DOMENICA
11 MAGGIO 2025
At 13,14.43-52 Ap 7,9.14-17 Gv 10,27-30
OMELIA
Immersi nella gratuità misericordiosa
di Dio noi godiamo della presenza del Risorto: è il cammino che la Chiesa ci
sta facendo percorrere in questo tempo. Vedere il Risorto è ritrovare il gusto
della vita e il senso della vita è crescere nell’esperienza del Risorto. Ora,
nel momento in cui ci poniamo nell’atteggiamento di essere affascinati dal
Risorto, egli ci aiuta a fare un passo più avanti, a entrare nella vita propria
delle tre Persone divine.
È quello che Gesù questa mattina
potrebbe volerci regalare attraverso il testo evangelico ascoltato: il Risorto
ci colloca nel meraviglioso rapporto che esiste tra lui e il Padre: “Io e il
Padre siamo una cosa sola” ha detto Gesù, quindi, la bellezza dell’esperienza
del Risorto è entrare in questa comunione che esiste tra il Padre e il Figlio. In
certo qual modo l’incontro con il Risorto è un passaggio: vedere il Risorto per
godere questa vita di comunione che esiste tra il Padre e il Figlio.
È il senso stesso della nostra
esistenza e della meta verso la quale tendiamo continuamente dove,
nell’eternità beata, vivremo eternamente questa comunione: Padre–Figlio–nello Spirito
Santo. Tuttavia di fronte a questa grande visione che ricolma di speranza la
nostra esistenza perché ci porta fuori dalle nostre solitudini e ci immerge in
ciò che veramente vale, in noi nasce la domanda se sia veramente possibile
entrare in questa affascinante avventura.
Gesù questa mattina – attraverso due
espressioni – ci dice che questa avventura è possibile perché siamo nelle mani
di Dio. È molto bello come Gesù utilizzi, nel linguaggio di Giovanni,
l’immagine delle mani: siamo nelle mani del Figlio, siamo nelle mani del Padre.
Essere nelle mani è sicurezza.
La grandezza della nostra vita,
quando la vogliamo leggere nel senso più profondo, è una vita nelle mani di Dio
dalle quali – lo ha detto Gesù – noi non possiamo mai scappare e “nessuno
- ha detto Gesù - le strapperà dalle mie
mani”. Ecco perché il cristiano quando cammina nella storia ha questa
percezione fondamentale: sono nelle mani di Dio. Spesso l’uomo è ricco di
interrogativi, di problematiche, l’uomo pensando molto a se stesso complica sempre
ciò che è semplice, il cristiano ritrova la serenità quando coglie la sua
esistenza nelle mani di Dio.
Dove abito? dice il cristiano a Gesù,
e Gesù risponde: nelle mani mie e del Padre.
Quando, nell’itinerario della nostra
esistenza, cogliamo questo aspetto siamo sempre nella fiducia. Ma questa idea
di mani è ancora più profonda perché l’immagine delle mani ci porta
all’artista, l’artista che plasma. Dio non è una statua, Dio è dinamico! In
certo qual modo Dio, nel momento in cui ci ha creati, ha incominciato a
plasmarci. Cos’è la vita? Essere nelle mani plasmatrici della Santissima
Trinità, nelle mani del Padre e del Figlio, nell’energia creatrice dello
Spirito Santo! Allora l’esistenza nella concretezza delle sue situazioni che in
modo immediato crea problemi al nostro sensitivo diventa un’esaltante
avventura: lasciarci plasmare da Dio. La storia è la forza plasmatrice delle
tre Persone divine. Ecco perché Gesù ha detto: “Le mie pecore ascoltano la mia
voce e mi seguono”, si lasciano plasmare! Nel momento nel quale facciamo la
scelta d’essere discepoli lasciamo alla Trinità di agire e plasmarci come
vogliono le tre Persone (tanto il progetto è loro) e nelle loro mani saremo dei
meravigliosi capolavori. È una verità che deve penetrare dentro di noi perché è
il senso stesso della vita: è bello conoscere il Risorto per entrare in quel
rapporto creativo Padre-Figlio nella potenza penetratrice dello Spirito Santo.
