30 giugno 2024

XIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO B -

DOMENICA 30 GIUGNO 2024

Sap.1,13-15;2,23      2Cor 8,7.9.13-15      Mc 5,21-43

OMELIA

Una delle caratteristiche dell'esperienza cristiana è gustare i doni sacramentali e la domanda che tante volte noi ci poniamo è riuscire a comprendere cosa sia un sacramento. L'evangelista Marco attraverso l'episodio che abbiamo ascoltato ce ne dà la risposta: il sacramento è la creatività di Gesù nella vita dell'uomo. E questo avviene attraverso quattro passaggi che dovrebbero essere sempre evidenti nel nostro spirito: la coscienza dei nostri limiti, la supplica, l'atto di fede e il miracolo.

Noi tante volte diciamo che i sacramenti ci danno la grazia di Dio. È vero, ma non è sufficiente. I sacramenti sono un dialogo tra il Cristo e l'anima della vita della Chiesa e questo è importante per evitare che si possa cadere in cose molto esteriori. La bellezza della fede è avere sempre il luogo in cui avviene un miracolo e, tutto questo nel brano che abbiamo ascoltato, attraverso quei quattro passaggi che riassumono il titolo della nostra esperienza sacramentale, passaggi che devono illuminare la nostra vita in modo da rendere ogni sacramento un meraviglioso dialogo tra Cristo e noi.

Utilizzando un’immagine noi non andiamo a ricevere un sacramento, ma andiamo a entrare in un dialogo tra il Cristo innamorato dell'uomo e l'uomo innamorato di Cristo.

Innanzitutto la coscienza del limite: siamo uomini poveri in cammino nel tempo. È la profonda convinzione che il mistero di Dio si rivela nelle povertà storiche della creatura umana, la quale ha bisogno della divina Presenza per poter essere veramente se stessa. Ecco la coscienza iniziale di un sacramento: siamo consapevoli che siamo creature limitate e che abbiamo bisogno di un intervento della gratuità di Dio per poter essere veramente noi stessi.

E allora il secondo passaggio: la supplica, sia nell'atteggiamento più semplice del padre di quella ragazza, sia di quella donna. La coscienza che diventa “mia figlia sta morendo” – “se gli toccherò il mantello sarò guarita”: il senso della supplica. La bellezza del rapporto con Gesù è una meravigliosa relazione tra Gesù che conquista l'uomo e l'uomo che si lascia conquistare da Gesù in una meravigliosa relazione dove al centro c'è Gesù. Lui è il signore della nostra vita! Per cui il sacramento è nient'altro che la meravigliosa esperienza di fede dove Dio, in Gesù, entra nella nostra storia e fà di noi delle meravigliose creature: la guarigione! La bellezza della fede è dire all'uomo: “Sii profondamente te stesso!”. Ecco allora la donna che guarisce, la figlia del capo della sinagoga che risorge, perché la bellezza della nostra esistenza è essere il luogo della creatività di Gesù.

In questo allora sappiamo ritrovare alcune sfaccettature della nostra esistenza che rendono vere e autentiche le esperienze sacramentali: la profonda consapevolezza che siamo uomini poveri! Gesù nel discorso della montagna che cosa dice? Beati i poveri, di essi è il regno dei cieli. Regalare a Dio le nostre povertà con una consapevolezza profonda che la nostra vita è amata da lui. Regalare a Gesù i nostri limiti.

Se noi stiamo attenti, quando andiamo ad accogliere i doni eucaristici, diciamo: “Signore non son degno”, la coscienza dei nostri limiti. E regalando a Dio i nostri limiti ecco noi veniamo avvolti dalla creatività di Dio, la fede diventa sacramento! La bellezza di incontrare il Maestro diventa il criterio della nostra vita. Noi non andiamo a ricevere un sacramento, andiamo ad accogliere una persona, che diventa effettivamente l'anima della nostra esistenza. Ecco perché Marco volendo educare i suoi cristiani alla bellezza della fede ci ha fatto ascoltare questo duplice miracolo per farci capire una cosa molto semplice: nella storia della nostra esistenza siamo creature povere che hanno bisogno di un intervento Divino e tutto questo attraverso un meraviglioso dialogo: offrire le mani vuote per riempirle di una Presenza.

Allora ci accorgiamo che il sacramento è qualcosa che ricrea le nostre persone, il sacramento ci dà la capacità di essere autentici e usando categorie contemporanee ci rende perfettamente uomini! La bellezza della fede è essere quelle creature rigenerate dalla presenza reale di Cristo che ci tocca, tocca la figlia del capo della sinagoga, che si lascia toccare dalla donna perché la sua presenza è una presenza che fa l'uomo nuovo. E allora quando noi riceviamo un sacramento viviamo questa consapevolezza: siamo raggiunti dalla creatività di Dio. Il Signore fa meraviglie nella nostra vita attraverso la guarigione, attraverso il condividere il suo mistero Pasquale, la risurrezione!

Questa sia la bellezza della nostra vita. E allora chi è il cristiano quando si accosta sacramenti se non una creatura radicalmente rifatta, rigenerata, che è il Cristo vivente nel tempo e nello spazio?

