12 maggio 2025

Oggi, qui, Dio ci parla...

Io sono la porta delle pecore

Gesù è il centro della storia di ogni creatura e a lui ci si riferisce come alla linfa esistenziale di tutti gli uomini. Egli è la luce che si diffonde in ogni persona, e che offre un significato autentico a ogni creatura. 

Padre, nel mistero di Gesù ci offri la luce che dà significato alla nostra storia quotidiana, è la fonte che illumina la nostra esistenza. Guidaci con il tuo Spirito perché possiamo operare scelte che siano in sintonia con la tua misteriosa e meravigliosa volontà. AMEN

11 maggio 2025

Oggi, qui, Dio ci parla...

Io do loro la vita eterna e non andranno mai perdute.

La bellezza della fede cristiana sta nel vivere nelle mani delle tre Persone divine. Qui gustiamo il sapere di costruire la vita nella saggezza fedele del Padre che ci guida nel cammino quotidiano. Nel tempo respiriamo l’Eterno. 

Padre, nel crearci ci ha collocati nelle mani di Gesù e ci guidi nel travaglio del tempo per farci assaporare la bellezza dell’eterna beatitudine. Lo Spirito Santo opera in noi questi meravigliosi prodigi e infonde in noi tanta gioia. AMEN

10 maggio 2025

Oggi, qui, Dio ci parla...

Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna.

Il cammino nella fede è una attrazione continua di amore nella persona di Gesù. Ogni frammento della nostra esistenza è una chiamata a vivere alla sua presenza. 

Padre, in Gesù ci chiami a vivere la volontà in obbedienza alla storia quotidiana. In lui ci hai creati e redenti perché fossimo sacramenti del tuo amore. Rendici sempre attenti e docili all’azione del tuo Spirito Santo per diventare specchio luminoso della tua gloria. AMEN

07 maggio 2025

Oggi, qui, Dio ci parla...

Chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.

Credere in Gesù che è la vita ci colloca in un contesto di eternità beata poiché veniamo collocati in una intensa relazione vitale che ci fa gustare la bellezza della gloria del cielo. A questa meta tendiamo continuamente. 

Padre, attiraci ogni giorno nel mistero del tuo Figlio Gesù perché possiamo crescere nel desiderio della tua gloria. Lo Spirito Santo ci guidi in questo itinerario di gloria eterna. AMEN

06 maggio 2025

Oggi, qui, Dio ci parla...

Io sono il pane della vita. Chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete. Mai! 

Nella figura di Gesù l’uomo disseta il desiderio di continua novità di vita e riscopre la gioia di costruire ogni istante nella fecondità dell’amore che non conosce confini. 

Padre, ogni giorno ci regali Gesù perché in lui possiamo dissentirci e riscoprire la bellezza della vita quotidiana. Lo Spirito Santo ci attiri sempre più in questo mistero perché in noi fiorisca sempre più il gusto della ferialità. AMEN

05 maggio 2025

III DOMENICA DI PASQUA - ANNO C -

DOMENICA 4 MAGGIO 2025

At 5,27b-32.40b-41      Ap 5,11-14      Gv 21,1-19       

OMELIA

La bellezza di questa terza apparizione del Risorto ai discepoli la potremmo riscoprire con una semplice affermazione: la Chiesa è il luogo della reale presenza di Cristo. Gesù è apparso nel cenacolo per ben due volte e ha confermato i discepoli sulla sua presenza di risorto, ma questa esperienza della risurrezione è una realtà che avvolge tutta la Chiesa.

Infatti qual è il senso di questa pesca miracolosa, con quel numero misterioso di 153 grossi pesci, se non la convinzione profonda che tutta l'umanità è chiamata a conoscere Gesù?

Non è sufficiente che gli Undici riscoprano il Maestro, tutti gli uomini devono ritrovare la bellezza del Maestro e, in questo, appare la figura misteriosa del discepolo che Gesù amava, questo personaggio veramente misterioso attorno al quale ruota il mistero della Chiesa. Egli appare nel Cenacolo quando reclina il volto sul petto di Gesù e alla croce con Maria e la riceve come madre nella Chiesa e qui, sul lago di Tiberiade, che proclama la presenza del Risorto, ma soprattutto è colui che la Chiesa continuamente accoglie in vista della pienezza della gloria.

Il discepolo che Gesù amava è ogni cristiano.

Infatti una delle osservazioni che dovremmo continuamente riproporre al nostro spirito è la radicale convinzione che ognuno di noi è il discepolo che Gesù amava! Prendere coscienza di questo grande mistero che avvolge tutta la nostra vita. Infatti chi è in profondità il discepolo che Gesù amava se non colui che fa della sua vita una sequela continua del Maestro?

Infatti qualI sono le caratteristiche di questo discepolo?

L'intimità con il Maestro, la testimonianza, colui che vive della persona di Gesù. Ecco il cristiano!

Il cristiano è colui innanzitutto che reclina il capo sul petto di Gesù, è colui che ha l'intimità con il Maestro. Il cristiano non è colui che fa tante cose. Il cristiano è colui che nel cammino della sua vita ordinaria è un innamorato di Gesù e si lascia continuamente attirare nel suo mistero. Siamo gli “amati dal Maestro”. Questa prima verità dovremmo cercare di acquisirla profondamente dentro di noi: siamo gli amati da Gesù. E quando noi partiamo da questa convinzione, che siamo gli amati dal Maestro, è chiaro che noi nella nostra vita il Maestro lo vediamo.

È interessante come i sette che erano a pescare non hanno riconosciuto il Maestro, il discepolo sì, È il Signore! Perché la gioia della nostra vita è costruire ogni frammento della nostra esistenza in un fascino che ci conquista continuamente perché il Signore è il Maestro nella nostra storia. Il discepolo che Gesù amava vive del Risorto. Ecco perché noi abbiamo una profonda esperienza di Gesù, in lui viviamo, con lui camminiamo, per lui facciamo le nostre scelte quotidiane. Senza il Risorto noi non possiamo vivere, e allora perché l'evangelista Giovanni ci ha raccontato questo miracolo della pesca miracolosa, se non per dirci che noi apparteniamo a Cristo, che noi apparteniamo alla Chiesa, che noi siamo la Chiesa e la Chiesa è la comunità di coloro che si riconoscono in Gesù risorto.

