» e la vita è essenzialmente fraternità,
partecipazione alla meravigliosa comunione di esistenza tra il Padre, il Figlio
e lo Spirito Santo.
Ecco perché
il cristiano non è un solitario, come il lebbroso, il cristiano è una realtà
che diventa fratello nei fratelli attraverso la novità di Gesù. D'altra parte
quando Dio ha creato l'uomo, non l'ha creato al plurale facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza? L'uomo è
essenzialmente comunione con i fratelli, ecco perché il miracolo del lebbroso
ha un significato molto profondo, non è semplicemente uno che guarisce, ma uno
che ritrova la sua identità umana di essere fratello con i fratelli e quindi
ritrovare la bellezza di una vita di comunione. Ogni gesto di Gesù è introdurre
la persona nella bellezza di essere in cammino con i fratelli nella fede, con i
fratelli dell'umanità intera. Ecco perché la bellezza di Gesù che rimane con
noi! Quando Gesù ha detto “Fate questo
in memoria di me” nel Mistero eucaristico aveva chiaro questa vitalità,
ritrovare la salvezza nella fraternità - corpo dato, sangue versato, pane
spezzato, vino condiviso -. E allora penso che Gesù questa mattina voglia
veramente introdurci in quella meravigliosa fraternità di riunire i figli
dispersi nell’unità. Ecco l’Eucaristia, ecco la bellezza della nostra vita, ecco
la certezza che possiamo camminare nella novità che viene dall'alto.
Questo sia il mistero che vogliamo vivere e condividere, diventare persone che hanno nella fraternità il senso della loro vita e in questo noi anticipiamo quella gloriosa fraternità che sarà il paradiso dove saremo tutti fratelli nell'unica lode del Padre attraverso il Figlio nella creatività dello Spirito Santo.
Questa è la
bellezza dell'Eucaristia. Questo è il senso del miracolo del lebbroso. Questo è
il senso della nostra speranza. Gesù ci dice: «Non sei più solo, ma sei persona con le persone, in attesa di quella comunione
gloriosa che sarà il Paradiso». Questa sia la bellezza che vogliamo vivere
e condividere in queste Eucaristia, e in quel pane spezzato ritroveremo la
bellezza della nostra fraternità mentre siamo in attesa di quella meravigliosa
eternità quando Dio, il Padre, sarà tutto in ciascuno di noi.
10 febbraio 2024
09 febbraio 2024
08 febbraio 2024
07 febbraio 2024
06 febbraio 2024
05 febbraio 2024
04 febbraio 2024
Oggi, qui, Dio ci parla...
Al mattino presto si alzò quando era ancora buio e uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava
V DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO B
DOMENICA 4 FEBBRAIO 2024
Gb 7,1-4.6-7 1Cor
9,16-19.22-23 Mc 1,29-39
OMELIA
La bellezza
di incontrare Gesù è ritrovare la fonte della sua libertà. Egli, nella prima
parte del brano evangelico compie tanti miracoli quindi, in certo qual modo, il
suo ministero di salvezza si realizza. Si ritira di notte a pregare e al
mattino va da un'altra parte superando la tentazione che Pietro e gli altri gli
offrono di rimanere nello stesso luogo.
Gesù nella
storia è uomo profondamente libero, non guarda agli effetti del suo ministero,
ma è innamorato dell'umanità e, tutto questo, attraverso il pregare. Tante
volte ci poniamo la domanda dove Gesù attingesse quella libertà interiore che
gli permetteva di camminare nel tempo e nello spazio con una certa serenità e
sicurezza, se non l'atteggiamento della preghiera. Ma cosa significava per Gesù
porsi in stato di preghiera?
E il brano
di oggi ci offre l'anima della preghiera di Gesù: al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò
in un luogo deserto, e là pregava.
Il buio, il
deserto, la preghiera, tre parole sulle quali noi vogliamo questa mattina
soffermarci per rendere la nostra vita una preghiera vivente. Buio, deserto, preghiera.
Il buio -
uno degli aspetti che noi cogliamo nella storia della salvezza è che Dio ama
liberarci nel buio; essere nel buio è essere nella signoria di Dio. L'uomo
storico vuol vedere, vuol valutare, vuol prendere coscienza, in certo qual modo
diventa il signore della propria vita. Gesù entrando in quel buio entra nella
signoria del Padre anche di notte il mio
cuore mi istruisce. Io pongo sempre innanzi a me il Signore, sta alla mia
destra, non posso vacillare. Non per niente nella Chiesa i mistici passano
attraverso il buio perché il criterio di fondo della loro vita è la signoria di
Dio. Gesù entra nel buio. Ecco perché il cristiano quando deve pregare innanzitutto
si pone nel vuoto interiore per essere in atteggiamento di ascolto, ed è il
secondo passaggio: si ritirò in un luogo
deserto, è la dinamica della solitudine in Dio.
Il cristiano
quando vuole entrare nella bellezza della sua vita entra nella solitudine,
pregare è il rapporto padre-figlio. In certo qual modo è entrare in quella
libertà spirituale che gli permette di affrontare la vita nella sua complessità
“Vieni Signore Gesù… Parla al tuo servo che ti ascolta… Alla tua luce vediamo
la luce”. Il buio di Dio è luce dell'anima. È un'esperienza che dovremmo
continuamente rinvigorire dentro di noi ed è la bellezza della nostra vita.
Il deserto:
stare nelle mani di Dio, nella sua signoria che è il criterio di fondo della
vita. Che cosa ha permesso a Gesù di dire a Pietro andiamocene altrove, poiché Pietro gli poteva dire: «Non fai successo?