Viviamo così questo mistero e allora quando ci accosteremo ai Divini misteri eucaristici, in quel momento, sentiamoci creature ricreate, rigenerate, uomini luminosi della luminosità di Dio, questo è il sacramento! E se noi entreremo in questa esperienza potremo camminare in quella novità di Dio che è la speranza del nostro cuore.

Viviamo così questa Eucaristia, non sia essa semplicemente un rito, ma un dialogo dove, avvolti dal Signore, diventiamo luminosi per la sua presenza per camminare in novità di vita mentre siamo in attesa di quell'incontro glorioso in paradiso quando egli farà di noi i suoi capolavori, per tutta l'eternità beata.

 

Oggi, qui, Dio ci parla...

“Figlia, la tua fede ti ha salvata.”

Entrando nella bellezza delle narrazioni evangeliche emerge sempre in modo luminoso l’importanza feconda della fede. Tale esperienza è sempre creativa di un mondo nuovo che nasce dall’alto e che offre all’uomo il coraggio della speranza. 

Padre, la persona di Gesù ci affascina sempre più con il passare del tempo e fa crescere in noi il dono della speranza. Lo Spirito Santo rafforzi in noi tale consapevolezza perché nel cammino quotidiano sappiamo respirare orizzonti infiniti che ci rigenerano nella novità della storia. AMEN 

29 giugno 2024

Oggi, qui, Dio ci parla...

“Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente.” 

Tutta la nostra vita è una costante professione di fede nel mistero di Gesù, nel quale ogni creatura ritrova la propria identità. Essere veri discepoli di Gesù vuol dire gustare la propria umanità. 

Padre, nel mistero di Gesù ci educhi a crescere nel dono d’essere veramente uomini secondo il tuo disegno di amore. La luce creatrice dello Spirito Santo ci guidi in questo cammino per diventare sempre più il volto luminoso del Maestro divino. AMEN

28 giugno 2024

Oggi, qui, Dio ci parla...

 “Signore, se vuoi, puoi purificarmi”. 

La presenza di Gesù nella storia umana è sorgente di novità di vita. Il suo fascino genera sempre speranza perché egli ama in modo profondo ogni persona in qualunque situazione possa venire a trovarsi. 

Padre, nelle mani di Gesù poniamo la nostra fragile esistenza perché egli la possa rinnovare e guarire. La creatività dello Spirito Santo faccia di noi i suoi capolavori intensamente amati per dare alla luce una nuova umanità. AMEN 

27 giugno 2024

Oggi, qui, Dio ci parla...

“Chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica sarà simile a un uomo saggio.” 

Chi ascolta Gesù e ne vive il mistero viene trasformato dalla sapienza del suo cuore pieno di umanità e di bontà. Qui si coglie la bellezza della nostra umanità credente. 

Padre, è veramente affascinante essere alunni di Gesù per imparare a diventare uomini secondo il tuo disegno di salvezza. Chi lo segue ritrova pienamente se stesso. Lo Spirito Santo ci guidi in tale percorso di vita per poter gustare quella libertà di cuore per poter contribuire alla felicità dei nostri fratelli. AMEN

26 giugno 2024

Oggi, qui, Dio ci parla...

“Ogni albero buono produce frutti buoni.”

La gioia della vita di fede porta il credente ad una lettura positiva della sua storia per essere e diventare una creatura ricca di speranza mentre comunica speranza a chiunque incontri. 

Padre, tu abiti nel cuore di ogni uomo e nel mistero di Gesù lo educhi nel crescere nel vero gusto della vita quotidiana. Inondaci della luce dello Spirito Santo perché possiamo comprendere la grandezza inesauribile del tuo amore per essere veramente noi stessi in ogni momento della nostra esistenza. AMEN

25 giugno 2024

Oggi, qui, Dio ci parla...

“Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, fatelo a loro”. 

Il cuore veramente umano ha la vocazione a vedere il positivo nel rapporto con i fratelli per costruire una reciproca edificazione. Ogni persona è un dono da far maturare per edificare un rapporto di vera novità di vita. È la vera reciprocità. 

Padre, Gesù nel vangelo ci chiama amici e fratelli perché avvertiamo in profondità la vocazione a costruire veri rapporti di comunione. Solo così si entra nella fraternità esistenziale. Invia in noi il tuo Spirito di comunione perché ogni nostro pensiero porti ad una edificazione reciproca per conseguire il dono della vera unità. AMEN

24 giugno 2024

Oggi, qui, Dio ci parla...

"E davvero la mano del Signore era su di lui". 

La vita dell’uomo è la realizzazione di un progetto misterioso offerto al momento della sua concezione. La grazia divina porta avanti con la libertà dell’uomo il misterioso orientamento divino. 

Padre, rendici attendibili discepoli di Gesù per vivere in lui e come lui il tuo progetto di autentica realizzazione umana. Lo Spirito Santo ci guidi in tale progetto di vita. AMEN

23 giugno 2024

XII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO B -

DOMENICA 23 GIUGNO 2024

Gb 38, 1.8-11      2Cor 5,14-17      Mc 4,35-41

OMELIA

Gesù, questa mattina, radunandoci attorno a sé ci dice che se lui è con noi in che cosa noi dobbiamo avere paura? La sua presenza è veramente la forza del nostro istante e allora, come l'evangelista Marco ci aiuta a entrare in questa lettura ricca di speranza, se vogliamo essere veri e autentici? Ed è un particolare che noi dovremmo tenere ben presente: i discepoli nel salire sulla barca lo accolgono così come era.

