2Re 4,42-44 Ef 4,1-6 Gv 6,1-15
OMELIA
Domenica scorsa Gesù ci ha insegnato a entrare
nel suo riposo per avere la purezza del cuore nell'accogliere ogni fratello e
dare alla luce una feconda esperienza di comunione…
Chi riposa dimentica se stesso, ritrova la
propria identità ed è aperto a chiunque a lui si accosti.
Questa mattina attraverso il Vangelo di Giovanni
Gesù ci mette davanti a tre possibili passaggi nella lettura di questo miracolo
della moltiplicazione dei pani che apre al grande discorso sul pane della vita
che ci accompagnerà per alcune domeniche.
Il primo momento è rappresentato dall'incontro
tra Gesù e quelle folle che lo stanno seguendo. Ed è interessante come Gesù
operi questo gesto quando era vicina la Pasqua, perché il mistero della Pasqua
avvolge il miracolo e ne offre il vero significato. Gesù nel momento in cui
accoglie l'uomo e lo attira a sé lo introduce in un cammino di autentica novità
di vita.
È molto bella l'espressione con la quale
l'evangelista Giovanni definisce il rapporto tra Gesù e l'umanità: quando sarò elevato tra cielo e terra attirerò
tutti a me. In quella Pasqua Gesù vede queste folle che sono affascinate
dalla sua persona ed Egli sente in sé l'esigenza di ricolmare il desiderio
presente nel loro cuore. Gesù, nella Pasqua, è colui che accoglie l'umanità,
facendole desiderare la novità della vita e rendendola umanità nuova. La
prospettiva di quest'umanità nella descrizione del Vangelo ha una
caratteristica che ci deve accompagnare nell’ interpretazione del discorso di
Gesù: affascinati da Gesù, quegli uomini, non avevano preso nulla da mangiare:
erano pienamente attirati dalla persona di Gesù.
Nella Pasqua noi siamo profondamente attirati
da Gesù e Gesù, a chi lo segue nella pienezza del cuore della vita, sicuramente
non crea mai delusioni. Infatti - ed è il secondo passaggio - è interessante
l'osservazione che l'evangelista Giovanni fa davanti al “come” dare alla luce
il miracolo. Gesù chiede a Filippo circa le modalità per risolvere il problema
della provvigione alimentare, ma sapeva già quello che doveva fare, perché Gesù
accoglie l'uomo, è innamorato dell'uomo, per collocarlo nella relazione divina.
La sua vita è accogliere il Padre, Lui e il Padre hanno già deciso come venire
incontro alla fame di quelle folle e ci accorgiamo di un modo di procedere
dell'evangelista che è solo di Giovanni. Infatti, mentre nei vangeli sinottici
Gesù spezza il pane e lo dà ai discepoli perché questi lo distribuiscano alla
folla, qui invece è Gesù, in persona, con le sue mani, che dà da mangiare a
5000 uomini. È il principio della assoluta gratuità interpersonale di Gesù!
Gesù accoglie l'uomo assetato del mistero della verità e della sua persona, ma
Lui provvede personalmente al loro desiderio di verità di vita.
Una cosa molto bella che cogliamo nel Vangelo
di Giovanni è che Gesù non agisce mai per interposta persona, è sempre lui il
Signore, perché egli è talmente innamorato del Padre e vive in comunione con il
Padre da provvedere alla fame e alla sete degli uomini. È una esperienza così
grande che ci permette di accedere alla personalità di Gesù con tanta fiducia.
Lasciamoci attirare, dalla sua Pasqua nasce la
pienezza di vita! Nel fascino di Gesù l'uomo dimentica sé, ma ritrova se stesso.
Il numero paradossale delle ceste dei cinque pezzi d'orzo avanzati, 12 canestri,
dice che quando l'uomo si lascia attirare da Dio dimentico di sé, fà l'esperienza
di una gratuità veramente inesauribile perché l'atteggiamento del cuore
dell'uomo è nell'attrazione a Gesù e quando noi entriamo nell'attrazione Gesù
siamo nella pienezza della vita.
