OMELIA
Il cammino quaresimale ci orienta giorno per
giorno nello sviluppo della conoscenza della identità di Gesù. Camminare in
Quaresima è conoscere sempre più il Maestro e anche noi come quei greci ci
accostiamo ai discepoli e come i discepoli che si sono rivolti a Gesù anche noi
gli poniamo la domanda di fondo: Signore come ti posso conoscere? Perché se è vero che questa grande meta di
essere trasfigurati da Gesù è il senso della nostra vita, rimane sempre in noi
l'interrogativo: Signore come ti posso conoscere? E davanti all'interrogativo
Gesù non risponde direttamente. Come abbiamo notato nel Vangelo, nel rispondere
Gesù parla del mistero della sua esistenza. Davanti alla domanda che il
discepolo pone - come Gesù ti posso conoscere - Gesù dice: guarda la mia vita!
E la vita di Gesù è racchiusa proprio nella prima riga della risposta che il Maestro
dà: è venuta l'ora che il Figlio
dell'uomo sia glorificato. In questa semplice proposizione noi troviamo
tutta la storia di Gesù e, nella storia di Gesù, la nostra storia. Il discepolo
conosce Gesù vivendo come Gesù, avendo le sue stesse motivazioni esistenziali per
poter godere quella trasfigurazione nel Maestro che è il senso portante della
nostra esistenza.
La prima espressione è venuta l'ora sottolinea che è giunto il momento in cui si
realizzi il progetto del Padre. La vita di Gesù era tutta nel Padre. Se noi
chiedessimo al Maestro divino quale sia stata la motivazione di fondo della sua
esistenza, egli ci avrebbe offerto la risposta che nel dialogo con gli scribi
egli stesso aveva dato: il Figlio da se
stesso non può far nulla se non ciò che vede fare dal Padre; quello che Egli fa,
anche il Figlio lo fa allo stesso modo.
La bellezza di Gesù, del Gesù così come ci è presentato dal Vangelo di Giovanni,
è di essere in comunione continua con il Padre; il parametro di fondo
dell'esistenza di Gesù è il Padre. È una verità questa sulla quale noi poche
volte ci soffermiamo perché siamo molto portati a vedere quello che Gesù faceva,
ma il valore dell'agire si colloca tutto nel linguaggio di un'interiorità: è
l'interiorità il senso della vita, non l'azione! La bellezza della vita di Gesù
era d'essere in perfetta sintonia con il Padre. Se noi dovessimo usare alcune
immagini e, guardando Gesù, fissassimo i suoi occhi, ci accorgeremmo che i suoi
occhi erano in sintonia con il Padre perché la bellezza della vita era il Padre,
è l’interiorità del cuore dell'uomo che è continuamente orientato ad essere in questa
comunione divina. In sintonia con il Padre, Gesù ha vissuto l'amore del Padre
per l'umanità. La lettura che ne dà la lettera agli Ebrei, che è molto significativa
quando l'autore ci ha detto in modo molto chiaro: Cristo nei giorni della sua vita terrena offrì preghiere e suppliche
con forti grida e lacrime a Dio che poteva salvarlo da morte e per il suo pieno abbandono a lui venne esaudito.
Spesse volte dimentichiamo questo atteggiamento interiore di Gesù perché
abbiamo come parametro gli avvenimenti storici; la bellezza di Gesù era io e il Padre siamo una cosa sola, il
figlio da se non fa nulla, se non quello che vede fare dal Padre. In
quell'espressione è venuta l'ora Gesù
ci pone davanti a questa sottolineatura: il Padre realizza nella mia persona la
sua volontà.
Se cogliamo questo primo aspetto ci accorgiamo
che l'entrare in quest'ora è entrare nella gloria di Dio, è venuta l'ora che il Figlio dell'uomo sia glorificato. E cos'è
questa gloria se non l'incarnazione di una intimità? Lo abbiamo ascoltato dal
Vangelo: Padre è giunta l'ora, glorifica
il figlio tuo – e che cosa dirò?
Padre, salvami da questo ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre
glorifica il tuo nome e allora si udì una voce l’ho glorificato e lo glorificherò ancora. È l’interiorità che
diventa vita e noi sappiamo che questa espressione che Gesù ha detto l'anima mia è turbata – e che cosa dirò? Padre, salvami da questo
ora? Ma proprio per sono giunto a quest’ora! Padre glorifica il tuo nome
rappresenta il dramma dell'orto degli ulivi!