È l'esperienza di fondo della fede. Accogliere Gesù, essere persone che nel cammino della loro vita ne accolgono il mistero, personalizzano la sua ricchezza interiore, vivono la certezza che lui è nella nostra storia.

Il discepolo nel momento in cui fa la scelta di fede sa che il Signore è con lui. È una verità questa molto forte che l'evangelista Marco cerca di inculcarci nel brano che abbiamo ascoltato: se lui è con noi chi può essere contro di noi?

E per evidenziare questa grande certezza e convinzione è interessante notare due particolari che sono nel brano evangelico e ci danno quella certezza che nel travaglio della storia noi siamo sempre accompagnati:

- la barca era piena,

- ed egli a poppa, sul cuscino, dormiva.

Se noi guardiamo attentamente la narrazione, essa è fondamentalmente paradossale, perché la presenza di Gesù nella nostra vita è una grande certezza che non ha la logica del mondo, ma la logica della fede. Infatti l'evangelista Marco pone alcuni particolari nella narrazione che per noi sono importanti: Gesù sta a poppa, sul cuscino e dorme. Allora che cosa ci vuol dire con questa visione globale della persona di Gesù? È comprensibile la paura dei discepoli «Maestro, non t'importa che siamo perduti?» per questi tre particolari: Gesù è a poppa, dorme sul cuscino.

In una situazione del genere uno degli interrogativi che nascono a livello psicologico è come i discepoli potevano stare tranquilli, quando il Maestro era assente da loro? Infatti i particolari che l'evangelista ci offre ci fanno pensare. Gesù era a poppa, egli era sui comandi della barca e quindi discepoli erano impediti dal provocare una traversata più tranquilla. Gesù dorme sui comandi ed essi non possono accedervi, ma non solo, dorme su un cuscino. Infatti il grande interrogativo che nasce dalla narrazione è la sua radicale stranezza e questo per un motivo molto semplice: se il Signore è con noi, di che cosa abbiamo paura? Se lui ha in mano i comandi della storia, la storia cammina secondo la bellezza di un progetto di salvezza che è più ampio di noi. Quel dormire sul cuscino, essere nelle mani del Padre.

Su quella barca Gesù è intensamente in comunione con il Padre e questa certezza dovrebbe essere la speranza dei discepoli. C'è un travaglio, ma siamo in un travaglio dove il Signore è al centro della nostra esistenza. I discepoli temono di andare a fondo, Gesù dice - se io sono con voi di che cosa avete paura? - se la storia è nelle mie mani, che cosa voi avete davanti a voi che vi crea tanto timore? E allora che cosa ci insegna questo racconto?

Se il Signore è con noi, se il Signore cammina nella nostra storia, se il Signore ci lascia coinvolgere nei drammi dell'esistenza, lui è con noi!

Infatti il rimprovero che Gesù rivolge ai discepoli può sembrare per noi un po' strano, hanno ragione di aver paura, ma è più importante Gesù o sono più importanti gli avvenimenti della storia?

Questo è il grande interrogativo che noi dobbiamo continuamente porci, se lui è con noi, se lui è la nostra speranza, se lui è la nostra vita eterna, di che cosa possiamo avere paura? Egli ci prende per mano e, nelle tribolazioni della storia, egli ci dà il dono della calma e della tranquillità. Dovremmo imparare ad avere Gesù con noi!

Allora cosa significa questa espressione che tante volte ci crea delle difficoltà davanti alle difficoltà del quotidiano? E la risposta è molto semplice: se nel travaglio della storia lui è con noi, cammina con noi e dona la sua vita a ciascuno di noi, di che cosa possiamo avere effettivamente paura?

E allora la domanda di fondo: come possiamo superare il dramma della storia?

Ricordarci sempre che lui è nella nostra vita!

Anche perché le immagini sia del dormire che del cuscino dicono che Gesù è nelle mani del Padre e se Gesù è nelle mani del Padre, nelle mani del Padre c'è il mistero della risurrezione, c'è la novità del mondo che penetra nella storia e dà fiducia all'uomo. Se Dio è con noi - direbbe Paolo - chi può essere contro di noi? Noi tante volte non ragioniamo guardando a Gesù. Credo che fin dal mattino non dobbiamo essere invasi dai nostri pensieri, dalle nostre paure, dai nostri ragionamenti, ma avere questa certezza: se lui è con noi, se lui cammina nella nostra storia, quale tribolazione ci potrebbe, in un modo in un altro, stancare?  E allora davanti alle tribolazioni della vita dire sempre: Gesù è con noi. E questa esperienza ci permette non solo di affrontare la storia con coraggio e con serenità, ma ci permette di ritrovare una certezza.

Noi siamo stati creati in Gesù. Nel tempo camminiamo con lui per poter giungere, con lui, a quel paradiso glorioso in cui la nostra vita sarà pienamente realizzata.

È quella profonda certezza che non deve mai abbandonarci. L’importante, usando il linguaggio dell'evangelista, è che dobbiamo prendere Gesù con noi, così com'è, nel suo mistero di amore che ci avvolge continuamente e ci regala quella speranza che l'uomo di oggi non riesce a comprendere, perché ha tanti ragionamenti che non nascono da lui.

