26 aprile 2024

Oggi, qui, Dio ci parla...

“Vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi” 

La vita del discepolo si costruisce in comunione con quella del Maestro perché deve sussistere uno stretto rapporto tra i due. Infatti vi appare un intenso filone esistenziale che li unisce e li guida. 

Padre, Gesù è sempre con noi, illumina il nostro cuore e guida i nostri passi. Dove è lui ci siamo anche noi in un ampio orizzonte di eternità beata. Lo Spirito Santo ci riscaldi in questa attesa per poterti contemplare nella luce che non conosce confini, insieme a tutti i fratelli. AMEN

 

25 aprile 2024

Oggi, qui, Dio ci parla...

“Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato”

Il fascino di Gesù genera un cammino di fede che rende la persona una creatura nuova. Questa rappresenta la grande speranza che apre sul futuro, regalando la bellezza feconda della vita. 

Padre, il dono del tuo Figlio Gesù è la grande speranza del cuore che si allarga sulla bellezza del paradiso. Lo Spirito Santo ci tenga aperti sul tuo amore perché possiamo crescere nella comunione con te e con i fratelli. AMEN

24 aprile 2024

Oggi, qui, Dio ci parla...

“Chi vede me, vede colui che mi ha mandato”

La contemplazione della Fonte della vita è sorgente di costante novità spirituale poiché introduce l’anima nella luminosità divina, che esprime il desiderio più grande del cuore: vedere il Padre faccia a faccia in un gaudio eterno. 

Padre, gustare il tuo volto è il grande desiderio del cuore credente che vive i sentimenti di Gesù. Vivere in una eternità beata con tutti i fratelli rappresenta la gioia del nostro intimo. Lo Spirito Santo alimenti sempre più tale aspirazione perché le nostre persone divengano luminose della tua luce. AMEN

23 aprile 2024

Oggi, qui, Dio ci parla...

“Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono”

La comunione con il Maestro porta il discepolo ad ascoltarlo e a seguirlo per costruire una dinamica di autentica reciprocità in vista di un fecondo apprendimento.  Qui si fa l’esperienza di una conoscenza. 

Padre, la coscienza del nostro rapporto con Gesù, nostro maestro, ci introduca lentamente ad approfondirne la conoscenza, senso della nostra esistenza. Lo Spirito Santo ci guidi in questo itinerario esistenziale perché possiamo conoscere veramente il Cristo. AMEN

22 aprile 2024

Oggi, qui, Dio ci parla...

"Le pecore lo seguono perché ascoltano la sua voce"

Il cammino della vita si costruisce attraverso l’ascolto del cuore che si mette in sintonia con il Maestro e i fratelli per operare un processo di vera comunione.

Padre, la bellezza della nostra storia quotidiana sta nell’aprire noi stessi al mistero della vita costruito con Gesù. Egli è il nostro grande Maestro. Lo Spirito Santo ci guidi in questo percorso di vita perché possiamo sempre incarnare la tua meravigliosa volontà di salvezza. AMEN

21 aprile 2024

IV DOMENICA DI PASQUA - ANNO B -

DOMENICA 21 APRILE 2024

At 4,8-12      1Gv 3,1-2      Gv 10,11-18

OMELIA

Conoscere Gesù è la grande avventura della nostra vita.

Più lo conosciamo, più conosciamo noi stessi e ritroviamo i criteri per costruire la nostra storia e la parola che si è continuamente ripetuta in questo brano evangelico, è Gesù che dice non solo “io sono il buon pastore”, ma “do la mia vita”.

Gesù è il buon pastore che dona la sua vita, ma cos'è questo dono della vita?

Allora rileggendo attentamente il testo evangelico emergono tre passaggi che ci illuminano su questo concetto di vita che vuol dire comunione: “Io sono la via, la verità e la vita”. Io sono la strada che condivide la bellezza di Dio perché gli uomini ne gustino la comunione fraterna.

E allora tre aspetti sui quali vogliamo riflettere perché possiamo percepire in Gesù il buon pastore che dà la propria vita.Io e il Padre siamo una cosa sola”, “il Padre conosce me e io conosco il Padre”: la bellezza della comunione intratrinitaria.

Se noi leggiamo attentamente il Vangelo di Giovanni ci accorgiamo che egli ci porta continuamente alla meravigliosa fraternità che esiste tra Padre e Figlio In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. La bellezza dell'esperienza di Gesù è la fraternità: E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me… È meglio che un uomo solo muoia… Per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi nell’unità.

Il punto di partenza della nostra vita è la meravigliosa unità Padre e Figlio per cui il Verbo incarnato Gesù entrando nella nostra storia ci rende partecipi di questa bellezza, il rapporto Padre e Figlio. Una delle domande che tante volte noi potremmo porci è quella di chiederci: perché viviamo? E la risposta è molto semplice: perché la nostra esistenza sia una interessante reciprocità fraterna che parte da questa meravigliosa esperienza, il rapporto Padre e Figlio. Guardare a Gesù è vederlo così unito con il Padre in una meravigliosa comunione.

E allora Gesù dà la vita per le sue pecore.

Quando noi sentiamo questa espressione “dare la vita” immediatamente noi pensiamo alla croce, ma se entriamo nel profondo del discorso di Giovanni, la vita è la meravigliosa esperienza che unisce Padre e Figlio in tutto il ritmo della loro storia. Ecco perché il cristiano è innamorato di Gesù, perché Gesù gli parla del Padre, lo introduce nella comunione con il Padre e gli dà la gioia di essere una persona sola con i fratelli, E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore.