La comunione con il Padre è il principio della
realizzazione del suo mistero anche nella solitudine dell'orto degli ulivi e
questo è possibile perché quando l'interiorità è tutta immersa in Dio, la
storicità ne è l'incarnazione. Noi tante volte abbiamo lo scontro con la vita e
non sempre la vita corrisponde a quello che noi potremo effettivamente
desiderare e ci poniamo dei “perché?” all'infinito. Noi dovremo ritrovare il
metodo di Gesù: Padre è venuta l'ora che
il Figlio dell'uomo sia glorificato perché chi è in quella intimità ha il
coraggio della storicità, chi vive in profondità il rapporto con il Signore, il
Padre, ne vive anche la volontà. Il dramma della storia è vivere la storia dimenticando
la comunione con il Padre. Davanti alla storia noi avvertiamo molto spesso il
dramma della solitudine. Ma la bellezza del Gesù di Giovanni è la comunione con
il Padre, che lo rende signore nel racconto giovanneo della sua passione. E
questo Giovanni ce l'ha detto molto bene, quando Gesù ci ha offerto quell'espressione
Padre, glorifica il tuo nome. Come
Gesù anche noi diciamo: la tua storia di amore diventa la mia storia; come tu, o
Padre, la vuoi, così la voglio anch'io. Sussiste uno stretto rapporto tra il
Padre, Gesù e noi. In questa dedizione di Gesù si rivela la fedeltà del Padre. E si udì una voce l’ho glorificato, il passato, e lo glorificherò ancora, il futuro. Chi vive di Dio vive un presente
in un amore eterno del Padre. Quel gioco di parole - il presente - in un
contesto di passato e di futuro dice che l'istante è nella gloria di Dio.
Davanti alle difficoltà della storia guardiamo
a questo atteggiamento di Gesù: un'interiorità che si sente costruita da una
meravigliosa comunione con il Padre che gli dà il coraggio dell'orto degli
ulivi, gli dà il coraggio di consegnarsi alla Luce. Noi tante volte quando
vogliamo vivere di Gesù dimentichiamo che la vera conoscenza di Gesù noi la
possiamo costruire ed elaborare vivendo la sua storia. Ecco perché in sintesi
potremmo dire che ogni volta che vogliamo lasciarci affascinare da Gesù
dobbiamo imparare a vivere la storia di Gesù, in sintonia con lui, in profonda
esperienza di simpatia con lui, vivendo nel mistero in quella sinergia dove è
il Padre che opera in Gesù e che opera in ciascuno di noi. Allora, lentamente,
secondo i tempi e i momenti della Provvidenza noi conosceremo Gesù ed è il
grande slancio che a livello interiore noi dovremmo continuamente recuperare.
Ecco perché Gesù ci chiama questa mattina all'eucarestia
perché vuole vivere la sua vita nella nostra vita, ci chiama all'eucarestia
perché il buio drammatico tante volte dell'esistenza possa essere illuminato da
questa presenza meravigliosa del Signore che diventa vita della nostra vita.
Anche noi tante volte con Gesù diremmo: Padre salvami da quest'ora! Ma anche noi
con Gesù dobbiamo dire: per quest'ora sono giunto, Padre glorifica il tuo nome!
È la gioia di vivere in un abbandono divino che diventa per noi salvezza come
ha detto molto bene l'autore della lettera agli Ebrei. Non abbiamo paura di
guardare a Gesù, di accogliere la sua eucaristia pur nel travaglio del
quotidiano perché la gloria del Padre è la comunione con Lui e con Lui non siamo
mai soli e ritroviamo quel gaudio, quel gusto, quell'energia per dire: se il Signore
è con me, nulla è contro di me! Questa sia la speranza che vogliamo portarci a
casa questa mattina vivendo come Gesù. Allora,
quando ci sentiremo soli, diciamo con il coraggio della fede e la fecondità
dello Spirito che scrive nei nostri cuori la bellezza divina: anche se non
capiamo il nostro quotidiano avvertiamo che Gesù sta vivendo in noi e allora
Gesù ci fa condividere le sue piaghe, il suo costato trafitto, ma ci dà anche
quell'ebbrezza di risurrezione che è la speranza in ogni oscurità che il
quotidiano ci offre continuamente.
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