La bellezza di appartenere al Maestro!

Se noi ci ritroviamo qui in chiesa questa mattina è unicamente per rinnovare questa certezza: camminiamo con Gesù, c'è il travaglio della storia, ci sono gli interrogativi, ci sono le paure, ma lui è con noi. Dobbiamo ripetercelo all'ennesima potenza, lui è con noi, e allora tante realtà storiche vengono vissute con fiducia e con speranza perché la bellezza della nostra vita è il Signore!

Allora che cosa impariamo da questa parabola che nel racconto storico ci incarna la bellezza della fede? Abbiamo sempre la convinzione al di là delle vicissitudini storiche che Gesù cammina nella nostra esistenza e, se siamo con lui, noi possiamo camminare in quella gloriosa serenità che ci prepara lentamente al paradiso. Abbiamo questo orientamento di fondo della nostra vita per poter camminare in quella sicurezza spirituale che ci dice che la bellezza della nostra vita, è entrare in questo orizzonte meraviglioso al di là delle tempeste del quotidiano. La vita dura qualche anno, l'eternità ci accompagna per sempre e non ci abbandona mai perché fa di noi le meraviglie del suo amore inesauribile.

Questa sia la speranza che vogliamo costruire giorno per giorno nella certezza che se camminiamo con Gesù abbiamo la grande convinzione di passare a quella eternità beata in cui saremo veramente noi stessi. Tale sia il mistero che vogliamo celebrare nell'Eucaristia e quando ci accosteremo al Pane consacrato è la potenza di Dio che penetra in noi, che ci dà la certezza di essere eternità beata fin da adesso, per camminare in quegli orizzonti infiniti nel quale Dio sarà tutto in ciascuno di noi, per tutta l'eternità beata.

Oggi, qui, Dio ci parla,,,

“Non avete ancora fede?” 

La figura del Maestro affascina e attira. In lui la creatura ritrova il senso della sua vita e cresce nella speranza. 

Padre, la persona del Maestro ci attira e a lui ogni uomo si rivolge per rivivere il dono della speranza. Lo Spirito Santo illumina e guida in tale percorso di vita perché la creatura ritrovi la vera gioia del cuore. AMEN

22 giugno 2024

Oggi, qui, Dio ci parla...

“Non preoccupatevi dunque del domani perché il domani si preoccuperà di se stesso “. 

Viviamo il presente con tutta la imprevedibilità del momento. Il nostro impegno oggi stimola il coraggio per affrontare il futuro con le sue novità. Amiamo il coraggio dell’istante. 

Padre, donaci la gioia del presente per imparare a vivere ogni oggi con Gesù per essere la tua misteriosa volontà. Lo Spirito Santo ci guidi in questo cammino per dare alla luce un mondo nuovo. AMEN

21 giugno 2024

Oggi, qui, Dio ci parla...

“Dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore”. 

È sempre importante tenere presente dove sia il punto focale della nostra esistenza. In esso appare la luce che illumina ogni nostro comportamento e che offre il significato da dare alla nostra esistenza. 

Padre, Gesù è il tesoro che anima la nostra storia quotidiana. In lui troviamo la luce che la illumina continuamente. Lo Spirito Santo ci sia sempre di grande aiuto per poter camminare in un autentico stile evangelico per offrire un volto nuovo alla nostra esistenza. AMEN 

20 giugno 2024

Oggi, qui, Dio ci parla...

“Il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno, prima ancora che gliele chiediate.” 

Essere nelle mani della divina provvidenza è una serenità che avvolge il nostro spirito e che ci ricolma di fiducia nell’affrontare il futuro. In lui costruiamo la nostra storia quotidiana. 

Padre, il mio cuore è aperto alla tua misteriosa volontà perché in Gesù sia una scelta del tuo mistero di amore. Lo Spirito Santo che ti guida ci doni la docilità del cuore perché possa assimilare la tua volontà di salvezza, in comunione con tutti i nostri fratelli. AMEN 

 

19 giugno 2024

Oggi, qui, Dio ci parla...

“Quando preghi entra nella tua camera” 

La solitudine con Gesù è la serenità nel mio quotidiano e la forza in ogni travaglio. 

Padre, il cuore in Gesù è la nostra grande gioia e speranza. Lo Spirito Santo ci guidi sempre in questo cammino verso la pienezza della gloria. AMEN

18 giugno 2024

Oggi, qui, Dio ci parla...

«Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».

Il clima di eternità, che circonda e affascina il credente, rappresenta il cammino che illumina la nostra storia. Qui respiriamo il profondo gusto della vita quotidiana. 

Padre, in te è la sorgente della vita e con te camminiamo nel tempo e nello spazio. Donaci di contemplare il volto del tuo Figlio Gesù per essere persone che nello Spirito Santo sanno gustare la tua eterna bellezza. AMEN

17 giugno 2024

Oggi, qui, Dio ci parla...

“Da’ a chi ti chiede, e a chi ti chiede un prestito non voltare le spalle”. 

Il cuore deve essere aperto al fratello per rendere vera e autonoma la sua esistenza. In questo si condivide la bellezza della reciprocità fraterna e si crea un cammino di vera comunione. 

