28 aprile 2025

Oggi, qui, Dio ci parla...

Se uno non nasce da acqua e da Spirito non può entrare nel regno di Dio. 

La gioia d’essere creature nuove, che è la bellezza della vita cristiana, nasce dalla rigenerazione battesimale che vive della Celebrazione eucaristica domenicale. In essa lo Spirito Santo ci rinnova nell’entusiasmo della fede per vivere con serenità il futuro che la provvidenza ci sta preparando. 

Padre, in Gesù intensamente amato, viviamo la bellezza d’essere quelle creature nuove che rispecchiano la luminosità della tua gloria. Nello Spirito Santo siamo un quotidiano capolavoro trinitario, in attesa della gioia eterna con tutti i fratelli. AMEN

27 aprile 2025

II DOMENICA DI PASQUA O DELLA DIVINA MISERICORDIA - ANNO C -

DOMENICA 27 APRILE 2025

At 5,12-16      Ap 1,9-11a.12-13.17-19      Gv 20,19-31        

OMELIA

Rivivere continuamente l’esperienza della Pasqua è ritrovare solidità attraverso il gusto dell’apparizione del Risorto. La bellezza dell’esperienza della Pasqua è gustare la relazione attiva e personale del Maestro con ciascuno di noi per poter essere creature nuove.

È quello che abbiamo ascoltato nel Vangelo: il credente è colui nella cui vita appare sempre il Risorto ricolmandolo di una gioia ineffabile. Un cristiano che non abbia il gusto della presenza manifestativa del Risorto non può reggere nell’esperienza cristiana, ma questo rapporto, questa mattina, vorremmo approfondirlo attraverso i testi biblici ascoltati. Il Risorto apparendo a noi e, apparendoci in questo momento, ci pone davanti tre parole: “La pace sia con voi - Ricevete lo Spirito Santo - Rimettete i peccati”.

Nel momento in cui il Risorto entra in relazione con noi, ci regala queste tre parole. Innanzitutto Egli ci dice: “La pace sia con voi”, ed è molto bello come l’Evangelista unisca questo saluto alla descrizione della Passione del Signore: “Mostrò loro le mani e il costato”.

Da dove nasce l’armonia per l’uomo se non dal quel fianco trafitto in croce da cui sono usciti sangue e acqua? L’armonia che il Signore ci regala proviene dall’oblazione del cuore di Cristo che ci dà l’acqua della novità della vita. In certo qual modo il Risorto apparendoci in questo momento e rivelandoci la sua pace ci dice: “Ti regalo il mio sangue, ti offro l’acqua del mondo nuovo!” È quello sguardo credente che si lascia prendere dal Maestro e ritrova la propria esistenza invasa dalla luce, dal sangue e dall’acqua.

Non è una pace verbale, quella che il Signore ci regala, ma è la sua oblazione, il suo amore oblativo che diventa principio dell’armonia che ogni uomo continuamente cerca.

Il Risorto non ci appare per essere visto, ma il Risorto ci appare perché vuol trasfondere in noi la sua interiorità nella quale l’uomo ritrova veramente se stesso, ma questo saluto è accompagnato dall’effusione dello Spirito.

Immediatamente il nostro pensiero va al racconto della creazione dell’uomo, quando Dio pone il suo respiro nella persona che egli ha creato dall’argilla. Lo Spirito che ha creato l’uomo è lo Spirito che Gesù regala a ogni umana creatura. In quello Spirito cogliamo l’interiorità di Gesù che passa nel discepolo: ecco perché il discepolo nel cammino della sua vita, si sente “abitato” dall’amore divino! In quel respiro Gesù regala a ciascuno di noi “quell’acqua e quel sangue”, quei tempi nuovi vissuti nell’oblazione.

È molto bello, riandando all’immagine giovannea, vedere Gesù che nel respiro fa trapassare in noi la sua interiorità per cui, il cristiano, si sente abitato dall’amore oblativo di Gesù e avverte quella novità che Gesù ci ha detto nella terza espressione: la remissione dei peccati.

