31 dicembre 2023

DOMENICA FRA L'OTTAVA DI NATALE

31 dicembre 2023

SANTA FAMIGLIA DI GESU', MARIA E GIUSEPPE, FESTA – ANNO B

Gen 15, 1-6; 21,1-3          Eb 11,8. 11-12.17-19                 Lc 2,22 -40

OMELIA

Nel contesto delle celebrazioni del Natale, la Chiesa oggi ci introduce nell'interiorità della Famiglia di Nazaret, alla luce anche del testo finale del Vangelo: il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.

L'esperienza di Gesù riflette l'esperienza della Famiglia di Nazaret. Ricordiamo sempre la grandezza di Gesù nella sua famiglia e allora, la famiglia di Nazaret, caratterizzata da tre atteggiamenti che abbiamo colto all'inizio del testo evangelico: il tempio, l'offerta, il rito, tre elementi che fanno la famiglia di Nazaret nella sua identità più profonda. Gesù cresceva:

- nella realtà del tempio, luogo in cui abitava la gloria di Dio,

- il canto di oblazione continua, la preghiera del mattino,

- attraverso l'offerta, il sacrificio dell'olocausto.

La Famiglia di Nazaret è espressa in questo semplice passaggio del testo del Vangelo di Luca che ci fa intuire che la grandezza della famiglia è la dimensione verticale. E allora cerchiamo di cogliere nella persona di Gesù questa dimensione verticale:

il tempioàl'offerta

il sacerdozioàil tempio

la famigliaàluogo in cui abita la gloria di Dio.

Il tempio nella realtà di Gerusalemme è il principio del Dio in mezzo al suo popolo. Avere il tempio è avere la certezza che Dio cammina con Israele, che Dio è il Signore della storia. Portano il bambino Gesù a Gerusalemme nel tempio per dire che egli è proprietà di Dio. Noi tante volte dimentichiamo il criterio che la vita è la signoria di Dio, e amare la vita è essere nel tempio del suo amore. Ecco il primo elemento che Giuseppe e Maria vivono nel tempio e di cui parlano a Gesù a Nazaret: la gloria di Dio! Quando Gesù nel tempio dà quella risposta a Maria - Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio? - rifletteva quell'educazione familiare dove Dio è al centro. E il pio ebreo viveva questa esperienza attraverso la preghiera del mattino. Il tempio era la casa e il pio ebreo ogni mattina, quando si svegliava, offriva a Dio 13 preghiere in cui diceva la sua gratitudine, 13 benedizioni! La famiglia luogo della fecondità di Dio, la famiglia esperienza del Dio innamorato dell'uomo. Ecco allora quel Gesù che affida la Chiesa a sua madre - Ecco tua madre! - Ecco tuo figlio! - è la bellezza di gustare la signoria di Dio.

Allora il terzo passaggio. Durante la preghiera in cui il pio ebreo faceva in casa, nel tempio, veniva offerto l'olocausto, l'atto di gratitudine a Dio! Quindi Gesù, portato al tempio, ritrova la comunione con il Padre, rende la sua esistenza una oblazione attraverso un rito. Questi tre passaggi sono molto importanti, non solo per rileggere la personalità di Gesù che, in quel - Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio? - era stato educato alla signoria di Dio… Devo essere attento alle cose del Padre mio!

E allora, entrando in questa visione, noi intuiamo che la famiglia di Nazaret è un'esperienza ordinaria della storia di Dio. Tante volte abbiamo dimenticato questo nucleo fondamentale. È molto bello come nel rito bizantino ministro del matrimonio è il sacerdote, perché è Dio, il Padre, che regala l'uomo alla donna perché l'uomo e la donna siano una gratitudine elevata a Dio. Gesù a Nazaret è vissuto in questa mentalità e allora, la bellezza della famiglia, è una grande liturgia: il bambino cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini: è la bellezza dell’armonia familiare. Ecco perché dovremmo andare un po’ a Nazaret e davanti ai grandi interrogativi della vita di oggi, andare a questo rito che deriva dall’Egitto, quando il popolo ebraico è uscito dalla schiavitù e che sostanzialmente è la bellezza di una famiglia: presenza di Dio, gratuità Divina, riconoscenza.  E se noi giocassimo con questi tre elementi saremmo sempre nella gioia, in una prospettiva che è eternità beata.

Noi tante volte siamo legati semplicemente a questa dimensione storica di questa vita. Ricordiamo sempre che ciò che abbiamo goduto in questa vita, ciò che abbiamo in certo qual modo gustato nell'ambito familiare, lo vivremo anche in paradiso. C'è un teologo protestante che ha una bella affermazione: ciò che abbiamo amato, amato in questa vita, lo ameremo sempre nell'eternità beata. E allora “Famiglia di Nazaret” è l'esempio di come incominciare, in questa vita storica, quella vita eterna che ci avvolgerà e ci darà senso quotidiano del cammino del feriale. Ora noi ci ritroviamo nell'Eucaristia, la famiglia dei figli di Dio, e viviamo questi tre componenti: la presenza, l'offerta, la gratitudine. E allora intuiremo come la bellezza della famiglia è una meravigliosa musicalità esistenziale che anticipa la gioia del paradiso.