Padre, in Gesù ci hai insegnato a farci tutto a tutti per seminare nel loro cuore la speranza nei confronti della vita. Donaci la sapienza dello Spirito Santo per regalare fiducia alla persona dei fratelli che bramano la vera libertà nelle complesse vicende del quotidiano. AMEN

16 giugno 2024

Oggi, qui, Dio ci parla...

"Il regno di Dio è come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce.”

La bellezza della nostra esistenza credente vive di gratuità dove Dio stesso ci offre il suo respiro, ci dona la sua intelligenza e volontà perché sappiamo vivere nel mistero del suo amore. 

Padre, rendici consapevoli della grandezza dell’amore che ci hai rivelato nella persona di Gesù. Con lui costruiamo la bellezza della vita e lo Spirito Santo compie in noi le tue meraviglie in attesa della pienezza della gloria eterna. AMEN

XI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO B -

DOMENICA 16 GIUGNO 2024

Ez 17,22-24      2Cor 5, 6-10      Mc 4,26-34

OMELIA

Gesù questa mattina attraverso le due parabole che abbiamo ascoltato vuole aiutarci a comprendere quale debba essere lo stile della nostra vita e alla luce delle due parabolette emergono due chiare caratteristiche: la nostra vita è un canto di grazia perché noi siamo in atteggiamento di totale gratitudine, due atteggiamenti che l'uomo di oggi difficilmente misconosce, ma che diventano il criterio sul quale costruire la nostra vita.

Innanzitutto prendere coscienza che noi siamo grazia, siamo gratuità Divina. L'esistenza, in tutte le sue particolarità, è nient'altro che Dio è sempre in stato di continua creatività. Ogni respiro è Dio che ci ama. Ogni avvenimento è Dio che ci accompagna. Ogni relazione è un dono per maturare nella storia e, questo primo elemento, è fondamentale nel cammino della vita.

Tante volte noi ci poniamo la domanda - Quale sarà la meta della nostra storia? - e la risposta è molto semplice: creati nel Mistero, gusteremo eternamente il Mistero. Siamo stati creati per vedere eternamente Dio!

Ecco perché il cristiano davanti al mistero della morte ritorna a comprendere la bellezza della gioia della vita, la vita è essenzialmente un dialogo amoroso con Dio che continua a creare continuamente la nostra esistenza. Al mattino ci svegliamo dicendo a Dio la nostra gratitudine: è la bellezza del nostro cammino quotidiano attraverso il quale cresciamo in autentica novità di vita.

E tutto questo noi lo possiamo veramente gustare attraverso una certezza, una certezza che diventa per noi fonte di grande speranza; non solo continuamente siamo creati - quindi siamo un capolavoro della gratuità divina - ma abbiamo una grande certezza: c'è il Signore con noi.

Infatti quando noi ci poniamo la domanda: chi ci ha creati? Perché siamo nati? Qual è il mistero che accompagna tutta la nostra storia? La risposta è molto semplice: è il Signore! Il Padre ci ha creati in Gesù Cristo, Gesù Cristo diventa il senso della nostra vita e diventa la Provvidenza che ci accompagna giorno per giorno verso il mistero della gloria.

Usando un'immagine che può darci tanta speranza la vita è passeggiare con la Santissima Trinità.

Quante volte ce lo siamo detti, eppure è così difficile che l'uomo contemporaneo riesca a cogliere tutta la bellezza di questa esperienza; svegliarci al mattino dicendo “grazie!”, camminare accogliendo e la sera entrare in quella luminosità eterna che è la bellezza della nostra vita. Ecco perché la prima paraboletta diventa per noi estremamente significativa: siamo tutta e sola grazia! Ogni respiro è un atto della Provvidenza di Dio che ci chiama all’ eternità.

Quanti oggi si pongono la domanda che senso abbia la vita e questa è l'unica risposta: entrare in una comunione eterna e definitiva per cantare la gioia di vivere con la Santissima Trinità. Ecco perché il cristiano attraverso questa profonda certezza e consapevolezza è in attesa di questo grande evento, in un morire come apertura ad una gioia inesauribile e questa gioia inesauribile è data dalla presenza di Cristo.

Quando il Padre ci ha creati, ci ha creati regalandoci al Figlio e il Figlio continuamente rinnova in noi la sua presenza perché sappiamo respirare in quella eternità beata che è la bellezza della nostra storia, la grande meta della nostra vita.

Ma per giungere a questo stile di vita dobbiamo prendere coscienza di una verità che l'uomo dei nostri giorni difficilmente sa riconoscere: la bellezza della Presenza, il respiro di Dio è la nostra vita.

Dio abita dentro di noi anzi, nell'ordine della fede - ce lo ricordavamo alcune domeniche fa - è la Trinità beata che opera in noi, il Padre ci crea, il Figlio ci plasma, lo Spirito Santo è l'energia per camminare in novità di vita, è la bellezza di quella comunione di vita che ci permette di camminare nella speranza senza alcuna paura.