Spesse volte noi pensiamo che la Chiesa sia uno stile di comportamento. La Chiesa è l'innamoramento diuturno del Maestro come criterio fondamentale della nostra esistenza. E allora questa Chiesa è il discepolo che Gesù amava e tutto ciò che nella Chiesa si sviluppa è solo un mistero di amore. Ecco allora la figura di Pietro: Mi ami più di costoro? E questo per ben tre volte, perché la bellezza del discepolo è essere continuamente oggetto dell'amore di Gesù. Anzi, se il discepolo che Gesù amava riconosce il Maestro nella storia, Pietro è l’amato che ci guida giorno per giorno verso la pienezza del paradiso attraverso il suo esempio: Seguimi!

La Chiesa vive del Maestro, si lascia amare dal Maestro e lo segue continuamente: è la gioia d’essere Chiesa! Noi tante volte abbiamo una visione di essa molto esteriore, molto giuridica e dimentichiamo la bellezza che la Chiesa è nient'altro che l'essere amati da Gesù, riconoscere in essa il Risorto per camminare con lui giorno per giorno verso la pienezza della gloria. Questa è la bellezza d’essere Chiesa!

Uno degli interrogativi che tante volte noi dovremmo porci è quello se siamo veramente innamorati di Gesù.

Lui è la Chiesa.

Camminando con lui costruiamo un mondo nuovo, entriamo nella speranza che viene dall'alto e possiamo dire che in lui scopriamo la gioia di vivere giorno per giorno. Ecco perché questa mattina noi abbiamo ascoltato la conclusione del Vangelo di Giovanni il quale ci dice che la Chiesa è il Risorto in mezzo a noi.

Viviamo questa bellezza, il Risorto non è una teoria, è una presenza che ci affascina.

Viviamo di lui giorno per giorno, camminiamo nella sua luce, gustiamo continuamente la sua presenza e allora, se nel cammino feriale questo Risorto sarà l'anima della nostra anima, anche noi faremo parte di quei 153 pesci che, nella bellezza del cielo, sono raccolti per contemplare eternamente il volto del Padre. È la grande meta della nostra esistenza: essere di Gesù, dono del Padre, in attesa di gustare quella luminosità eterna che è il paradiso, nella quale ognuno di noi, per grazia, si troverà nel Maestro pieno di gioia, pieno di speranza, in attesa di quel canto glorioso che sarà il canto con tutti i fratelli nella Gerusalemme del cielo.

 

Oggi, qui, Dio ci parla...

Datevi da fare per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà.

La vita cristiana vive del Cristo che rappresenta il cibo quotidiano di un vero credente. La sua persona è la fonte autorevole e autentica di ogni discepolo che in lui riconosce il senso della propria storia. 

Donaci, o Padre, il desiderio di un’intensa esperienza di eternità beata per essere in sintonia con il tuo progetto creativo. In Gesù siamo uomini perfetti e cresciamo nella nostra vera identità. Lo Spirito Santo ci guidi nelle strade del vita per maturare in tale mentalità divino-umana. AMEN

04 maggio 2025

Oggi, qui, Dio ci parla...

Quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: ”È il Signore!” 

Il mistero della chiesa vive della signoria del Cristo che anima la vita della comunità cristiana. La contemplazione della sua presenza rappresenta la sua anima, e la bellezza della fraternità che la caratterizza vive di questa comune attrazione al volto del Maestro. 

Padre, la gioia di sentirsi chiesa vive della comune contemplazione gustativa della figura del Maestro divino. In lui respiriamo la bellezza della nostra vicenda storica in un intenso clima di trascendenza per poterne gustare il mistero. Lo Spirito Santo ci aiuti a godere di tale grandezza in attesa della pienezza della gloria che ci attende tutti. AMEN

03 maggio 2025

Oggi, qui, Dio ci parla...

Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.

Il valore della nostra esistenza è nel mistero del Padre di cui Gesù ci parla continuamente. Questa tensione verticale anima il nostro quotidiano e ci fa pregustare la bellezza della eternità beata. 

Padre, la nostra esistenza viene da te e in te si realizzerà nella bellezza del paradiso. Questa è l’energia del nostro presente. Gesù orienta a te tutta la nostra vita e ci fa pregustare il gaudio della eterna comunione con te. Lo Spirito Santo ci orienti sempre in questa meta meravigliosa. AMEN

02 maggio 2025

Oggi, qui, Dio ci parla...

Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. 

Nell’incontro con Gesù la creatura ne riscopre il cuore aperto e generoso che va al di là di ogni prospettiva semplicemente umana. In lui gustiamo la pienezza della nostra esistenza. 

Padre, tu vieni sempre incontro alle nostre povertà perché nel tuo Figlio Gesù Cristo ci accompagni nel cammino quotidiano e ci ricolmi di quell’amore che va di là di ogni umano desiderio. La potenza creatrice dello Spirito Santo ci renda sempre partecipi di tale pienezza di vita divina. AMEN

01 maggio 2025

Oggi, qui, Dio ci parla...

Gesù nella sua patria a causa della loro incredulità non fece molti prodigi. 

Il cammino nella fede è gustare un cuore aperto alla storia e ai fratelli. Tutto questo avviene grazie a una feconda comunione con la volontà del Padre, in apertura solidale con i fratelli che abitano il pianeta. 

Padre, nella persona di Gesù intensamente amata scopriamo la via per credere nella contemplazione del tuo volto. Guidaci con la forza dello Spirito Santo nelle tue vie per gustare la tua ineffabile bellezza. AMEN

30 aprile 2025

Oggi, qui, Dio ci parla...

Chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio.

La fecondità della vita di comunione a tutti i livelli genera nuovi e luminosi rapporti esistenziali; nella fraternità nasce un nuovo stile esistenziale dove si cresce come fratelli in una sintonia di cuori. Qui scopriamo la grande bellezza della vita interiore che è veramente esistenza fraterna. 

