1Re 3,5.7-12 Rm
8,28-30 Mt
13,44-52
OMELIA
Nel discorso delle parabole Gesù,
domenica per domenica, ci ha insegnato a cogliere il senso della sua vita,
nella quale inserire la nostra. Egli è il chicco di grano che fa fiorire la
storia, è quel grano buono che dice all'uomo di gustare la positività della propria
esistenza. Oggi, nella parabola della ricerca della perla preziosa e del tesoro
nascosto nel campo, ci rivela in pienezza il suo mistero. Gesù ha costruito la
sua vita nella ricerca continua del volere del Padre. In questo radicale legame
ci accorgiamo che il Padre, e la comunione con lui, era superiore a tutte le
realtà storiche. Se guardiamo attentamente la storia di Gesù, percepiamo come
egli fosse proprio quel ricercatore del tesoro o quel mercante della perla
preziosa. Per Gesù il Padre era quella perla preziosa, era quel tesoro. Per il
Padre Gesù ha regalato la sua vita, ha venduto tutto se stesso, nel cammino
della propria esistenza, fino all'oblazione sulla croce, con il risultato di
diventare fonte di gioia e di salvezza per l'intera umanità. Gesù è veramente
il grande ricercatore del volto del Padre nel concretizzare la sua misteriosa volontà
nel quotidiano. Nell'oggi del suo cammino egli coglieva il senso e la bellezza
della sua missione, per dare all'uomo il gusto della vita. Di riflesso il cristiano,
affascinato da questa visione, riesce a cogliere che la sua vita è come Paolo
ce l'ha descritta nella seconda lettura, attraverso quei quattro participi
passati che ritraducono il mistero di Dio nel cuore dell'uomo. Se dobbiamo
essere imitatori del Cristo, trovando in lui il senso della vita, dobbiamo
ricordarci quello che Paolo ci ha detto: “ci
ha predestinati ad essere conformi all'immagine del suo Figlio”. Dobbiamo essere come lui dei
ricercatori, giorno per giorno, istante per istante, del volere del Padre. E
tutto questo in forza dei quattro participi passati che abbiamo ascoltato, che
definiscono il cristiano
- un predestinato;
- un chiamato;
- un giustificato;
- un glorificato.Questi quattro passaggi sono tutta la nostra vita, nella quale il grande attore. nella nostra passività-attiva, è il Cristo. Siamo chiamati ad essere come lui ricercatori del Padre, per poter diventare quei “pesci buoni” che vengono collocati nella cesta, per essere quello scriba che è talmente immerso in Dio che sceglie il vecchio e il nuovo, perché, dove tutto è dono di Dio, non c'è né vecchio né nuovo. Allora consideriamo questi quattro participi passati, per ritrovare la bellezza di essere imitatori di Cristo, in una ricerca inesauribile del misterioso progetto che il Padre ha sognato per ciascuno di noi.- Siamo dei predestinati ad essere immagine del Figlio suo, predestinati ad essere il mistero del Figlio suo. Quando nasce un bambino, è il mistero del Padre che, nella fecondità dei genitori, pone in atto una persona chiamata ad essere immagine di Gesù: è la bellezza del dare alla luce la vita, perché quella vita è stata pensata in Cristo Gesù. Paolo, dicendo che siamo dei predestinati, ritraduce il progetto di Dio. Alcuni autori del basso medioevo, domandandosi perché nascesse un uomo, davano una meravigliosa risposta: perché l'uomo, nato dal Padre attraverso i suoi genitori e vivendo ad immagine del Cristo, diventasse lodatore del Padre! È la bellezza del mistero della vita, in cui l'uomo è collocato, dove il pensiero è divenuto una chiamata: l'atto del concepimento!- La bellezza, nel momento in cui incominciamo a vivere, è vivere la vera vocazione. Siamo chiamati non solo ad essere predestinati a questo disegno meraviglioso che è nascosto in Dio: questo disegno non è un sogno fuori dalla storia, ma è diventato realtà: l'uomo concepito e chiamato concretamente all'esistenza. Per cui la bellezza della vita è ascoltare il mistero nel quale siamo stati generati. È una vocazione. Papa Benedetto afferma che la vocazione di ognuno di noi è un grande mistero, che noi siamo chiamati a ricercare continuamente, nel contesto della gratuita divina, che è l'anima della nostra anima.