Ed è la bellezza della prima paraboletta, ritrovarci continuamente creati dalla gratuità divina che ci permette di camminare in novità di vita, ma c'è anche l'altra bella paraboletta che in questo ambito ci aiuta benissimo, quando ci fa comprendere che noi dovremmo ammirare la gioia di vivere, non solo prendere coscienza di questa creatività divina che continuamente agisce in noi, ma anche prendere consapevolezza che siamo un vivente capolavoro di Dio. Ecco perché il cristiano quando al mattino apre gli occhi alla vita canta la gioia di vivere e la sera canta la sua gratitudine perché col venire delle tenebre nella storia si aprono gli orizzonti di una luminosità eterna che è il paradiso.

Nati da Dio camminiamo con la Trinità per cantare eternamente la gioia di appartenere a Dio.

Ecco perché il cristiano quando si pone l'interrogativo del senso della sua storia lo ritrova guardando in faccia al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo. E tutto questo non ci allontana dalla storia, qualcuno può pensare che riflettendo continuamente su questa azione trinitaria noi dimentichiamo il nostro impegno umano, ma il nostro impegno umano - se partiamo dal concetto che siamo grazia - è nient'altro che essere un canto di gratitudine. L'uomo si sente capolavoro e canta la gioia di essere tale con il risultato che il cammino diventa un meraviglioso dialogo tra eternità e storia.

Tutto sommato quando noi moriremo, in quel momento entreremo in quella gioia gloriosa di potere gustare quella Presenza che ci ha accompagnato sempre nella vita; morire non è scomparire, ma morire è giungere alla pienezza della nostra esistenza, è giungere a contemplare quel Dio che ci ha creati perché potessimo godere eternamente della sua luminosità che è la bellezza della nostra vita quotidiana.

Morire è aprirci eternamente alla bellezza della vita e allora credo che le due parabolette di stamattina, sia quella della assoluta gratuità di Dio sia della contemplazione della bellezza creativa di Dio, diventano per noi un cammino che ci innamora continuamente della storia. Tutto sommato, in paradiso, gusteremo quello che nella vita avremo sempre amato e chi ama profondamente la vita come gratitudine a Dio arriva in paradiso per cantare la gioia di una luminosità eterna che è la bellezza del quotidiano in cui noi siamo pienamente noi stessi.

Amiamo l’uomo nella sua autenticità e costruiremo veramente il senso della vita quotidiana. Questa sia la bellezza della nostra vita.

Ecco perché il Signore ogni giorno ci chiama a vivere la sua presenza. Forse noi non riusciamo a entrare in questa mentalità perché il concetto della sua presenza non è vivo in mezzo a noi, non riusciamo a lasciarci plasmare dall'azione del suo Spirito Santo per poter essere continuamente costruiti in questa bellezza eterna che è il senso stesso della nostra storia. Chi ama essere uomo lentamente entra nella grandiosità della gioia del paradiso. Ecco allora Gesù attraverso le due parabolette ci dice: “Non temere di costruire la tua vita. Sei tutta e sola grazia!” e in questa gratitudine che avvolge la nostra storia camminiamo nel tempo certi che non saremo mai delusi.

D'altra parte il fatto che ci ritroviamo nell'Eucaristia non è vivere questo mistero? Non siamo noi che veniamo all'Eucaristia, ma è la Trinità beata che ci chiama a sé, che ci dà il Corpo il Sangue del Maestro Divino, che ci illumina di quello Spirito Santo che è speranza nelle difficoltà, che ci fa vedere quella luminosità del volto del Padre che è la bellezza della nostra vita e la grande gioia che ci sta aspettando.

Viviamo così questo mistero in tanta semplicità certi che non saremo mai delusi; è vero, la vita contemporanea ci allontana da queste visioni, l'uomo concreto è portato a fare tante cose, ma quante volte si pone l'interrogativo di quale sia il senso della sua vita quotidiana… E solo la bellezza di questo orizzonte eterno diventa per noi la gioia che ci porta veramente a camminare sempre in novità di vita.

Viviamo così questa Eucarestia. Il Signore è qui presente, il Risorto illumina il nostro cuore, lo riscalda e ci dice: “Vivi nella mia presenza e con lo Spirito Santo camminerai nella certezza di giungere a quella gloria!” e anche noi potremo, quando moriremo, dire: “Finalmente o Padre contemplerò il tuo volto per poter essere in quella comunione gloriosa che è l'eternità beata che avvolge tutti noi”.

15 giugno 2024

Oggi, qui, Dio ci parla...

«Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”; “No, no";»

La semplicità e la essenzialità sono il linguaggio della persona saggia che mette sempre in luce ciò che è valido e lascia perdere tante citazioni inutili.

Padre, il tuo Figlio Gesù ci insegna a costruire nella verità i rapporti fraterni per poterli far maturare nella verità e nella autenticità. Lo Spirito Santo a tale riguardo ci illumina sempre perché si possano costruire relazioni che siano veramente fraterne e ricche di vera serenità interiore. AMEN.

14 giugno 2024

Oggi, qui, Dio ci parla...

“Se la tua mano destra ti è di scandalo, tagliala e gettala via”

La nostra persona è luogo di continue relazioni fraterne per la costruzione di relazioni veramente autentiche. Tutti gli atteggiamenti dell’uomo devono essere orientati in tale direzione.