Ecco perché il secondo passaggio è veramente interessante per il cammino della nostra vita; l'esperienza cristiana è vivere la fraternità, condividere quel rapporto meraviglioso che esiste tra il Padre e il Figlio e che è il senso della nostra vita. Nati dalla comunione Padre e Figlio la nostra esistenza è vivere profondamente questa relazione. Non per niente andiamo sempre a quel momento in cui Dio ha creato l'uomo e lo ha creato con un termine al plurale facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza.

Se la vita di Dio è comunione, se la vita di Dio della rivelazione è Trinità, la bellezza della nostra esistenza è creare continuamente una gioia di fraternità: lui è il pastore, che raccoglie le pecore perché sia un solo gregge e un solo pastore... è la bellezza della nostra esistenza, chiamati ad entrare in una esperienza di autentica comunione quindi, dare la vita, è regalare agli uomini la comunione fraterna E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me. La bellezza di quella croce è attirare gli uomini a costruire una bellezza di fraternità.

Per cui il terzo passaggio diventa per noi estremamente significativo: la comunione nella gloria del cielo. Voglio che sia un solo gregge e un solo pastore, è la bellezza della nostra esistenza, il paradiso! Ecco perché il cristiano, nato dalla comunione Padre e Figlio, costruisce la sua esistenza in questa comunione meravigliosa, in attesa di quella gloria fraterna che sarà la gioia del cielo. In certo qual modo nati dalla comunione Divina costruiamo la comunione fraterna in vista di questa pienezza di gloria.

Ma come possiamo realizzarlo questo grande mistero? Gesù ce lo ha detto: conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me.

Cos'è la vita eterna? Che conoscano me e colui che hai mandato, Gesù Cristo tuo figlio.

La bellezza della nostra vita è diventare progressivamente il mistero di Gesù.

In certo qual modo le pecore vivono del pastore, il pastore regala le vita alla pecore e il pastore vuol fare in modo che ogni persona sia fraternità: è la bellezza della nostra vita! E allora se noi vogliamo raggiungere questa meta e realizzarla in autenticità dobbiamo essere le pecore che conoscono il pastore, che entrano nella comunione Padre e Figlio, che desiderano continuamente realizzare quella fraternità che noi gusteremo solo quando saremo in paradiso.

“Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio”. Allora guardiamo a Gesù, guardiamo alla meravigliosa comunione che lo caratterizza con il Padre e desideriamo ardentemente entrare in questa fraternità del paradiso. Ecco perché Gesù è comunione Divina, fonte di comunione umana, principio di comunione gloriosa Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore, genera fraternità.

E allora quando ci poniamo la domanda - cosa sarà il domani? - Gesù ci dà chiaramente la risposta: saremo tutti in un giardino glorioso a cantare la bellezza di appartenere al rapporto amoroso Padre e Figlio nello Spirito Santo.

Ecco perché noi ci ritroviamo nell'Eucaristia: condividere lo stesso pane, accogliere lo stesso vino per essere un popolo solo che è innamorato della bellezza della vita che è comunione.

Questo sia il mistero che vogliamo condividere questa mattina nella certezza che la bellezza della vita è essere quelle pecore che conoscono il buon pastore, che amano entrare nella bellezza del rapporto Padre-Figlio per pregustare quella comunione gloriosa che sarà il paradiso, quando saremo tutti nell'unica lode della gloria del Padre.

Questo sia il mistero che vogliamo vivere e condividere in questa Eucaristia in modo che il buon pastore attraverso la sua presenza sacramentale ci orienti alla pienezza della gloria. Noi accogliamo il Signore attraverso il Pane eucaristico, attraverso la sua presenza sacramentale, domani lui stesso in paradiso passerà a darci da mangiare la sua gloria in una fraternità meravigliosa nella quale la nostra vita sarà veramente e pienamente realizzata, il Dio tutto in tutti, per essere Trinità vivente insieme a tutti i fratelli.

 

Oggi, qui, Dio ci parla...

“Io sono il buon pastore”

Trovare una guida serena e seria nel costruire la propria esistenza è sicuramente un grande dono. Vuol dire elaborare un itinerario esistenziale che offre sicurezza. 

Padre, tu ci fai dono di un grande Maestro che riscalda il cuore e guida il pensiero: è Gesù. Lo Spirito Santo orienti a lui ogni nostra aspirazione perché possiamo essere sempre la tua concreta volontà. AMEN

20 aprile 2024

Oggi, qui, Dio ci parla...

“Le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita."

Ogni dialogo interpersonale vive di una forte reciprocità poiché solo tale atteggiamento rende persone vere e costruttive di fratellanza. Da qui nasce una amicizia autentica. 

Padre, il tuo Figlio Gesù ci attira continuamente a sé perché progressivamente possiamo assumere la sua interiorità. Lo Spirito Santo ci guidi in questo cammino quotidiano perché possiamo cogliere la profondità del linguaggio del Maestro divino e gustarne il Mistero. AMEN 

19 aprile 2024

Oggi, qui, Dio ci parla...

“Chi mangia la carne e beve il mio sangue ha la vita eterna”.

La comunione nel mistero rende la creatura partecipe della sua grandezza e fa respirare il dono che viene dall’alto. 

Padre, rendici partecipi della grandezza del tuo Figlio e gusteremo la bellezza dell’eterna beatitudine. AMEN

18 aprile 2024

Oggi, qui, Dio ci parla...

“E tutti saranno istruiti da Dio.” 

La fecondità della fede scaturisce dal quotidiano ascolto della Parola che illumina la storia quotidiana e guida i passi di ogni discepolo. 

Padre, apri ogni giorno il nostro cuore all’ascolto della parola del tuo Figlio per essere suoi autentici discepoli e per venire trasformati dall’Amore. Lo Spirito Santo ci guidi per essere veri nello stile quotidiano della vita. AMEN

17 aprile 2024

Oggi, qui, Dio ci parla...

“Chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!” 

La persona di Gesù incarna la pienezza della nostra esistenza e in lui riscopriamo ogni giorno i criteri fondamentali della nostra storia quotidiana. L’amore alla vita matura con il Maestro divino. 

Padre, nella figura di Gesù riscopriamo ogni giorno la bellezza della nostra esistenza. A lui rivolgiamo il nostro pensiero e nello Spirito Santo lo incarniamo nel vissuto di tutti i nostri giorni. AMEN 

16 aprile 2024

Oggi, qui, Dio ci parla...

“Io sono il pane della vita.” 

La persona di Gesù è il centro dell’esistenza di ogni discepolo che in lui ritrova il vero valore della propria identità storica. 

Padre, nel tuo Figlio riscopriamo ogni giorno la luce per diventare persone evangeliche. Lo Spirito Santo ci prenda per mano e ci stimoli a crescere nel fascino del Maestro per dare al mondo una novità di vita veramente evangelica. AMEN 

15 aprile 2024

Oggi, qui, Dio ci parla...

“Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato.” 

La fede rappresenta la vera forza della vita perché aiuta a sperare anche l’impossibile nel succedersi degli eventi che la storia presenta continuamente. 

Padre, opera continuamente nella nostra esistenza perché sappiamo affidarci a Gesù nel travaglio della quotidianità. Lo Spirito Santo che da te procede ci sorregga in modo costante offrendoci la speranza che offre vita alle nostre anime. AMEN

 

14 aprile 2024

Oggi, qui, Dio ci parla...

Dove c’è il Risorto, lì si vive in un clima di pace

Dove c’è il Risorto, lì si vive in un clima di pace, in lui appare la novità del mondo, emerge l’armonia dello spirito, nascono relazioni nuove, si respira la fecondità dell’esistenza. Accogliamo sempre il Maestro divino e nascerà un mondo rinnovato e ricco di speranza.

Padre, spalanca ogni giorno le nostre persone alla presenza del tuo Figlio Gesù per sentirci creature rigenerate nello Spirito Santo. Con lui vivremo nella tua misteriosa volontà per dare alla luce nuovi stili relazionali che generino una nuova umanità. AMEN

III DOMENICA DI PASQUA - ANNO B -

DOMENICA14 APRILE 2024

At 3,13-15.17-19      1Gv 2,1-5a                Lc 24,35-48

OMELIA

La bellezza di ritrovarci tutte le domeniche nella Divina liturgia è principio di contemplazione: il Cristo risorto è in mezzo a noi.

Una delle verità che la Chiesa apostolica poneva bene in luce attraverso gli scritti neotestamentari è evidenziare la presenza di Cristo nella Divina liturgia. E allora, dal brano che abbiamo ascoltato dell’evangelista Luca, cogliamo tre momenti che dovrebbero aiutarci a entrare nel mistero:

- la coscienza, come accennavamo domenica scorsa, della presenza del Risorto,

- il rivederne la presenza nella Divina esperienza liturgica, ma soprattutto,

- ritrovare nella contemplazione del Maestro la bellezza del senso delle Scritture, una Presenza eucaristica che ci permette di intuire il senso della rivelazione.

Innanzitutto la coscienza: Lui è presente! Quante volte ce lo siamo detto - e dobbiamo sempre ripetercelo - il Signore è qui, in mezzo a noi, il Signore sia con voi! Pace a voi! È l'ebbrezza che dovrebbe farci intuire la gioia di vedere il Maestro. In certo qual modo in quel saluto col quale si inizia la Divina liturgia noi gustiamo il Risorto, ne percepiamo la presenza e veniamo trasfigurati: Lui è in mezzo a noi!

Ed è molto bello come Gesù attraverso il racconto dell'evangelista vuol farsi riconoscere attraverso l'esperienza del banchetto. Attraverso quel linguaggio simbolico noi scopriamo come il Signore, che è qui presente in mezzo a noi, ci parla attraverso il rendimento di grazie. È molto bello nel silenzio orante gustare Gesù gloriosamente presente, egli ci dice il Signore sia con voi… in alto i vostri cuori… Rendiamo grazie al Signore nostro Dio… è veramente cosa buona e giusta, intuire in quelle parole la presenza reale del Risorto che, in mezzo a noi, vive la sua ultima cena. È il cristiano che riscopre la bellezza di stare con il Maestro.

Idealmente dovremmo vedere un tavolo, a capotavola il Maestro e noi attorno a Lui, gustandone la presenza, percependone la preghiera, gustando la trasformazione dei doni eucaristici. Ecco perché il cristiano quando viene ai Divini misteri è trasfigurato da questa presenza. Ma l'evangelista Luca aggiunge un particolare nel racconto che abbiamo ascoltato: leggere le Scritture guardando a Gesù.

Noi tante volte pensiamo che la Bibbia sia Parola di Dio, esiste un’unica Parola di Dio: il Cristo! Il Verbo! Colui che è entrato nella storia ci ha parlato del Padre e ha indirizzato la nostra esistenza in una imitazione continua della sua presenza. Egli ci legge le Scritture, ce le interpreta mentre lo stiamo contemplando!

Usando il linguaggio caro alla Divina liturgia: vedere la Parola!

Noi quando ascoltiamo le Divine scritture stiamo “udendo” delle parole, ma stiamo “vedendo” una persona, quella persona che ci ha accolti, quella persona che ci parla, quella persona che rende grazie, quella persona che nel momento in cui ci dona il pane il vino eucaristici ci dice: leggi le Scritture!

