Gen 3,9-15.20 Ef 1,3-6.11-12 Lc 1, 26-38
OMELIA
Il cammino
che stiamo percorrendo con la Chiesa incontro al Signore che viene nella sua
gloria del cielo oggi ci fa incontrare Maria, donna della speranza. Se la bellezza
del camminare con Gesù ci orienta al mistero della gloria eterna, la festa di
oggi ci colloca in questa eternità beata. E' sufficiente che noi guardiamo la
statua della Madonna che è davanti a voi e ci accorgeremmo come tutto il
contesto di quella riproduzione è un canto alla Gerusalemme del cielo. Le
tessere d'oro del mosaico che fanno da sfondo della statua, ci collocano in un
clima di serena contemplazione e ci fanno respirare una intensa esperienza di
eternità beata. Il cammino che il cristiano compie in attesa del Signore trova
in Maria colei che ci dice come vivere
nella speranza. Guardandola ella ci dà una certezza. Siamo chiamati a
gustare una luminosità eterna e di conseguenza nasce in noi l'interrogativo:
come possiamo effettivamente essere uomini di speranza, mentre siamo in
cammino? E allora tre particolari di quella raffigurazione ci possono aiutare a
ritrovare la bellezza e la grandezza della speranza:
- il volto
di Maria che guarda verso il basso,
- le sue mani
che si orientano verso la comunione con Dio,
- il Figlio
che in lei è presente schiaccia le tragiche povertà della storia.
Possiamo
cogliere la reciprocità tra questi tre passaggi coniugando queste prospettive
con la Parola che abbiamo ascoltata. Seguendo tali stimolazioni possiamo
crescere in questa gustazione attraverso la riproduzione di Maria gloriosa in
cielo.
Innanzitutto
la nostra attenzione si rivolge a quello sguardo rivolto verso il basso e
questo atteggiamento ci richiama l'amore al quotidiano, l'amore alla storia,
l'amore alla monotonia della vita di tutti i giorni. Questo itinerario ci
introduce in una intensa profondità esistenziale. Gesù ha imparato ad essere
uomo stando con Maria e Giuseppe. Il particolare con il quale l'evangelista
Luca descrive l'annunciazione citando Nazareth ci dice che il grande evento del
Dio nella storia passa attraverso la concretezza della quotidianità: Nazareth.
Se noi approfondissimo il linguaggio dei Vangeli, ci accorgeremmo che Gesù ha
ritradotto il suo mistero attraverso quello che egli ha imparato vivendo a
Nazareth con Maria e Giuseppe, quella ordinarietà che gli ha fatto gustare la
vita agricola, che gli ha fatto percepire la fecondità dell'esperienza beduina
dei pastori per potere parlare del mistero del regno dei cieli con quei linguaggi
della vita ordinaria. La bellezza di Maria, che ha lo sguardo rivolto verso il
basso, è nient'altro che l'invito a comprendere la bellezza dell'ordinario per
poter gustare la bellezza del divino. Noi spesse volte non riusciamo a
coniugare le due realtà. Maria con quel gesto ci dice che le meraviglie di Dio
si vivono gustando la ferialità perché la ferialità è il luogo della
rivelazione di Dio.