Padre, tu ci hai creati in Cristo Gesù perché fossimo riflesso della tua gloria e testimoni della tua bontà inesauribile. Guidaci nella creatività dello Spirito Santo perché sappiamo sempre costruire vere relazioni nel tuo meraviglioso amore. AMEN

13 giugno 2024

Oggi, qui, Dio ci parla...

“Va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.” 

La riconciliazione fraterna rappresenta uno degli aspetti più importanti nelle relazioni umane, dove facilmente appare la conflittualità. La verità della nostra esistenza sta nella fecondità del perdono reciproco. 

Padre, in Gesù ci regali sempre il tuo perdono perché sappiamo vivere insieme nella tua pace e possiamo costruire un rapporto nuovo tra gli uomini. Lo Spirito Santo ci venga in aiuto perché possiamo veramente costruire tale ideale con tutti. AMEN

12 giugno 2024

Oggi, qui, Dio ci parla...

“Non sono venuto ad abolire la legge o i profeti, ma a dare compimento.”

La persona di Gesù è il centro della nostra esistenza perché possiamo essere autentici nel cammino quotidiano. In lui ci ritroviamo realizzati come persone. E ci ritroviamo nella verità. 

Padre, attiraci nel cuore di Gesù perché possiamo camminare nel suo Vangelo per essere veramente noi stessi. Ci guidi lo Spirito della Verità per realizzare la tua volontà in ogni situazione della vita. AMEN 

11 giugno 2024

Oggi, qui, Dio ci parla...

“Entrando nella casa rivolgetele il saluto.” 

La bellezza del quotidiano sta nel condividere sempre la vera serenità del cuore generando speranza in ogni fratello. È l’esperienza feconda della vera reciprocità.

Padre, la presenza di Gesù nella storia di tutti i giorni è fonte di speranza per ogni persona. Lo Spirito Santo ci doni sempre questa luce che rinnovi il nostro cuore. AMEN

 


10 giugno 2024

Oggi, qui, Dio ci parla...

“Beati quando vi insulteranno…”

La gioia più grande è vivere di grandi ideali che affascinano il cuore dell’uomo e si imprimono nello stile quotidiano della vita. 

Padre, aiutaci in questo cammino spirituale perché nella contemplazione del tuo Figlio Gesù possiamo camminare in un fecondo stile evangelico a speranza di tutti i fratelli con la potenza dello Spirito Santo. AMEN

09 giugno 2024

X DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO B -

DOMENICA 9 GIUGNO 2024

Gn 3,9-15      2Cor 4,13-5,1      Mc 3,20-35

OMELIA

La vita del cristiano è una lotta continua, ma vive una certezza: nella volontà del Padre la creatura umana è veramente se stessa e allora, per poter vincere la lotta contro il demonio, lo sguardo del cuore è rivolto essenzialmente a Gesù Cristo. Ritrovare il senso della nostra vita guardando il Maestro e, nel suo mistero, noi troviamo la bellezza del vivere istante per istante il nostro cammino storico.

Ma quale deve essere l'anima del nostro cammino?

Alla conclusione del brano evangelico ci è data la risposta: innamorarci della volontà di Dio.

E questo attraverso tre passaggi che dovremmo continuamente tenere presente nel nostro spirito: la convinzione che la nostra vita è assumere la mentalità di Gesù nella convinzione che siamo un dono da vivere nella gratitudine.

Il cristiano è una eucaristia vivente!

Innanzitutto contemplando Gesù. Gesù ce lo ha detto molto bene nel brano evangelico chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre dove fare la volontà di Dio non è di tipo esecutivo, ma di tipo affettivo. Il cristiano è talmente innamorato di Gesù che la bellezza della sua vita è entrare in sintonia con lui, è quel richiamo continuo che dovremmo tenere ben presente nella nostra esistenza: siamo guidati dalla potenza di Dio. Fin dal mattino - dice il profeta - rende attento il mio orecchio perché io ascolti come un discepolo. La bellezza della vita è entrare in un itinerario che ha come criterio l’imitazione di Gesù. Ecco perché “fare la volontà di Dio” è entrare in un mistero, essere persone intrinsecamente obbedenziali. Il cristiano è un innamorato che obbedisce perché l'obbedienza è nient'altro che la gratitudine davanti alla Fonte della vita.

Qualche volta potremmo porci la domanda soprattutto davanti all'esperienza dei ragazzi. Si dice che i ragazzi - ed è il quarto comandamento - devono obbedire ai genitori, ma cosa vuol dire obbedire se non il canto della gratitudine al dono della vita? I figli obbediscono perché sono innamorati di vivere e la bellezza della vita è il senso dell'obbedienza, camminare nella certezza che il mistero di Gesù è stato un mistero di obbedienza perché era tutt’uno con il Padre. Ecco perché il cristiano fin dal mattino nella sua storia si pone in stato obbedenziale e, tutto questo, perché egli è convinto d'essere un meraviglioso dono.

La coscienza più profonda della vita è essere dono, il fatto di respirare è la gratuità di Dio in atto, il fatto di vivere è la capacità di costruire la storia in una gratuità più grande di noi, è la gioia di respirare la bellezza di essere del Padre!

Il cristiano costruisce la sua vita nella profonda consapevolezza che è un meraviglioso dono.