Cosa c’era nel cuore di Cristo se non la grandezza del suo amore per noi incomprensibile?

La bellezza della fede è non capire mai l’amore di Dio, perché l’Amore è incomprensibile.

In quel momento noi vediamo il Signore che nello Spirito fa passare-trapassare in noi il suo amore, dove questo amore incontra noi peccatori. L’Amore incontrando un peccatore diventa Misericordia.

L’amore inesauribile, incontrando la povertà storica degli uomini, diventa misericordia e la misericordia è il livello più alto dell’amore perché quel perdono dei peccati di cui ha parlato il Vangelo non è semplicemente cancellare i peccati o lavare i peccati (espressioni che noi spesso in modo acritico ripetiamo), il perdono dei peccati è la generazione dell’uomo nuovo. La misericordia è la novità di Dio nel cuore umano.

Gesù regalandoci la sua pace, facendo fluire dal suo costato sangue e acqua, attraverso lo Spirito Santo, diventa misericordia, per cui il cristiano “respira” continuamente misericordia.

Spesso, questa esperienza, non riusciamo a farla perché siamo troppo legati ai nostri comportamenti e alle nostre attese; dovremmo riuscire a lasciarci avvolgere da quel sangue e da quell’acqua, da quello Spirito che ci dà il volto di Cristo. L’uomo che si lascia prendere dalla misericordia è un uomo continuamente rifatto.

Usando l’immagine del testo dell’Apocalisse ogni volta che, dimentichi di noi stessi, ci lasciamo prendere dalla relazione che il Risorto vuol stabilire con noi, viviamo l’atteggiamento di Cristo Risorto nei confronti del veggente dell’Apocalisse. Ogni giorno il Signore mette la sua mano su di noi e ci rivolge le stesse identiche parole “Io sono il Primo e l’Ultimo, il Vivente. Ero morto, ma ora vivo” e in quella mano collocata su di noi, noi siamo persone che “vivono nel Vivente”.

La misericordia è la gioia più grande dell’uomo perché nella misericordia l’uomo diventa il Vivente.

Quando noi facciamo l’esperienza della misericordia, come i discepoli la mattina di Pasqua, anche noi siamo ricolmi di gioia: “I discepoli gioirono al vedere il Signore”. Una vita rigenerata nella e dalla misericordia, nell’amore gratuito che avvolge l’uomo peccatore, fa sì che l’uomo “veda” il Signore. È bello lasciarci avvolgere da questa misericordia per vedere il Signore e quando lo vediamo la nostra esistenza esulta di gioia: siamo viventi nel Vivente per contemplare il Vivente!

Allora, poiché quello che l’Evangelista ci ha narrato avviene ogni domenica, perché in ogni domenica appare il Risorto, il Risorto sta dandoci la sua pace, nel suo Corpo e nel suo Sangue che, nei segni del pane e del vino ci vengono regalati, noi godiamo dell’effusione dello Spirito Santo. Accogliendo nello Spirito Santo quel sangue e quell’acqua abbiamo il perdono dei peccati, abbiamo il gusto della novità di Dio e, quando l’uomo si sente novità di Dio, vede il suo Maestro ed è pieno di esultanza!

La bellezza della vita non è fatta di cose esteriori, ma di relazioni dove noi, ogni giorno, nella semplicità della nostra esistenza, ci lasciamo avvolgere da quelle luci che escono dal fianco di Cristo in croce, dalle sue mani trafitte che nello Spirito Santo rigenerano la nostra vita rendendole luminose della luminosità del Risorto.

Viviamo questa Eucaristia con questo stile, in modo che è bello sentirsi in ogni frammento della nostra giornata meravigliosamente avvolti dalla misericordia di Dio che ci perdona, per essere quelle creature che vedono il Signore e hanno speranza nel trambusto della vita, in attesa di Dio, di quell’incontro meraviglioso col Risorto nella Gerusalemme del cielo.

 

Oggi, qui, Dio ci parla...

Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!