Viviamo così in questa Eucaristia questo Mistero, magari nel caos di oggi queste cose saranno abbastanza sconosciute, ma se noi vogliamo veramente essere alunni di Gesù, godere del Natale, andiamo a vivere idealmente con Giuseppe, Maria e il piccolo bambino per poter gustare quella bellezza divina che è speranza nel tempo e gaudio eterno nella Gerusalemme del cielo.

 

Oggi, qui, Dio ci parla...

Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui



26 dicembre 2023

Oggi, qui, Dio ci parla...

Chi avrà perseverato fino alla fine  sarà salvato



SANTO STEFANO, PRIMO MARTIRE – FESTA

26 dicembre 2023

At 6,8-10.12; 7,54-60      Mt 10,17-22                     

OMELIA

La Chiesa, in tutta la sua storia, ci offre sempre nella seconda festa di Natale la celebrazione del martirio di Stefano, utilizzando un principio caro alla tradizione della preghiera della Chiesa.

Nell'Incarnazione del Verbo il Cristo è testimone della luce del Padre, in Santo Stefano il martire-testimone della Pasqua di Gesù, in San Giovanni Evangelista abbiamo la testimonianza della verità. La bellezza del ciclo del Natale sta tutta nella testimonianza: il Verbo si è fatto carne, ha donato la vita per l’umanità, perché gli uomini accedessero alla comunione Divina. È il senso stesso della celebrazione che ci accompagna in questi giorni, ma la domanda che ci si pone è questa: cosa vuol dire essere testimoni, contemplando la figura di Stefano?

È la coscienza di una pienezza di Spirito Santo, in una vivace attenzione al maestro Divino, vivendone fino in fondo il mistero.

Tre aspetti della figura di Stefano che dicono a ciascuno di noi se veramente ieri abbiamo celebrato il Natale. Celebrare il Natale di Gesù è vivere come Gesù e allora, il primo elemento che emerge, ed è una caratteristica della figura di Stefano, egli è nella pienezza, pieno di Spirito Santo e di fede, pieno di prudenza e di presenza del Divino. Il testimone è l'ebbrezza di un qualcosa di grande che è presente nel cuore dell'uomo.

In certo qual modo è la spontaneità di un mistero che è nella persona umana. Abbiamo notato come nel testo degli Atti la caratteristica di Stefano è la pienezza, una pienezza che diventa luminosità del volto, che diventa espressione della stessa esperienza angelica. Luca, commentando la figura di Stefano, dice: aveva un volto quasi di un angelo e quindi, la testimonianza, è una esuberanza che nasce dal profondo del cuore dell'uomo e determina anche la sua fisicità.

Entrare nell’esperienza del Natale è gustare questa pienezza, una pienezza che diventa la vita stessa di Gesù. Chi è il cristiano?  È colui che nel cammino della storia dà il volto al Maestro divino; è interessante come nella tinteggiatura che Luca ci dà di Stefano ci dice che il suo parlare era così ricco che nessuno poteva controbatterlo. È quello che ci ha detto molto bene l'evangelista Matteo E quando vi condurranno via per consegnarvi, non preoccupatevi prima di quello che direte, ma dite ciò che in quell'ora vi sarà dato: perché non siete voi a parlare, ma lo Spirito Santo... Il testimone è la Parola divina in atto. Ecco perché Stefano, primo martire, è legato al mistero del Natale; il testimone del Padre che è Gesù diventa il testimone di Cristo stesso. Vivere come è vissuto Gesù!

Entrare nel mistero dell'Incarnazione non è qualcosa di estrinseco. Guardando quel bambino Gesù noi ritroviamo il senso della vita. Il discepolo è il Cristo vivente! La gioia del Natale non è solo una gioia di festa, ma una gioia di imitazione: costruire la nostra storia contemplando Gesù, vivendo come è vissuto Gesù e tutto si ritraduce nel terzo passaggio, il martirio. Se guardiamo attentamente la descrizione del martirio di Stefano da parte di Luca negli Atti, è la stessa descrizione della morte di Gesù nel medesimo evangelista del Vangelo: guardare il crocifisso è guardare la nostra esistenza. Il testimone è il crocifisso vivente nel tempo e nella storia. Ecco perché la Chiesa ci pone Santo Stefano subito dopo il ciclo del Natale, perché la bellezza del Natale è la figura di Stefano, per cui, in quell'espressione che ci ha accompagnato nel Salmo responsoriale - che è la stessa espressione di Gesù secondo Luca - è la vita di Stefano nelle tue mani consegno il mio spirito. Il testimone è la pienezza di Cristo, incarna Cristo e si consegna al Padre come ha fatto Cristo.

