Ger 31,31-34 Eb 5,7-9 Gv 12,20-33
OMELIA
Il cammino quaresimale lentamente ci introduce nel mistero di Gesù e cresce in noi il desiderio di poterlo vedere in una intensa comunione di vita. E' la stessa domanda che fanno i greci a Filippo e ad Andrea che poi si rivolgono a Gesù stesso: lo potremo veramente vedere? E il Maestro ci dice che lo potremo vedere veramente nell'entrare in comunione con Lui vivendo la sua storia. Se guardiamo attentamente la struttura del brano evangelico, Gesù non dà una risposta chiara alla domanda rivolta dai greci, e poi da Andrea e Filippo a Gesù; Gesù dice: mi vedrete solo vivendo come sono vissuto io. La bellezza di vedere Gesù e di entrare nella sua comunione e nella sua intimità è solo di chi vive come Lui. Quando Gesù avrà compiuto la sua missione si realizzerà il principio conclusivo del Vangelo di questa mattina: io, quando sarò elevato tra cielo e terra, attirerò tutti a me. E' nel mistero della sua oblazione d'amore che l'uomo impara a conoscere il Maestro. L'indicazione molto chiara che egli ci ha regalato questa mattina per entrare in questo itinerario di attrazione nel suo mistero è quello che abbiamo appena ascoltato nel brano evangelico: Se uno mi vuol servire, mi segua e dove sono io la sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Da questa espressione emergono quattro passaggi che riassumono lo stile di relazione che Gesù vuole che noi riusciamo a costruire nel quotidiano per entrare nel mistero della sua gloria.
Se uno mi vuol servire, mi segue e davanti a questa espressione scaturisce
un'unica risposta alla domanda cosa voglia dire servire: accogliere, spalancare
la nostra esistenza a Lui che è ospite attivo nella nostra vita. E’ quel
passaggio dall’uomo che riflette all'uomo che accoglie. Servire non è fare,
servire è aprire l'orizzonte del proprio cuore al mistero: “Se uno veramente
vuole aprire la sua esistenza al mio mistero impari a vivere come sono vissuto
io, come sto vivendo io, come vivrò io stesso.” E’ spalancare la storia a quel Dio
innamorato dell'uomo che entra nella storia del quotidiano per attirarci e
avvolgerci nel suo mistero. In ultima analisi è dare ospitalità a Gesù. E’ un
principio fondamentale nel cammino dell’esistenza. Noi ci poniamo il problema
del "che cosa devo fare per essere discepolo" perché siamo
inconsciamente protagonisti della nostra salvezza e Gesù ci dice soltanto: “Spalanca
la tua persona al mio mistero, al mistero dell'ora del Padre, al mistero della
sua gloria!”. Il discepolo ha una profonda attrazione interiore a questo Gesù
che in noi è attivo e ci regala la sua personalità. E questo si ritraduce nel
verbo “seguire”. E’ molto bello come nel brano che abbiamo ascoltato Gesù
paragona la propria storia al chicco di grano che cade in terra. Quando Gesù ha
voluto narrare nei Vangeli sinottici il mistero della sua persona ha usato
l'immagine del seminatore e l'immagine del seminatore è molto bella perché
indica un rapporto tra il seme che entra nella terra, che è l'umanità, e
l'umanità come il luogo per sviluppare il seme. Ciò significa entrare nella
incarnazione di Gesù, seguirlo in questo misterioso evento, è l'annientamento nel
quotidiano della storia. Seguire Gesù è amare l'uomo nella sua concretezza. Riandando
alla bellezza del prologo e il Verbo si
fece carne e venne ad abitare.
Quando noi
guardiamo attentamente il mistero di Gesù, nel seguirlo entriamo nella
profondità della storia che coincide con un salire: è il mistero della vita di
Gesù, il quale quanto più si innamorava dell'uomo, quanto più si chinava sulla
sua storia, tanto più saliva in comunione con il Padre. Seguire Gesù è entrare
nel quotidiano mistero dell'incarnazione: se
il chicco di grano caduto in terra non muore non porta buon frutto. Il seguire
è lasciare che Gesù si incarni attraverso la nostra persona, attraverso il
nostro stile di vita, in un dialogo con l'uomo di tutti i giorni. E’ la
bellezza del mistero di Gesù che si è affidato alla storia. In questo intuiamo
perché Gesù davanti al mistero della sua esistenza ci dice: “Seguimi, lasciami
vivere la mia vita nella tua vita”. Dovremmo in certo qual modo ritrovare il
senso di quella espressione: Seguimi. Noi pensiamo sempre che seguimi sia andare dietro. Se noi dovessimo
utilizzare l'immagine del seguimi
come andare dietro a lui, noi porremmo immediatamente l'interrogativo al Maestro:
ce la facciamo? Perché tra la figura di Gesù e la nostra storia c'è un abisso e
potremmo sentirci magari scoraggiati, ma Gesù è consequenziale nelle
espressioni che ci ha regalato questa mattina: Se uno mi vuol seguire mi segua.
