Is 50,4-7 Fil 2,6-11
Passione di
nostro Signore Gesù Cristo secondo Marco Mc 14,1 - 15,47
OMELIA
Il mistero della crocifissione del Signore rappresenta la rivelazione suprema e definitiva dell'Amore, dell'Amore delle tre Persone Divine rivelato nella donazione-oblazione di Gesù. E' veramente bello entrare in questo meraviglioso e drammatico evento per riuscire a cogliere fino in fondo il mistero della dedizione di Gesù e dall'altra parte l'intensità esistenziale della professione di fede del centurione, un dialogo che ha luogo su quella croce tra l'atteggiamento interiore del Maestro e la reazione ammirata del centurione. In un simile dialogo tra il morire di Gesù e la professione di fede del centurione, si realizza quella parola misteriosa che il Padre ci aveva regalato nel battesimo al Giordano Tu sei il mio figlio, l'amato, in te ho posto il mio compiacimento. La reazione del centurione è la realizzazione di quella affermazione al battesimo al Giordano: Il Padre ci rivela il Mistero del Figlio incarnato e l'uomo lo accoglie come il valore portante della sua esistenza. Guidati dagli ultimi momenti della passione che abbiamo ascoltato, entriamo in questo mistero che ci deve profondamente caratterizzare. È molto bello come il vangelo di Marco, che è il più breve di tutti gli scritti evangelici, è quello che ha il racconto della passione più lungo perché chiunque voglia veramente essere discepolo del Maestro deve lasciarsi prendere dal mistero dell'oblazione di Gesù sulla croce. Se non entriamo in questa oblazione è difficile dire davvero quest'uomo era Figlio di Dio. Tenendo presente un tale orizzonte, cerchiamo di sottolineare i due atteggiamenti di Gesù sulla croce espresse in quelle due parole che abbiamo poc'anzi ascoltato: “il forte grido” e “lo spirare”, due parole che ritraducono l'atteggiamento di Gesù.
Innanzitutto
quel grido che ritraduce la profonda convergenza di cuori tra il Padre e il Figlio.
Su quella croce, in quel grido, c'è l'espressione dell'affidamento totale e
radicale di Gesù nelle mani del Padre. Quel grido potremmo tradurlo con: tu sei
l'unica mia speranza! È il gridare dell'uomo che ha un'unica confidenza: il Padre!
Non per niente l'evangelista Marco quando ci prospetta il dramma dell'orto
degli ulivi usa quelle espressioni Abba!
Padre! che ritraduce l'intimità tra
Gesù e il Padre, atteggiamento che si è incarnato nel grido della croce. In
quel silenzio Gesù dice: Tu sei il Padre! Sei colui nel quale ho costruito
tutta la mia esistenza. Ricordiamo che gli Evangelisti narrano il morire di
Gesù come espressione di tutto il senso della vita. Nel battesimo al Giordano abbiamo ascoltato: Tu sei il mio figlio l'amato, sulla
croce il Figlio con il forte grido ha incarnato la coscienza d'essere
profondamente innamorato del Padre. E’ un dialogo d'amore ritradotto nel
mistero del grido, è l’affidarsi, è il fidarsi, è il consegnarsi di Gesù nelle
mani del Padre, che si ritraduce nel secondo verbo: spirò. Noi qualche volta
quando sentiamo l'espressione “spirò” possiamo pensare al verbo "morire".