La tua vita non sta realizzando il messaggio evangelico?». Andiamocene altrove… In quel deserto c'è un senso di solitudine a
perdita. È il terzo passaggio: la preghiera.
Il
cristiano pensa che pregare sia “dire”; se noi guardiamo attentamente la
personalità di Gesù noi ci accorgiamo che attraverso quel buio e
quell'esperienza nel deserto Gesù entra nella dimensione di relazione con il Padre
non la mia volontà, ma la tua sia fatta -
Padre mio, se è possibile passi via da me questo calice, il dramma
dell'Orto degli Ulivi.
Il pregare è
consegnare la propria vita al mistero. Noi tante volte pensiamo che pregare sia
“dire”, in certo qual modo sbriciolare tante preghiere. La bellezza del pregare
è il silenzio davanti a Dio e più si entra nella vita interiore, nella bellezza
della vita spirituale, tanto più l'anima è silenzio solo in Dio riposa l'anima mia: da lui la mia speranza, è il
cammino al quale noi continuamente siamo chiamati e allora, quando noi ci
poniamo la domanda: Gesù come costruiva la sua vita? La risposta ce l’ha data
Marco stamattina: entrare nel silenzio di Dio! Ecco perché l'uomo di oggi ha
difficoltà a pregare perché, in certo qual modo, è lui il protagonista; la
bellezza del pregare è entrare in questo silenzio interiore dove il Signore
parla e parla liberamente.
Usando
l'immagine cara al Deuteronomio e che si ritraduce nella vita dei grandi mistici
è che la preghiera si costruisce ascoltando,
in un atteggiamento di accoglienza del mistero; usando l'immagine biblica: è
Dio che scrive sul cuore dell'uomo il mistero della vita.
Ecco perché
il cristiano deve fare come Gesù, nella notte della storia entrare in un
silenzio dove Dio parla. Il cristiano qualche volta dice - non lo sento mai! -,
è questione di atteggiamento interiore, è ritrovare la bellezza di una
relazione, di un rapporto che determina effettivamente la nostra vita e allora
credo che, quando ci poniamo la domanda - Gesù come ha costruito la sua
esistenza? - Marco oggi ci dà la grande risposta: Gesù era tutto del Padre. Quando
Gesù dice - non la mia, ma la tua volontà sia fatta - non è tanto nell'ordine
del “cosa devo fare”, ma del “come devo mettermi nelle mani di Dio”, il
silenzio, l’eccomi del cuore, la capacità di dire al Signore “sei il signore
della mia vita!” e allora Gesù può dire “andiamo da un'altra parte, perché devo
andare in altri villaggi ad annunciare il Vangelo”.
Ecco perché
la bellezza della celebrazione dell'Eucaristia è il silenzio, questo silenzio
del cuore che penetra la persona e le dà la capacità di accogliere il mistero.
Sarebbe bello se ogni nostro rito fosse il linguaggio di un silenzio interiore
dove, attraverso il rito, Dio ci parla, il cuore accoglie e l'anima trova
quella serenità gloriosa di camminare nelle vie di Dio per poter veramente
crescere nella bellezza della vita. È bello andare all'Eucaristia e dire al Signore
parla, Signore, perché il tuo servo ti
ascolta e allora andare a casa e dire: oggi il Signore mi ha detto, oggi mi
ha parlato, oggi ha fatto percepire la sua presenza che è l'anima della mia
anima! Ecco la vera libertà di Gesù che fa tante cose, ma in comunione col Padre
e, in questa comunione, fa le sue scelte quotidiane. Entriamo nel silenzio di
Gesù, cerchiamo di chiedergli la grazia di camminare in novità di vita certi
che non saremo mai delusi. E allora scopriamo quella frase di Sant'Ignazio di
Antiochia che diceva: il Verbo si è incarnato uscendo dal silenzio di Dio. Entriamo
nella preghiera in questo silenzio e allora la nostra vita sarà rifatta,
troveremo quella tranquillità del cuore perché lui è il Signore, e questo
silenzio domani sarà quella contemplazione gloriosa del paradiso dove per
cantare il canto nuovo è nient'altro che un silenzio che si lascia trasfigurare
dal mistero e ci permette di camminare e crescere nella bellezza della vita. Nel
momento in cui faremo la comunione davanti a quella parola - il Corpo di Cristo
- quell'Amen è il silenzio di un'anima che si lascia raggiungere dalla bellezza
di Dio, si lascia trasfigurare dal mistero e ritrova la bellezza della speranza.
Ecco la
libertà di Gesù! Ecco la nostra libertà! Ecco quel mistero che diventa vita
della nostra vita perché possiamo camminare in quella novità che viene
dall'alto, che è gioia e speranza nel nostro cuore desiderato e che desidera
ardentemente vedere il Signore come pienezza della vita quotidiana.
03 febbraio 2024
02 febbraio 2024
01 febbraio 2024
Oggi, qui, Dio ci parla...
I Dodici, partiti, proclamarono che la gente si convertisse
La conversione vive di una intensa esigenza di autentica novità di
spirito, in coerenza con le esigenze del dono della vita. È una scuola di
verità interiore.
Padre, il tuo Figlio Gesù ci attira a se’ perché possiamo lasciarci
ricolmare del suo amore per l’uomo. L’annuncio evangelico è un traboccare della
pienezza di Spirito che tu hai messo in ciascuno di noi. Donaci sempre
l’esuberanza del cuore per regalare a tutti la gioia della grandezza della fede.
AMEN