09 maggio 2021

VI DOMENICA DI PASQUA - ANNO B -

At 10,25-26.34-35.44-48          1Gv 4,7-10 Gv 15,9-17

OMELIA

Gesù domenica scorsa ci aveva aiutati a vivere in comunione con lui sullo sfondo del Padre agricoltore in una meravigliosa comunione come quella che esiste tra i tralci e la vite. Il suo stile di vita doveva diventare il nostro. Oggi il Maestro ci invita a interiorizzare questa esperienza perché la bellezza dell'essere discepoli di Gesù sia un gustare la linfa vitale che anima il Maestro e che egli stesso ci comunica continuamente. E' quello che egli ci ha regalato all'inizio del brano evangelico: Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Gesù orienta la nostra esistenza a gustare il rapporto che egli vive continuamente con il Padre perché il rapporto che egli ha con il Padre divenga il metro al quale configurarci per essere veramente autentici come persone. Ma cosa vuol dire quel Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi? La bellezza dell'amore nella Trinità è sostanzialmente un grande mistero di comunione: il Padre e il Figlio nello Spirito Santo fanno comunione, una comunione dove ogni persona della Santissima Trinità ha la sua chiara e distinta personalità.

Per poter accedere alla profondità di questa espressione giovannea è molto importante che noi andiamo sempre al primo versetto del Vangelo di Giovanni, che presenta il mistero fontale che anima ogni persona:  In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio, Comprendere questa comunione nelle tre Persone divine è importante per riuscire a entrare in quella affermazione che Gesù ha fatto: Rimanete nel mio amore, che potremmo così ritradurre: vivete la vera comunione nella diversità. Infatti la parola che ci può aiutare questa mattina ad entrare in quello che Gesù ci ha detto è la parola “comandamento”: Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Cosa sono i comandamenti? Questa espressione, che noi tante volte usiamo, è un’espressione alla quale noi non diamo il suo vero significato. Per noi quando sentiamo la parola "comandamento" vuol dire: eseguire un ordine, ma possiamo immaginare che Gesù esegua gli ordini del Padre? Se noi entriamo nel meraviglioso rapporto che esiste che il Padre il Figlio il comandamento è: amatevi ognuno nella verità che è un meraviglioso cammino di libertà! La verità del comandamento è nient'altro che la gioia di costruire la propria autenticità esistenziale in una autentica esperienza di fraternità.

Ecco allora che quando noi vogliamo cogliere la bellezza della nostra vita dobbiamo entrare in una comunione nella diversità, una comunione nella alterità, dove ognuno ha la sua caratteristica animata dal desiderio di vera unità. Ecco allora che intuiamo alcuni passaggi che diventano il criterio a cui configurarci per essere noi stessi.

Il primo aspetto è dato dal fatto che la nostra vita è animata da un soffio divino, che opera in noi. È quella linfa vitale che ci fa esistere, è un clima interiore che in noi opera continuamente dove, questo clima interiore, non ci dice quello che dobbiamo fare, ma quel clima interiore è una vita spirituale dove il Padre e il Figlio nello Spirito Santo ci introducono nella bellezza della loro comunione. Ma questa linfa vitale è innamorata della nostra libertà. Un comandamento, o osservare un comandamento, è lasciarci guidare dalla linfa vitale divina dove ognuno fà la sue scelte. Dio ama la nostra libertà! Spesse volte nell'ambito della vita cristiana pensiamo che essere discepoli voglia dire che dobbiamo obbedire a delle norme. La bellezza della nostra vita è obbedire alla linfa vitale che è la vita di Dio in noi, dove ognuno di noi è impegnato a sviluppare la propria libertà. La bellezza della fede è nient'altro che imitare la vita di Dio che, come è Padre, Figlio e Spirito Santo, dove ognuno gode tre personalità diverse, convergendo verso l'unità. Su questa esemplarità di fondo, ognuno di noi viva la stessa vitalità, ognuno con la sua personalità. E’ la bellezza della creatività nella libertà. Allora intuiamo che la vita, se la vogliamo guardare nella sua autenticità, è gustare un invisibile che ci dà il gusto della vita dove ognuno di noi alla luce della sua natura, della sua storia, degli eventi che lo accompagnano, fà le sue scelte. In certo qual modo il Signore amandoci ci dice: " Ama il dono della tua libertà!" Nel momento in cui Dio non amasse la nostra libertà non sarebbe più il Dio della rivelazione. La domanda che ci vogliamo porre, allora, potrebbe così esprimersi: quando noi possiamo dire che il nostro stile di vita sia effettivamente la vita divina incarnata nella nostra libertà? E la risposta è molto semplice: Gesù ci parla di portare frutto. E qual è il frutto? E’ che ognuno di noi nelle scelte della sua libertà deve essere innamorato della fraternità. La fraternità è il canto dei diversi in un'unica melodia, è qualcosa che dovremmo cogliere! La bellezza della libertà è generare fraternità dove ognuno ama l'altro diverso da sé, nel rispetto della sua storia, nel rispetto del suo mistero, nel rispetto delle sue vicende esistenziali. Un cristiano agisce in modo veramente da discepolo quando il criterio è la fraternità, dove la nostra libertà viene profondamente coinvolta. Per noi osservare i comandamenti, siamo chiamati a prendere coscienza giorno per giorno di quella vitalità divina dove ognuno è creato nella sua alterità, nella sua individualità. La bellezza di essere diversi è il gusto della comunione, come il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono una diversità che vive di una dimensione di comunione.

Forse noi occidentali essendo un po' troppo illuministi abbiamo un concetto di Unità più che di Trinità, i fratelli dell'oriente hanno più il concetto di Trinità che di Unità perché la vita è la diversità che cammina nell'unità, anzi amare i fratelli è dire: sii te stesso, costruisci la tua storia come un progetto di Dio che in te si è sviluppato e si è rivelato! Allora l'esistenza umana è come l'immagine, che forse anche altre volte abbiamo usato, d'essere coinvolti nella esecuzione di un concerto, dove tutti hanno una stessa anima, che è dato dalla composizione dell'autore ma dove ognuno suona il suo strumento nella bellezza di suonare quello strumento e non un altro strumento. Allora è bello entrare in questa esperienza del Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Gustare la diversità per cantare l'unità.

E’ la bellezza del mistero eucaristico dove ognuno di noi secondo la sua personalità vive lo stesso mistero, con riflessi interiori diversi, perché Dio infinito e noi non riusciremo mai a capirlo. Nella celebrazione eucaristica vogliamo gustare in tutta la sua bellezza la gioia d'essere un solo corpo e uno solo spirito in tanti fratelli dove ogni pezzo del pane spezzato è la nostra autenticità per ritrovare la vera comunione fraterna. Entriamo in questo mistero, nel quale siamo chiamati a percepire un aspetto al quale noi tante volte non badiamo: rinverdire continuamente il dono divino-umano della nostra libertà. Dio ama la nostra libertà dandoci quella linfa divina che è il principio della fraternità.

Viviamo così questa Eucaristia e gustiamo la bellezza, nella viva consapevolezza che ognuno di noi è un capolavoro originale della originalità di Dio stesso per poter veramente camminare in quella fraternità dove la gioia di essere diversi è il canto della volontà d'aiutarci reciprocamente a condividere le ricchezze personali per una comunione molto più alta: la vita di comunione delle tre Persone divine.

 

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