Dt 4,32-34.39-40 Rm 8,14-17 Mt 28,16-20
OMELIA
La Chiesa, attraverso il cammino nel tempo pasquale, ci ha lentamente introdotti nella bellezza della rivelazione divina: la contemplazione del Risorto, la dinamica creatrice dello Spirito Santo, il gaudio di essere comunità riunita nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo e per divenire persone che sono un inno alla lode del Padre. Questo percorso che la Chiesa ci ha regalato in questo tempo pasquale è destinato a diventare autentico e fecondo nella vita di tutti i giorni. Il cristiano ritrova la bellezza di essere sacramento vivo del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo nelle scelte quotidiane dove l'invito di Gesù rivolto ai discepoli nel brano che abbiamo ascoltato è dire alla Chiesa di rendere l'uomo uomo veramente perfetto, attraverso la viva relazione con la pienezza della comunione con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Ma nasce in noi la grossa domanda: perché nell'ambito della Chiesa è così importante l'esperienza della Santissima Trinità? E’ una convinzione che dovremmo sempre ricordare a noi stessi: ogni momento della rivelazione di Gesù ha un'unica meta: rendere luminoso l'uomo. Una verità di fede che non avesse come parametro la grandezza dell'essere uomo, non è una verità di fede. Gesù non è venuto nel mondo per darci delle verità, ma per regalare se stesso all'uomo per renderlo luminoso nella sua identità. La festa di oggi nella quale noi veniamo introdotti non è una festa fuori dal tempo, ma la riscoperta della nostra vocazione nel vedere la luminosità della nostra identità umana.
Quando il
Signore ci ha regalato la sua persona nel cammino della fede, nel mistero della
istituzione dell'Eucarestia, nel momento nel quale la Chiesa in Gesù ci ha
regalato i sacramenti, l'unica meta era questa: che l'uomo fosse grande come dall'eternità
il Padre l'aveva pensato, perché l'uomo è una grandezza veramente inesauribile.
Infatti se noi andiamo al racconto della Genesi, quando ci è presentata la
creazione dell'uomo, come mai l'autore sacro ha usato quel plurale: facciamo l'uomo a nostra immagine perché
diventi nostra somiglianza? Non si parla ovviamente del dogma della SS. Trinità
in quel testo, ma ci viene presentata una verità molto più grande. In quel “facciamo”
c'è un verbo al plurale e il verbo al plurale dice una grandezza
incommensurabile. In quel facciamo l'uomo
a nostra immagine e somiglianza noi scopriamo come dall'antichità della
rivelazione la speranza vera dell'uomo è la grandezza della sua identità. Gli
autori sacri hanno scritto questo racconto della creazione dell'uomo per dare
fiducia all'uomo senza fiducia. Ecco perché la festa di oggi non è una festa
per capire quel gioco 3 e 1 che per noi sarà sempre incomprensibile, ma per
intuire una grandezza che è l'uomo. Tale riflessione ci porta a sottolineare
tre semplici passaggi: l'uomo come uomo è una grandezza nell'atto creativo.
Ricordiamo
sempre l'espressione di soddisfazione quando l'autore sacro ha composto il
racconto della creazione, e la creazione dell'uomo, e Dio vide che era una cosa molto bella: la creatura umana era il
riflesso luminoso del suo mistero! Ed è così un riflesso del suo amore così
grande che Dio gli regala il mondo il settimo giorno: la grandezza di Dio ha
regalato all'uomo la grandezza del mondo. Ecco perché la festa di oggi ci aiuta
a cogliere questo primo aspetto: la grandezza d’essere uomini. Utilizzando il
linguaggio del Vangelo di questa mattina, quando la chiesa afferma “Io ti
battezzo” in quel momento dice alla creatura umana: “Io ti introduco nella
bellezza meravigliosa della tua umanità”.
