Is 55,10-11 Rm 8,18-23 Mt 13,1-23
OMELIA
Gesù domenica scorsa ci ha
introdotti nella sua interiorità, ci ha collocati nel meraviglioso rapporto col
Padre e ci ha invitati a entrare nel suo mistero, per farci vedere e gustare la
bellezza della gratuità divina. Oggi Gesù ci conduce in questo mistero, infatti
che cos'è la parabola del seminatore se non la storia di Gesù?
Nella prima parte del testo, noi ci accorgiamo
di come Gesù narri la sua esistenza, attraverso la parabola: egli è l’inviato
dal Padre, che si fa carne. E’ molto bello vedere il seminatore che lancia il
seme per terra e il seme che penetra nel terreno. È l’atto con il quale Dio, il
Padre, ha amato l'uomo, facendo incarnare il Figlio. In quel seme che cade in
terra c’è lo straordinario evento dell'incarnazione. Questo grande mistero, che
avviene attraverso l'incontro con la storia, fa sì che quel chicco si sfaldi e
lentamente sviluppi la bellezza di quell’ amore di Dio per l'umanità, che ha
avuto il suo culmine nella morte, ma soprattutto nella risurrezione di Gesù. Il
chicco diventa spiga! Quindi la bellezza d'entrare in questa parabola è la
bellezza di cogliere il mistero di Gesù.
Ecco perché davanti all'interrogativo
degli apostoli, sul motivo per cui egli parlasse in parabole, il Maestro ha risposto:
“A voi è dato di conoscere, a voi che avete coinvolto la vostra vita nella mia
vita”. La parabola infatti è incomprensibile per chi non si è lasciato avvolgere
dalla personalità di Gesù. Allora intuiamo come il significato della vita di un
discepolo sia tutto racchiuso in quel chicco, che deve diventare la nostra
storia, come è diventato la storia di Gesù: incarnarsi nella storia di tutti i
giorni. Il fascino del Vangelo non è dato da grandi notizie, da fenomeni
spettacolari, da espressioni esteriori, ma risiede nel mistero dell'incarnazione,
in quell’entrare nella storia. Attraverso il contatto concreto con le vicende ordinarie,
rappresentate dal terreno, occorre far fiorire la bellezza di quell'amore che
Gesù ha per l'umanità.
Se il chicco non cade per terra, non
può essere fecondo, e quindi non può rivelare tutte le sue potenzialità, così
il Cristo, se non si fosse incarnato e non fosse diventato veramente uomo, con
tutte le dinamiche dell'umanità, non avrebbe rivelato la grandezza di Dio. Ecco
perché il cristiano ama la storia, ama il suo quotidiano, ama incarnarsi nelle
realtà complesse della vita per far apparire la presenza del Cristo dentro di
noi. In certo qual modo è quel genere di creazione di cui ci ha parlato
l'apostolo Paolo, nella quale l'uomo lentamente si lascia purificare, si lascia
rigenerare, si lascia ricolmare di una grande pienezza di vita.
Allora che cos'è la storia per il
cristiano? Noi tante volte della storia abbiamo una visione di tipo
cronachistico: è capitato questo, è capitato quest'altro. È come se fossimo davanti
a una successione di avvenimenti giornalistici, mentre, guardando Gesù,
entrando nell'immagine che egli ha utilizzato del chicco di grano, comprendiamo
che la storia è il luogo in cui appassionarci, per rivelare agli uomini la
bellezza di Dio attraverso il vivere in serenità, in semplicità, con autentica
sapienza del cuore, nelle realtà di tutti i giorni. In questo modo il cristiano
si espande, in un certo senso succede a noi quello che è accaduto a Gesù: la
molecola dell'io si dissolve nel tu dei fratelli e diventa la comunicazione e
la condivisione di qualcosa di bello, che è la speranza di cui ha parlato l'apostolo
Paolo. Ecco perché Gesù ha detto: “A voi è dato di conoscere”. A voi, spiega,
che avete fatto la scelta di entrare nel mio mistero, che avete fatto la scelta
di accedere a questo amore all'uomo al di là delle apparenze. Allora capirete l’importanza
dell'essere diffusori di un amore che gli uomini non capiscono, perché la
verità dell'amore è il divino nell'umano. La concretezza del cristiano è un
amore che si cala nell’umano, rigenerandolo dall'interno. È la bellezza della
vita di un discepolo. Quindi Gesù direbbe: “Beati voi che avete gli occhi per
vedere, avete gli orecchi per udire, per entrare in questo grande mistero che è
racchiuso nel segreto del cuore di Dio, perché entrando nel segreto di questo
cuore colmo di amore, la vita fiorisce, il chicco diventa spiga, diventa alimento
che nutre l’intera umanità.
È quello che noi celebriamo nei
divini misteri. Non avete mai notato come Gesù facilmente, nei suoi discorsi,
usi l'immagine del chicco di grano o dell'acino d'uva? È il mistero eucaristico,
dove il Signore entra misteriosamente in un pane e in un vino annacquato, per
diffondere il suo amore. La bellezza dell'Eucaristia è questa sua continua
incarnazione nella storia, espressa dal pane dal vino, per rispondere alla
grandezza di Dio, che ama l'umanità a trecentosessanta gradi. Viviamo così
questa mattina l’Eucaristia. A noi è dato di conoscere questo mistero e ci
accorgeremo che tante cose esteriori, tante parole, tante organizzazioni
lasciano il tempo che trovano. Il senso della vita è entrare in questo stile di
Gesù, così gusteremo la soavità di Dio, gusteremo il coraggio di esistere e,
anche nelle nebbie della storia, avremo sempre il sole dell'aurora del mattino,
nel cammino dell'umanità.
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