At 1,1-11 Ef 4,1-13 Mc 16,15-20
OMELIA
Il tempo di Pasqua è stato il tempo per eccellenza nel quale il Risorto in mezzo a noi ci ha regalato la sua personalità. Il tempo della Pasqua è il tempo nel quale noi abbiamo rivissuto l'esperienza con le quale si è aperto il libro degli Atti: il Signore era con loro, soprattutto a tavola si rivelava ad essi perché crescessero nella convinzione che egli era veramente risorto. Nello Spirito Santo chiediamoci qual sia il senso della festa di oggi, poiché il discepolo non può vivere se non con il Risorto. L'oggi del Risorto rappresenta la possibilità di vivere in qualunque tempo e spazio la personalità di Gesù di Nazaret. A tal scopo nella festa di oggi dobbiamo rileggere i due aspetti: il mistero che si è realizzato in Gesù e di riflesso la riscoperta del modo con il quale il Signore è presente in mezzo a noi.
Il mistero
della assunzione di Gesù al cielo è il compimento di un mistero di comunione
tra il Padre e il Figlio, un mistero di comunione dove Gesù ha regalato questa
comunione a tutti gli uomini. Potremmo dire che la vita di Gesù è stata una
progressiva maturazione nella sua umanità di quel rapporto misterioso che aveva
con il Padre, amando fino in fondo la storia degli uomini. E come uomo, al
termine della sua esistenza, ha raggiunto la pienezza della vita, ecco perché
Gesù è stato assunto in cielo perché la potenza dell'amore del Padre che era in
lui, la sua incondizionata disponibilità nei confronti dell'uomo, sono state la
realizzazione della sua umanità. La festa di oggi ci dice, come abbiamo pregato
all'inizio, che la bellezza del contemplare il Signore in tutta la dinamica
della sua umanità è acquisire la meta della vita. Chi vive del Padre amando gli
uomini, sarà con gli uomini alla destra del Padre.
Ma nello
stesso tempo questa visione deve incarnarsi. Cosa vuol dire che Gesù è stato
assunto alla destra del Padre? Ecco perché i due angeli apparendo agli apostoli
dicono: Uomini di Galilea, perché state
a guardare in cielo? Qualche volta davanti al mistero dell'assunzione noi
pensiamo a Gesù che è andato in cielo, perché siamo legati alle categorie dello
spazio e del tempo… è andato lassù... Ma se guardiamo attentamente il mistero
dell'assunzione è la bellezza di Gesù risorto in mezzo a noi. L'assunzione è la
modalità diversa attraverso la quale il Signore rimane nella nostra storia e
continua a vivere la sua esperienza di Gesù di Nazareth. Come uomo usciva dallo
spazio e dal tempo, ma come signore del cosmo e della storia è veramente in
mezzo a noi in qualunque tempo e spazio! Infatti quando noi diciamo che è
presente come risorto vuol dire che in quel risorto c'è tutta l'umanità di Gesù,
con un linguaggio nuovo, con una dinamica nuova, con tutta la sua umanità. Nella
nostra esistenza è quella che noi chiamiamo la presenza sacramentale di Gesù. Non
ci ha lasciati! E’ uscito dallo spazio e dal tempo per essere in ogni spazio in
ogni tempo: questo è il mistero di oggi.
L'uomo
storico inevitabilmente giunge alla morte e anche Gesù è giunto alla morte, ma
la sua presenza va al di là della sua morte, è il mistero che stiamo
celebrando! E allora la festa di oggi diventa uno stimolo a innamorarci nella
luce del Risorto in modo sempre più vivo dell'umanità di Gesù. Egli abita la nostra umanità e riandiamo
sempre alla bella espressione di Paolo: Cristo
abiti mediante la fede nei vostri cuori. La coscienza che lui è in noi, è
con noi, cammina nella storia per noi perché la sua umanità divenga la nostra
umanità. E’ qualcosa di meraviglioso. Colui che è salito alla desta del Padre,
è salito per essere maggiormente presente in mezzo a noi. In qualunque spazio,
in qualunque tempo, in qualunque situazione storica Lui è in noi e cammina con
noi.
Questa
constatazione ci porta a sottolineare che amare la storia, amare l'umanità,
essere in profonda relazione con il Padre è la bellezza del quotidiano, dove
non stiamo a guardare lassù, ma siamo profondamente incarnati nel presente. Egli
sicuramente verrà, ma oggi lui è presente. In certo qual modo quello che ha
detto Luca all'inizio del brano degli Atti è qualcosa che dovrebbe sempre
ravvivare la nostra vita. Lui è presente, ci parla, dialoghiamo con lui,
soprattutto nel mistero della celebrazione eucaristica, che significa la
convivialità che lo ha caratterizzato, perché la nostra esistenza divenga
progressivamente una maturazione della nostra umanità. Noi qualche volta
davanti al mistero della morte diciamo: tutto è finito! Ma la morte è l'accesso
alla pienezza della nostra umanità, la
bellezza del Paradiso è il canto dell'umanità glorificata.
E questa è
la grande speranza all'interno della nostra esistenza. Questa mattina ci
ritroviamo insieme nella potenza dello Spirito Santo per imparare nell'imitazione
del Gesù glorioso per diventare uomini come ha fatto lui. E’ una presenza che
vive in noi regalandoci quella sensibilità umana, quella emozionalità storica,
quella relazionalità fraterna che lo ha caratterizzato nella sua vita pubblica.
Ecco perché non ci ha lasciati! Anzi il suo orizzonte è diventato un'apertura
sull'infinito che caratterizza ogni apertura veramente umana. Il Gesù di
Nazaret era legato a quello spazio giudaico e palestinese, nella assunzione di
Gesù al cielo è in tutto il mondo, in tutto il cosmo, è l'anima che deve
animare chiunque voglia gustare fino in fondo la propria umanità. Ecco allora
che ritrovarci nell'Eucaristia non è celebrare un rito, ma come ha detto molto
bene Luca è essere nella convivialità di Gesù Maestro che vuol compiere noi le
sue meraviglie. Ecco perché la finale del vangelo di Marco che abbiamo
ascoltato così suona Allora essi
partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e
confermava la Parola con i segni che la accompagnavano. Questi segni sono
la sua umanità che entra nella nostra umanità affinché possiamo regalare la
bellezza della sua personalità a ogni fratello. Come conseguenza viviamo così
questo mistero dell'assunzione. Gesù salito alla destra del Padre perché
perfettamente uomo, perché anche noi godendo della sua presenza, in ogni
frammento del nostro quotidiano e in modo particolare nella celebrazione dei
divini misteri possiamo credere in questo dono della nostra umanità per essere,
alla conclusione del tempo, uscire dallo spazio per essere per sempre eternità
beata con tutti i fratelli.
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