E allora
partendo da questa prima rilettura la vita dell'uomo - sia che lo sappia, sia
che non lo sappia - è una vita trinitaria, è la dinamicità all'interno
dell'uomo, è la creatività che è l'atto dinamico della persona umana. Quanto
più l'uomo ritrova questa ricchezza nella proposta della rivelazione cristiana,
la dinamicità della sua vita lo porta verso un infinito. Le religioni hanno
dato tanti nomi a questo infinito perché, lentamente, Dio ha manifestato
all'uomo la sua grandezza. La bellezza della nostra fede è gustare la grandezza
divina, che è venuta ad abitare in ciascuno di noi, siamo la presenza della
Trinità, che rappresenta la vera dinamica della nostra identità umana. Una
simile presa di coscienza ci permette d'intuire che l'uomo, più cerca di essere
uomo, più si avvicina alla soglia del divino. La ferialità amata, approfondita,
gustata, ci porta alla soglia del Divino, ci permette di penetrare in una vita che
ci apre a orizzonti veramente infiniti. Quello che le religioni, soprattutto
orientali, ci offrono non sono altro che sfumature di un Mistero veramente
indicibile. Tali intuizioni, nell'ambito della rivelazione cristiana ci
introducono progressivamente in una vitalità all'interno di Dio. Tanto è vero
che in passato si diede questa definizione dell'uomo: “L'uomo è un Dio creato”,
è una grandezza davanti alla quale noi siamo ricchi di qualcosa di grande. Il
nostro agire è un infinito di cui magari non ci accorgiamo, ma un infinito che
ci apre sulla bellezza. E allora il terzo passaggio di questa semplice
riflessione: lo stupore! L'uomo quando ha la semplicità e la serenità della
ricerca anche della propria identità fisica e psicologica è ricco di stupore. Si
dice: quando uno scienziato è veramente scienziato? Quando al di là della
formula scientifica si apre sull'infinito nel quale la sua scienza lo colloca
continuamente, per cui la festa della Santissima Trinità - scusate
l'espressione - non è un semplice dogma di fede, ma è la verità del vissuto
dell'uomo che la fede aiuta a intuire e ad approfondire. Quella vivacità,
quella bellezza dell'essere uomini, non è altro che il riflesso di una bellezza
incomparabile. Gli antichi discutevano del rapporto unità-pluralità, noi
diciamo siamo una pluralità interiore aperta sull'unità eccezionale, la vita
dell’uomo. Ecco perché allora la vita del cristiano è stata ben ritradotta da
Paolo nel brano che abbiamo ascoltato tutti
quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. E voi
non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete
ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo:
«Abbà! Padre!».
La bellezza
della nostra vita è una ricchezza che ci introduce nella meravigliosa
inesauribile e ineffabile grandezza del Dio della rivelazione che ci avvolge,
ci anima, e ci dice “Io, Padre Figlio e Spirito sono il tuo Signore, il tuo vissuto!”
e allora quando noi incontriamo l’uomo incontriamo il sacramento di una vita
trinitaria - sia che lo sappia, sia che non lo sappia - è la bellezza creatrice,
redentrice e santificante di Dio. Ed è quello che noi stiamo celebrando nei Divini
Misteri. La bellezza dell'Eucarestia sta tutta nell'ebbrezza di lasciarci
caratterizzare dal Uomo Vero che ci dice nello Spirito Santo: diventa Vero
Uomo! Quel Dio che diventa presente per dirci la grandezza e la bellezza della
nostra umanità, per cui ogni volta che il linguaggio semplice della vita
ordinaria noi facciamo il segno della croce, in quel momento diciamo: Grazie
Trinità che mi hai dato la gioia d'essere uomo! E allora se noi penetreremo questa
meravigliosa verità potremo camminare, pur nelle difficoltà, oscurità, anche
incomprensioni storiche con una fiducia: sono la vitalità divina, sono sacramento
di qualcosa di ineffabile, sono una Verità che nessun uomo riuscirà mai a
capire, perché la bellezza di vivere è lo stupore! Dio è meraviglioso nella
nostra umanità!
Camminiamo
in questa luce e il resto, man mano vivremo, lo scopriremo fino a che raggiungeremo
la soglia del compimento della storia per essere immersi in quella luminosità
divina che è la meta della nostra esistenza quando saremo veramente uomini
nella luce della Gerusalemme del cielo.
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