È interessante in particolare di questo brano evangelico mentre con i discepoli di Emmaus prima spiega le Scritture e dopo mangia con loro, nell'incontro con gli Undici, nell'incontro prima mangia e poi spiega le Scritture. Uno degli aspetti che giustamente vengono ricordati e dimenticati nella cultura celebrativa odierna è il momento contemplativo dopo la comunione. Noi pensiamo che, accolti i doni eucaristici abbiamo celebrato l'Eucaristia, non è affatto vero. Accogliamo i doni eucaristici per gustare la presenza del Maestro e in questa gustazione comprendiamo le Scritture! L'uomo, accolto il pane e il vino, il corpo e il sangue di Cristo, incomincia quella gustazione contemplativa per cui la parola che ha ascoltata diventa una parola interpretata. Diventa una parola che diventa la vita della nostra vita.

Come sarebbe bello, e tante volte ce lo siamo detto, se tornando a casa potessimo dire: “Non solo ho visto Gesù, ma Gesù mi ha parlato, ha interpretato le Divine scritture, mi ha dato il gusto della sua parola! Lui è penetrato in me con la sua parola e ha qualificato profondamente la mia esistenza. Così dice il Signore…”

Qualche volta dimentichiamo la ricchezza della parola gustativa di Dio che non è un libro, ma è una persona che si rivolge a noi con tutta la ricchezza della sua interiorità, che quella parola possa diventare vita della nostra vita.

Come noi conserviamo nel cuore le parole che le persone a cui vogliamo bene ci rivolgono, le meditiamo e diventano il parametro per tante scelte, così la Parola che noi ascoltiamo nella Divina liturgia diventa l'anima del nostro cuore.

Così stamattina Gesù mi ha detto... Non l’omelia, la Parola! Quella proclamata alla quale noi rispondiamo Rendiamo grazie a Dio! Lode a te o Cristo. Gloria a te o Signore, e quella comunione col pane e col vino diventa una presenza che ci permette di leggere e interpretare la Parola secondo il Vangelo. Non per niente nella celebrazione il canto alla comunione dovrebbe essere un versetto del Vangelo del giorno perché la bellezza della Parola che abbiamo ascoltata, diventa vita della nostra vita attraverso il pane e il vino, il Signore dentro di noi: lui abita, lui ci spiega, lui ci fa gustare e ci dà quel sapore di eternità che la parola di Dio ci salva continuamente. Ecco perché è bello riascoltare questo testo che abbiamo poc'anzi udito.

Dove incontriamo le Scritture in modo vero? Non quando leggiamo la Bibbia, ma quando ascoltiamo il Signore che realmente ci parla, ci illumina e ci dice: “Vivi la mia presenza come criterio della tua vita”. E allora questa Parola diventa il pane quotidiano, la parola della vita, la consolazione della storia di tutti i giorni e noi tutti diventiamo in quella Parola il mistero celebrato e vissuto: è la gioia di ragionare come Gesù, e allora riconosciamo la presenza del Maestro, è un visibile – invisibile, visibile nel rito, invisibile nella persona e in questo invisibile noi gustiamo un’eternità beata che ci dà la bellezza: “Mi ha parlato personalmente Gesù!”

E allora, nel silenzio del cuore, noi riusciamo a entrare nel mistero di Dio che parla.

Questa mattina siamo venuti qui dicendo al Signore Parla Signore perché il tuo servo ti ascolta, ritualmente ci sta parlando perché tornando a casa possiamo veramente avere il gusto “non sono solo!”, facendo risuonare nel cuore e nella mente questa meravigliosa esperienza: il Signore sia con voi! Pace a voi! Guardatemi sono proprio io! Fatemi mangiare con voi! E, di riflesso, le Scritture saranno la luce che guidano e illuminano i nostri passi.

Questo sia il mistero che vogliamo vivere: mangiare la Parola per essere, nelle scelte quotidiane, la Parola di Gesù vissuta istante per istante.

13 aprile 2024

Oggi, qui, Dio ci parla...

“Sono io, non abbiate paura!” 

Nella complessità della cultura odierna l’uomo è alla ricerca di un riferimento che gli possa dare una sicurezza. La presenza di Gesù offre una certezza che non delude: egli è sempre con noi!

Padre, la presenza del Figlio tuo Gesù nel travaglio quotidiano rappresenta una grande sicurezza che ci permette di respirare e di crescere nella fiducia. Inondaci con la forza del tuo Spirito di amore perché sappiamo costruire il presente nella ferma convinzione che non siamo mai soli. AMEN  

12 aprile 2024

Oggi, qui, Dio ci parla...

"Gesù, alzati gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui."

L’occhio di un cuore innamorato dell’uomo ne scopre le urgenze esistenziali e gli va incontro per appagarne i desideri vitali. È la bellezza della vera relazione fraterna.

Padre, il tuo Figlio Gesù si distingue per la sua attenzione nei confronti di coloro che lo seguivano. Egli li rinnova venendo loro incontro. Donaci nello Spirito Santo la vera accoglienza di ogni fratello perché nel cammino della storia maturi una autentica sensibilità umana. AMEN

 

11 aprile 2024

Oggi, qui, Dio ci parla...

"Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa."

Tra il Padre e il Figlio sussiste una intensa reciprocità in grande e meravigliosa comunione che dà alla luce la luminosa esperienza della risurrezione.

Padre, tu vivi una intensa relazione di comunione con Gesù, che incarna la tua misteriosa volontà. Lo Spirito Santo gli comunica i tuoi voleri e lo guida nell’obbedienza. Questo avvenga anche nel nostro quotidiano in un mirabile desiderio di fraternità. AMEN 

10 aprile 2024

Oggi, qui, Dio ci parla...

"Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio Unigenito"

Accogliere la grandezza dell’amore divino è la grande aspirazione del nostro cuore che vuol crescere nella speranza nell’affrontare le oscurità del quotidiano.