Padre, nel tuo mistero di amore ci chiami a vivere la comunione che è presente nel tuo rapporto con il Cristo e lo Spirito Santo. Guidaci ogni giorno in tale itinerario spirituale per gustare la vera comunione evangelica. AMEN

29 aprile 2025

Oggi, qui, Dio ci parla...

Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi e vi darò ristoro.

Gesù, mite e umile di cuore, sei la speranza di ogni umana creatura. Attirami a te in ogni travaglio quotidiano perché possa camminare nella letizia dello spirito che aleggia sulla mia persona e mi ristora. 

Padre, in te è la sorgente della vita e nel dono del tuo Figlio Gesù mi ricolmi di fiducia e di speranza. Desidero camminare con lui e come lui per diventare il tuo sacramento d’amore. Avvolgimi nel manto dello Spirito Santo perché possa respirare la bellezza della vita quotidiana per diventare speranza per ogni fratello. AMEN

28 aprile 2025

Oggi, qui, Dio ci parla...

Se uno non nasce da acqua e da Spirito non può entrare nel regno di Dio. 

La gioia d’essere creature nuove, che è la bellezza della vita cristiana, nasce dalla rigenerazione battesimale che vive della Celebrazione eucaristica domenicale. In essa lo Spirito Santo ci rinnova nell’entusiasmo della fede per vivere con serenità il futuro che la provvidenza ci sta preparando. 

Padre, in Gesù intensamente amato, viviamo la bellezza d’essere quelle creature nuove che rispecchiano la luminosità della tua gloria. Nello Spirito Santo siamo un quotidiano capolavoro trinitario, in attesa della gioia eterna con tutti i fratelli. AMEN

27 aprile 2025

II DOMENICA DI PASQUA O DELLA DIVINA MISERICORDIA - ANNO C -

DOMENICA 27 APRILE 2025

At 5,12-16      Ap 1,9-11a.12-13.17-19      Gv 20,19-31        

OMELIA

Rivivere continuamente l’esperienza della Pasqua è ritrovare solidità attraverso il gusto dell’apparizione del Risorto. La bellezza dell’esperienza della Pasqua è gustare la relazione attiva e personale del Maestro con ciascuno di noi per poter essere creature nuove.

È quello che abbiamo ascoltato nel Vangelo: il credente è colui nella cui vita appare sempre il Risorto ricolmandolo di una gioia ineffabile. Un cristiano che non abbia il gusto della presenza manifestativa del Risorto non può reggere nell’esperienza cristiana, ma questo rapporto, questa mattina, vorremmo approfondirlo attraverso i testi biblici ascoltati. Il Risorto apparendo a noi e, apparendoci in questo momento, ci pone davanti tre parole: “La pace sia con voi - Ricevete lo Spirito Santo - Rimettete i peccati”.

Nel momento in cui il Risorto entra in relazione con noi, ci regala queste tre parole. Innanzitutto Egli ci dice: “La pace sia con voi”, ed è molto bello come l’Evangelista unisca questo saluto alla descrizione della Passione del Signore: “Mostrò loro le mani e il costato”.

Da dove nasce l’armonia per l’uomo se non dal quel fianco trafitto in croce da cui sono usciti sangue e acqua? L’armonia che il Signore ci regala proviene dall’oblazione del cuore di Cristo che ci dà l’acqua della novità della vita. In certo qual modo il Risorto apparendoci in questo momento e rivelandoci la sua pace ci dice: “Ti regalo il mio sangue, ti offro l’acqua del mondo nuovo!” È quello sguardo credente che si lascia prendere dal Maestro e ritrova la propria esistenza invasa dalla luce, dal sangue e dall’acqua.

Non è una pace verbale, quella che il Signore ci regala, ma è la sua oblazione, il suo amore oblativo che diventa principio dell’armonia che ogni uomo continuamente cerca.

Il Risorto non ci appare per essere visto, ma il Risorto ci appare perché vuol trasfondere in noi la sua interiorità nella quale l’uomo ritrova veramente se stesso, ma questo saluto è accompagnato dall’effusione dello Spirito.

Immediatamente il nostro pensiero va al racconto della creazione dell’uomo, quando Dio pone il suo respiro nella persona che egli ha creato dall’argilla. Lo Spirito che ha creato l’uomo è lo Spirito che Gesù regala a ogni umana creatura. In quello Spirito cogliamo l’interiorità di Gesù che passa nel discepolo: ecco perché il discepolo nel cammino della sua vita, si sente “abitato” dall’amore divino! In quel respiro Gesù regala a ciascuno di noi “quell’acqua e quel sangue”, quei tempi nuovi vissuti nell’oblazione.

È molto bello, riandando all’immagine giovannea, vedere Gesù che nel respiro fa trapassare in noi la sua interiorità per cui, il cristiano, si sente abitato dall’amore oblativo di Gesù e avverte quella novità che Gesù ci ha detto nella terza espressione: la remissione dei peccati.

Cosa c’era nel cuore di Cristo se non la grandezza del suo amore per noi incomprensibile?

La bellezza della fede è non capire mai l’amore di Dio, perché l’Amore è incomprensibile.

In quel momento noi vediamo il Signore che nello Spirito fa passare-trapassare in noi il suo amore, dove questo amore incontra noi peccatori. L’Amore incontrando un peccatore diventa Misericordia.

L’amore inesauribile, incontrando la povertà storica degli uomini, diventa misericordia e la misericordia è il livello più alto dell’amore perché quel perdono dei peccati di cui ha parlato il Vangelo non è semplicemente cancellare i peccati o lavare i peccati (espressioni che noi spesso in modo acritico ripetiamo), il perdono dei peccati è la generazione dell’uomo nuovo. La misericordia è la novità di Dio nel cuore umano.

Gesù regalandoci la sua pace, facendo fluire dal suo costato sangue e acqua, attraverso lo Spirito Santo, diventa misericordia, per cui il cristiano “respira” continuamente misericordia.

