30 aprile 2023

IV DOMENICA DI PASQUA - ANNO A

DOMENICA 23 APRILE 2023

At 2,14a.36-41        1Pt 2,20b-25          Gv 10,1-10

OMELIA

La nostra vocazione battesimale ci invita a crescere giorno per giorno nella conoscenza di Gesù.

La bellezza del tempo pasquale sta nella bellezza di coloro che si lasciano trasfigurare progressivamente dal Maestro. Il tempo pasquale è una contemplazione in atto per essere trasfigurati da Gesù. Gesù è il grande protagonista della parola che abbiamo ascoltato questa mattina, sia nell'immagine del Io sono la porta delle pecore, sia nell'inno che la Chiesa antica ci ha tramandato attraverso la prima lettera di Pietro. Sappiamo bene che il cristiano è un attivo-contemplativo di Gesù. Questo orizzonte ci offre una grande vocazione che ci deve profondamente qualificare per poter essere suoi luminosi discepoli. Ecco i tre passaggi che la parola di questa mattina potrebbe aiutarci per approfondire il mistero della nostra identità:

-          Io sono la porta delle pecore

-          Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce

-          io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza.

Questi sono i tre passaggi sui quali vogliamo soffermarci per entrare nella gustazione del Maestro, come il criterio fondamentale della nostra vita.

Innanzitutto entriamo nella definizione che Gesù fa di se stesso Io sono la porta delle pecore. Cerchiamo di comprendere quel Io sono. Quando noi ci poniamo il problema della nostra esistenza, la dinamica che dovremo ritrovare è: Qual è la nostra meta?  La nostra meta è entrare nel giardino del paradiso terrestre. Gesù è la porta delle pecore perché ci introduce in questo grande mistero. Ecco perché Gesù si presenta con l'immagine della “porta”, Egli è la porta che ci dà la capacità di accedere alla bellezza della vita.

E allora cos'è la nostra esistenza? - Cosa vuol dire camminare nel tempo e nello spazio per giungere alla soglia dell'eternità beata? Gesù ci chiama a una intimità con lui e questo è possibile perché siamo stati iniziati a Gesù. Battesimo, cresima, Eucaristia non sono tre sacramenti, ma sono una contemplazione sacramentale del fascino di Gesù. La bellezza della nostra esistenza è lasciarci continuamente catturare dalla persona del Maestro come criterio di fondo della vita, il Signore abita in noi! E’ una verità questa che dovremmo sempre tenere presente. Come Gesù può diventare la porta delle pecore se non fosse Lui il grande protagonista della vita? Ognuno di noi è il sacramento vivente del Risorto. Lui abita in noi e quel suo abitare in noi è l'anima portante della nostra esistenza. Ecco perché dice Gesù - essi ascoltano la mia voce… io le conosco ed essi mi conoscono -, è la bellezza della vita cristiana, il fascino di una continua relazione con Gesù che è il senso della vita. Se noi cogliamo questo primo aspetto, io sono la porta delle pecore, ecco allora che noi accediamo al mistero della vita, la bellezza di una relazione che ci introduce in una vita di comunione. E’ molto bello fare un paragone tra la conclusione del racconto della creazione dell'uomo e la parabola di questa mattina: quando Dio scacciò Adamo ed Eva dal paradiso terrestre pose una custodia, che nessuno vi entrasse. Cos'è la resurrezione di Gesù? E’ la porta che si apre, la porta che si spalanca, è la bellezza della nostra esistenza che entra nella comunione Divina: il giardino del paradiso terrestre.

La bellezza della nostra esistenza è gustare questa intimità divina, la gustazione dell'essere Sacramento di Cristo. E’ vero noi, spesse volte, non abbiamo il gusto d'essere dei battezzati, d'essere dei capolavori della inabitazione trinitaria. Gesù è la porta delle pecore, dialoga con noi e noi dialoghiamo con Lui: è la bellezza della vita. Se noi riuscissimo a cogliere questo secondo aspetto, noi ci accorgeremmo che la vita è tutta un'attesa del paradiso, più scorrono gli anni più cresce in noi il gusto dell'eternità beata, questo desiderio di accedere alla bellezza di Dio! E’ bella l'immagine che Gesù ha usato nella parabola - Chi è il guardiano del giardino? - Il Padre! Il Padre che vede in noi il volto luminoso del suo Figlio e ci introduce nella bellezza del giardino dell'Eden, la nostra esistenza gustazione eterna nel cammino della nostra vita.

Cogliendo questo secondo aspetto, entriamo nella vera libertà del cuore; è bella l'immagine le pecore entrano ed escono, e sono nel giardino: la vera libertà è entrare, uscire, gustare una presenza, è nient'altro che lo sviluppo di quel desiderio ineffabile di pienezza gloriosa che è il senso della vita. Ecco perché Gesù è la porta delle pecore. Lui è in noi, dialoga con noi, ci presenta al Padre, che è il guardiano del giardino, e ci introduce nella bellezza della libertà del cuore: accedere alla sensibilità di Gesù! Se noi cogliessimo la bellezza di questa verità, riusciremmo a cogliere con grande serenità del cuore che Lui è il Signore, e noi, le pecore, viviamo di lui per essere eternamente con lui godendo di quella libertà che nasce dall’alto, il suo dimorare in noi.