La bellezza della fede sta nel fidarsi della parola ecclesiale ed esperienziale che attraverso il vissuto introduce nella viva relazione con il Cristo: “Mio Signore e Mio Dio!”. È la bellezza feconda del rapporto veramente personale nella Chiesa con la grandezza della personalità di Gesù, che attira il cuore credente. 

Padre, tu ci attiri nello Spirito Santo alla persona di Gesù perché possiamo avere i suoi stessi sentimenti, e in lui essere veramente tuoi figli. La diuturna relazione con lui ci fa desiderare la relazione con te specie nella preghiera che egli ci ha insegnato. È il sacramento orante del quotidiano che ci rigenera nel cuore e ci permette di bramare sempre più la luminosità del tuo volto insieme con tutta l’umanità. AMEN

26 aprile 2025

Oggi, qui, Dio ci parla...

Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. 

L’amore di Gesù per l’intera umanità è il valore portante dell’annuncio del Vangelo. Ogni umana creatura è la destinataria della sua presenza nel cammino storico dell’intera umanità. Tutti gli uomini sono in lui sommamente amati. 

Padre, nel tuo progetto storico ci hai regalato il mistero della persona di Gesù perché ogni umana creatura potesse essere rigenerata dalla grandezza del suo amore. Ciò si compie per opera dello Spirito Santo, che offre la bellezza dell’amore trinitario. AMEN

25 aprile 2025

Oggi, qui, Dio ci parla...

Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: “È il Signore!” 

Chiunque si lascia prendere dal volto del Cristo ne sa cogliere la continua presenza storico-sacramentale nel cammino quotidiano della vita poiché nella fede si costruisce un rapporto fortemente sinergetico. Si ha la capacità di intravedere la sua presenza nel quotidiano. 

Padre, lo Spirito Santo guida ogni giorno il nostro cammino spirituale e ci aiuta a intravedere la presenza di Gesù glorioso nella vita di tutti i giorni. Con lui riusciamo a camminare con la guida di Gesù. AMEN

24 aprile 2025

Oggi, qui, Dio ci parla...

Gesù apri loro la mente per comprendere le Scritture

Guardiamo il volto del Risorto, ascoltiamone le parole, poniamo l’atto di fede e respiriamo eternità beata. Nel cammino della fede lo sguardo del cuore è sempre rivolto a Gesù che rappresenta il centro della nostra esistenza. In lui scopriamo il senso della vita e sappiamo gustare il sapore eterno di ogni istante della nostra esistenza.

Padre, attiraci sempre più alla grandezza del mistero del tuo Figlio Gesù per riscoprire la bellezza della nostra vita di credenti. In lui è il vero gaudio esistenziale. Lo Spirito Santo ci introduca nella comprensione di tale bellezza spirituale per gustare eterna beatitudine. AMEN

23 aprile 2025

Oggi, qui, Dio ci parla...

Essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

Il banchetto eucaristico è espressione di comunione di cuori che vivono lo stesso ideale evangelico e che da esso fanno scaturire la novità del mondo Intero. Nella celebrazione eucaristica gustiamo la reale presenza del Risorto. 

Padre, Gesù ci invita a una intensa esperienza di fratellanza nella celebrazione eucaristica per farci scoprire la luminosa esperienza del tuo volto. Lo Spirito Santo ci guidi in questo itinerario esistenziale per poter gustare la tua bellezza. AMEN

22 aprile 2025

Oggi, qui, Dio ci parla...

“Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro.” 

Contemplare nello Spirito Santo questa espressione di Gesù è orientare lo sguardo del cuore verso l’alto. La nostra esistenza aspira verso la comunione piena e definitiva in paradiso dove potremo gustare la pienezza della nostra storia.  La gustazione del Mistero trinitario sarà il nostro gaudio per tutta l’eternità beata. 

Padre, da te siamo venuti e a te ritorniamo per gustare eternamente la comunione con Gesù nella creatività dello Spirito Santo. Quanto più saremo in comunione con te lo Spirito ci aiuterà a crescere nel desiderio di gustare la bellezza del tuo volto. Questa è la nostra grande aspirazione spirituale. AMEN

21 aprile 2025

Oggi, qui, Dio ci parla...

