At 10,25-26.34-35.44-48 1Gv 4,7-10 Gv 15,9-17
OMELIA
Gesù domenica scorsa ci aveva aiutati a vivere in comunione con lui sullo sfondo del Padre agricoltore in una meravigliosa comunione come quella che esiste tra i tralci e la vite. Il suo stile di vita doveva diventare il nostro. Oggi il Maestro ci invita a interiorizzare questa esperienza perché la bellezza dell'essere discepoli di Gesù sia un gustare la linfa vitale che anima il Maestro e che egli stesso ci comunica continuamente. E' quello che egli ci ha regalato all'inizio del brano evangelico: Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Gesù orienta la nostra esistenza a gustare il rapporto che egli vive continuamente con il Padre perché il rapporto che egli ha con il Padre divenga il metro al quale configurarci per essere veramente autentici come persone. Ma cosa vuol dire quel Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi? La bellezza dell'amore nella Trinità è sostanzialmente un grande mistero di comunione: il Padre e il Figlio nello Spirito Santo fanno comunione, una comunione dove ogni persona della Santissima Trinità ha la sua chiara e distinta personalità.
Per poter accedere
alla profondità di questa espressione giovannea è molto importante che noi andiamo
sempre al primo versetto del Vangelo di Giovanni, che presenta il mistero
fontale che anima ogni persona: In principio era il Verbo e il Verbo era
presso Dio e il Verbo era Dio, Comprendere questa comunione nelle tre
Persone divine è importante per riuscire a entrare in quella affermazione che Gesù
ha fatto: Rimanete nel mio amore,
che potremmo così ritradurre: vivete la
vera comunione nella diversità. Infatti
la parola che ci può aiutare questa mattina ad entrare in quello che Gesù ci ha
detto è la parola “comandamento”: Se
osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato
i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Cosa sono i
comandamenti? Questa espressione, che noi tante volte usiamo, è un’espressione
alla quale noi non diamo il suo vero significato. Per noi quando sentiamo la
parola "comandamento" vuol dire: eseguire un ordine, ma possiamo
immaginare che Gesù esegua gli ordini del Padre? Se noi entriamo nel
meraviglioso rapporto che esiste che il Padre il Figlio il comandamento è: amatevi
ognuno nella verità che è un meraviglioso cammino di libertà! La verità del
comandamento è nient'altro che la gioia di costruire la propria autenticità
esistenziale in una autentica esperienza di fraternità.
Ecco allora
che quando noi vogliamo cogliere la bellezza della nostra vita dobbiamo entrare
in una comunione nella diversità, una comunione nella alterità, dove ognuno ha
la sua caratteristica animata dal desiderio di vera unità. Ecco allora che
intuiamo alcuni passaggi che diventano il criterio a cui configurarci per
essere noi stessi.
Il primo
aspetto è dato dal fatto che la nostra vita è animata da un soffio divino, che
opera in noi. È quella linfa vitale che ci fa esistere, è un clima interiore che
in noi opera continuamente dove, questo clima interiore, non ci dice quello che
dobbiamo fare, ma quel clima interiore è una vita spirituale dove il Padre e il
Figlio nello Spirito Santo ci introducono nella bellezza della loro comunione.
Ma questa linfa vitale è innamorata della nostra libertà. Un comandamento, o osservare
un comandamento, è lasciarci guidare dalla linfa vitale divina dove ognuno fà
la sue scelte. Dio ama la nostra libertà! Spesse volte nell'ambito della vita
cristiana pensiamo che essere discepoli voglia dire che dobbiamo obbedire a
delle norme. La bellezza della nostra vita è obbedire alla linfa vitale che è
la vita di Dio in noi, dove ognuno di noi è impegnato a sviluppare la propria
libertà. La bellezza della fede è nient'altro che imitare la vita di Dio che,
come è Padre, Figlio e Spirito Santo, dove ognuno gode tre personalità diverse,
convergendo verso l'unità. Su questa esemplarità di fondo, ognuno di noi viva
la stessa vitalità, ognuno con la sua personalità. E’ la bellezza della
creatività nella libertà. Allora intuiamo che la vita, se la vogliamo guardare
nella sua autenticità, è gustare un invisibile che ci dà il gusto della vita
dove ognuno di noi alla luce della sua natura, della sua storia, degli eventi
che lo accompagnano, fà le sue scelte. In certo qual modo il Signore amandoci
ci dice: " Ama il dono della tua libertà!" Nel momento in
cui Dio non amasse la nostra libertà non sarebbe più il Dio della rivelazione.