Padre, tu ci fai dono del tuo Figlio che vuol regalarci la comunione con te e con tutti i fratelli. Avvolgici con la potenza creativa dello Spirito Santo perché possiamo avere il cuore spalancato alla tua benevolenza, gustando la grandezza del tuo cuore. AMEN 

09 aprile 2024

Oggi, qui, Dio ci parla...

“Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto.”

Il cammino nella fede comporta una particolare mentalità che fiorisce dalla gustazione ordinaria del dono della rivelazione. Qui si nasce dalla potenza divina che dall’alto avvolge la creatura umana.

Padre, se vogliamo crescere nella sensibilità di Gesù dobbiamo avere il cuore aperto al Mistero e la mente in dialogo con la luce che viene dall’alto. Lo Spirito Santo diriga in questa direzione le nostre persone per poter essere trasfigurati dalla tua quotidiana presenza creativa. AMEN

 

08 aprile 2024

Oggi, qui, Dio ci parla...

LUNEDÌ 8 APRILE – ANNUNCIAZIONE DEL SIGNORE

 

“Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola".

 

Il cammino esistenziale di ogni creatura è un dono che viene dall’alto e che diventa fecondo attraverso una assoluta dedizione al mistero divino. Qui scopriamo la bellezza della vita quotidiana.

Padre, tu animi la storia regalandola all’uomo perché la faccia fruttare nella esemplarità di Gesù che è vissuto nell’ obbedienza. È quello che ha fatto Maria. Lo Spirito Santo ci aiuti a costruire il quotidiano con tale mentalità per costruire nel tuo mistero la nostra esistenza in comunione con i fratelli. AMEN

 

07 aprile 2024

II DOMENICA DI PASQUA O DELLA DIVINA MISERICORDIA - ANNO B -

DOMENICA 7 APRILE 2024

At 4,32-35      1Gv 5,1-6      Gv 20,19-31

OMELIA

L’esperienza della Pasqua di Risurrezione ci ha introdotto nella personalità di Gesù risorto e la solennità di tutta questa settimana ha avuto questo scopo fondamentale: prendere coscienza che Gesù è veramente risorto. Ecco perché Giovanni nel brano che abbiamo ascoltato ci presenta una figura sulla quale vogliamo soffermarci, Tommaso, per ritrovare in lui, nel suo stile di vita, l'esperienza vera della fede.

Innanzitutto perché Tommaso è un tipo problematico.

È interessante come l'evangelista Giovanni, ogni volta che parla di Tommaso, aggiunge quell'aggettivo “Didimo” che vuol dire “gemello” per indicare che nella figura di Tommaso c'è la dialettica della fede: credere o non credere. In questo l'evangelista dà tanta importanza alla sua figura per aiutarci a essere credenti e il primo momento in cui appare la figura di Tommaso, è prima del miracolo di Lazzaro quando Gesù, con i discepoli, deve decidere se andare o no da Lazzaro e Tommaso ha un'espressione che potrebbe farci comprendere che era un credente: andiamo anche noi a morire con lui! Ma la fede non è entusiasmo… Noi tante volte confondiamo il cammino della fede con stati d'animo psicologici e questi stati d'animo sono legati allo spazio e al tempo e non possono diventare criteri attraverso i quali noi possiamo fare delle scelte. Ecco perché quel Tommaso ci riappare citato nell'apparizione del Risorto, ma cosa voleva dire Giovanni con quella espressione “Tommaso non era con loro?”.

Teniamo sempre presente che l'evangelista Giovanni usa linguaggi sempre simbolici per farci intuire qualcosa di molto più profondo. Come si può passare da una fede d'entusiasmo a una fede effettiva se non vivendo in stato di comunione fraterna?

Ecco perché Tommaso non pone l'atto di fede davanti all'affermazione dei suoi fratelli, non era con loro, non era in comunione con loro, non condivideva gli stessi ideali, sapeva ma non sceglieva.

E allora la sua problematica: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».

La bellezza della fede passa attraverso il mistero della Pasqua, il mistero della croce del Signore dove veramente lì si rivela la bellezza di Gesù e, questo, Giovanni ce lo fa chiaramente intendere con un particolare che nella narrazione della Passione in Giovanni è solo lui che lo presenta: Pilato fece un iscrizione in ebraico, greco e latino. Solo Giovanni ha l'espressione “ebraico” perché quella parola ebraica nella traduzione letteraria del linguaggio dell'epoca corrispondeva esattamente con l'espressione che Dio ha usato quando è apparso a Mosè: Io sono e quindi, entrare nell'esperienza di Gesù, vuol dire accogliere che lui è il Signore del cosmo e della storia. E questo lo si vive attraverso l'esperienza comunitaria. Tommaso non era in comunione con loro e non essendo in comunione con loro non ha posto l'atto di fede. Non si crede da soli, si crede insieme, si condivide insieme la bellezza di Gesù. Tutta la ricchezza del suo mistero, la sua regalità - come dice l'evangelista Giovanni - e allora ecco l'obiezione che Tommaso pone: se non metto la mano, se non vedo i segni della passione, non credo!

E allora come avviene la conversione?

Attraverso la realizzazione del desiderio di Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco… «Mio Signore e mio Dio!».

La bellezza della fede parte dal superamento di un entusiasmo psicologico, presuppone la comunione fraterna dove si condivide lo stesso mistero, attraverso la gustazione di una Presenza. La fede è vivere di Gesù. Noi tante volte siamo un po' illuministi, pensiamo che la fede sia una somma di verità a cui aderire; la bellezza della fede è vivere di Gesù, vivere come Gesù, camminare nell'esperienza di Gesù.