La vera festa del cristiano a Natale è l'immedesimazione, con l'esperienza interiore di Gesù. Ecco perché la bellezza del tempo del Natale è la gustazione della personalità del Maestro. La Liturgia da questo punto di vista è maestra, attraverso quei testi neo-testamentali che ci richiamano alla figura luminosa di Gesù e allora credo che la Chiesa facendoci celebrare la festa di Santo Stefano ci dice: non fermarti a vedere un bambino! Ricordate sempre le espressioni con le quali l'angelo si rivolge ai pastori oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore, il Cristo Pasquale! È la bellezza di entrare nel mistero di Gesù vivendolo fino in fondo. Ecco perché ieri siamo andati a celebrare l'Eucarestia, il memoriale della morte, sepoltura e risurrezione del Signore, perché la bellezza della testimonianza di Gesù è vivere il suo mistero di oblazione. Stefano è entrato in questa esperienza e ne diventa testimone per noi. Potremmo dire di essere veramente nella festa di Natale se sapremo donare la nostra vita per dire: nelle tue mani consegno il mio spirito. È l'Eucaristia che stiamo celebrando. La bellezza dell'Eucaristia è vivere tutta la storia di Gesù.  È molto bello come nella liturgia Bizantina il Mistero eucaristico è celebrato nel nascondimento dell'iconostasi, è entrare nel mistero di Gesù. Credo che la festa di Santo Stefano non è un’appendice del Natale, ma è la verità del Natale. Cristo in tutta la sua storia è stato testimone del Padre, il discepolo in tutta la sua vita è testimone del Cristo pasquale. Camminiamo in questo mistero in tanta serenità e semplicità e allora, nel momento in cui ci accosteremo ad accogliere i doni eucaristici anche noi diciamo con Stefano: nelle tue mani consegno il mio spirito e, in questa dedizione e unione, celebreremo veramente il Natale.

Oggi, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore: tutti i tre termini della Pasqua. Viviamo così questo mistero nell’ebbrezza dello Spirito Santo, profondamente convinti che se ci innamoreremo fino in fondo della persona di Gesù, vivremo con lui e con lui entreremo nella gloria del cielo.


25 dicembre 2023

NATALE DEL SIGNORE - MESSA DEL GIORNO – SOLENNITÀ

25 DICEMBRE 2023

Is 52,7-10      Eb 1,1-6      Gv 1,1-18

OMELIA

La bellezza di ritrovarci questa mattina nella Celebrazione eucaristica sta tutta nel cantare la grandezza della nostra umanità. Se entriamo nella bellezza del testo evangelico noi cogliamo una meravigliosa esperienza: a quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati, per cui la bellezza del Natale è una bellezza in cui si sintetizzano la gioia del Padre di mandare il suo Figlio e la gioia dell'uomo di ritrovare la propria identità. Potremmo dire che la festa del Natale è il canto alla grandezza dell'uomo nel cammino della sua storia. E allora come noi possiamo gustare questa bellezza e quindi avere la gioia della nostra umanità? I tre verbi che noi abbiamo ascoltato pocanzi dal Prologo: a quelli che lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio a quelli che credono nel suo nome.

Tre verbi che riassumono la bellezza dell'Incarnazione e la gioia della nostra umanità: a quelli che lo hanno accolto, spalancare la vita al Dio che viene.

La grandezza dell'Incarnazione è una storia che si apre al progetto del Padre di creare l'uomo suo capolavoro. È molto bello alla scuola dei Padri dell'oriente Cristiano immaginare il momento nel quale Dio ha creato l'uomo. In quel momento il Padre contemplava il Figlio e, contemplandolo, ha dato alla luce l'uomo, l’uomo capolavoro di Dio! Quindi la bellezza della nostra esistenza è accogliere Gesù, maestro di umanità.

In certo qual modo dovremmo avere un'intensa capacità di relazionarci con il mistero di Gesù. Usando una bella espressione di Gregorio Nisseno: Cristo nel cuore, Cristo nella mente, Cristo nelle parole. L’uomo è il Cristo vivente!  È quello che noi possiamo cogliere nella bellezza del testo di Giovanni a quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio. La bellezza della nostra vita è essere generati da Dio, anzi, se approfondiamo il testo nella sua fonte originale la cosa è ancora più bella: l'uomo è un generato in Colui che dall'eternità è generato dal Padre. La bellezza della nostra umanità è partecipare alla generazione eterna del Verbo.

Quando noi nel cammino della vita incontriamo l'uomo, per il fatto che è uomo, è un capolavoro di Dio e allora, diventare figli di Dio, assumere la stessa sensibilità Divina, è la bellezza della nostra esistenza, avere la sensibilità di Gesù. Ecco perché il cristiano è contento a Natale, perché si sente nato da Dio. In quella statuina che ritraduce l'evento dell'Incarnazione noi cogliamo la nostra identità: guardare verso l'alto, generati dal Padre in Gesù. Ecco perché noi siamo innamorati di Gesù e nel mistero del Natale siamo pieni di gioia, perché in quel momento ci appare in modo meraviglioso la bellezza della nostra identità. Allora per entrare in questa esperienza - il terzo verbo – credere, a quelli che credono nel suo nome, i quali da Dio sono nati.