Gesù disse loro: "Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno.

Il cammino nell’esperienza evangelica vive nell’imitazione personale dell’intera vicenda umana di Gesù: dalla Galilea a Gerusalemme in costante obbedienza alla misteriosa volontà del Padre. Qui appare lentamente la sua meravigliosa e grandiosa figura che tutti siamo chiamati a meditare e a personalizzare. Questa è la bellezza feconda del Vangelo. 

Padre, l’imitazione della personalità storica di Gesù ci apre profondamente e progressivamente alla contemplazione della sua interiorità. Lo Spirito Santo ci guidi in tale itinerario esistenziale perché possiamo rendere feconda la vocazione ad essere suoi discepoli. AMEN.

LUNEDÌ FRA L'OTTAVA DI PASQUA - ANNO C -

LUNEDÌ 21 APRILE 2025

At 2, 14. 22-32      Mt 28, 8-15                      

OMELIA

L’evento della risurrezione di Gesù è divenuto ed è per noi il principio di tutta la nostra esistenza.

Anche noi siamo chiamati a “vedere il Risorto” come ieri mattina ci suggeriva l’apostolo Pietro, perché l’esperienza della risurrezione è un evento nel quale una persona, il Risorto, si pone in relazione con noi trasformando la nostra vita.

Gesù è risorto perché noi viviamo solo di Lui e la sua presenza è principio determinante per la nostra esistenza. Davanti a questo ineffabile dono, in noi c’è sempre il grosso interrogativo: come possiamo vedere il Signore per poterlo veramente gustare, condividere, facendolo diventare la speranza della nostra vita?

La Parola alla quale questa mattina Gesù ci indirizza potrebbe aiutarci a ritrovare il modo con il quale possiamo veramente accostarci al Risorto vivendone la presenza.

L’esperienza delle donne dopo l’annuncio degli angeli potrebbe essere per noi la strada da percorrere in vista di una autentica esperienza del Risorto. Non per nulla nella narrazione evangelica prima si mettono in luce i sentimenti delle donne e, alla luce di questi sentimenti, ecco appare loro il Risorto perché quei due sentimenti delle donne sono l’esperienza nella quale dobbiamo entrare. Le donne sono qualificate da questi due atteggiamenti: timore e gioia grande, atteggiamenti che dovrebbero qualificare il nostro intimo in modo che possiamo veramente contemplare il Risorto, gioia della nostra esistenza.

Innanzitutto il primo atteggiamento: “timore”. Quando sentiamo, nell’ordine evangelico, questa espressione essa non indica affatto paura, ma è l’espressione normale quando Dio appare in modo meraviglioso. Questo lo cogliamo in tutta la vicenda di Gesù: quando Gesù fa qualcosa di grande, i discepoli e le folle sono prese da timore.

Il timore infatti è l’atteggiamento dell’uomo che si lascia stupire dall’agire improvviso di Dio, un agire improvviso che va al di là delle nostre attese, delle nostre aspettative, qualcosa che appartiene alla gratuità rivelativa di Dio.

Nell’esperienza della fede non è niente ovvio, non è ovvio l’incontro con il Risorto.

L’uomo che vuole entrare nel cammino credente ha abbandonato ogni logica perché nel momento in cui si intraprende l’esperienza della fede, si è nella creatività di Dio e l’uomo povero, che nella povertà evangelica si lascia raggiungere da Dio, va aldilà di ogni possibile attesa umana. L’esperienza della risurrezione infatti è qualcosa di travolgente per la nostra vita.

Tante verità di fede sono troppo ovvie per noi e, essendo troppo ovvie, non ci riempiono di stupore. Celebrando la Pasqua di Gesù, non abbiamo celebrato un avvenimento passato, ma un evento: il Signore che ci sorprende nella sua fedeltà creando in noi commozione, emozione e perciò timore evangelico.