Ecco perché l'evangelista Giovanni attraverso la figura di Tommaso ci vuol dire che credere è abbracciare la storia di Gesù fino in fondo, viverne il mistero di amore, usando l'espressione cara a Giovanni avendo amato i suoi che erano del mondo li amò… fino all'infarto del cuore!

E allora la bellezza della fede è un fatto di cuore. Ecco perché il cristiano quando si pone davanti a Gesù deve porsi davanti a lui da credente, da persona che ha cercato di condividere tutta la storia di Gesù soprattutto attraverso l'esperienza della sua Pasqua di morte per gustarne la risurrezione.

Non ci siamo mai chiesti perché nell'architettura antica le chiese erano costruite a croce, a croce latina e a croce greca, perché la bellezza di conoscere il Signore nel Mistero eucaristico presuppone di vivere il dramma dell'Orto degli Ulivi e della Passione. L'Eucaristia è vivere la passione di Gesù, l'architettura antica era pedagogia, ci si ritrovava su una croce per vivere quella croce e, in quella croce, sperimentare la presenza del Risorto: mostrò le mani e il costato, le stigmate della sua persona di amore. Ecco perché noi ci ritroviamo nell'Eucarestia: questo è il corpo dato, questo è il sangue versato.

Quando noi ci accostiamo all'Eucaristia ci accostiamo a questo grande mistero - il corpo dato e il sangue versato - cioè vivere, morire, costruire la propria esistenza nella passione gloriosa di Gesù.

Ecco perché il cristiano va all'Eucaristia e tante volte è come Tommaso, un entusiasmo fatto di riti e di canti, ma la carenza di una intimità con il Maestro attraverso l'esperienza della comunione fraterna.

Ecco allora che l'evangelista Giovanni concludendo la prima parte del suo Vangelo dice: crediate che Gesù è il Cristo, il Risorto, il Figlio di Dio e perché credendo abbiate la vita nel suo nome, diventare persone nella gioia, trasfigurate perché nel mistero di Gesù c'è tutto il senso della nostra esistenza.

Viviamo così questa Eucaristia entrando nel mistero di Gesù, i riti sono valori se hanno questi contenuti.

Viviamo questi contenuti nel rito e andremo a casa dicendo: Mio signore e mio Dio! L'aver contemplato in modo interiore ed esistenziale la sua figura in attesa di quel momento glorioso quando non vedremo più il Signore attraverso un sacramento, ma lo vedremo faccia a faccia nella luce luminosa del paradiso.

Oggi, qui, Dio ci parla...

“Mio Signore e mio Dio!”

 

Tutta la nostra esistenza incarna la nostra professione di fede nella figura del Maestro divino; in lui troviamo il significato della nostra esistenza e la meta gloriosa del nostro cammino credente. Qui è la nostra gioia.

Padre, il tuo Figlio Gesù rappresenta il centro della nostra esistenza quotidiana e il compimento delle nostre aspirazioni storiche. Con la forza dello Spirito Santo guida i nostri passi per giungere alla gloria eterna. AMEN

 

06 aprile 2024

05 aprile 2024

04 aprile 2024

LUNEDÌ FRA L'OTTAVA DI PASQUA - ANNO B -

LUNEDÌ 1 APRILE 2024

At 2,14.22-33      Mt 28,8-15   

OMELIA

Il cammino che la Chiesa ci vuol proporre attraverso l'esperienza della Risurrezione del Signore è di ritrovare la convinzione che Gesù è veramente risorto e, per entrare in questa visione, ecco tre passaggi che -se avessimo letto tutto il testo come era stampato-, ci fornisce il linguaggio per poter veramente entrare in questa esperienza di Gesù: essere dei ricercatori, vivere del mistero della Parola, cercando di incontrare veramente il Maestro sacramentalmente.

Tre aspetti che dovremmo riuscire a collocare nella nostra vita: ricercatori in ascolto per gustare.

Innanzitutto essere dei ricercatori.

Quelle donne volendo imbalsamare il corpo di Gesù dicono, attraverso il loro atteggiamento, quanto possono essere legate alla figura di Gesù risorto. Esse vanno per imbalsamarne il corpo quindi, in certo qual modo, conservare vivo il ricordo. La bellezza della nostra esistenza è essere dei ricercatori, ricercatori della Verità, ricercatori del volto di Dio, ricercatori dell'esperienza del Risorto. Il cristiano nel cammino della sua esistenza è sempre in questo stato interiore: Il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto. Come la cerva anela ai corsi d'acqua, così l'anima mia anela a te, o Dio.

La bellezza della vita è essere in cammino per potere vivere veramente nel Maestro.

Ma quelle donne che sono in ricerca fanno l'esperienza dell’angelo, l'esperienza di chi annuncia la risurrezione; dell'esperienza della parola, dell'annuncio. La nostra ricerca si costruisce sulla Parola di Dio.

Non stiamo cercando qualcosa che ha udito la nostra sensibilità, siamo ricercatori del volto di Dio con la parola di Dio e noi possiamo essere cercatori di questo mistero attraverso l'ascolto. La Parola raggiunge le nostre persone in stato di apertura interiore, è quella esperienza di timore di cui ci ha parlato il Vangelo, unire le due realtà “timore e gioia”, timore non come paura ovviamente, ma come entusiasmo di un cuore che è raggiunto da ciò che sta desiderando: la bellezza di Gesù.

La Pasqua è per i cuori innamorati che vivono del Maestro e sono dei ricercatori inesauribili del suo volto e del suo mistero. Potremmo dire che la festa di Pasqua di Risurrezione è per gli assetati del mistero di Gesù, che di Gesù vivono, di Gesù vogliono vivere e con Gesù vogliono costruire la loro esistenza.