Sarebbe bello se al mattino, risvegliandoci, pensassimo a questi tre verbi: accogliere, diventare, nascere nella fede, e allora ci accorgeremmo che essere uomini è un capolavoro. Noi spesse volte siamo molto legati ai fatti storici, qualche volta nel cammino della nostra vita siamo eccessivamente condizionati dalla dinamica del peccato… Dovremmo guardare la nostra vita con gli occhi creativi del Padre che ci regala al mistero di Gesù e allora, quando incontro un uomo, incontro il nato da Dio e il credere è affidarci, è fidarci, è vivere la vita di Dio. Ecco perché è bello nel cammino della nostra esistenza ritrovare la gioia di essere uomini. San Leone Magno volendo definire la bellezza dell'uomo, nel suo dinamismo creativo, dice - ed è la preghiera che la liturgia ci offre nel Natale - O Dio, che in modo mirabile ci hai creati a tua immagine e in modo più mirabile ci hai rinnovati e redenti: essere creatività Divina! Per cui noi dovremmo nel Natale gustare questa gioia, la gioia di essere capolavoro Divino! In quel bambino che nasce c'è indicata la strada. Innamòrati di Lui, gusterai la bellezza della tua umanità.

Allora credo che questa mattina celebrando il ricordo della nascita di Gesù dovremmo ritrovare la bellezza dell’essere uomini. In certo qual modo vediamo sempre - lo ripeto - all'immagine cara alla liturgia Bizantina Dio, innamorato dell'uomo, ha incarnato il suo Figlio nella persona umana. E allora innamorarsi dell'uomo è innamorarci di Gesù, è gustare l'atto creativo di Dio. Il Natale è veramente ritrovare la gioia di esistere. È vero, l'uomo contemporaneo ha perso questa bellezza, celebrale solennemente il Natale è ritrovare il gusto di essere uomini in cui il Padre rivela tutta la sua bellezza e il Figlio ci ritraduce la bellezza del cammino quotidiano della vita.

Ora stiamo celebrando l'Eucaristia. L’Eucaristia è la scuola quotidiana di umanità, non è semplicemente un rito, l'Eucaristia è rifarci come uomini gustando la bellezza d'essere quei capolavori divini che è la bellezza della vita. E allora, nel momento in cui ci accosteremo all'Eucaristia e ascolteremo quelle parole - il Corpo e il Sangue di Cristo -, in quel momento, riempiamo di gaudio la nostra esistenza, ritroviamoci un capolavoro continuamente rifatto dal Padre che nel Corpo di Cristo ci regala il Figlio nella fecondità luminosa dello Spirito Santo. Viviamo questo mistero in tanta semplicità, gustando la Presenza divina che ci insegna sempre: godi d'essere uomo! E allora la gioia di essere uomini è la gioia creativa della Trinità.

Questo è il Natale! Il resto è poesia letteraria. La bellezza della nostra vita è gustare questo mistero rendendo grazie alla fonte, al mezzo e alla vita, quando gusteremo in paradiso la gioia della nostra umanità salvata.


Oggi, qui, Dio ci parla...

Il Verbo si è fatto carne e venne ad abitare in mezzo a noi



24 dicembre 2023

IV DOMENICA DI AVVENTO – ANNO B

24 DICEMBRE 2023

2Sam 7,1-5.8-12.14.16      Rm 16,25-27      Lc 1,26-38

OMELIA

Alla vigilia del grande evento del Natale la Chiesa ci ripropone la figura di Maria perché a essa dobbiamo accostarci per avere sentimenti migliori per gustare la venuta del Verbo di Dio e allora, nella frase finale del grande avvenimento noi cogliamo l'atteggiamento di Maria davanti al grande evento dell'Incarnazione, che è l'atteggiamento di ciascuno di noi. Ricordiamo sempre che l'evangelista Luca mentre descrive la figura di Maria descrive il mistero della Chiesa, descrive l'anima credente nella fede e allora, davanti al saluto dell'angelo che è in dialogo con lui, Maria ci dice qual è l'atteggiamento suo davanti al mistero della sua maternità: Ecco sono la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola, tre atteggiamenti che qualificano Maria, che danno senso alla nostra attesa del Natale e ci indica questo grande avvenimento debba diventare fecondo nella nostra vita: Ecco!

Se noi guardiamo attentamente la struttura dell'Antico Testamento, questa parola Ecco o Eccomi appare continuamente davanti ad una grande visione: le meraviglie di Dio si sviluppano dando una missione, in quell'Eccomi, Maria si mette disponibile davanti alla volontà di Dio, è la disponibilità all’oggi del mistero, è disponibilità all’oggi di un evento che determina tutta la storia dell'umanità. Ecco! Eccomi! È consegnare se stessi nelle mani di Dio, è l'atto di fondo della fede - beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore -. Ecco! Eccomi! È quella docilità intrinseca all'uomo quando entra nella storia di Dio e, questa storia, presuppone un atteggiamento interiore: sono la serva del Signore e quando noi cerchiamo di cogliere il senso di questa parola - serva - noi cogliamo un atteggiamento che caratterizza la storia della salvezza: il silenzio. Eccomi! Sono disponibile al tuo mistero.