La Pasqua è diventata troppo un calendario di vacanze, non è vissuta nello stupore di Dio.

Se non cogliamo questo elemento non vedremo mai il Risorto perché noi procederemo sempre nella logica semplicemente umana, ma l’uomo della logica è protagonista della sua vita, noi siamo uomini dello stupore. È il primo elemento che quelle donne ci regalano per poter incontrare il Risorto.

Di riflesso appare il secondo elemento: la gioia grande. È interessante come l’Evangelista nella sua narrazione abbia aggiunto l’aggettivo “grande”.

Se è vero che l’uomo nel cammino della sua vita è chiamato a essere nella gioia, l’evento della risurrezione è una gioia veramente incommensurabile perché è il Risorto che è entrato, ed entra dentro di noi. È qualcosa di così affascinante, di così ineffabile quella presenza del Risorto che è una gioia grande la sua presenza.

Qui cogliamo una verità che ci deve prendere fino in fondo: è Gesù che entrando in noi è gioia e poiché il Risorto in noi è la gioia, è una gioia grande che ha la misura di Dio, per cui la nostra esistenza diventa un traboccare di questa grandezza di Dio.

Celebrando la Pasqua, lasciandoci prendere dalla presenza del Signore, abbiamo l’esultanza che se anche è legata alle contingenze umane, come il clima festivo, tuttavia è una gioia legata a una Persona che nella sua gratuità e imprevedibilità è entrata in noi e ha qualificato il nostro essere. In questi due stati d’animo viviamo quello che il Vangelo ci ha detto: il Risorto appare alle donne, le saluta, linguaggio di un’esperienza di relazione veramente affascinante.

I tre verbi: si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi, e lo adorarono, ritraducono le loro esperienze di donne che sono introdotte nell’intimità pasquale di Gesù. Ecco perché il cristiano deve vivere quella esperienza, l’esperienza di quelle donne, per poter godere l’intimità del Risorto.

Allora ci porremo la domanda: per noi veramente Gesù è risorto? Ed è la persona che determina la nostra vita?

Dobbiamo andare sempre a quelle parole con le quali l’Evangelista ha pennellato l’esperienza interiore di quelle donne: timore, (che è il superamento del monotono del feriale), ma è la novità di Dio che rende gloriosa la monotonia feriale.

In questo cogliamo la bellezza della nostra fede e se vivremo i tre verbi di quelle donne: si avvicinarono, lo abbracciarono, lo adorarono, cogliamo il mistero del Corpo e del Sangue del Signore.

Mentre ci accosteremo alla comunione vivremo i tre verbi: ci avviciniamo, lo abbracciamo, entriamo nella sua intimità.

Allora oggi torneremo a casa con grande ebbrezza: il Risorto è entrato nella nostra vita e ci ha regalato, per sua pura grazia, “vera gioia”, ineffabile, così grande che non possiamo non dire, uscendo di chiesa, con la faccia gloriosa della nostra persona: “Abbiamo incontrato la persona del Risorto!”.

Intuiamo allora nella fede la presenza di un Dio veramente ineffabile da accogliere per dare speranza all’intera umanità.

La vita allora diventa gloriosa e ricca di speranza mentre attendiamo lo svelamento del suo Volto nella Gerusalemme del cielo.


20 aprile 2025

DOMENICA DI PASQUA «RISURREZIONE DEL SIGNORE» MESSA DEL GIORNO - ANNO C -

DOMENICA 20 APRILE 2025

At 10,34. 37-43      Col 3,1-4      Gv 20,1-9

OMELIA

Il cristiano oggi è condotto dallo Spirito a contemplare il Risorto e questa contemplazione è il principio della nostra esistenza. Il cristiano è chiamato ad avvertirne continuamente la presenza per essere in lui progressivamente trasfigurato e per noi, entrare in questo mistero è essenziale poiché l'apostolo Paolo ci ha detto: “Se siete risorti con Cristo cercate le cose di lassù”.