Se noi guardassimo il corrispondente termine greco noi potremmo ritradurre
così: restituì lo spirito. È un grido dove il Figlio si riconsegna al Padre
entrando in una vita nuova; quello spirare è l'esodo dell'uomo verso Dio, verso
la Terra promessa, è lo spirare da cui nasce un mondo nuovo. In questo, in
quello spirare, che è il consegnare la propria esistenza al Padre, avvertiamo
l'aprire all'umanità la nuova strada per costruire la bellezza della vita. Noi
tante volte siamo più portati a vedere il Gesù che ha reclinato il capo. Se
guardiamo attentamente la narrazione, il Gesù sulla croce, è sommamente attivo,
vi appare quella profonda reciprocità tra il Padre e Gesù dove entrambi sono
nella sofferenza perché hanno amato l'umanità fino al massimo. Guardando il
grido e lo spirare noi percepiamo l'essere profondamente amati poiché veniamo
inseriti in un dialogo d'amore avendo
amato i suoi che erano nel mondo li amò sino alla fine... Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo
Figlio unigenito. E’ bello entrare in questo linguaggio dell'evangelista
Giovanni, in questa meravigliosa esperienza e allora in questo scenario, ecco la
figura del centurione che viene coinvolto nel buio della croce; nel suo
atteggiamento appare l'orizzonte della nuova vita, scaturito dal fascino di
Gesù. Davvero in quel Davvero potremmo
tradurre in modo ancora più forte Veramente, tu sei il figlio di Dio! Coinvolti in questo grande cammino
interiore tra Padre e Figlio scaturisce la più grande professione di fede:
veramente! La professione di fede da parte del centurione è questo
coinvolgimento che scaturisce dalla contemplazione del Cristo in croce. Di
conseguenza si genera nell'uomo un intenso atteggiamento di commozione perché
nel Crocifisso si rivela il volto di Dio. In quell'uomo appare all'orizzonte
della nostra esistenza la grandezza di Dio. Allora noi scopriamo che l'atto di
guardare il Crocifisso è solo di chi si lascia avvolgere da questo dialogo di
amore che nello Spirito Santo avviene tra il Padre e il Figlio. Noi tante volte
siamo più presi dall'atto della morte, ma la morte è la fine? Gesù ci dice cosa
abbia sentito nel mistero del suo morire: l'affidamento al Padre, l'inizio di
una vita nuova, l'orizzonte di una luminosità senza fine. E' molto bello come
la fede antica, così come la liturgia maronita si è espressa, dica che Gesù è
risorto nel momento in cui è spirato, perché in quel momento si è realizzata la
sua vita. Gesù che volge lo sguardo verso l’alto e nel suo morire sale alla
destra del Padre. Ecco perché il cristiano non smette mai di orientare al
mistero di Gesù la propria esistenza e davanti a tutto questo noi ci accorgiamo
che il Crocifisso è il grande libro del cristiano. Infatti guardando il Crocifisso
noi scopriamo tre grosse novità.
Innanzitutto
impariamo chi sia Dio: non c'è una persona che muore, ma un Dio innamorato
dell'uomo, talmente innamorato dell'uomo da regalare se stesso all'uomo. Noi
dovremmo nel cammino della nostra esistenza avere fortemente l'orientamento al
mistero di Gesù in comunione con il Padre nello Spirito Santo perché allora
impariamo chi sia l'uomo: un amato! Noi qualche volta dimentichiamo questa
meravigliosa esperienza che ci dovrebbe profondamente caratterizzare. Cosa vuol
dire essere uomini se non l'essere amati? Guardare quel Crocifisso mentre sta
per morire è in certo qual modo sentire un flusso di vita che raggiunge ognuno
di noi e ci dona la bellezza di vivere. Ma soprattutto ci permette di
riscoprire la grandezza della nostra vita dove scopriamo la libertà di Gesù. Su
quella croce Dio rivela la libertà. Quando l'uomo ama, quando l'uomo è in
comunione con il divino in tutto il suo essere è un uomo libero che regala
libertà e, in quello spirare, da cui nasce il mondo nuovo noi ritroviamo la
grandezza dell'essere uomini liberi. Il dolore non scompare, il dramma della
Croce è veramente tragico, ma in quella tragicità appare una luce, la vita
diventa un atto di amore. Nel buio della storia, l'oscurità che avvolge l'atto
della crocifissione, diventa luminosità di speranza per l'intera umanità. Non
dimentichiamo mai di guardare il Crocifisso, non la croce, ma il Crocifisso. Entriamo
nell'intimo, nell’interiorità di questo meraviglioso dialogo tra tempo e
eternità e allora percepiremo quanta vita emerga da quel Crocifisso. È l'Eucaristia
che stiamo celebrando. Nell'Eucaristia noi viviamo l'esperienza del Crocifisso.
Non proclamiamo dopo le parole della consacrazione annunciamo la tua morte Signore? Qui annunciamo la dialettica di
amore Padre e Figlio che ci ha avvolti. La bellezza dell'Eucarestia è l'essere,
come direbbe Paolo, un annunciare la morte del Signore con-crocifissi con
Cristo. E allora da questa esperienza, che la narrazione della Passione ci ha
regalato, nasce in noi una grande luce: guardare il Crocifisso celebrato
risorto. Nell'Eucaristia noi tutti entriamo in una vita nuova, in un orizzonte
di gioia, di coraggio e di speranza; attraverso la croce si apre la porta del
giardino del paradiso e nell'Eucaristia possiamo accedere all'albero della vita
accogliendo quel cibo che è l'eternità regalata a ciascuno di noi.
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