La bellezza di incontrare Maria donna del silenzio.

Già Giuseppe ce ne aveva dato un esempio. Maria è in un atteggiamento di silenzio obbedenziale, in un silenzio dove c'è il primato di Dio. Cos'è il silenzio? Il silenzio è l'atteggiamento dell'uomo davanti a qualcosa di grande. Il silenzio è accoglienza, è disponibilità, è spalancare la propria persona al Mistero: la serva del Signore! È quell'atteggiamento adorante che noi cogliamo quando siamo davanti al presepe.

È sempre bello, davanti al presepio tradizionale, vedere Maria in adorazione, in un silenzio che si spalanca davanti al mistero di Gesù Bambino per orientare lo sguardo verso la bontà ineffabile del Padre. Sono la serva, sono la accoglienza, voglio spalancare la mia esistenza al venire di Dio! La bellezza del Natale è il silenzio nella notte, nel mezzo della notte, quando tutte le cose sono nel silenzio, la tua parola o Dio, nell'alto dei cieli è entrata nella storia dice il testo sapienziale. Il silenzio della notte di Natale.  

È molto bello come nella liturgia antica la messa di mezzanotte era il silenzio di Maria che accoglie il mistero e allora sono la serva del Signore, sono docile alla tua misteriosa volontà. E allora, in questo contesto, il terzo passaggio della spiritualità di Maria avvenga per me secondo la tua parola: la docilità obbedenziale. È molto bello come la lettera agli Ebrei, volendo definire l'evento dell'Incarnazione, usa una parola: l'obbedienza. Maria si apre, Maria si consegna, Maria obbedisce.  È quel mistero che, meraviglioso, avvolge l'esperienza del Natale. È molto bello come Sant'Ignazio di Antiochia volendo definire l'evento dell'Incarnazione ha una definizione molto bella: la Parola uscita dal silenzio di Dio. Il Natale è il silenzio di Dio che avvolge l'umanità rendendola capolavoro del suo amore. Quando noi ci prepariamo per il Natale dobbiamo assumere i sentimenti di Maria: docilità, bellezza dell'ascolto, la fecondità dell'obbedienza. Allora ci accorgiamo che la bellezza del Natale è gustare il venire di Dio innamorato dell'uomo. Noi qualche volta non abbiamo questa percezione. Nel silenzio della notte, amati, in modo meraviglioso dalla potenza della Santissima Trinità, per cui la bellezza del Natale è la bellezza gustativa di questo inesauribile amore di Dio per l'uomo. Lo percepiremo domani nel prologo di Giovanni, ma fin da adesso, cerchiamo di cogliere da Maria i tre atteggiamenti per vivere il Natale: docilità, affidamento spontaneo, obbedienza. E allora ci accorgeremo che il Natale non è un clima festaiolo, ma il clima della gioia dell'uomo che, sull'esempio di Maria, si sente amato da Dio. È molto bello come San Leone Magno disse che l'evento del Natale è la pienezza delle meraviglie di Dio. Una delle verità che oggi vengono molto sottolineate è il senso dell'Incarnazione. Noi questo evento non lo capiremo mai se non lasciandoci avvolgere dall'Amore da cui è stata veramente circondata la figura di Maria, l'Immacolata Concezione. E allora cerchiamo in questa Eucaristia, alla vigilia del grande evento del Natale, di guardare a Maria, il suo silenzio, la sua attenzione, la sua obbedienza. E allora ci accorgeremo che il Natale diventa la gioia della nostra vita umana. Mettiamoci in questo atteggiamento spirituale in modo da potere camminare in novità di vita e la bellezza di avere Maria con noi, ci aiuti ad aprire il cuore a questa venuta del Maestro, a sentirci persone realizzate, persone che nel mistero di Dio ritrovano veramente se stessi.

 

Oggi, qui, Dio ci parla...

“Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te”



21 dicembre 2023

Oggi, qui, Dio ci parla...

“E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto.”



20 dicembre 2023

Oggi, qui, Dio ci parla...

«Ecco la serva del Signore»

 

La coscienza d’essere dono pone la persona in stato di radicale accoglienza in una profonda esperienza di obbedienza. Qui si rivela la radicale accoglienza della vita come gratuità e mistero.

Padre, nel mistero di Maria scopriamo la sua grande libertà interiore di fronte al mistero della storia e del suo Figlio Gesù. Rendici partecipi del suo stile di vita per condividerne la bellezza. Lo Spirito Santo ci guidi ogni giorno come ha fatto con lei per gustare la gioia di sentirci salvati. AMEN

17 dicembre 2023

Oggi, qui, Dio ci parla...

Io sono voce di uno che grida nel deserto: rendete diritta la via del Signore



III DOMENICA DI AVVENTO - GAUDETE - (ANNO B)

DOMENICA 17 DICEMBRE 2023

Is 61,1-2.10-11      1Ts 5,16-24      Gv 1,6-8.19-28

OMELIA

In questo nostro cammino, verso la venuta del Signore, oggi ci appare di nuovo la figura di Giovanni il battezzatore il quale, dopo averci educati al battesimo nell'acqua come desiderio di un dono della salvezza, questa mattina ci indica l'oggetto della nostra attesa: Gesù!