La vita del cristiano è un meraviglioso dialogo, Gesù con noi e noi con Gesù, un dialogo che lentamente diventa gustazione del paradiso. Ecco Io sono la porta delle pecore, in lui viviamo, in lui operiamo ed esistiamo, in lui godiamo già in anticipo quella bellezza gloriosa che è contemplare il Padre per tutta l'eternità beata. Ecco perché ci ritroviamo qui nell'eucaristia: Gesù è la porta del paradiso!

Nel momento in cui noi ci accosteremo ai doni sacramentali, in quel momento Gesù, che è pastore delle nostre anime - come ha detto l'inno della prima lettera di Pietro - ci accoglie e ci dice: “Entra nella gioia del tuo Signore!”

L'Eucaristia è pregustazione di una meravigliosa eternità beata. Questo è il senso della Pasqua, il senso dell'essere trasfigurati in modo gaudioso nella sensibilità del Maestro. Perciò questa mattina celebrando l'Eucaristia lasciamoci prendere dal Maestro, ascoltiamolo, parliamo, gustiamo la sua presenza per poter diventare quelle creature nuove che già pregustano il paradiso. Se Lui è la porta delle pecore, con lui stiamo sulla soglia, l'Eucaristia, “Beati gli invitati al banchetto delle nozze dell'Agnello”, e nel momento in cui moriremo si spalancherà la porta del paradiso e noi gusteremo eternamente quella bellezza che è eternità beata che ci farà gustare la gioia di essere nel Signore, porta delle pecore, gaudio del nostro cuore, meta di tutta la nostra esistenza.


Oggi, qui, Dio ci parla...

Io sono la porta



23 aprile 2023

Oggi, qui, Dio ci parla...

L’avevano riconosciuto nello spezzare il pane



III DOMENICA DI PASQUA - ANNO A

DOMENICA 23 APRILE 2023

At 2,14a.22-33     1Pt 1,17-21     Lc 24,13-35

OMELIA

Il desiderio di voler conoscere il Risorto rappresenta il senso della nostra vita quando ci poniamo davanti al Mistero della fede. Il centro è lui, Gesù morto e risorto, e l'evangelista Luca questa mattina vuole introdurci in un ulteriore percorso del cammino per poter veramente conoscere il Maestro attraverso questo misterioso e didattico racconto dell'incontro dei due discepoli di Emmaus, che vorremmo cercare di rileggere da tre punti di vista:

-      la bellezza dell'incontro,

-      il desiderio di una comunione,

-      l'attesa di una presenza nella gloria.

Queste tre dinamiche dovrebbero qualificare profondamente il nostro spirito e farci gustare la presenza del Risorto.

Innanzitutto si rivela importante analizzare la dinamica dell'incontro. Un chiaro interrogativo appare in modo immediato: perché quegli uomini non hanno saputo riconoscere il Risorto? La risposta ci è stata data dall'evangelista il quale afferma che conversavano tra loro… Si fermarono, col volto triste. Essi conoscevano bene la vicenda di Gesù, ma non l'avevano visto risorto. Qui scopriamo la delusione dell'uomo che vuol comprendere Gesù con la sola razionalità. Noi pensiamo che la fede sia un capire, che la fede sia un comprendere, tante volte pensiamo che si giunge a Gesù attraverso un ragionamento; Gesù ci dice esattamente che l'intelligenza, quando non è guidata dal cuore, non raggiunge la bellezza della fede. Infatti cos'è il rimprovero che Gesù rivolge a loro?  Stolti e lenti di cuore a credere ma qual è stata la bellezza dei discepoli di Emmaus? Hanno spalancato le proprie persone al forestiero, è il passaggio dall'intelligenza che ragiona, al cuore che apre se stesso all’orizzonte di Dio.