Ma la cosa bella - ed è il terzo passaggio che avremmo dovuto leggere - è l'incontro che il Risorto offre a quelle donne Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a voi!» Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. È l'incontro sacramentale, il momento nel quale il Signore appare nel cuore del ricercatore riempiendo di gaudio il suo spirito.

È la bellezza del Risorto: cercare, essere persone che vivono della Parola e, nello stesso tempo, essere incontrati dal Maestro il quale ci riempie della sua presenza.

 

In quei gesti si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono, sono i linguaggi del Sacramento. Ecco il perché della bellezza di questa celebrazione del lunedì di Pasqua: essere come quelle donne, persone che del Signore vogliono vivere, che nel Signore costruiscono la loro vita e che, in questo entusiasmo spirituale, annunciano il Risorto ai discepoli.

Non è quello che stiamo celebrando in questo momento?

Se noi guardiamo effettivamente quello che stiamo vivendo noi stiamo incarnando ritualmente l'atteggiamento delle donne: venire in chiesa per vedere il Signore, non c'è altra motivazione per giustificare il motivo per il quale siamo qui. Siamo qui per vedere il Signore Risorto e per coglierne la bellezza abbiamo ascoltato quella Parola, quella testimonianza di Pietro la mattina di Pentecoste, dove ci dà il motivo della Risurrezione: Gesù innamorato del Padre! Per cui, anche noi, attraverso questa esperienza dovremmo chiederci se siamo veramente innamorati di Gesù e camminiamo veramente nella certezza che lui effettivamente non ci delude. Parola di Dio: la fedeltà Divina oggi nella nostra vita.

Allora il risultato è il gesto sacramentale, l'avvicinarsi, l'abbracciare i piedi e l'adorazione. È quello che noi celebriamo nella Divina eucaristia, cantiamo la bellezza di una Presenza, il Signore risorto in mezzo a noi, lo accogliamo con tutta la nostra personalità - il corpo di Cristo - e lo adoriamo, bocca a bocca, trasfigurati dalla sua presenza. E allora in questa meravigliosa trasfigurazione noi veramente risorgiamo con il Risorto e possiamo, usando le parole del Maestro, dire ai fratelli che Gesù li vuole incontrare per comunicare a loro, e a tutti, la gioia di questo evento meraviglioso, che è la risurrezione.

Ciò che conta è che il nostro cuore sia innamorato di Gesù. Noi tante volte andiamo ai riti, sentiamo delle parole, poniamo i segni sacramentali, ma il cuore è veramente innamorato di Gesù? E quindi veramente siamo dei ricercatori inesauribili di questa Presenza che è il senso portante di ogni frammento della nostra storia?

E allora quando celebreremo l'Eucaristia e ci accosteremo a quel Pane e a quel Vino, in quel momento, dovremmo dire al Signore: “Sei l'anima della mia anima, la mia gioia, sono risorto con te e cammino in novità di vita” e allora l'esperienza della Pasqua non è un un episodio di calendario, ma un gaudio esistenziale dove la nostra esperienza di Gesù diventa trasfigurante le nostre persone e ci rendono annunciatori di quella gioia che si chiama il Risorto. E allora, creature nuove, comunichiamo il Risorto ai fratelli per camminare in novità di vita e in questa comunione gaudiosa di una comune contemplazione del Risorto possiamo essere persone che desiderano la sua Presenza, ne gustano la luminosità, in attesa di quell'incontro meraviglioso quando, in paradiso, potremo veramente vederlo in quella gustazione eterna che riempirà tutta la nostra persona e sarà il gaudio di tutta l'eternità beata.

 

Oggi, qui, Dio ci parla...

Gesù apri loro la mente per comprendere le Scritture



03 aprile 2024

DOMENICA DI PASQUA – RISURREZIONE DEL SIGNORE (MESSA DEL GIORNO) - ANNO B -

DOMENICA 31 MARZO 2024

At 10,34a.37-43      Col 3,1-4      Gv 20,1-9

OMELIA

La gioia di ritrovarci questa mattina nella celebrazione dei Divini misteri vive della presenza del Risorto.

In certo qual modo ognuno di noi questa mattina è chiamato a essere quel discepolo che Gesù amava, che entrò, vide e credette, e queste espressioni che l'evangelista Giovanni ci offre questa mattina, sono espressioni che si richiamano al momento fondamentale della chiamata del discepolo venite e vedrete per cui, questa mattina, davanti al testo evangelico ci poniamo la domanda: come possiamo vedere il Signore risorto?

Sicuramente noi lo vedremo faccia a faccia nella grande esperienza del Paradiso quando chiuderemo gli occhi alla storia, si apriranno gli occhi nella bellezza del giardino del paradiso terrestre e lì vedremo il Signore, faccia a faccia, ma come - nel tempo - questa esperienza la possiamo effettivamente vivere?

Ed è molto bello come nel testo evangelico che abbiamo pocanzi ascoltato da Giovanni, il discepolo che Gesù amava, vide i segni della presenza del Maestro e vide e credette. Il Signore noi lo vedremo in pienezza quando faremo la grande scelta della nostra morte; in quel momento noi passeremo dalla storia all'eternità, dal cammino esistenziale legato allo spazio e al tempo, a una luminosità eterna che ci riempirà tutta la vita.  Ma questa esperienza gloriosa noi la costruiamo attraverso l'esperienza sacramentale.

Sarebbe bello se noi questa mattina tornando a casa potessimo dire: nei segni ho visto il Risorto!

Come in quelle bende e in quel drappo che avvolgeva il volto del Maestro il discepolo che Gesù amava vide e credette, anche noi questa mattina siamo chiamati a fare la stessa esperienza: vedere e credere!