É interessante questa mattina, sotto le stimolazioni di Giovanni il battezzatore, porci una grossa domanda che dovrebbe, in certo qual modo, renderci più attenti a questa attesa del Signore generando una profonda conversione. Chi è colui che attendiamo? Una domanda che deve penetrare il nostro spirito e che deve renderci vivi in questo tempo dell'Avvento per non essere distratti da tante cose. Chi è Gesù?

Uno dei drammi dell'uomo di oggi - e chiaramente lo diceva papa Benedetto - è che Gesù è il grande sconosciuto. Al dramma della fede, oggi, si sostituiscono riti e organizzazione dimenticando che la bellezza della nostra vita si chiama: attendere Gesù. E Gesù che il Padre ci ha regalato, dicevamo domenica scorsa, quel Gesù che è in mezzo a noi, come ha detto Giovanni il battezzatore, è quel Gesù che verrà alla fine dei tempi per rivestirci della sua gloria meravigliosa. Chi è il Gesù che stiamo aspettando? Allora tre sottolineature ci possono aiutare perché questo periodo di Avvento finale diventi veramente fecondo. Attendere Gesù è attendere il senso dell'esistenza.

Uno degli interrogativi che noi ci poniamo continuamente, o che dovremmo porci continuamente, è il senso della nostra vita. La vita come desiderare l'incontro con il Padre, la nostra vita come attesa di una gloria meravigliosa, la nostra vita come una luminosità che avvolgerà per sempre le nostre persone, ma tutto questo attraverso Gesù. E Gesù è in mezzo a noi - ha detto Giovanni il Battista - e allora la bellezza della nostra esistenza è introdurci nel mistero di Gesù e allora: chi è Gesù veramente, se non la piena realizzazione della nostra umanità? Il Verbo si fa carne perché l'uomo possa essere veramente uomo!

La bellezza della fede è la bellezza della nostra umanità, quindi questo tempo dell'Avvento deve diventare il tempo in cui noi desideriamo sempre più il volto di Gesù, in un amore veramente incondizionato, perché in lui ritroviamo il senso della nostra vita. Conoscere Gesù è conoscere la nostra identità. L'uomo è distratto, quante cose oggi la cultura ci offre e ci allontanano da quello che è il nucleo fondamentale della nostra vita: attendere Gesù è attendere quella luce che dà senso alla vita. Abbiamo ascoltato da Giovanni il battezzatore, è il testimone della Luce, e Gesù è la Luce che illumina ogni uomo che viene in questo mondo. Potremmo stabilire un meraviglioso rapporto: quanto più desideriamo essere uomini, quanto più vogliamo essere più coerenti con la nostra identità, quanto più desideriamo costruire in autenticità il nostro istante più ci innamoriamo di Gesù e, Gesù, è la luce che illumina ogni uomo che viene in questo mondo. Innamoriamoci profondamente di Gesù! In una “attesa distratta” noi dobbiamo ritrovare una “attesa attenta”: la luminosità di Gesù.  Quindi non dobbiamo lasciarci distrarre dalla cultura consumistica per entrare nel cuore della nostra vita. La bellezza del Natale è vedere Gesù! Quel Gesù sacramentale che come dicevamo domenica scorsa ci apre a Gesù della gloria.

Ma cosa vuol dire cercare Gesù? Qui 4 passaggi che ci possono aiutare perché questi giorni prima del Natale non siano una distrazione, ma una riscoperta di autenticità di vita: vivere i suoi sentimenti. Paolo direbbe Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, avere il cuore innamorato di Gesù. Tutto sommato, se guardiamo attentamente questo primo aspetto, noi riscopriamo una cosa bella dell'attesa del Natale: diventare una persona sola con il Maestro. E allora se noi riusciamo a cogliere questo primo aspetto, desiderare la sua sensibilità, l'uomo non è solo i suoi sentimenti, ma la sua sensibilità esistenziale: vorrei incontrare Colui senza del quale noi non possiamo vivere.

L'uomo di oggi ha dimenticato Gesù perché ha finalità complete che lo distraggono continuamente… Avere i suoi sentimenti, gustare la sua sensibilità, essere all'unisono con il suo cuore: il terzo passaggio. Quando noi ci poniamo la domanda: cosa vuol dire essere cristiani? La risposta è molto semplice: vivere ogni giorno del fascino di Gesù. Direbbe San Gregorio Nisseno Gesù nel cuore, Gesù nella mente, Gesù nei pensieri, Gesù nelle parole, avere questo Gesù che ci affascina e che determina tutta la nostra esistenza. In una cultura distratta l'atteggiamento nostro è innamorarci sempre più di Gesù e allora coglieremo quella affermazione di Giovanni il battezzatore che è il testimone della Luce o, in altra traduzione, testimone della Verità: entrare nella profonda vita di comunione! Il Natale è la comunione con il Signore il quale determina la nostra esistenza, qualifica il nostro pensare, ci dà l'entusiasmo della vita. Pur nel travaglio storico che continuamente ci circonda questa attesa di Gesù è l'attesa dell’unità della nostra vita.

