Is 5,1-7 Fil 4,6-9 Mt 21,33-43
OMELIA
Conoscere Gesù è la grande avventura della nostra vita come suoi discepoli. Domenica scorsa il Maestro ci ha detto che, per poterlo veramente conoscere, dobbiamo vivere in pienezza ogni oggi come suo dono, per essere trasfigurati nel suo mistero di salvezza. Dio in ogni suo oggi si rivela meraviglioso e pieno di fiducia nei confronti dell'umanità. Continuando in questo itinerario, il Maestro questa mattina ci offre una nuova categoria per poterlo veramente conoscere, sviluppando quello che ci aveva già suggerito domenica scorsa: riuscire a recepire e ad approfondire la bellezza creatrice di Dio. Se noi guardiamo attentamente la Parola che abbiamo ascoltata, ci accorgiamo come Dio sia meraviglioso nel costruire la storia. La descrizione minuziosa del profeta Isaia nel narrare la fondazione della vigna, che è il popolo ebraico, la collocazione dell'immagine della vigna all'inizio del racconto parabolico, ma soprattutto la bella visione di Paolo che avverte la benevolenza del darsi divino, ci possono aiutare nell'evidenziare la generosità divina nei riguardi dell'umanità. Il cristiano può entrare nella vera conoscenza di Dio attraverso il suo inserimento esistenziale nella bellezza trinitaria.
Se desideriamo accedere alla storia
dell'Antico Testamento per avere una luce, ci possiamo porre la domanda perché
l'autore sacro abbia avuto il desiderio di narrare la storia della creazione
all'inizio del libro della Genesi ad un popolo che ormai era caduto in un certo
pessimismo storico, a causa dei travagli del regno di Israele e del regno di
Giuda: egli voleva dare speranza a Israele e desiderava dare speranza narrando
la creazione. La bellezza della creazione è la manifestazione della bellezza di
Dio che si rivela compiacendosi di quello che ha creato. È interessante come
nel racconto della creazione ritmicamente troviamo quelle espressioni "e
Dio vide che era una cosa buona, che era una cosa bella" e quando creò
l'uomo disse che era una realtà "molto bella." Davanti ai drammi
della storia, l'autore sacro sottolineava che dobbiamo lasciarci affascinare
dalla grandiosità del creato. Davanti al pessimismo che qualche volta serpeggia
nello spirito della creatura umana, si rivela necessario lasciarci prendere
dalla bellezza che fa respirare il cuore: è quello che Gesù vuol dirci questa
mattina. Se l'attenzione potrebbe essere portata immediatamente al dramma di
Israele o a quei vignaioli omicidi, il cuore del cristiano si deve lasciar prendere
dalla bellezza di Dio. Non deve mai dimenticare quello che Dio in modo
meraviglioso crea continuamente. Quelle persone si sono dimenticate della
bellezza di Dio e sono state dominate da criteri egoistici o idolatrici. Noi
invece siamo chiamati a gustare la bellezza di Dio. Ecco perché Paolo ci ha
detto: “Fratelli, non angustiatevi per
nulla, ma in ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre richieste con
preghiere, suppliche e ringraziamenti.... E tutto quello che è vero, quello che
è nobile, quello che è giusto, quello che è puro, quello che è amabile, quello
che è onorato, ciò che è virtù e ciò
che merita lode, questo sia oggetto dei vostri pensieri.”.
Il cristiano costruisce la sua esistenza
ogni giorno contemplandosi nella luminosità di Dio, sapendo che la bellezza
genera bontà, perché la bontà è la bellezza incarnata. E tutto questo diventa
per noi possibile perché, quando siamo stati battezzati, ci è stato offerto un
dono che qualche volta ci è sconosciuto. Chiunque venga battezzato entra nella
contemplazione, è affascinato dal divino, è affascinato dal bello, è affascinato
dalla bontà ineffabile di Dio e dimentica se stesso. Se guardiamo attentamente
il peccato degli Israeliti o dei vignaioli omicidi, ci accorgiamo come essi abbiano
dimenticato la benevolenza divina nella storia della salvezza. Quando l'uomo
entra in questa bellezza ritrova la gioia di vivere. Guidati dallo Spirito,
andiamo sempre a quella bella espressione, quando Dio ha creato l'uomo: "E
Dio vide che l'uomo era molto bello": è l'entusiasmo di Dio nel dare alla
luce il creato. Quando noi veniamo battezzati, entriamo nella bellezza di Dio.