Di riflesso
a quello sguardo rivolto verso il basso si aggiungono le mani rivolte verso
l'alto. Ricordiamo che Maria è la figlia del popolo ebraico, un popolo che
sapeva pregare, dove in quelle mani c'è la coscienza che la bellezza dell'ordinario
è resa feconda attraverso l'essere in stato di preghiera, dove l'essere in
stato di preghiera è la meditazione quotidiana delle meraviglie di Dio nella
storia di Israele. Il popolo ebraico nelle preghiere di tutti i giorni
ricordava continuamente l'Esodo, ricordava la fedeltà di Dio, ricordava il Dio
fedele che non delude. Il Magnificat di Maria non è altro che il compimento in
pienezza del cantico del mare del libro dell'esodo (Cfr. Es 15). Questi
semplici richiami ci dicono che la speranza che Maria ci vuole regalare passa
attraverso l'essere in stato orante, dove le due condizioni sia dello sguardo
che delle mani ritraducano l'unità della personalità di Maria, che ha saputo
vivere il nascondimento di Nazareth con il figlio Gesù, educandolo ad essere
uomo secondo lo stile ebraico, uomo veramente uomo. Ecco la speranza che
costruisce la storia, quando si è innamorati del quotidiano con il cuore immerso
nella gratuita divina. E' lo stretto rapporto tra la casa domestica e la
sinagoga, sullo sfondo della centralità del culto nel tempio di Gerusalemme. La
speranza nel vissuto si costruisce amando tutta la bellezza della storia
nell'ampio orizzonte della meravigliosa presenza divina che anima l'uomo nel
cammino concreto di tutti i giorni.
E allora
ecco che colei che ha concepito il Verbo incarnato fa sì che il Verbo incarnato
entrando nella maturità della sua vita può schiacciare il maligno, può
schiacciare le paure, può schiacciare le povertà dell'uomo storico per dargli
la luminosità dell'Eterno. Ecco perché la bellezza nella quale noi contempliamo
Maria ci fa ritrovare la fecondità della speranza, e le paure e i drammi
esistenziali dell'uomo storico sono schiacciati da Gesù. Egli ha portato avanti
un cammino di salvezza attraverso quell’educazione che Maria e Giuseppe gli
hanno regalato a Nazareth, egli è stato un uomo dell'ordinario in una ordinaria
comunione di vita. Se noi fossimo capaci d'accedere a questa meravigliosa
esperienza, ogni volta che entriamo in chiesa vedremmo l'icona della speranza,
un paradiso che viene costruito nell'amore a ciò che è ordinario in modo che
contemplando quella esperienza di Maria possiamo camminare in novità di vita
ricordando che quell’icona illumina la nostra assemblea eucaristica. Noi
fedeli, convocati dallo Spirito Santo, stiamo vivendo l'ordinarietà celebrata
con Gesù. Potremmo anche porci l'interrogativo del dove Gesù abbia imparato il
rito eucaristico se non mangiando con Giuseppe e Maria. Come Gesù ha imparato a
regalarci la sua parola andando con Giuseppe e Maria alla sinagoga e celebrando
con loro il banchetto pasquale! E allora credo che l'Eucarestia che stiamo
celebrando dovrebbe diventare per noi sacramento di speranza sull'esempio di
quello che facevano Maria e di Giuseppe, che con Gesù hanno costruito un
esistenza semplice, serena, nascosta, ma luminosa nel nascondimento quotidiano
di Nazareth. Entriamo in questo mistero e allora guarderemo con un intenso
desiderio spirituale sempre il paradiso contemplando quella icona per ritrovare
la bellezza di trovarci nell'assemblea eucaristica per tornare poi a casa seminando
la speranza di Dio nella ferialità profondamente amata in Dio e nell'amore
all'uomo. Questo sia il mistero che la Chiesa ci vuol regalare al di là di
tutti i trionfalismi che non sono di Maria, per entrare in quella bellezza che
è la semplicità feriale. Con una simile ricchezza interiore condividiamo con
ogni fratello la gioia di gustare il Dio meraviglioso in ciò che è ordinario. Ciò
che è ordinario è la meraviglia creatrice e nascosta di Dio che dà speranza
all'uomo, continuamente schiacciato dalle paure che la storia gli offre
continuamente.
La gustazione sacramentale nello Spirito della esemplarità di Maria ci aiuta ogni giorno ad entrare nella vera unità di vita che costituisce l'intenso desiderio interiore di ognuno di noi, mentre siamo in cammino nella storia in una ricca e stimolante tensione verso patria del cielo che si esprime nella liturgia luminosa della Gerusalemme del cielo.
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