- Per poter camminare in questa esperienza vocazionale, siamo stati resi giusti, luogo creativo della libera iniziativa di Dio, che fa meraviglie nella storia. Paolo è innamorato delle parole giustizia e giustificazione, perché in queste due espressioni l'apostolo ritraduce l'amore di Dio per l'uomo. Qualche volta davanti al grande disegno di Dio, l’uomo si pone la domanda se abbia la capacità di realizzarlo! Ora, se siamo stati predestinati, chiamati. in lui siamo giustificati, cioè qualificati nel più profondo del nostro essere, per divenire, giorno per giorno, dei meravigliosi capolavori. Noi dobbiamo sempre ricordare che il primo ad avere interesse che noi entrassimo in questa gloria eterna è il Padre. Noi tante volte siamo ipertesi per tante situazioni storiche e dimentichiamo che, se anche la vita è complicata, siamo giustificati, luogo del rivelarsi di una gratuità di Dio che va al di là di ogni nostro merito e di ogni nostro desiderio, perché il merito e il desiderio sono gratuità di Dio.- Quando l'uomo entra in questo itinerario di vita, ecco siamo dei glorificati! Una delle verità alle quali noi pensiamo poco è che il mistero della luce finale, che avvolgerà la nostra vita, è già in atto. Noi pensiamo che il paradiso sia domani, la pienezza sarà domani, ma oggi noi già stiamo gustando il paradiso, perché, se il Cristo è colui che è il grande attore della nostra storia, se è - diciamo ancora di più - il protagonista della nostra storia, Gesù è glorioso ed essere immagini di Cristo è già, fin da adesso, l'essere chiamati a essere il suo volto glorioso che non è un futuro possibile o probabile, ma è una concretezza reale.È una realtà che ci avvolge nel più profondo del nostro essere e ci orienta verso questa pienezza. E tutto questo non è nulla di eccezionale: è il nostro quotidiano. Quante volte ci siamo detti che l'uomo è il respiro di Dio? Ogni respiro sono i quattro verbi vissuti: il quotidiano non è qualcosa che noi subiamo, ma è la fecondità di Dio, che lentamente si sviluppa in questo grande orientamento che è la sua gratuità. Il quotidiano, vivendo questi quattro participi passati, è crescere giorno per giorno nel senso più profondo della vita. Di riflesso, se avremo questo sguardo costante sulla storia di Gesù, questo sguardo sulla storia di Gesù riempirà il nostro quotidiano. In tal caso non avremo paura: saremo i pesci che vanno nella cesta! Questo deve essere l'ottimismo che ognuno di noi è profondamente chiamato a vivere.Una simile verità che anima il quotidiano ritrova il suo gusto nel mistero eucaristico. Tutto ci è donato, perché il mistero eucaristico è un presente ricolmo di un Dio che, nel profondo della sua storia, è innamorato dell'uomo, anzi i quattro aggettivi passivi, che noi costruiamo ogni giorno, sono l'eucaristia:- siamo predestinati a diventare Gesù nell'eucaristia;- per questo siamo chiamati alla celebrazione eucaristica;- perché possiamo essere giustificati dal condividere il pane e il vino;- e possiamo in quel pane e vino vivere il farmaco della immortalità divina.E allora Gesù in queste parabole ci ha detto: “Ecco il mio mistero. Ecco il senso della tua vita. Ecco la mia presenza nella tua persona”. Se noi riuscissimo ad avvertire la bellezza di questo dato che la fede ci offre, allora ci saranno sicuramente tanti guai nella storia, e quanto più andiamo avanti, tanto più essi crescono, ma avremo la coscienza che siamo dei capolavori. Camminando in questa positività, siamo come quello scriba che non dice una cosa vecchia e una cosa nuova, perché il progetto di Dio è una realtà di ieri che è tutta oggi, è un tutt'oggi che riassume l’ieri e apre al sogno reale di domani. Camminiamo con serenità in questa luce, animati da una consapevolezza: la cosa più bella della vita è conoscere Gesù. Entrando in questa esperienza, giorno per giorno, gusteremo la fecondità della vita e saremo sempre positivi. Nella nostra vita non hanno ragion d'essere le Cassandre. La nostra vita è positiva perché siamo predestinati, chiamati, giustificati, glorificati in Cristo Gesù, nell'amore del Padre!
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