Il Risorto è colui che nel cammino della sua vita avverte in sé la vocazione d'essere tutt'uno con il mistero. Nasce allora la domanda di cosa significhi essere risorti con Cristo.

Noi, spesse volte, viviamo una situazione di rottura tra il mistero nel quale noi crediamo - Gesù è risorto - e lo stile al quale noi siamo chiamati a costruire l'esistenza: essere risorti in lui.

Questa mattina, nella potenza dello Spirito cerchiamo di chiederci: cosa potrebbe dire per noi la convinzione che siamo veramente risorti?

Tre potrebbero essere i passaggi: essere risorti con Cristo vuol dire averne la sensibilità, goderne la vitalità, per esultare nel gusto della nostra umanità.

Innanzitutto l'esperienza del Risorto ci fa intravedere come siamo chiamati ad assumerne la sensibilità, a essere il cuore amativo di Cristo.

Essere risorti con Cristo è avere il cuore di Cristo che pulsa nel nostro cuore.

E poiché sappiamo che l'uomo è il suo cuore, il criterio di fondo della nostra esistenza è il cuore amante di Gesù.

Se poi dovessimo chiederci in profondità quale sia la bellezza d’essere risorti, ritroveremmo la percezione che il Signore in noi continua ad amare.

E amare (Gesù ce lo ha insegnato con la sua storia personale) è vivere una continua comunione di vita con Dio e con i fratelli. Amare è regalare nella semplicità feriale, senza nulla di straordinario, il gusto di essere talmente uniti a Gesù, sommo amore, regalando amore a chi ci sta vicino.

Essere risorti è essere un segno vivo di Cristo che ama e amare è essenzialmente la capacità di far essere se stesso l'altro. L'uomo veramente ama quando ha il gusto che l'altro sia se stesso. Gesù ci ha amato in modo così intenso da farci riscoprire la bellezza d'essere noi stessi. Essere risorti con Gesù è far palpitare in noi il cuore stesso di Gesù.

La risurrezione non è un avvenimento del passato, ma è qualcosa che penetra nel profondo della nostra persona.

Allora, chi ha la sensibilità amorosa di Cristo, ne ha la mentalità. L'uomo pensa come ama.

Il pensiero, la capacità di comprendere il reale, dipende dal pulsare del cuore. Quando vogliamo cogliere il pensiero di una persona, ne cogliamo innanzitutto “l'aspetto del cuore”, fonte di tutto ciò che qualifica la persona umana.

Chi ha un cuore come quello di Cristo ha la mentalità di Cristo e, pensare come Cristo, è avere sempre la speranza nelle tribolazioni storiche.

Chi pensa come Cristo sa esattamente che il terzo giorno ogni buio diventa luce, ogni sconfitta diventa vittoria, ogni paura diventa coraggio. L'uomo, tante volte, non riesce ad avvertire il profondo della sua esperienza religiosa perché non sa leggere il reale con speranza!

E la speranza è la risurrezione: dove sembra ci sia la morte, c'è sempre la vita!

Chi ha la mentalità del Risorto ha un meraviglioso filtro: vede il positivo della vita. L'uomo che veramente è risorto non si lascia schiacciare dalle paure, l'uomo che veramente è risorto percepisce che, pur nel dramma, c'è qualcosa di meraviglioso e di affascinante. Chi è risorto ama e pensa, chi è risorto pensa come pulsa il cuore.

E il risultato è il gusto d'essere uomini.

Se riandiamo al racconto della passione di Gesù, secondo Giovanni, noi troviamo sulle labbra di Pilato due bellissime professioni di fede: “Ecco l'uomo” “Che farò del vostro re?”. In quel “ecco l'uomo” Pilato ha dato una meravigliosa professione di fede.

Quell'uomo, Gesù di Nazareth, è l'uomo, è colui nel quale il Padre realizza ogni umana creatura perché sulla croce, Gesù è re. Dal suo fianco infatti uscì “sangue e acqua” poiché dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia”. In questo, noi possiamo dire, di essere risorti.