Spesso, questa esperienza, non riusciamo a farla perché siamo troppo legati ai nostri comportamenti e alle nostre attese; dovremmo riuscire a lasciarci avvolgere da quel sangue e da quell’acqua, da quello Spirito che ci dà il volto di Cristo. L’uomo che si lascia prendere dalla misericordia è un uomo continuamente rifatto.

Usando l’immagine del testo dell’Apocalisse ogni volta che, dimentichi di noi stessi, ci lasciamo prendere dalla relazione che il Risorto vuol stabilire con noi, viviamo l’atteggiamento di Cristo Risorto nei confronti del veggente dell’Apocalisse. Ogni giorno il Signore mette la sua mano su di noi e ci rivolge le stesse identiche parole “Io sono il Primo e l’Ultimo, il Vivente. Ero morto, ma ora vivo” e in quella mano collocata su di noi, noi siamo persone che “vivono nel Vivente”.

La misericordia è la gioia più grande dell’uomo perché nella misericordia l’uomo diventa il Vivente.

Quando noi facciamo l’esperienza della misericordia, come i discepoli la mattina di Pasqua, anche noi siamo ricolmi di gioia: “I discepoli gioirono al vedere il Signore”. Una vita rigenerata nella e dalla misericordia, nell’amore gratuito che avvolge l’uomo peccatore, fa sì che l’uomo “veda” il Signore. È bello lasciarci avvolgere da questa misericordia per vedere il Signore e quando lo vediamo la nostra esistenza esulta di gioia: siamo viventi nel Vivente per contemplare il Vivente!

Allora, poiché quello che l’Evangelista ci ha narrato avviene ogni domenica, perché in ogni domenica appare il Risorto, il Risorto sta dandoci la sua pace, nel suo Corpo e nel suo Sangue che, nei segni del pane e del vino ci vengono regalati, noi godiamo dell’effusione dello Spirito Santo. Accogliendo nello Spirito Santo quel sangue e quell’acqua abbiamo il perdono dei peccati, abbiamo il gusto della novità di Dio e, quando l’uomo si sente novità di Dio, vede il suo Maestro ed è pieno di esultanza!

La bellezza della vita non è fatta di cose esteriori, ma di relazioni dove noi, ogni giorno, nella semplicità della nostra esistenza, ci lasciamo avvolgere da quelle luci che escono dal fianco di Cristo in croce, dalle sue mani trafitte che nello Spirito Santo rigenerano la nostra vita rendendole luminose della luminosità del Risorto.

Viviamo questa Eucaristia con questo stile, in modo che è bello sentirsi in ogni frammento della nostra giornata meravigliosamente avvolti dalla misericordia di Dio che ci perdona, per essere quelle creature che vedono il Signore e hanno speranza nel trambusto della vita, in attesa di Dio, di quell’incontro meraviglioso col Risorto nella Gerusalemme del cielo.

 

Oggi, qui, Dio ci parla...

Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!

La bellezza della fede sta nel fidarsi della parola ecclesiale ed esperienziale che attraverso il vissuto introduce nella viva relazione con il Cristo: “Mio Signore e Mio Dio!”. È la bellezza feconda del rapporto veramente personale nella Chiesa con la grandezza della personalità di Gesù, che attira il cuore credente. 

Padre, tu ci attiri nello Spirito Santo alla persona di Gesù perché possiamo avere i suoi stessi sentimenti, e in lui essere veramente tuoi figli. La diuturna relazione con lui ci fa desiderare la relazione con te specie nella preghiera che egli ci ha insegnato. È il sacramento orante del quotidiano che ci rigenera nel cuore e ci permette di bramare sempre più la luminosità del tuo volto insieme con tutta l’umanità. AMEN

26 aprile 2025

Oggi, qui, Dio ci parla...

Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. 

L’amore di Gesù per l’intera umanità è il valore portante dell’annuncio del Vangelo. Ogni umana creatura è la destinataria della sua presenza nel cammino storico dell’intera umanità. Tutti gli uomini sono in lui sommamente amati. 

Padre, nel tuo progetto storico ci hai regalato il mistero della persona di Gesù perché ogni umana creatura potesse essere rigenerata dalla grandezza del suo amore. Ciò si compie per opera dello Spirito Santo, che offre la bellezza dell’amore trinitario. AMEN

25 aprile 2025

Oggi, qui, Dio ci parla...

Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: “È il Signore!” 

Chiunque si lascia prendere dal volto del Cristo ne sa cogliere la continua presenza storico-sacramentale nel cammino quotidiano della vita poiché nella fede si costruisce un rapporto fortemente sinergetico. Si ha la capacità di intravedere la sua presenza nel quotidiano. 

Padre, lo Spirito Santo guida ogni giorno il nostro cammino spirituale e ci aiuta a intravedere la presenza di Gesù glorioso nella vita di tutti i giorni. Con lui riusciamo a camminare con la guida di Gesù. AMEN

24 aprile 2025

Oggi, qui, Dio ci parla...

Gesù apri loro la mente per comprendere le Scritture

Guardiamo il volto del Risorto, ascoltiamone le parole, poniamo l’atto di fede e respiriamo eternità beata. Nel cammino della fede lo sguardo del cuore è sempre rivolto a Gesù che rappresenta il centro della nostra esistenza. In lui scopriamo il senso della vita e sappiamo gustare il sapore eterno di ogni istante della nostra esistenza.

Padre, attiraci sempre più alla grandezza del mistero del tuo Figlio Gesù per riscoprire la bellezza della nostra vita di credenti. In lui è il vero gaudio esistenziale. Lo Spirito Santo ci introduca nella comprensione di tale bellezza spirituale per gustare eterna beatitudine. AMEN

23 aprile 2025

Oggi, qui, Dio ci parla...

Essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

Il banchetto eucaristico è espressione di comunione di cuori che vivono lo stesso ideale evangelico e che da esso fanno scaturire la novità del mondo Intero. Nella celebrazione eucaristica gustiamo la reale presenza del Risorto. 

Padre, Gesù ci invita a una intensa esperienza di fratellanza nella celebrazione eucaristica per farci scoprire la luminosa esperienza del tuo volto. Lo Spirito Santo ci guidi in questo itinerario esistenziale per poter gustare la tua bellezza. AMEN

22 aprile 2025

Oggi, qui, Dio ci parla...

“Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro.” 

Contemplare nello Spirito Santo questa espressione di Gesù è orientare lo sguardo del cuore verso l’alto. La nostra esistenza aspira verso la comunione piena e definitiva in paradiso dove potremo gustare la pienezza della nostra storia.  La gustazione del Mistero trinitario sarà il nostro gaudio per tutta l’eternità beata. 

Padre, da te siamo venuti e a te ritorniamo per gustare eternamente la comunione con Gesù nella creatività dello Spirito Santo. Quanto più saremo in comunione con te lo Spirito ci aiuterà a crescere nel desiderio di gustare la bellezza del tuo volto. Questa è la nostra grande aspirazione spirituale. AMEN

21 aprile 2025

Oggi, qui, Dio ci parla...

Gesù disse loro: "Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno.

Il cammino nell’esperienza evangelica vive nell’imitazione personale dell’intera vicenda umana di Gesù: dalla Galilea a Gerusalemme in costante obbedienza alla misteriosa volontà del Padre. Qui appare lentamente la sua meravigliosa e grandiosa figura che tutti siamo chiamati a meditare e a personalizzare. Questa è la bellezza feconda del Vangelo. 

Padre, l’imitazione della personalità storica di Gesù ci apre profondamente e progressivamente alla contemplazione della sua interiorità. Lo Spirito Santo ci guidi in tale itinerario esistenziale perché possiamo rendere feconda la vocazione ad essere suoi discepoli. AMEN.

LUNEDÌ FRA L'OTTAVA DI PASQUA - ANNO C -

LUNEDÌ 21 APRILE 2025

At 2, 14. 22-32      Mt 28, 8-15                      

OMELIA

L’evento della risurrezione di Gesù è divenuto ed è per noi il principio di tutta la nostra esistenza.

Anche noi siamo chiamati a “vedere il Risorto” come ieri mattina ci suggeriva l’apostolo Pietro, perché l’esperienza della risurrezione è un evento nel quale una persona, il Risorto, si pone in relazione con noi trasformando la nostra vita.

Gesù è risorto perché noi viviamo solo di Lui e la sua presenza è principio determinante per la nostra esistenza. Davanti a questo ineffabile dono, in noi c’è sempre il grosso interrogativo: come possiamo vedere il Signore per poterlo veramente gustare, condividere, facendolo diventare la speranza della nostra vita?

La Parola alla quale questa mattina Gesù ci indirizza potrebbe aiutarci a ritrovare il modo con il quale possiamo veramente accostarci al Risorto vivendone la presenza.

L’esperienza delle donne dopo l’annuncio degli angeli potrebbe essere per noi la strada da percorrere in vista di una autentica esperienza del Risorto. Non per nulla nella narrazione evangelica prima si mettono in luce i sentimenti delle donne e, alla luce di questi sentimenti, ecco appare loro il Risorto perché quei due sentimenti delle donne sono l’esperienza nella quale dobbiamo entrare. Le donne sono qualificate da questi due atteggiamenti: timore e gioia grande, atteggiamenti che dovrebbero qualificare il nostro intimo in modo che possiamo veramente contemplare il Risorto, gioia della nostra esistenza.

Innanzitutto il primo atteggiamento: “timore”. Quando sentiamo, nell’ordine evangelico, questa espressione essa non indica affatto paura, ma è l’espressione normale quando Dio appare in modo meraviglioso. Questo lo cogliamo in tutta la vicenda di Gesù: quando Gesù fa qualcosa di grande, i discepoli e le folle sono prese da timore.

Il timore infatti è l’atteggiamento dell’uomo che si lascia stupire dall’agire improvviso di Dio, un agire improvviso che va al di là delle nostre attese, delle nostre aspettative, qualcosa che appartiene alla gratuità rivelativa di Dio.

Nell’esperienza della fede non è niente ovvio, non è ovvio l’incontro con il Risorto.

L’uomo che vuole entrare nel cammino credente ha abbandonato ogni logica perché nel momento in cui si intraprende l’esperienza della fede, si è nella creatività di Dio e l’uomo povero, che nella povertà evangelica si lascia raggiungere da Dio, va aldilà di ogni possibile attesa umana. L’esperienza della risurrezione infatti è qualcosa di travolgente per la nostra vita.

Tante verità di fede sono troppo ovvie per noi e, essendo troppo ovvie, non ci riempiono di stupore. Celebrando la Pasqua di Gesù, non abbiamo celebrato un avvenimento passato, ma un evento: il Signore che ci sorprende nella sua fedeltà creando in noi commozione, emozione e perciò timore evangelico.

La Pasqua è diventata troppo un calendario di vacanze, non è vissuta nello stupore di Dio.

Se non cogliamo questo elemento non vedremo mai il Risorto perché noi procederemo sempre nella logica semplicemente umana, ma l’uomo della logica è protagonista della sua vita, noi siamo uomini dello stupore. È il primo elemento che quelle donne ci regalano per poter incontrare il Risorto.

Di riflesso appare il secondo elemento: la gioia grande. È interessante come l’Evangelista nella sua narrazione abbia aggiunto l’aggettivo “grande”.

Se è vero che l’uomo nel cammino della sua vita è chiamato a essere nella gioia, l’evento della risurrezione è una gioia veramente incommensurabile perché è il Risorto che è entrato, ed entra dentro di noi. È qualcosa di così affascinante, di così ineffabile quella presenza del Risorto che è una gioia grande la sua presenza.

Qui cogliamo una verità che ci deve prendere fino in fondo: è Gesù che entrando in noi è gioia e poiché il Risorto in noi è la gioia, è una gioia grande che ha la misura di Dio, per cui la nostra esistenza diventa un traboccare di questa grandezza di Dio.

Celebrando la Pasqua, lasciandoci prendere dalla presenza del Signore, abbiamo l’esultanza che se anche è legata alle contingenze umane, come il clima festivo, tuttavia è una gioia legata a una Persona che nella sua gratuità e imprevedibilità è entrata in noi e ha qualificato il nostro essere. In questi due stati d’animo viviamo quello che il Vangelo ci ha detto: il Risorto appare alle donne, le saluta, linguaggio di un’esperienza di relazione veramente affascinante.

