Is 52,7-10 Eb 1,1-6 Gv 1,1-18
OMELIA
Questa
mattina lo Spirito Santo ci ha convocati perché voleva che il Padre ci
rivelasse l'incarnazione del Figlio e questo con il grande intento che l'uomo
davanti alla rivelarsi del Verbo incarnato ritrovasse la gioia d'essere uomo. Potremmo
dire che la festa del Natale è la gioia della Trinità che vuol rendere edotto
l'uomo della grandezza del sua umanità. Dio si fa storia perché l'uomo riscopra
veramente se stesso. È un grande mistero nel quale noi siamo chiamati ad entrare.
Nella celebrazione di questo meraviglioso evento, gustiamo come Dio entri in
concreta e viva comunione con l'umanità perché l'umanità possa gustare la sua
autentica libertà. L'evangelista Giovanni lo ha ben evidenziato nel testo
centrale del brano che abbiamo ascoltato: E
il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo
contemplato la sua gloria. Questi tre passaggi non solo riassumono il
grande mistero dell'Incarnazione, ma anche la grande meta all'interno
dell'esistenza dell'uomo.
Innanzitutto
il primo aspetto dell'affermazione, il Verbo
si è fatto carne, ci rivela il tutto di Dio, il Tutto, che è fonte della
realtà dell'uomo, diventa un frammento. Questa visione risulta difficile per
l'uomo contemporaneo l'entrare nel mistero dell'Incarnazione, se non
lasciandosi affascinare da questo mistero divino. Colui, dal quale tutto
dipende e nel quale ogni realtà trova la sua consistenza, diventa carne, diventa
uomo concreto. Il Verbo, diventando carne, diventa uomo con tutte le sue
caratteristiche. In tal modo l'uomo ritrova la sua luminosità divina, l'uomo si
ritrova nella grandezza del pensiero creativo del Padre ed è il luogo operativo
dello Spirito Santo. In quel Verbo si è
fatto carne troviamo molto di più di un semplice bambino che assume la
dimensione umana, ma in lui appare un progetto meraviglioso che porta Dio a
diventare uomo, anzi, Dio ama talmente l'uomo da diventare uomo. Secondo un
principio che tutto noi, conosciamo la bellezza dell’amare è diventare la
persona amata. In questo procedere noi percepiamo come Dio assuma tutta la
nostra storicità. Quando l'evangelista Giovanni ci ha detto a quelli che lo hanno accolto ha dato il
potere di diventare figli di Dio, in quel momento l'uomo ritrova se stesso
nell'amore trinitario. Ecco perché quelle espressioni di Giovanni il Verbo si è fatto carne è la
condensazione di questa meravigliosa azione divina che penetra nel uomo per
realizzare l'uomo. Se poi entriamo nel pensiero dell'evangelista ci accorgiamo
che Dio non si è fermato a questo livello. Giovanni continua e dice venne ad abitare in mezzo a noi, è
venuto ad amare l'uomo con l'uomo, amando l'uomo secondo lo stile dell'uomo, perché
l'uomo possa veramente ritrovare se stesso. E’ la bellezza di cogliere quell’ abitare
che è molto di più di una dimensione statica dell'abitare in una casa, ma
stabilire una relazione per cui Dio diventando uomo entra in relazione con l'uomo,
impara ad essere uomo perché ogni uomo in lui possa veramente ritrovare se
stesso. Noi spesse volte vediamo Dio che si fa uomo, ma non entriamo nella
profondità di questo mistero, di un Dio creatore del mondo intero che entra in
un frammento di umanità vivendo come tutti gli altri uomini. In certo qual modo
l'Incarnazione è la gioia di Dio Trinità che dice: Ecco il mio capolavoro! L'uomo
è se stesso nel Verbo Incarnato! La gioia del Natale è la gioia dell'artista
che vede realizzato il suo capolavoro, a
quelli che lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio: è
la bellezza di vedere la luminosità dell'uomo.
Entrando
nella esaltante ricchezza di questo secondo aspetto, ci avviciniamo alla grande
meta: e noi vedemmo la sua gloria: entriamo
nella comunione con il Padre, come recita la conclusione del prologo: Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio
unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato. L'uomo
è se stesso perché è comunione vivente con le tre Persone divine. Ecco perché
c'è la gioia di Dio nel grande evento dell'Incarnazione perché Dio ha creato
l'uomo perché l'uomo abitasse per sempre in quella comunione gloriosa che è la
grandezza dell'amore di Dio ed è la bellezza della creatura umana.
Potremmo
dire usando un'espressione della Genesi e
Dio vide quando creò l'uomo che era una realtà molto bella: è lo stupore di
Dio davanti alla creatura. Noi tante volte abbiamo paura nell'accedere a questo
grande mistero. Con il mistero dell'incarnazione Gesù diventa il nostro
pedagogo, diventa colui che prima impara ad essere uomo nella casa di Nazaret e
di seguito opera in modo perché l'uomo possa veramente godere della bellezza
dell'essere tale. L'umanità nella sua concretezza, l’umano nella sua
singolarità, diventa un meraviglioso sacramento di apertura sul mistero di Dio
dove l'uomo vivendo gode la gioia creativa di Dio. Questa è la gioia del Natale:
essere nella gioia di Dio! E allora se noi ci lasciamo prendere da quello che
l'evangelista Giovanni in modo sintetico ci ha offerto, noi dovremmo ritrovare,
aldilà delle vicissitudini storiche - tante volte complesse -, la gioia di
gustare d'essere capolavoro dell'artista trinitario. Il Padre ha creato l'uomo
guardando il suo Verbo incarnato e lo ha scalpellato nella dolcezza creatrice
dello Spirito Santo. Entrare in questa visione è entrare nella gioia di essere
uomini. Ecco perché l'uomo nei momenti magari di forte depressione deve
riandare a questo atto creativo dell'amore trinitario perché se l'uomo è così
importante per la Fonte della vita, la vita è un cantare la gioia di questa
comunione: vedere la gloria di Dio!
Tutto
questo noi lo stiamo celebrando in questa assemblea liturgica. L'Eucaristia rappresenta
la quotidiana incarnazione di Dio che ama l'uomo, trasmette la sua vivacità e
vitalità nell'uomo - il corpo e il sangue di Cristo sacramentalmente assunti- perché
la creatura trasfigurata in quel pane e in quel vino possa veramente dire: Padre! Questo è il grande mistero dell'incarnazione
celebrato in ogni Eucaristia! E allora se noi riusciremo a entrare, guidati
dallo Spirito Santo, in questo grande mistero di costruzione del vero volto
dell'uomo, il Natale costituisce la gioia dell'umanità. Entrando in un simile
gaudio riusciamo a riscoprire il respiro del quotidiano, la bellezza delle
scelte di ogni giorno, il coraggio di dire: “Gesù sii il mio maestro”. In un
simile affascinante orizzonte il Natale diventa il punto di partenza perché
possiamo costruire giorno per giorno la nostra vita, generare un meraviglioso vissuto
nel quotidiano, celebrare nell'Eucaristia un grandioso progetto di salvezza per
giungere a contemplare il volto del Padre in una comunione gloriosa che sarà la
nostra gioia per tutta l'eternità beata.
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