Es 16,2-4.12-15 Ef 4,17.20-24 Gv
6,24-35
OMELIA
La bellezza della vita di un cristiano si
costruisce nello scoprire ogni giorno la grandezza di Gesù e l'evangelista
Giovanni ci sta lentamente introducendo nel fascino del Maestro divino. Già
domenica scorsa egli ci aveva rappresentato Gesù come il grande protagonista
della vita del cristiano: con la sua sensibilità il Maestro ascolta, provvede,
ricolma della sua benevolenza quelli che lo hanno seguito. Ma Gesù non si ferma
semplicemente ad essere il protagonista in questa ricerca della bellezza e
della profondità del suo mistero ma coinvolge ogni battezzato in questo
meraviglioso percorso. Gesù oggi ci aiuta a fare un salto di qualità,
recuperando quella parola che avevamo già ascoltato domenica scorsa, ma che
oggi viene ripetuta davanti al fatto che quella gente va dietro a Gesù per
poter mangiare. E Gesù dice: non dovete fermarvi alla realtà del mangiare del
pane, ma dovete cogliere il segno - che è la moltiplicazione dei pani -. Nel
segno ognuno di noi è chiamato a contemplare il mistero di Gesù.
Gesù non compie miracoli per accattivarsi la
simpatia degli uomini, Gesù compie dei miracoli che sono “segni” che indicano
un mistero che è al di là di ciò che è effettivamente visibile. L'uomo mangia
un pane, ma desidera la bellezza del pane che è Gesù, e questo noi lo cogliamo
molto bene nell'immagine che Gesù presenta oggi in modo ripetuto e che ci
accompagnerà anche nelle prossime due domeniche quando Gesù afferma: io sono il pane della vita.
Il verbo principale è io sono, io sono la consistenza dell'uomo, io sono l'alito che dà
all'uomo la possibilità di vivere, io sono il respiro che permette all'uomo di
desiderare l'ineffabilità di Dio. Ora perché ha aggiunto la parola pane? E
immediatamente il nostro pensiero va a quel passaggio del prologo il Verbo si fece carne e venne ad abitare
in mezzo a noi. Cosa vuol dire quella parola “abitare”, se non la bellezza
di un intrinseca relazionalità: mangiare un pane è condividere il senso
dell'esistenza.
Come l'uomo non può vivere senza mangiare e
bere, così il cristiano non può vivere senza il volto di Gesù. Sempre nel prologo
infatti Giovanni ci dice: tutto è stato
fatto per mezzo di Lui e senza di Lui nulla è stato fatto di tutto ciò che
esiste. Gesù sottolinea chiaramente: Io sono la sussistenza della vostra
esistenza.
Quando noi ci innamoriamo di Gesù non è per
quello che Gesù ci può dare o non ci può dare, la bellezza dell'essere
innamorati di Gesù è avere una tale e profonda relazione con Lui che senza di Lui
la vita non ha senso.
Il segno che Gesù pone ci introduce in questa
favolosa esperienza nella quale il cristiano ritrova se stesso, la bellezza del
volto di Gesù. Davanti a questo grande orizzonte che ci affascina tutti - perché
l'essere discepoli senza questo fascino di Gesù non ha senso - scaturisce la
domanda: come possiamo avere questo fascino di Gesù e quali potrebbero essere
le opere che dobbiamo compiere per realizzare tale finalità?
L'uomo è sempre tentato di conoscere Gesù,
attraverso la propria creatività personale. Questa visione che spesse volte
imprigiona l'uomo dei nostri giorni, Gesù offre questa risposta: questa è l'opera: che crediate in colui che
il Padre ha mandato. Una simile affermazione ha un significato molto
profondo: cosa vuol dire credere, se non accogliere la meravigliosa relazione
che esiste tra il Padre e il Figlio? La bellezza della fede è entrare in questo
dialogo tra il Padre che ci regala il Figlio e noi che accogliamo il Figlio
come comunicazione del senso della vita. Ecco perché Gesù ha detto chi viene a me non avrà più fame, chi viene
a me non avrà più sete che nella rilettura contemporanea è non avrà fame,
non avrà sete, mai! La creatura sarà dissetata e sfamata circa il senso della
vita. Non dobbiamo cercare altre vie perché l'unica via è il Cristo, la porta
delle pecore.
È una verità questa che ci dovrebbe prendere,
per cui dobbiamo stare attenti a non rimanere catturati dai linguaggi concreti
di tutti i giorni, dalle realtà contingenti che appesantiscono il cuore
credente e gli impediscono di volare
nella gratitudine di fronte al darsi del mistero di Dio. Il cuore
innamorato di Gesù non si lascia schiacciare dalla storia di tutti i giorni ma
vede in essa il fiorire di un grande amore divino, anche attraverso le
difficoltà feriali.
Usando l'immagine che abbiamo ascoltato dall'Esodo,
quando Dio dà questo pane misterioso che è il cibo del popolo ebraico nel
cammino del deserto, l'atteggiamento è lo stupore. Lo stupore è l'attrazione
inesauribile nel mistero di Gesù.
Il cristiano quando vuole ritrovare veramente
se stesso, sente Gesù in sé, che lo attira continuamente nel suo mistero per
dargli consistenza nel cammino quotidiano.
Noi qualche volta siamo come quelle persone
che seguivano Gesù e che di Gesù non hanno capito niente…: cosa devo fare?
E’ l'uomo tentato di protagonismo.
La bellezza della fede è lasciarci avvolgere
da questa gratuità divina dove il Cristo è il grande protagonista della nostra
vita.
Se questa mattina siamo qui, in questa
assemblea liturgica, è perché Gesù è la bellezza della nostra vita; siamo qui
unicamente perché innamorati del Maestro e il Maestro è il pane della vita, e
la sua presenza è una comunicazione e condivisione continua della profondità
del vivere. Quando ci accosteremo al pane e al vino, il cuore deve avere questo
unico sentimento: in te, Gesù, c'è il
senso della mia vita, accogliendo te nel segno del pane e del vino godo te,
parola del Padre per la gioia di ogni cuore credente. E allora Gesù è il
pane della vita perché Gesù è colui che dà luce, calore e forza al nostro
cammino di credenti.
Viviamo questo mistero in tanta semplicità. La
bellezza di innamorarci di Gesù è questa, la volontà che vivere di Lui e con Lui
perché senza di Lui la vita è sempre nel buio.
Anche se tante volte abbiamo un confronto con
Dio che non risponde, con un Dio che tante volte ci dà la sensazione di
trascurarci, sappiamo che il nostro cuore è abitato da Gesù, parola del Padre.
Il nostro cuore è il luogo in cui si realizza questa meravigliosa relazione
divina che ci fa dire nonostante tutto e nonostante tutti: è bello vivere! Chi
mangia di questo pane non avrà fame, chi si accosta a questo vino, non avrà più
sete, mai! Perché in Lui c'è veramente la pienezza della vita.
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