I tre verbi: si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi, e lo adorarono, ritraducono le loro esperienze di donne che sono introdotte nell’intimità pasquale di Gesù. Ecco perché il cristiano deve vivere quella esperienza, l’esperienza di quelle donne, per poter godere l’intimità del Risorto.

Allora ci porremo la domanda: per noi veramente Gesù è risorto? Ed è la persona che determina la nostra vita?

Dobbiamo andare sempre a quelle parole con le quali l’Evangelista ha pennellato l’esperienza interiore di quelle donne: timore, (che è il superamento del monotono del feriale), ma è la novità di Dio che rende gloriosa la monotonia feriale.

In questo cogliamo la bellezza della nostra fede e se vivremo i tre verbi di quelle donne: si avvicinarono, lo abbracciarono, lo adorarono, cogliamo il mistero del Corpo e del Sangue del Signore.

Mentre ci accosteremo alla comunione vivremo i tre verbi: ci avviciniamo, lo abbracciamo, entriamo nella sua intimità.

Allora oggi torneremo a casa con grande ebbrezza: il Risorto è entrato nella nostra vita e ci ha regalato, per sua pura grazia, “vera gioia”, ineffabile, così grande che non possiamo non dire, uscendo di chiesa, con la faccia gloriosa della nostra persona: “Abbiamo incontrato la persona del Risorto!”.

Intuiamo allora nella fede la presenza di un Dio veramente ineffabile da accogliere per dare speranza all’intera umanità.

La vita allora diventa gloriosa e ricca di speranza mentre attendiamo lo svelamento del suo Volto nella Gerusalemme del cielo.


20 aprile 2025

DOMENICA DI PASQUA «RISURREZIONE DEL SIGNORE» MESSA DEL GIORNO - ANNO C -

DOMENICA 20 APRILE 2025

At 10,34. 37-43      Col 3,1-4      Gv 20,1-9

OMELIA

Il cristiano oggi è condotto dallo Spirito a contemplare il Risorto e questa contemplazione è il principio della nostra esistenza. Il cristiano è chiamato ad avvertirne continuamente la presenza per essere in lui progressivamente trasfigurato e per noi, entrare in questo mistero è essenziale poiché l'apostolo Paolo ci ha detto: “Se siete risorti con Cristo cercate le cose di lassù”.

Il Risorto è colui che nel cammino della sua vita avverte in sé la vocazione d'essere tutt'uno con il mistero. Nasce allora la domanda di cosa significhi essere risorti con Cristo.

Noi, spesse volte, viviamo una situazione di rottura tra il mistero nel quale noi crediamo - Gesù è risorto - e lo stile al quale noi siamo chiamati a costruire l'esistenza: essere risorti in lui.

Questa mattina, nella potenza dello Spirito cerchiamo di chiederci: cosa potrebbe dire per noi la convinzione che siamo veramente risorti?

Tre potrebbero essere i passaggi: essere risorti con Cristo vuol dire averne la sensibilità, goderne la vitalità, per esultare nel gusto della nostra umanità.

Innanzitutto l'esperienza del Risorto ci fa intravedere come siamo chiamati ad assumerne la sensibilità, a essere il cuore amativo di Cristo.

Essere risorti con Cristo è avere il cuore di Cristo che pulsa nel nostro cuore.

E poiché sappiamo che l'uomo è il suo cuore, il criterio di fondo della nostra esistenza è il cuore amante di Gesù.

Se poi dovessimo chiederci in profondità quale sia la bellezza d’essere risorti, ritroveremmo la percezione che il Signore in noi continua ad amare.

E amare (Gesù ce lo ha insegnato con la sua storia personale) è vivere una continua comunione di vita con Dio e con i fratelli. Amare è regalare nella semplicità feriale, senza nulla di straordinario, il gusto di essere talmente uniti a Gesù, sommo amore, regalando amore a chi ci sta vicino.

Essere risorti è essere un segno vivo di Cristo che ama e amare è essenzialmente la capacità di far essere se stesso l'altro. L'uomo veramente ama quando ha il gusto che l'altro sia se stesso. Gesù ci ha amato in modo così intenso da farci riscoprire la bellezza d'essere noi stessi. Essere risorti con Gesù è far palpitare in noi il cuore stesso di Gesù.

La risurrezione non è un avvenimento del passato, ma è qualcosa che penetra nel profondo della nostra persona.

Allora, chi ha la sensibilità amorosa di Cristo, ne ha la mentalità. L'uomo pensa come ama.

Il pensiero, la capacità di comprendere il reale, dipende dal pulsare del cuore. Quando vogliamo cogliere il pensiero di una persona, ne cogliamo innanzitutto “l'aspetto del cuore”, fonte di tutto ciò che qualifica la persona umana.

Chi ha un cuore come quello di Cristo ha la mentalità di Cristo e, pensare come Cristo, è avere sempre la speranza nelle tribolazioni storiche.

Chi pensa come Cristo sa esattamente che il terzo giorno ogni buio diventa luce, ogni sconfitta diventa vittoria, ogni paura diventa coraggio. L'uomo, tante volte, non riesce ad avvertire il profondo della sua esperienza religiosa perché non sa leggere il reale con speranza!

E la speranza è la risurrezione: dove sembra ci sia la morte, c'è sempre la vita!

Chi ha la mentalità del Risorto ha un meraviglioso filtro: vede il positivo della vita. L'uomo che veramente è risorto non si lascia schiacciare dalle paure, l'uomo che veramente è risorto percepisce che, pur nel dramma, c'è qualcosa di meraviglioso e di affascinante. Chi è risorto ama e pensa, chi è risorto pensa come pulsa il cuore.

E il risultato è il gusto d'essere uomini.

Se riandiamo al racconto della passione di Gesù, secondo Giovanni, noi troviamo sulle labbra di Pilato due bellissime professioni di fede: “Ecco l'uomo” “Che farò del vostro re?”. In quel “ecco l'uomo” Pilato ha dato una meravigliosa professione di fede.