Ecco perché il secondo passaggio a cui Gesù ci richiama questa mattina è quello di ritrovare la grandezza dell’essere dono, d’essere gratuità. Un’obbedienza nasce dalla coscienza della gratuità.

Il risultato - ed è il terzo passaggio - è il canto della gratitudine. La gratitudine è espressione di un animo riconoscente. Se noi guardiamo la cultura odierna questi tre valori non esistono, l'uomo non sa cosa sia obbedire perché ha come criterio la spontaneità, non prende visione della percezione che è tutta grazia e vuole essere autosufficiente e, di riflesso, non vive l'esperienza della gratuità. Ora davanti a quello che Gesù ci ha detto questa mattina noi dovremmo recuperare tutte e tre i valori “Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre” vivere nella obbedienzialità la gioia dell'amicizia di Gesù.

Papa Benedetto XVI in un documento sull'esperienza della fede dice che l'uomo di oggi deve ritrovare la bellezza dell'amicizia divina. È un principio questo a cui Papa Ratzinger era molto legato. Il discepolo è amico di Gesù perché Gesù ci fa suoi amici - non vi dico che siete servi, ma amici - e quindi la bellezza di una fraternità che illumina continuamente i passi della nostra vita. Ecco allora fare la volontà di Dio è essere gratitudine vivente.

Qual è il senso della nostra vita? Dire: grazie!

Una gratitudine che diventa il senso portante dell'istante e che diventa la fecondità della vita. Noi tante volte, non so se ci siamo posti la domanda, come avvenga la Consacrazione eucaristica. Anche perché storicamente esistono preghiere eucaristiche senza il racconto dell'ultima cena e la risposta è molto semplice: la bellezza dell’Eucaristia-consacrazione è l'espressione della gratitudine. Chi dice grazie, vive la Consacrazione. Lo diciamo tutti i giorni “È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e in ogni luogo a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno”, la Consacrazione è la gratitudine in atto!

Per cui il cristiano nel compiere la volontà di Dio canta la sua gratitudine.

Infatti se entriamo nella profondità di quella espressione di Gesù “fare la volontà di Dio” non è semplicemente, come dicevo prima, una esecuzione, ma è entrare in un filone di vita per cui noi respiriamo in atto la creatività di Dio. Chi siamo noi? Siamo Dio che continuamente ci crea e davanti alla bellezza di essere continuamente creati ci riscopriamo capolavori della Trinità, canto di un dono inesauribile e quindi, di riflesso, l'esperienza della gratitudine: è la fecondità del rapporto con Gesù! Ecco perché il cristiano nel cammino della sua vita è fratello, sorella e madre di Gesù, è un'esperienza di intimità che vive nella gioia di quella obbedienza nelle mani Divine che è la gratitudine del nostro cuore.

Svegliarci al mattino e cantare il grazie! Noi tante volte ci svegliamo al mattino e pensiamo a quello che potrebbe capitarci, alle scelte che potremmo fare e dimentichiamo l'atto di aprire gli occhi, di respirare, è un atto della bontà di Dio che entra nella nostra storia e ci dà il dono della vita, è la bellezza che la fede ci regala ogni giorno e che noi, nella fecondità di essa, ritroviamo la bellezza di camminare in un'esperienza di novità dove l'uomo è vero e autentico.

Personalizziamo perciò nella fede il dono della vita, siamo grazia, siamo dono ineffabile, siamo una bontà infinita di Dio e davanti a questo atteggiamento l'unica parola che nasce dal nostro cuore è dire: grazie! Una parola oggi molto sconosciuta... eppure il cristiano è la gratitudine vivente all'Amore Trinitario.

Quando noi ci ritroviamo nell'Eucaristia qual è l'anima della nostra eucaristia? E qui ripeto l'espressione detta prima “Rendiamo grazie al Signore nostro Dio” ed è interessante come la liturgia non dice ringraziamo... rendiamo grazie, restituiamo con gratitudine a Dio la gioia di essere salvati e, in questa restituzione, c'è tutta la gioia del nostro cuore di appartenere al mistero di Dio.

Questa è la bellezza della nostra vita: cantare la gioia di vivere con gratitudine!

E allora quando noi vogliamo veramente camminare in novità di vita, vincere il dramma del peccato in cui l'uomo potrebbe cadere, dobbiamo imparare a dire: “Grazie Signore sono un tuo capolavoro, sono il tuo amore che si è fatto storia!” E allora quando moriremo in quel momento canteremo la gioia di appartenere definitivamente alla Santissima Trinità in una gioia che l'uomo storico non comprende, ma che il credente vive in profondità attraverso la bellezza di questo rapporto meraviglioso con Dio che è il senso stesso della nostra vita. Guardiamo a Gesù, diventiamo raggianti, cantiamo la nostra gratitudine e avremo la fecondità amorosa di Dio che accompagna tutta la nostra esistenza.

Oggi, qui, Dio ci parla...

“Chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre.” 

La creatura umana è pienamente se stessa quando ha come criterio di vita il mistero divino. Creato nella potenza che viene dall’alto l’uomo si sente chiamato a costruire la propria realtà in un clima di obbedienza. 

Padre, in te è il senso della vita come ha fatto Gesù. Donaci uno sguardo del cuore fisso su di lui per vivere come lui. Lo Spirito Santo ci doni questo impegno e ci sostenga. AMEN