Potremmo ritradurre così l'espressione del Maestro: Se uno mi vuole accogliere
nella sua storia mi faccia vivere nella sua storia. E’ un mistero che noi
dovremmo veramente acquisire: entrare nella bellezza di Gesù che vive fino in
fondo la concretezza della vita, con tutti i drammi e gli interrogativi della
vita. E allora è chiaro il risultato: dove
sono io, là sarà anche il mio servitore perché la persona che ha posto nel
mistero di Gesù la sua esistenza, sarà sempre dove è Gesù.
Una delle
grandi verità che nel cammino della fede noi tante volte dimentichiamo è che la
nostra vita è in Gesù, e dove c'è Gesù siamo anche noi. Intuiamo allora la conclusione
di questa proposta del Maestro: Se uno
mi vuol servire, il Padre mio lo onorerà…quando sarò elevato tra cielo e terra
attirerò tutti a me. E’ ancora il prologo di Giovanni che illumina
ulteriormente questa espressione di Gesù: il
Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi e noi vedemmo la sua gloria, è entrare in quella ascensione che,
come dicevo all'inizio, è direttamente proporzionale al discendere nella storia
degli uomini. In questo orizzonte allora dovremmo imparare due semplici
principi che nel cammino della nostra esistenza, come i discepoli del Maestro:
siamo sempre dei principianti, e il secondo elemento ci consiglia che dovremmo
ricominciare ogni mattina a gustare il battesimo: la presenza del Maestro nelle
nostre persone. Ecco perché il cristiano se veramente segue il Maestro
costruisce la sua vita nella massima semplicità.
Il mistero
di Gesù ha sempre fatto difficoltà già nel cammino della Chiesa perché noi respiriamo
il fare, l'apparire, il costruire, e la cultura ha manipolato Gesù. Gesù è
molto semplice. Se uno mi sa accogliere e nel quotidiano sa veramente vivere il
mistero della mia persona costui sarà dove sono io e il Padre lo onorerà: non è
un tracciato semplice? Noi uomini complichiamo il nostro quotidiano con tanti
riti, con tante luci, con tante programmazioni. L'uomo semplice è Gesù. Ecco
perché davanti alla domanda dei greci e poi di Andrea e di Filippo Gesù ha
narrato la sua storia. Noi vedremo allora colui nel quale ci siamo lasciati
trasfigurare. Se manca questo profondo principio di trasfigurazione in Lui, noi
non lo vedremo mai! lo ha detto ben chiaro il Vangelo. Ritroviamo la semplicità
dell'ordinario entrando in questa storia di Gesù innamorato dell'uomo. Una
simile convinzione rappresenta il motivo per il quale oggi ci ritroviamo nell'Eucaristia.
E' molto bello come la parola che abbiamo ascoltato questa mattina: che dirò, Padre, salvami da quest'ora?
è l'ingresso nel contenuto della Celebrazione eucaristica. Gesù, nel linguaggio
di Giovanni, così descrive l'Eucaristia nell'ultima cena; poiché era giunta l'ora di passare da questo mondo al Padre, avendo
amato i suoi che erano nel mondo li amò sino alla fine. L'Eucarestia è
vivere l'ora di Gesù, è vivere i quattro passaggi che questa mattina il Maestro
ci ha regalato per entrare nel suo mistero.
E allora
entriamo in quello che è l'atteggiamento fondamentale del battezzato: lasciarci
attirare al Maestro, non guardare al fatto che siamo poveri, zoppi, storpi e ciechi,
non guardare al fatto che siamo tesi o calmi, lasciamoci attirare, entriamo in Lui
in semplicità e Lui in noi farà meraviglie, come in semplicità ci dirà Questo è il mio corpo prendete e mangiate,
e noi rispondiamo: Amen!
Una cosa
così semplice nessuna realtà storica l'ha inventata. Entriamo in questo mistero
con tanta semplicità, nel mistero dell'Eucaristia che stiamo celebrando, in
modo che nella semplicità del cuore siamo invasi, ravvivati, innovati nella
presenza del Maestro divino e allora potremmo veramente vedere il Maestro così
come egli è.
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