Domenica scorsa dicevamo che la terza venuta del Signore è il paradiso, ora, prepararci al Natale è prepararci al gusto della luce del paradiso, questa verità profonda che è il senso della vita: Dio tutto in tutti. Ecco perché Giovanni davanti alla domanda chi egli sia, egli fa quell’affermazione che ben conosciamo a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo. Lui è in mezzo a noi! E credo che la bellezza del Natale sia scoprire questa presenza del Maestro nella quale la nostra vita ritrova i suoi veri e autentici valori: il volto di Gesù! A me viene in mente un'immagine che dovrebbe accompagnarci in questa settimana prima di Natale, un'immagine che nasce dai nostri presepi. Se guardiamo a Gesù bambino, così come i presepi tradizionali ce lo offrono, egli non guarda né Giuseppe né Maria, ha lo sguardo rivolto verso l'alto. Il presepio ci conduce popolarmente a guardare il cielo. Chi è Gesù? E’ il cielo entrato nella storia perché la storia desideri l’eternità.

E allora ritroviamo la essenzialità della nostra vita attraverso un non lasciarci distrarre dal consumismo contemporaneo per avere la bellezza di questo incontro glorioso con il Maestro, che è il senso della nostra vita. La gioia non è un bambino, la gioia è un Dio che ci trasfigura e se noi entrassimo in questo stile di vita cammineremmo veramente in novità di vita. Ecco perché ci ritroviamo nell'Eucaristia, qui il Signore è presente, è vivo, è attuale e ci affascina. La bellezza del Natale è la bellezza di lasciarci trasfigurare da questa Presenza. Potremmo dire, in analogia, che nel momento in cui noi faremo la comunione, in quel momento, contempleremo in modo gustativo questa meravigliosa presenza: Gesù tutto in ciascuno di noi!

Ecco perché Giovanni è testimone della Luce, ci dice: innamoratevi di Gesù, cercate Gesù! La mia stessa fama ascetica - dice Giovanni – è per essere ricolmati di quel gaudio che è il paradiso già presente nel tempo e nello spazio.

Questa sia la bellezza dell’Eucaristia che stiamo celebrando: il Paradiso! Infatti il Verbo si fa carne per farci conoscere il Padre, lo sentiremo il giorno di Natale: Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato. Viviamo così questa Eucaristia e nel momento in cui ci accosteremo alla comunione sentiamoci profondamente trasfigurati dal mistero di Gesù e allora, è bello il Natale, perché è bello essere nella luce che viene dall'alto, è bello nascere da quel Dio nel quale per tutta l'eternità beata gusteremo, in quel gaudio che è l'eternità, dove Dio sarà tutto in ciascuno di noi.


15 dicembre 2023

12 dicembre 2023

10 dicembre 2023

II DOMENICA DI AVVENTO (ANNO B)

DOMENICA 10 DICEMBRE 2023

Is 40,1-5.9-11      2Pt 3,8-14      Mc 1,1-8

OMELIA

La Parola guida il nostro cammino verso la meravigliosa venuta del Signore.

In questo cammino di Avvento la Parola ci orienta alla pienezza della gloria: gustare quei cieli nuovi e quella terra nuova nei quali si ritraduce la bellezza e la pienezza della storia della salvezza.

Per andare incontro a questo grande evento, che diventa motivo di gioia, di prontezza e preparazione, la Chiesa ci presenta la figura di Giovanni il Battista. Se vogliamo conoscere Gesù, se vogliamo entrare nel suo mistero di gloria, se vogliamo accedere alla pienezza del Paradiso dobbiamo diventare alunni di Giovanni: farci battezzare con acqua per essere battezzati in Spirito Santo, lasciarci purificare per esultare per una Presenza. Allora questa mattina Gesù ci vuole educare al battesimo di acqua di Giovanni attraverso tre passaggi che dovrebbero incidere nell'itinerario della nostra vita e illuminare il nostro cammino: un battesimo di acqua che è la sete del volto di Dio, un battesimo di acqua che è purificazione del nostro cuore, ma soprattutto un battesimo di acqua per gustare la creatività di Dio.

Il battesimo di Giovanni ci apre sugli orizzonti della salvezza, della novità della vita, in quel Paradiso che è l'anima di ogni nostro desiderio e allora, il primo elemento da evidenziare: cos'è il battesimo di acqua? Se entriamo nello spirito di Giovanni il Battista il battesimo di acqua ha tutto il suo significato in quell’acqua, nei suoi tre aspetti, che dovremmo tener sempre vivi davanti a noi: l’uomo nasce dall'acqua, vive nella bellezza di essere un composto acquoso e, nello stesso tempo, desidera la pienezza della vita.

Farci battezzare nell'acqua è orientare la nostra esistenza verso la pienezza della gloria.