Ecco perché il cristiano, quando vuol veramente ritrovare la bellezza e il
gusto della vita, deve accogliere il primo Vangelo: la grandezza della creazione.
L'uomo che accoglie il primo Vangelo, che è la creazione, vi scopre le
meraviglie di Dio.
È vero che l'uomo sensibile e sensitivo
è magari portato facilmente a vedere le negatività della storia, ma entriamo
nella vera pedagogia di Dio, come ci ha detto l'apostolo Paolo. Impariamo a vedere
nel creato il bello, vedere anche negli uomini lo spirito creativo di Dio,
vedere nel nostro istante Dio, che al mattino, quando ci svegliamo, ci dice: “Sei
una realtà veramente bella!”. Ora, come noi possiamo riuscire a entrare in
questo gusto che ci riempie di tanta speranza? Credo che ancora l'apostolo
Paolo ci aiuti questa mattina. Dipende tutto da come noi vediamo il reale:
dobbiamo avere una visione positiva della vita. Infatti, così si è espresso
l'apostolo Paolo: “Le cose che avete
imparato, ricevuto, ascoltato e veduto in me, mettetele in pratica”. Entrati
nella bellezza di Dio, possiamo veramente avere in noi gli stessi sentimenti
che furono in Cristo Gesù. Ecco perché il cristiano nell'itinerario della sua
esistenza è sempre fiducioso, perché è stato battezzato per vedere e gustare la
bellezza di Dio e perché, gustandone, ne possa incarnare la bontà, ritrovando
la gioia e il gusto della vita. È il respirare la creatività del Padre, del
Figlio e dello Spirito Santo. In certo qual modo dovremmo talmente innamorarci
di Gesù per fare della nostra vita quello che ha fatto Francesco: “Laudato sii mi Signore”. E ha cantato
quel “Laudato sii mi Signore” con le stimmate, perché chi si lascia prendere dal mistero
di Gesù crocifisso, che è la vera bellezza di Dio, come dicevamo domenica
scorsa, può cantare in libertà di cuore le meraviglie di Dio. Noi qualche volta
vediamo la rudezza della povertà di Francesco, ma Francesco ha un cuore
sensibile e innamorato di tutto ciò che è bello e, di riflesso, sa far cantare
qualunque realtà egli incontri.
Un cuore puro e innamorato è
capace di diventare una poesia vivente, gustando la bellezza delle clare acque, come era il volto di santa
Chiara. Ecco il discepolo del Signore!
Questa mattina il Signore ci vuol far imparare una cosa molto semplice: vedere
nelle realtà della storia la creazione continua di Dio, imparando quasi a
memoria, come faceva il pio ebreo, il racconto della creazione del mondo. In
quello scorrere delle meraviglie di Dio nei sette giorni, noi respiriamo la
fiducia di Dio per l'uomo. Viviamo questa gratuità di Dio e la vita assumerà
una valenza molto diversa.
Ecco perché ci ritroviamo nell'Eucaristia: per cantare la bellezza di Dio. È quello che ci ha detto Paolo: anche se la vita è piena di angustie, però in ogni situazione offriamole alla potenza ineffabile delle Persone Divine e facciamo di tutto un rendimento di grazie. L'Eucaristia è la freschezza divina che avvolge e trasfigura l'uomo in cammino nel tempo, perché nell'Eucaristia sono il Padre stesso che ha creato, il Figlio che ha salvato, lo Spirito che ha santificato, che entrano in noi e ci danno la bellezza e il gusto della vita. Questo è il vero ottimismo cristiano, che non nasconde i drammi, ma li vive col cuore della Trinità. Viviamo così questa Eucaristia, con tanta semplicità, nella profonda convinzione di quanto Dio sia meraviglioso nella storia dell'uomo. Egli compie meraviglie che sono anticipazioni di quella meraviglia che sarà la luminosa liturgia del cielo.
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