Allora credo che le due parole con le quali l'evangelista Giovanni ha terminato il racconto evangelico di questa mattina dove si afferma che, il discepolo che Gesù amava, “vide e credette”, ritraduce veramente questo significato: il Risorto, quando viene incontrato in purezza di cuore, è realizzazione della nostra umanità. L'Evangelista ha detto: “vide e credette”! In quel “vide” percepiamo l'intimità relazionale, l'assunzione della sensibilità e della mentalità di Gesù morto e risorto e, in quel “credette” il discepolo spalancò la propria vita al perfetto uomo, diventando e gustando l'essere perfettamente uomo.

Allora gustiamo e diffondiamo il gaudio dell'essere autenticamente noi stessi. Ecco cosa potrebbe significare essere risorti con Cristo: la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio. In lui maturiamo la bellezza del dono d'essere uomini.

Siamo veramente uomini perché la sensibilità di Cristo avvolge talmente la nostra persona da leggere il reale con il cuore di Cristo Gesù: è quello che avviene nella celebrazione del Mistero eucaristico.

 La bellezza dell'Eucaristia è assumere in quel pane e in quel vino “l'Uomo” per eccellenza, che vi è realmente presente, e il pane e il vino, penetrando in noi con tutta la loro ricchezza "spirituale" ci danno il calore del Cristo e il pensare del divin Maestro.

L'Uomo eucaristico è il Risorto in noi che ci fa godere di vivere, di amare e di pensare come lui.

Questo sia il mistero che dà esultanza alla nostra storia in modo che l'evento della risurrezione abbia una profonda espressione nel gusto dell'essere uomini. E allora se la Pasqua potrà per noi significare questo salto di qualità allora saremo nella gioia perché la vera gioia è l'uomo che gode d'essere se stesso.

Questa potrebbe essere la Pasqua del Signore per ciascuno di noi.

 

18 aprile 2025

Oggi, qui, Dio ci parla...

 Tutto è compiuto!

Il valore del compimento della misteriosa volontà di Dio incarna il senso di serenità interiore d’essere vissuti nel misterioso oggi del Padre in un processo di radicale obbedienza al suo mistero di amore per la salvezza di ogni uomo. 

Padre, nel compimento della tua volontà è il senso della nostra esistenza che non è altro che il dare concretezza al tuo mistero di amore per l’intera umanità. AMEN

17 aprile 2025

Oggi, qui, Dio ci parla...

Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine. 

La persona di Gesù è un sacramento di amore incondizionato del Padre per ogni uomo. Egli amò fino all'infarto poiché si donò in pienezza per rendere vera e piena l’identità del cuore umano di Gesù. La sua morte è il canto alla pienezza della relazione amorosa per il Padre per rendere autentica la creatura umana. 

Padre, mentre contempliamo Gesù che diede la vita per rendere luminosa la creatura umana, cantiamo la meravigliosa bellezza del suo cuore innamorato dell’uomo per dare alla luce una umanità ricca di speranza che genera serenità. AMEN

15 aprile 2025

Oggi, qui, Dio ci parla...

Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui.

La potenza della comunione con il Padre è la potenza che opera nel cuore di Gesù. In lui il Maestro divino è veramente se stesso e diventa esemplare per ciascuno di noi nel costruire la nostra vita. 

Padre, in te Gesù è veramente se stesso e ci apre orizzonti di eternità beata. Lo Spirito Santo guidi sempre i pensieri del nostro cuore per crescere nella comunione con te. AMEN

14 aprile 2025

Oggi, qui, Dio ci parla...

I poveri li avete sempre con voi, ma non sempre avete me.

Gesù è il centro della nostra esistenza e in lui ritroviamo la nostra vera identità. La gioia di poterlo amare è la forza che ci guida in ogni tempo e in ogni spazio. Con lui il futuro ci sorride sempre. 

Padre, orienta al tuo Figlio i palpiti del nostro cuore perché possiamo vivere nella tua familiarità con serenità di vita. Lo Spirito Santo ci possa sempre guidare in tutto il nostro cammino. AMEN