Non so se qualche volta abbiamo riflettuto sul significato più profondo del rito Cristiano del battesimo di acqua, se non la riconduzione di quella sete del volto di Dio che è dentro di noi! Giovanni entra nella nostra storia per darci il coraggio di questa sete… Il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto… Come la cerva anela ai corsi d'acqua, così l'anima mia anela a te, o Dio.

Il battesimo di acqua è il battesimo di desiderio, ecco perché il tempo dell'Avvento è desiderare il volto di Dio. Se guardiamo attentamente, soprattutto il testo della seconda lettera di Pietro, noi siamo stati orientati verso i cieli nuovi e la terra nuova, il battesimo di acqua ci fa desiderare la freschezza della realtà del cielo. Il tempo di Avvento è la gioia di desiderare e questo desiderio si ritraduce nel secondo elemento: la purificazione. E qui nasce la profonda domanda che deve penetrare il nostro Spirito: che cosa stiamo desiderando? Chi stiamo desiderando? Qual è il mondo verso il quale noi vogliamo camminare?

Poi ci accorgiamo che l'acqua, il battesimo di acqua, diventa sviluppare questo orientamento glorioso, quell’acqua che esce dal lato destro del tempio di Gerusalemme e che rende feconda la storia: è la bellezza di accedere a questo grande mistero. Il battesimo di acqua come accedere alla bellezza di Dio. E questo battesimo di acqua diventa il respiro della nostra vita quotidiana!

Se noi ci chiedessimo quale sia il senso della nostra vita, è vedere il Signore! Il Dio che viene! Quel Dio nel quale siamo stati creati, il Dio nel quale costruiamo l'istante, quel Dio che sarà pienezza della nostra vita, il battesimo di acqua... Allora, su questo sfondo, la nostra purificazione: purificare i nostri desideri.

Sarebbe interessante che ci ponessimo una domanda: che cosa stiamo desiderando in questo Avvento? L'uomo della strada - nel senso positivo - desidera i regali, il Cristiano desidera il volto del Signore.

La purificazione è togliere tutte quelle “scorie” che ci impediscono questo orizzonte glorioso, che è il Paradiso.  Il battesimo di acqua come purificazione della nostra esistenza. Se il battesimo di acqua ci dà la sete, il battesimo di acqua ci dà la purificazione, il cuore puro, che ritraduco con un’espressione molto semplice: desiderare di vedere il Signore.

E allora se noi ci collochiamo in questa seconda dimensione, la terza: la creatività di Dio. Noi qualche volta rimaniamo legati a Gesù bambino, ma l'Avvento non è Gesù bambino, l'Avvento è questo desiderio di apertura del cuore sulla creatività di Dio.  Dio sarà meraviglioso, è quella esigenza che noi percepiamo nel cammino quotidiano e che diventa il senso della vita, quando conosceremo veramente Gesù, non nel presepio, non celebrando il sacramento, vedremo veramente Gesù quando Dio sarà tutto in ciascuno di noi e allora, questo battesimo di acqua che ci purifica continuamente, ci orienta alla creatività di Dio.

Nei nostri pensieri notturni non riusciamo qualche volta a immaginare il Paradiso. Eppure Giovanni il Battista ci orienta a Gesù e Gesù ci orienta alla comunione con il Padre, i cieli nuovi e la terra nuova, e questa è la bellezza dell'Avvento: attendere la bellezza di un mondo nuovo, la bellezza di un cuore che si lascia purificare continuamente, un cuore che è assetato. E allora quando noi nell'Avvento riusciamo a entrare in questa vita interiore ci accorgeremo che la vita è una attesa, Dio è in mezzo a noi per farsi attendere nella gloria dei Santi e allora, purifichiamo il nostro Avvento, riusciamo a cogliere la bellezza di questo orientamento interiore che ci permette di camminare nella fantasia di Dio.

Non ci capita mai di notte, nel buio del tempo, immaginare la luce delle tenebre: ecco l'Avvento! Giovanni il Battista ci dice Io vi battezzo con acqua, creo le condizioni per qualcosa d'altro, che possiate vedere Colui che vi battezzerà in Spirito Santo, quando i nostri occhi vedranno la sua gloria!

Ecco allora che l'Eucarestia che stiamo celebrando diventa un vero canto di desiderio, noi ci ritroviamo nell'Eucaristia, nel banchetto sacramentale, ci accosteremo al pane al vino ma con un grande desiderio di accostarci a quei cieli nuovi e terra nuova quando la Trinità beata sarà il banchetto della nostra esistenza. Ecco il vero Avvento, ecco quei cieli nuovi e la terra nuova, ecco la novità del mondo di cui ci ha parlato Isaia. Entriamo in questa EucarIstia con questo profondo spirito interiore e allora il Natale non è più Gesù bambino, il Natale è desiderare la pienezza della gloria. Non per niente nella tradizione spirituale si dice che “quando uno muore, nasce!”, ogni morte è un natale, quando si aprono davanti a noi le luminosità della gloria del cielo. Questo sia il desiderio che Giovanni Battista vuole imprimere dentro di noi in modo che, quando devozionalmente vedremo Gesù bambino, interiormente desidereremo il volto luminoso del Cristo che riempirà di gaudio eterno tutte le nostre persone.