Quell'uomo, Gesù di Nazareth, è l'uomo, è colui nel quale il Padre realizza ogni umana creatura perché sulla croce, Gesù è re. Dal suo fianco infatti uscì “sangue e acqua” poiché dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia”. In questo, noi possiamo dire, di essere risorti.

Allora credo che le due parole con le quali l'evangelista Giovanni ha terminato il racconto evangelico di questa mattina dove si afferma che, il discepolo che Gesù amava, “vide e credette”, ritraduce veramente questo significato: il Risorto, quando viene incontrato in purezza di cuore, è realizzazione della nostra umanità. L'Evangelista ha detto: “vide e credette”! In quel “vide” percepiamo l'intimità relazionale, l'assunzione della sensibilità e della mentalità di Gesù morto e risorto e, in quel “credette” il discepolo spalancò la propria vita al perfetto uomo, diventando e gustando l'essere perfettamente uomo.

Allora gustiamo e diffondiamo il gaudio dell'essere autenticamente noi stessi. Ecco cosa potrebbe significare essere risorti con Cristo: la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio. In lui maturiamo la bellezza del dono d'essere uomini.

Siamo veramente uomini perché la sensibilità di Cristo avvolge talmente la nostra persona da leggere il reale con il cuore di Cristo Gesù: è quello che avviene nella celebrazione del Mistero eucaristico.

 La bellezza dell'Eucaristia è assumere in quel pane e in quel vino “l'Uomo” per eccellenza, che vi è realmente presente, e il pane e il vino, penetrando in noi con tutta la loro ricchezza "spirituale" ci danno il calore del Cristo e il pensare del divin Maestro.

L'Uomo eucaristico è il Risorto in noi che ci fa godere di vivere, di amare e di pensare come lui.

Questo sia il mistero che dà esultanza alla nostra storia in modo che l'evento della risurrezione abbia una profonda espressione nel gusto dell'essere uomini. E allora se la Pasqua potrà per noi significare questo salto di qualità allora saremo nella gioia perché la vera gioia è l'uomo che gode d'essere se stesso.

Questa potrebbe essere la Pasqua del Signore per ciascuno di noi.

 

18 aprile 2025

Oggi, qui, Dio ci parla...

 Tutto è compiuto!

Il valore del compimento della misteriosa volontà di Dio incarna il senso di serenità interiore d’essere vissuti nel misterioso oggi del Padre in un processo di radicale obbedienza al suo mistero di amore per la salvezza di ogni uomo. 

Padre, nel compimento della tua volontà è il senso della nostra esistenza che non è altro che il dare concretezza al tuo mistero di amore per l’intera umanità. AMEN

17 aprile 2025

Oggi, qui, Dio ci parla...

Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine. 

La persona di Gesù è un sacramento di amore incondizionato del Padre per ogni uomo. Egli amò fino all'infarto poiché si donò in pienezza per rendere vera e piena l’identità del cuore umano di Gesù. La sua morte è il canto alla pienezza della relazione amorosa per il Padre per rendere autentica la creatura umana. 

Padre, mentre contempliamo Gesù che diede la vita per rendere luminosa la creatura umana, cantiamo la meravigliosa bellezza del suo cuore innamorato dell’uomo per dare alla luce una umanità ricca di speranza che genera serenità. AMEN

15 aprile 2025

Oggi, qui, Dio ci parla...

Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui.

La potenza della comunione con il Padre è la potenza che opera nel cuore di Gesù. In lui il Maestro divino è veramente se stesso e diventa esemplare per ciascuno di noi nel costruire la nostra vita. 

Padre, in te Gesù è veramente se stesso e ci apre orizzonti di eternità beata. Lo Spirito Santo guidi sempre i pensieri del nostro cuore per crescere nella comunione con te. AMEN

14 aprile 2025

Oggi, qui, Dio ci parla...

I poveri li avete sempre con voi, ma non sempre avete me.

Gesù è il centro della nostra esistenza e in lui ritroviamo la nostra vera identità. La gioia di poterlo amare è la forza che ci guida in ogni tempo e in ogni spazio. Con lui il futuro ci sorride sempre. 

Padre, orienta al tuo Figlio i palpiti del nostro cuore perché possiamo vivere nella tua familiarità con serenità di vita. Lo Spirito Santo ci possa sempre guidare in tutto il nostro cammino. AMEN

13 aprile 2025

Oggi, qui, Dio ci parla...

Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito. 

La comunione con il Padre è il valore della vita di Gesù che fa della sua esistenza un atto di totale abbandono nelle mani del Padre. In lui scopriva il senso della propria esistenza e l’obbedienza alla sua misteriosa volontà determinava le scelte quotidiane. Gesù era nel cuore del Padre. Lo Spirito Santo guidava il suo cuore in una esperienza di amore incondizionato.

DOMENICA DELLE PALME - ANNO C -

DOMENICA 13 APRILE 2025

Is 50,4-7      Fil 2,6-11      Lc 22,14-23,56

OMELIA

Il cammino quaresimale lentamente ci ha introdotti nella comprensione della personalità di Gesù e, dopo essere entrati nella sua area di influenza godendo la bellezza del perdono, il Maestro oggi ci introduce nell’essenzialità della sua vita.

La caratteristica del racconto culminante della Passione del Signore ci fa vedere Gesù in comunione stretta con il Padre. Tutta la ricchezza della personalità di Gesù è tutta nel Padre. Ricordiamo quell’espressione con la quale Gesù davanti al rimprovero di Maria ha rivolto a Maria Santissima e a Giuseppe: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io debbo essere attento alle cose del Padre mio?».

La vita di Gesù è stata tutta un rapporto con il Padre perché tale era il senso della sua vita per cui, questa mattina, risentendo il racconto della Passione scopriamo ciò che è nel cuore di Gesù: il rapporto con il Padre.

Gli Evangelisti narrano la Passione, non fanno niente altro che mettere in luce ciò che ha guidato continuamente la storia di Gesù: il Padre.

Questo è il senso stesso della nostra esistenza.