Usando un'immagine si sono lasciati invadere dalla presenza del forestiero, la bellezza della fede è lasciar abitare il Cristo dentro di noi con un animo ammirato. Dovremmo passare dall'intelligenza raziocinante a un cuore innamorato di Gesù. Non l'han detto i due discepoli di Emmaus Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture? La bellezza della fede è un dialogo di cuore a cuore, di interiorità che incontra un’interiorità; è molto bello come papa Benedetto dovendo qualificare il cammino della fede ponga innanzi tre passaggi molto belli: la fede è una ricerca di un cuore che si lascia innamorare perché il cuore possa diventare pensiero. E allora davanti alla domanda - come possiamo incontrare il Risorto? – ecco: spalancare il cuore alla sua presenza, lui è il Signore! E’ quel dialogo interpersonale che caratterizza la bellezza della nostra vita: stare con il Maestro, lasciarci invadere dalla sua persona, avere un cuore aperto a 360 gradi. Lui deve invaderci, gustare una presenza che determina il nostro spirito. E allora ecco il primo passaggio che dobbiamo tenere presente: possiamo conoscere il Risorto perché lui è con noi, entra in noi e dimora in noi. E’ molto bello come Paolo nella Lettera ai Romani definisca la fede come un fatto di cuore e Papa Benedetto approfondendo questo testo della Lettera ai Romani dice il cuore è tutta la persona attenta, con l’insieme di tutte le facoltà della persona. L'intelligenza, la volontà, la sensibilità, tutto ciò che entra nel mondo dell’umano entra nella attenzione del Maestro. Il Maestro ci affascina in modo così profondo che mette in luce la nostra libertà. È molto bello come l'evangelista nel narrare il momento in cui i discepoli giungano a Emmaus ponga davanti due atteggiamenti: Gesù che vuole andare avanti, perché vuole interpellare la libertà dei due, e i due che dicono Resta con noi, perché si fa sera. Il fascino di Gesù in noi e con noi, non potere più vivere senza la presenza del Maestro, la bellezza della fede è “senza di te Signore non possiamo vivere!” E’ bello svegliarci al mattino e dire: “Rimani con noi o Signore!”, e questa percezione più profonda del nostro spirito si lascia profondamente innamorare Resta con noi, perché si fa sera.

Nel tramonto della storia la sua presenza è luce della nostra vita e allora, e assistiamo al passaggio: entrato in casa celebra l'Eucaristia. In quel “rese grazie”, avviene qualcosa di meraviglioso, l'attenzione del cuore diventa gesto, diventa convivialità, diventa trasfigurazione, lo riconobbero allo spezzare il pane, non lo riconobbero in un semplice rito, ma attraverso un rito contemplativo, dove i due discepoli innamorati dalla Parola si sono lasciati coinvolgere dalla personalità di Gesù e allora rimani con noi che si fa sera. Qui gustiamo il banchetto, la convivialità, la bellezza dello stare insieme nel Mistero. E’ presente una profonda verità che noi dovremmo riuscire a cogliere la esperienza dei due discepoli: come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane in una convivialità, il Risorto ci incontra, il saluto di cui parlavamo domenica scorsa, lui in mezzo a noi diventa l'interprete delle Scritture e lui condivide con noi il suo Mistero. Ecco perché noi celebrando l'Eucaristia ci lasciamo avvolgere dalla sua presenza, non stiamo celebrando un rito, stiamo gustando una Presenza che ci affascina, che penetra in noi - la Parola - e che attraverso la convivialità determina in modo radicale le nostre persone.

Quando ci accosteremo alla comunione in silenzio, il cuore vivrà questo sentimento: “Voglio riconoscere il Maestro! Rimani in me, non solo con me, ma rimani in me perché io possa essere trasfigurato dalla tua meravigliosa presenza!” È la gustazione: accogliere, lasciarsi penetrare dalla parola del Maestro e gustare la sua presenza. Allora anche noi avremo quell'entusiasmo di annunciare ai fratelli la bellezza della Resurrezione. Sarebbe bello che noi uscendo di chiesa potessimo dire: “Ho visto il Signore, mi ha trasfigurato e mi ha detto…” Sarebbe qualcosa di veramente entusiasmante. Questa è la fede! Questa è la bellezza del rito! E Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista, perché la bellezza vera di questo incontro con il Risorto sarà il paradiso.

E’ il terzo passaggio. Quando egli si siederà a mensa, nell'eternità, e passerà a servirci gli uni gli altri in un gaudio che non avrà mai termine. Qui pregustiamo il banchetto nel regno dei cieli. Davanti all'interrogativo sulla nostra fede passiamo dall’ intelligenza al cuore, gustiamo una Presenza e di riflesso nella convivialità eucaristica noi gustiamo la luminosità, in attesa di quel meraviglioso banchetto in paradiso. Gesù è in noi, si fa desiderare per farsi attendere. Camminiamo in questa luce e allora ci accorgeremo che la bellezza dell'Eucaristia è stare con Gesù, stare con Gesù lasciandoci inebriare dalla sua reale presenza che è lui personalmente in mezzo a noi perché, inebriati dalla sua presenza in una meravigliosa convivialità, possiamo essere in attesa di quel banchetto eterno - Beati gli invitati alla cena delle nozze dell'Agnello - che sarà il paradiso. Entriamo in questo mistero con fiducia e serenità e allora davanti al problema - il Signore come lo posso conoscere? - la risposta è molto semplice e ci dice Luca: apri il cuore alla sua presenza, innamorato della sua parola, accoglilo nella convivialità. E allora lo riconoscerai presente in attesa di quella pienezza di gloria che è il paradiso che aspetta tutti noi.