La domanda che ci vogliamo porre, allora, potrebbe così esprimersi: quando noi
possiamo dire che il nostro stile di vita sia effettivamente la vita divina
incarnata nella nostra libertà? E la risposta è molto semplice: Gesù ci parla
di portare frutto. E qual è il frutto? E’ che ognuno di noi nelle scelte della
sua libertà deve essere innamorato della fraternità. La fraternità è il canto
dei diversi in un'unica melodia, è qualcosa che dovremmo cogliere! La bellezza
della libertà è generare fraternità dove ognuno ama l'altro diverso da sé, nel
rispetto della sua storia, nel rispetto del suo mistero, nel rispetto delle sue
vicende esistenziali. Un cristiano agisce in modo veramente da discepolo quando
il criterio è la fraternità, dove la nostra libertà viene profondamente
coinvolta. Per noi osservare i comandamenti, siamo chiamati a prendere
coscienza giorno per giorno di quella vitalità divina dove ognuno è creato nella
sua alterità, nella sua individualità. La bellezza di essere diversi è il gusto
della comunione, come il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono una diversità
che vive di una dimensione di comunione.
Forse noi
occidentali essendo un po' troppo illuministi abbiamo un concetto di Unità più
che di Trinità, i fratelli dell'oriente hanno più il concetto di Trinità che di
Unità perché la vita è la diversità che cammina nell'unità, anzi amare i
fratelli è dire: sii te stesso, costruisci la tua storia come un progetto di
Dio che in te si è sviluppato e si è rivelato! Allora l'esistenza umana è come
l'immagine, che forse anche altre volte abbiamo usato, d'essere coinvolti nella
esecuzione di un concerto, dove tutti hanno una stessa anima, che è dato dalla
composizione dell'autore ma dove ognuno suona il suo strumento nella bellezza
di suonare quello strumento e non un altro strumento. Allora è bello entrare in
questa esperienza del Come il Padre ha
amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Come io ho osservato i comandamenti del
Padre mio e rimango nel suo amore. Gustare la diversità per cantare l'unità.
E’ la
bellezza del mistero eucaristico dove ognuno di noi secondo la sua personalità
vive lo stesso mistero, con riflessi interiori diversi, perché Dio infinito e
noi non riusciremo mai a capirlo. Nella celebrazione eucaristica vogliamo gustare
in tutta la sua bellezza la gioia d'essere un solo corpo e uno solo spirito in
tanti fratelli dove ogni pezzo del pane spezzato è la nostra autenticità per
ritrovare la vera comunione fraterna. Entriamo in questo mistero, nel quale
siamo chiamati a percepire un aspetto al quale noi tante volte non badiamo: rinverdire
continuamente il dono divino-umano della nostra libertà. Dio ama la nostra libertà
dandoci quella linfa divina che è il principio della fraternità.
Viviamo
così questa Eucaristia e gustiamo la bellezza, nella viva consapevolezza che
ognuno di noi è un capolavoro originale della originalità di Dio stesso per
poter veramente camminare in quella fraternità dove la gioia di essere diversi è
il canto della volontà d'aiutarci reciprocamente a condividere le ricchezze personali
per una comunione molto più alta: la vita di comunione delle tre Persone
divine.
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