Nel momento in cui sentiamo Gesù rivolgersi a Dio chiamandolo “Padre” troviamo il senso della nostra esistenza. Il discepolo è tale quando, nel trambusto della vita e nello scorrere degli avvenimenti, ha un unico intento: alzare gli occhi e dire: “Padre”. In questo ritroviamo il senso e l’essenzialità della nostra vita.

Se nel racconto, in modo immediato, siamo presi dal dramma della sofferenza di Gesù, se andiamo alla scuola dell’evangelista Luca, troviamo che c’è qualcosa di molto più profondo in quel dramma interiore se non il rapporto con il Padre. Mentre Gesù soffre in croce, le due belle preghiere ritraducono il senso della vita di Gesù: “Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno”. Gesù è entrato nella storia assumendo il peccato dell’uomo. È bello come l’evangelista Luca pone la persona di Gesù al battesimo al Giordano, immerso in quell’acqua, in comunione con tutti i peccatori: Gesù ha iniziato la sua storia pubblica diventando peccato. È il mistero di solidarietà con i peccatori che ha caratterizzato l’intero percorso dell’esistenza di Gesù, poiché Gesù ha assunto questo dramma sull’albero della croce.

Gesù si rivolge al Padre parafrasando in questo modo il testo dell’Evangelista: “Padre, perdona i loro peccati perché li ho espiati io”. Gesù nel rapporto con il Padre diventa la redenzione!

Il bel quadretto con il quale Gesù promette il paradiso al ladrone pentito ritraduce la storia dell’uomo. Ogni uomo che fissa lo sguardo su Gesù, ogni uomo che si lascia prendere dagli occhi del Crocifisso sente le stesse parole: “Oggi sarai con me in Paradiso, perché il tuo peccato l’ho espiato io”.  

Ecco perché l’uomo quando dice: “Padre” e si immette nella personalità di Gesù si sente profondamente perdonato!

La vita del cristiano è una continua sintesi di due atteggiamenti: lo sguardo del cuore rivolto al Crocifisso - il respiro dell’anima - e la preghiera “Padre”. Ecco perché il cristiano non ha paura di imitare continuamente il Maestro anche nel dramma della croce, perché dentro di sé avverte questa due meravigliose realtà. Il cristiano si sente in quello sguardo così “intensamente perdonato” d’avere il coraggio, il coraggio della fede - nello Spirito Santo - di rivolgersi a Dio chiamandolo “Padre”!

Ecco perché il cristiano riconosce la sua esistenza essenzialmente perdonata quando prega il Padre.

È qualcosa che il cristiano dovrebbe fondamentalmente assumere nella propria storia: in quel “Padre” c’è la gioia di essere perdonati. È la prima sfumatura che Gesù questa mattina ci regala introducendoci nella sua interiorità di uomo che nello Spirito vive del Padre.

Chiunque nel cammino della sua esistenza si lascia prendere da questo mistero ha l’armonia di Dio. Ecco perché il cristiano in qualunque croce della sua esistenza, se immediatamente l’uomo psichico dice: “dove sei o Signore?” l’uomo spirituale dice: “Padre!” e dicendo Padre con lo sguardo rivolto al crocifisso l’uomo si illumina di speranza!

Ecco quella interiorità che dovremmo continuamente coltivare a livello interiore. Se avvertiamo questa prima preghiera, cogliamo chiaramente la seconda: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito”. “Padre, la missione di dare speranza all’uomo l’ho compiuta”.

Nell’esperienza del buon ladrone tutta l’umanità è redenta, ciò che era peccato è diventato grazia, ciò che era buio è diventata luce, ora la mia missione l’ho compiuta: ti consegno il mio spirito!

Allora scopriamo Gesù su quella croce che dà compimento alla sua vicenda, ma dà compimento alla vicenda di ogni uomo che nel cammino della sua vita dice sempre: “Padre, mi consegno nelle tue mani, nel tuo Figlio ho ripreso il gusto della vita, sono stato perdonato, ma la bellezza dell’esser perdonato, o Padre, è consegnarmi pienamente nelle tue mani.”

È la bellezza della nostra vita dire sempre: “Padre” per sentirci quelle creature nuove che entrano nella comunione divina.

Ecco allora che il racconto della Passione che abbiamo ascoltato non è un racconto semplicemente drammatico, ma è il racconto dell’interiorità di Gesù, è il racconto della nostra interiorità: imparare nel cammino della vita a non guardare le croci, ma a guardare il Crocifisso per dire in Lui, con Lui e come Lui “Padre” e quando noi, in questa semplice parola ritradurremo la nostra esistenza di discepoli, in quel momento, ci sentiremo perdonati in una meravigliosa comunione divina.

Ecco perché non dobbiamo mai allontanare il nostro sguardo dal Crocifisso per sentire in noi questa novità che viene dall’alto poiché, tale esperienza, noi la riviviamo continuamente nel Mistero eucaristico perché in esso entriamo nella comunione dell’essere perdonati.

Ogni volta che nell’Eucaristia proclamiamo “Padre nostro che sei cieli” abbiamo lo sguardo lo sguardo rivolto al Crocifisso, sentiamoci perdonati e abbiamo la profonda tensione alla comunione con il Padre e noi non saremo delusi quando il Signore stesso ci darà il suo Corpo e il suo Sangue! In quel momento ci sentiremo perdonati, ci sentiremo in comunione con Dio e uscendo dall’Eucaristia ci porteremo a casa una sola gioia: ho fatto l’esperienza che Dio è Padre!

Ritrovando il gusto di questa verità non guarderemo più alle croci, avremo il gusto che Dio è Padre nell’esistenza sempre perdonata nell’intimità divina.

Viviamo così questa settimana santa in modo che la speranza di Dio si sviluppi nei nostri cuori in modo da dire sempre e solo: Padre!

In questa semplice e affascinante espressione incarneremo tutto il nostro desiderio di redenzione, di novità di vita e scopriremo la bellezza di essere quelle creature nuove che sospirano solo quel Paradiso che tra poco, nell’eternità beata, avvolgerà tutta la nostra vita.