Sof 3,14-17 Fil 4,4-7 Lc 3,10-18
OMELIA
Il cammino
verso la venuta del Signore ci ha lentamente introdotti nel mistero della grandezza
di Dio e questo mistero della grandezza di Dio oggi si incarna in un
atteggiamento interiore che ci dovrebbe qualificare nel cammino verso questa
attesa autentica del Signore che viene, attraverso quelle espressioni che per
ben tre volte abbiamo ascoltato nel brano evangelico Che cosa dobbiamo fare? Davanti a questo interrogativo la parola
che abbiamo poc'anzi udita ci pone dinanzi alcuni passaggi, che potremmo così
riassumere: la coscienza del mistero di Dio invade la nostra esistenza, poiché
dalla coscienza di quello che Dio opera in noi nasce il desiderio di gustarne l’attualità
attraverso l'originale stile della nostra vita.
Il primo
elemento è che il Dio che viene incarna il darsi della vera gioia ed è la
realizzazione dell'uomo. La profezia di Sofonia è estremamente significativa:
l'incarnazione, la venuta gloriosa del Maestro alla fine dei tempi è gioia di Dio:
quel Dio che crea l'uomo, quel Dio che fa esistere l'uomo, quel Dio profondamente
innamorato dell'uomo. La conversione nasce da un fascino. Una delle nostre grosse
verità che noi riusciamo a percepire nel cammino della vita ordinaria è questo
ingresso amoroso di Dio nella nostra storia. Davanti al bello che nella fede
non sempre riusciamo a cogliere, nasce prepotente la domanda - Che cosa dobbiamo fare? - dove questo Che cosa dobbiamo fare? è da intendersi
in modo più profondo rispetto a quello che noi tante volte possiamo pensare.
Questo “fare” non è una creatività che nasce da noi, ma questo “fare” nasce da
una creatività impellente che la gioia di Dio pone dentro di noi. Il Maestro è
il grande signore della conversione, per cui la conversione è la gioia di
essere come il Maestro ci vuole, ed è significativo che il battesimo di
Giovanni sia un battesimo di acqua: è il battesimo della sete del volto di Dio.
Se noi guardiamo attentamente il ministero di Giovanni è il ministero che ci
permette di comprendere come la nostra esistenza debba essere esistenza di
assetati. Una tale condizione di vita fa nascere la domanda di fondo - che cosa
vuol dire vivere? - su cui si articola l'interrogativo concreto in ogni
specifica circostanza: Che cosa devo fare? La conversione è una risposta alla
benevolenza divina, è in certo qual modo il dialogo più autentico della
dinamica affettiva che intercorre tra Dio e l'uomo. La persona amata desidera
compiere ciò che l'amato desidera: è il desiderio! La conversione incarna
questa forte volontà di autenticità nel corrispondere alla creatività divina
nei nostri confronti. È’ quella profonda riflessione che dovremmo compiere in
questo tempo per non lasciarci distrarre dalle realtà concrete e contingenti
che danno stanchezza alla vita, ne fanno perdere ogni entusiasmo e dicono
all'uomo: perché vivere in fin dei conti? In quel Che cosa dobbiamo fare? noi ritroviamo questa profonda convinzione:
costruisci la tua vita accogliendo con responsabilità l'atto di Dio che ti ama,
con la gioia di vivere! E allora di fronte a questo orizzonte ecco le scelte
che l'uomo fa. Si rivela interessante rispetto al battesimo di acqua che genera
il desiderio noi veniamo battezzati e siamo battezzati nello Spirito Santo. È
molto bello come questa espressione dell'evangelista Luca pone sulle labbra di
Giovanni Battista sia la stessa espressione che l'evangelista Luca ci dà negli
Atti degli Apostoli. Al termine della grande discorso della Pentecoste, si dice
nel testo: All'udire queste cose gli
ascoltatori si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri
apostoli: "Che cosa dobbiamo fare, fratelli?". E Pietro disse loro:
"Convertitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù
Cristo, per il perdono dei vostri peccati e riceverete il dono dello Spirito
Santo. Le azioni concrete, che noi compiamo nelle diverse situazioni della
storia sono l'originalità del nostro spirito. La bellezza della nostra
esistenza è essere oggetto di un atto meraviglioso di Dio dove Dio ti dice:
sentiti amato e per amore, nella tua libertà, nella tua creatività dammi la tua
risposta! E’ la bellezza della fede! Se noi guardiamo attentamente la
profondità del Vangelo, Gesù non ci dice mai cosa dobbiamo fare, la bellezza è che gustiamo la sua presenza
creatrice nella nostra vita. La conversione è un meraviglioso dialogo dove noi
siamo invasi dal Dio che si incarna nella storia dell'uomo e l'uomo che
sentendosi raggiunto da questa bellezza e grandezza di Dio come rendimento di
grazie fa le sue scelte. Il senso della vita ci è dato dall'alto, la modalità sono
capolavoro riconoscente del nostro spirito. In tale prospettiva il cammino
verso il Signore che viene è un cammino per essere nella gioia del Signore, il
quale ha fiducia di noi e si introduce nella nostra esistenza per fare di noi
il suo capolavoro.
Ecco perché
la venuta del Signore è soprattutto quella gloriosa, davanti alla quale nella
cultura di oggi sussistono grandi difficoltà, ma quando uno si sente amato
risponde all'amore per essere la gioia di chi ama. In questo orizzonte ci si
apre davanti nostro cuore un orizzonte di novità di vita. Anzi, potremmo
affermare in modo ancor più profondo, che il rispondere è dire grazie nella
conversione d'essere raggiunti dalla gioia di Dio. La fede non è un problema di
testa, ma è di un cuore che si lascia in invadere da un Dio fedele, il quale
vuole trasfigurare la nostra esistenza introducendoci nella gioia che non conosce
tramonto. Ascoltiamo Giovanni, viviamo il battesimo nello Spirito Santo di Gesù,
e allora si apriranno ai nostri orizzonti le porte dell'eternità beata.
Un simile
stile di vita incarna in certo qual modo la bellezza feconda della nostra
esistenza: è l'Eucaristia che stiamo celebrando! Il vero luogo in cui noi
viviamo la conversione come dialogo è la nostra celebrazione eucaristica
settimanale. Invasi da Dio dialoghiamo con Lui, ne accogliamo il mistero
facciamo le nostre scelte come rendimento di grazie. Il fatto che egli,
nonostante noi, ci ami in modo inesauribile e con lo Spirito ci stimoli ad
essere una creatività continua ci fa gustare il battesimo nello Spirito Santo! Perciò
celebrando questi divini misteri chiediamo al Padre la gioia di essere accoglienza,
di desiderare i desideri di Dio. Se noi imparassimo questo stile di vita che
postula inevitabilmente un momento di solitudine e riflessione personale, allora
la storia diventerebbe meraviglioso dialogo tra un Dio che ama e un uomo che,
lasciandosi amare, ama il suo Dio amando la storia di ogni giorno. Camminiamo
con questo stile pur con tutti i limiti che in un modo o in un altro possiamo
avvertire dentro di noi, e la conversione non sarà un fatto doloroso e
faticoso, ma la gioia di dire grazie al Dio immensamente innamorato di noi. In
questa esperienza, l'Eucaristia rappresenta veramente il crocevia di quella
novità di vita che ci viene regalata ogni giorno e ci aspetta al termine della
vita storica, e sarà la nostra gioia nella Gerusalemme del cielo.
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