Davanti a questo scenario Gesù ha
un’altra parola che ci ricolma ancora più di forza e di speranza. Gesù ha
detto: “Il Padre mio, che me le ha date”.
Qualche volta ci poniamo la domanda:
che cos’è la mia vita? Soprattutto in alcuni momenti di particolare tormento
dove l’uomo si pone l’interrogativo se valga la pena o meno di vivere: è il
dramma dell’uomo dei nostri giorni! Gesù ci dice: “Non temere, tu sei il regalo
che il Padre mi ha fatto”. Davanti alla domanda che senso ha la vita, Gesù ci
dice: sei un regalo. Quando dall’eternità Dio ci ha pensato e attraverso i
genitori ci ha dato la luce, egli, il Padre ci ha regalati al Figlio.
La bellezza della vita è di essere un
regalo Padre-Figlio.
Quando spesso cadiamo nel nostro
pessimismo dimentichiamo questo valore essenziale: siamo un regalo intratrinitario
e le tre Persone si scambiamo meravigliosi regali. Ecco perché il cristiano nel
profondo della sua vita, nonostante le angustie storiche, ha l’ebbrezza della
vita divina, perché quando avvertiamo nel profondo della nostra esistenza di
essere un regalo tra le tre Persone divine, la nostra vita diventa esaltante,
non siamo più soli, stiamo diventando un capolavoro, ma soprattutto ci si apre
quell’orizzonte di eternità beata come giustamente ci ha detto l’autore
dell’Apocalisse: entriamo nel nostro rinnovamento esistenziale.
Ecco perché il cristiano nel cammino
della sua storia, nonostante gli imprevisti esistenziali, le povertà storiche,
le solitudini, sa di essere nelle mani divine; a me lasciarle agire, per poter
edificare quel capolavoro che dall’eternità Dio Padre ha pensato. Quando
entriamo nella “rigidità”, in quel momento impediamo alla Trinità di agire e
allora, ovviamente, la Trinità deve inventare qualche cosa e renderci
plasmabili e nella Trinità riusciamo veramente a realizzare la nostra vita. Ecco
perché il cristiano ama il Risorto, brama la comunione divina lasciandosi
plasmare dalle meravigliose mani del Padre e del Figlio, nell’energia
illuminante e rigeneratrice dello Spirito Santo, per cui quando, in questa
settimana potremmo cadere in qualche dubbio, in qualche difficoltà, ripetiamoci
la frase di Gesù: “Siamo un regalo del Padre al Figlio” e quando vediamo la
nostra esistenza in questo regalo saremo poveri uomini, ma in Dio siamo
capolavori!
Ecco perché questa mattina il Signore
ci chiama attorno a sé. Cos’è l’Eucaristia?
L’Eucaristia è il Padre che ci regala
al Figlio: quando veniamo a messa siamo persone che si sentono regalate dal
Padre al Figlio e il Figlio si regala a noi, il Corpo e il Sangue. Ecco perché
la bellezza dell’Eucaristia è essere un regalo dove Dio si regala, per cui
uscendo di chiesa abbiamo l’ebbrezza di chi segue l’Agnello senza alcun timore,
perché nella vita divina il buio è meravigliosamente luminoso! Chiediamo allo
Spirito Santo che ci doni questa sapienza, anche solo all’inizio, per poter
veramente ritrovare quella speranza che l’uomo cerca, ma che viene solo da Dio,
da quel Cristo risorto che ci dà l’ebbrezza della vita.
Tale sia il mistero che vogliamo
vivere e condividere per essere uomini di grande speranza.
Dimentichi di noi, affascinati dalla
Trinità, nella speranza camminiamo verso il glorioso paradiso.