È molto bello come nel prologo, Giovanni dica:
E il Verbo si fece carne e venne ad
abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria... dalla sua pienezza noi
tutti abbiamo ricevuto grazia su grazia. Spesse volte quando noi nella fede
vogliamo accostarci al Signore ci poniamo tante domande sul “come” accostarci
Gesù perché noi abbiamo una concezione un po' industriale della grazia. La
bellezza è lasciarci affascinare, lasciarci attirare a quel mistero pasquale
che ci ricolma della pienezza di Dio. Ma questo come avviene?
Allora entriamo nell'ulteriore paradossalità
che la traccia evangelica ci offre questa mattina. In quel ragazzo che offre quei
cinque pani e due pesci, con l'osservazione dell'apostolo: ma cos'è questo per tanta gente? riscopriamo l'assoluta benevolenza
divina.
Sicuramente i discepoli nella loro vita con
Gesù erano dei non credenti anche se affascinati dal Maestro, e non avevano
capito l'interiorità di Gesù; ora attraverso la povertà di quei segni c'è una
grandezza infinita del darsi di Dio. Regaliamo Gesù quei cinque pani e quei due
pesci e lui sfama 5000 uomini.
È il paradosso della fede, è un paradosso nel
quale noi siamo chiamati a entrare. Noi qualche volta davanti alla nostra
povertà ci arrendiamo…Dovremmo regalare a Dio ogni giorno la nostra povertà, le
piccole cose del quotidiano perché Gesù le prenda e le renda feconde di un
amore veramente inesauribile.
Gesù
fa cose grandi con i segni più piccoli della storia, perché l'amore di Dio è
intrinsecamente paradossale e poiché l'uomo pensa di potersi salvare attraverso
tante cose, Gesù ci dice: regalami la tua
povertà, regalami le tue cose che sono piccole, ma diventano grandi nelle mie
mani.
E'
bello vedere Gesù, qui, in quest'eucaristia, in questa assemblea di preghiera.
Qui siamo anche noi a Pasqua, e Gesù è talmente innamorato di noi che ci sta
affascinando con la sua persona, con la sua parola, e noi ci accostiamo Gesù
questa mattina convinti dei nostri limiti, delle nostre delusioni, delle nostre
realtà non ascoltate tante volte, ma Gesù sa fare di noi dei capolavori, a
condizione che gli regaliamo con tanta spontaneità di cuore le nostre povertà.
E allora come è avvenuto nel miracolo che abbiamo ascoltato, Gesù, in persona,
questa mattina ci darà la pienezza della sua vita: il suo corpo e il suo
sangue.
Non
saranno le mani di noi presbiteri che vi daranno il pane e il vino, sono le
mani del Risorto che ha preso la povertà della nostra vita - quel pane che non
sfama nessuno e quel vino annacquato che non disseta nessuno - e ci riconverte
in tutto in Lui che, personalmente, nonostante le nostre povertà, regala tutto
se stesso a ciascuno di noi.
È
bello questa mattina ritrovare questo Gesù innamorato di noi che ci dice dammi la tua povertà, ti regalo la mia
ricchezza. La bellezza della nostra vita è lasciarci ogni giorno ricaricare
dalla sua presenza… è la bellezza feconda della fede, e allora chiediamo allo Spirito
Santo, in quest'Eucaristia, di poter entrare in questo grande mistero.
Gesù,
personalmente, ci consegna la bellezza della vita, si regala noi nella pienezza
della sua persona.
Noi gli
offriamo le poche cose e lui ci dà la sua grandezza. Quando noi accogliamo la
grandezza di Dio camminiamo con fiducia, certi che la potenza del Signore
compie meraviglie. Non scoraggiamoci, offriamo la povertà e Gesù stesso
regalerà a ciascuno di noi la grandezza inesauribile del suo amore.
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