E allora cerchiamo di chiederci: come è possibile entrare in questa esperienza? E allora nel Vangelo di Giovanni, il primo incontro del discepolo che Gesù amava, è avvenuto nella chiamata, quando Gesù ha detto venite e vedrete. Per cui la bellezza dell'esperienza del discepolo è quella di venire e vedere, seguire, andare dietro al Maestro. La bellezza di Gesù è che essa è collocata nel nostro cuore attraverso il seguire quotidiano, un seguire che nel brano che abbiamo ascoltato è diventato correre, è diventato arrivare per primo e ci ha ricordato la bellezza del vedere… e quando entrò vide i segni della realtà della Risurrezione.

Ora, come noi oggi possiamo vedere il Signore?

La Risurrezione è un fatto che è avvenuto ieri, ma il gusto del Risorto ci accompagna per tutto l'ambito della nostra vita e quindi dobbiamo riscoprire, per quello che ci è possibile, la bellezza di Gesù che è sempre con noi e cammina con noi. Innanzitutto attraverso la coscienza che lui è presente.

Quando vedo una creatura umana, vedo in essa la vocazione a diventare il volto di Gesù. Quando vedo un battezzato vedo il sacramento di Gesù e quindi, il primo elemento fondamentale, è abituarci a vedere il Risorto nella vita ordinaria. Venite e vedrete! …e rimasero con lui quel pomeriggio.

Il tempo della chiesa è il tempo della gustazione di una Presenza; la chiesa non è il luogo dei riti! La chiesa è il luogo di una Presenza. Il cristiano ha questo gusto e questa verità noi riusciamo a coglierla quando ne vediamo i segni come il discepolo che Gesù amava, come l'apostolo Pietro, attraverso l’assemblea del ritrovarci in chiesa.

Quando noi ci ritroviamo qui in chiesa vediamo il Risorto.

Non siamo qui per compiere dei riti, non siamo qui per una tradizione che c'è stata tramandata, siamo qui perché il Signore ci si manifesta in tutta la sua luminosità sacramentale, veniamo a vedere il Signore e questa visione che ci accompagna in questa celebrazione diventa la visione della Parola. Non abbiamo mai pensato perché il cristiano al termine delle letture fà delle professioni di fede: Parola di Dio! Rendiamo grazie a Dio! Lode a te o Cristo! Gloria a te o Signore! È la bellezza del “vedere”.

In certo qual modo quando ascoltiamo le Divine scritture vediamo il Maestro.

È molto bello come nel libro dell'Apocalisse si dica che all'inizio dell'assemblea noi vediamo la Parola. Ma noi diciamo: udiamo la Parola. Il testo dell'Apocalisse dice: vediamo la Parola! Siamo talmente innamorati di Gesù, siamo totalmente avvolti dalla sua persona che mentre ne udiamo la voce ne contempliamo la presenza personale. L'esempio più semplice che potremmo ricavare dalla vita è questo: quando noi ascoltiamo al telefono una persona che per noi è molto importante, mentre udiamo vediamo... La bellezza di questa Eucaristia è vedere il Signore: Parola di Dio! Rendiamo grazie a Dio! Lode a te o Cristo! Gloria a te o Signore!

Non si usa il vocativo per un assente e allora la bellezza di questa mattina è vedere il Signore nella sua parola. Anzi, e qui dobbiamo essere sinceri con noi stessi, ogni volta che udiamo la Parola, questo gesto è un Sacramento, il Signore penetra in noi e illumina il cuore e la mente.

Il Signore che ci parla: i segni della sua parola, linguaggio della sua presenza, ma soprattutto quando attorno a un tavolo egli dice: il Signore sia con voi! In quel momento ci appare il Risorto che rende grazie al Padre e si consegna al Padre nel linguaggio della Consacrazione eucaristica: è la bellezza di vedere sacramentalmente il Signore!

E la cosa è molto bella quando, al momento di accostarci ai Divini misteri, noi ascolteremo quelle parole: il corpo e il sangue di Cristo! In quel momento il Risorto si regala a noi nei segni del pane e del vino e in quel momento la nostra vita viene trasfigurata. Noi siamo venuti qui perché il Signore ci ha chiamati, venite! Abbiamo visto il Maestro che è dentro di noi ed è con noi in questa Celebrazione e adesso possiamo dire: vide e credette, senza il Signore non possiamo effettivamente vivere.

La bellezza di questa mattina è gustare una Presenza, non è un rito ma è un linguaggio di un'attualità, con la gioia di tornare a casa e dire: ho visto il Risorto! Se noi riuscissimo a entrare in questa meravigliosa esperienza ci accorgeremmo di essere persone radicalmente rinnovate, persone risorte con il Risorto. Cristo nostra Pasqua è risuscitato, è in mezzo a noi e conduce la nostra vita verso la pienezza della gloria e allora, accostandoci ai Divini misteri questa mattina, vediamo il Risorto nel Sacramento, gustiamone la presenza mentre siamo in attesa di contemplarne la gloria.

È molto bello come nel rito Ambrosiano la Celebrazione liturgica si conclude con quell’espressione: “Andiamo in pace. Nel nome di Cristo. Amen!” È il cammino verso la bellezza della gloria del cielo, quando non avremo più bisogno di un pane, non avremo più bisogno di vino annacquato per gustarne la presenza, non avremo più bisogno di una parola che ci guida, ma saremo trasfigurati in quella luminosità eterna che è il Signore nei nostri cuori. La sua luminosità diventerà vita della nostra vita e allora anche noi, come l'apostolo Pietro, diremo questa mattina: il Signore non è apparso a tutti, ma a noi che abbiamo mangiato e bevuto con Lui. Questa è l'esperienza che vogliamo vivere e condividere in una luminosità eterna che è la speranza nella nostra vita quotidiana.